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Stati islamici nei primi anni del XX secolo

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Stati islamici nei primi anni del XX secolo
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia contemporanea

Gli stati islamici a inizio 1900 vivono una situazione di sostanziale decadenza, evidenziata dalla crisi dell'Impero ottomano, mentre le altre comunità islamiche in Asia, Africa e Medio Oriente sono generalmente incalzate o conquistate dall'espansione territoriale delle potenze coloniali europee.

La presenza occidentale

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La massiccia presenza europea, più o meno duratura (formalmente inibita intorno alla metà del XX secolo), costituisce uno degli elementi che hanno maggiormente caratterizzato l'evolversi delle singole società musulmane verso la loro forma moderna, introducendovi da un lato i concetti di conoscenza scientifica, innovazione e sperimentazione tecnica e dall'altro un'organizzazione politica, statuale ed economica della "nazione" fondata su mentalità di tipo individualista e laico. Si tratta di elementi che tendono a sminuire o a restringere la sfera d'influenza della religione favorendo l'emergere di nuovi valori e dei ceti sociali che ne sono portatori.[1]

Nascono così e si affermano élite indigene (militari e burocrati) che nel pensiero occidentale e nella modernizzazione vedono le premesse per la rinascita e la ricostruzione dei propri paesi (tipico l'esempio dei Giovani Turchi nell'Impero ottomano). Il loro ruolo è decisivo nell'indirizzare i diversi tipi di sviluppo delle diverse società musulmane.

I cambiamenti politici

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In generale il processo di trasformazione della società islamica passa per fasi comuni. La prima che coincide tra il periodo del XVIII-XX (inizio) è segnato dal crollo del sistema statale musulmano e dall'imposizione del dominio commerciale territoriale europeo. In questa fase le élite politiche, religiose tribali musulmane cercarono di porre su nuove basi ideologiche e religiose il problema dello sviluppo interno delle loro società. Da questo deriva la seconda fase ossia la formazione degli Stati nazionali dopo la prima guerra mondiale, processo ancora in atto, e infine l'ultima fase ossia la lotta per assumere la direzione dello sviluppo e per definire il ruolo ultimo dell'Islam.

La dominazione coloniale ed economica europea continua tuttora a produrre i suoi effetti. Il dominio coloniale ha sconvolto l'equilibrio premoderno e ha determinato il declino del potere politico dell'Islam e l'arretramento della presenza musulmana incerta ragioni. L'impero ottomano ha perso il controllo dei Balcani e popoli musulmani dell'interno sono passati sotto il governo di russi e cinesi. Il subcontinente indiano, già dominio dell'impero Moghul è stato spartito e il grosso della regione è oggi parte dell'India. Gli Stati musulmani in Africa dalla jihad sono stati sconfitti e in certi casi sono diventati minoranze. In quasi tutte le regioni musulmane il dominio coloniale ha portato alla ribalta nuove élite. Il potere politico è passato a una nuova intellighenzia composto da militari, burocrati o possedenti terrieri, in certi paesi, a un certo grado di ascesa di intellettuali, tecnici e militari e educati alla maniera moderna.

Le diverse risposte

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La risposta alla penetrazione culturale europea fu di due tipi: quelli affascinati dalla cultura e dalle conquiste europee (tecnici e intellighenzia) si adoperarono per ridefinire l'Islam in chiave moderna; invece i capi tribali, imprenditori agrari guidati da ulama e dai sufi, si proposero di riorganizzare le comunità musulmana e riformare costumi secondo i principi religiosi fondamentali. Ovviamente la reazione musulmana differiva secondo dei luoghi. Nelle regioni ottomane, in Turchia, in Egitto, nella mezzaluna fertile araba e in Tunisia la reazione indigena dominante fu quella delle élite politiche tradizionali e dei settori di intellighenzia politica, tecnica e letteraria. Nella regione dell'impero ottomano l'influenza europea era prevalentemente diplomatica, commerciale e culturale. Così la rivalità fra le potenze europee consentì all'impero ottomano di sopravvivere nel XIX secolo, che fu fortemente condizionato dalle pressioni diplomatiche inglese e russa e più tardi dai consiglieri militari e dagli investitori tedeschi. Vi fu anche una forte influenza commerciale (materie prime - prodotto finito) e si determinò in genere la decadenza dell'artigianato e delle industrie manifatturiere locali. Stati e banche europee prestavano ingenti somme e questi debiti crearono la base per l'amministrazione straniera. In queste regioni la reazione delle élite politiche dell'intellighenzia si articolò su tre generazioni. In Palestina, Egitto e Tunisia ci si rese conto del nesso esistente tra uno Stato forte una società produttiva quindi furono promossi programmi sociali e scolastici che indebolirono i tradizionali ruoli delle élite religiose e posero le premesse per la formazione dei moderni sistemi giudiziario e scolastico.

Ci furono percorsi diversi. Nel caso Ottomano importanti furono le scuole professionali nazionali e gli studi compiuti in Europa che produsero una nuova generazione educata all'occidentale. In Egitto si cercò di instaurare un controllo pubblico sull'economia che creò la nascita di una nuova classe di possidenti terrieri e di burocratiche si opposero poi al dominio britannico (iniziato nel 1882) formando un movimento nazionale di opposizione. Nella mezzaluna fertile gli influssi educativi letterari promossero il risveglio culturale e la nascita della letteratura nazionalista arabo: in Libano e Siria la nuova intellighenzia fu in parte il prodotto diretto del sistema educativo Ottomano. In Tunisia prima dell'imposizione del protettorato francese nel 1881 la principale reazione fu opera di funzionari statali che cercavano di modernizzare e razionalizzare il regime tunisino. Dopo il 1881 una nuova generazione proveniente da cittadine provinciali ed ambienti borghesi si pose alla testa del movimento per l'indipendenza. In tutti questi casi gli ulama e mercanti svolsero un ruolo secondario. In India il dominio inglese spoglio le élite musulmane del potere politico, e per reazione si creò una moderna intellighenzia guidata da sayyid Ahmad Khan (1817-98) che fondò il collegio di Aligarh. Saranno i laureati di questo collegio i capi dell'opposizione musulmana al governo inglese e i fautori della creazione dello Stato del Pakistan. Anche in Indonesia la componente dominante, quella dei priyayi andò trasformandosi in un centro di funzionari subordinati al governo olandese. Questi furono istruiti dagli olandesi e formeranno i fautori dell'indipendenza nazionale indonesiana.

Il modernismo islamico

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In tutti paesi il modernismo islamico fu visto come un modo per ristrutturare in chiave moderna le proprie società senza però negare l'Islam (Giovani Ottomani (1860-1870) e Ahmad Khan). Invece l'élite ottomana e indiana guardavano alle situazioni locali volevano modernizzare lo Stato ma erano anche interessate alle barche indigene, sociali e culturali del potere. L'adesione dell'intellighenzia al modernismo islamico fu seguito da una svolta a favore del nazionalismo laico (Giovani Turchi, laureati di Aligarh) e solo in Indonesia, dove i valori islamici non erano molto forti, le élite passarono direttamente alla parte dell'opposizione laica nazionalista. Il nazionalismo divenne la dottrina preferita delle élite a causa della loro istruzione, poiché lo Stato nazionale era l'unico approdo possibile nel mondo cosmopolita dove erano stati proiettati e anche perché questa nuova ideologia legittimava le nuove classi sociali che si opponevano ai poteri tradizionali. Mentre le élite e le intelligenze politiche aderivano le concezioni islamico-modernistele risposte che venivano dalla società erano diversificate. In Persia, Indonesia, India gli ulama e i sufi portarono avanti ribellioni, resistenza e il movimento della riforma.

Riforma e movimenti

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La riforma aveva avuto origine nei secoli XVII e XVIII e voleva creare. Il discorso della riforma fece presa in due particolari situazioni sociali: nelle frammentarie comunità gentilizie e di villaggio dove l'Islam si poneva come collante comune e base per nella resistenza colonialismo (wahabiti, Africa, Naqshbandiyya, sikh) e negli ambienti rurali e dei mercanti urbani, dove costituì una relazione diretta all'intervento politico europeo e ai cambiamenti economici che determinarono l'ascesa di nuovi ceti (Bengala fara'idi, India del nord Deoband). Nel sud-est asiatico si susseguirono varie ondate di tendenze riformatrici. Il movimento padri, sorto a Sumatra all'inizio del XIX secolo, era associato alla commercializzazione del caffè: i coltivatori di caffè erano sensibili all'influenza dei pellegrini che di ritorno da la Mecca fondarono un movimento per islamizzare i villaggi musulmani. L'ampliamento del commercio mondiale, la creazione a Sumatra e in Malesia di un'economia capitalistica di piantagione portò all'urbanizzazione e cambiamenti socio economici che sconvolsero le tradizionali strutture familiari e fecero sì che la dottrina della riforma islamica trovato terreno fertile (Muhammadiyya in Indonesia, Kaum Muda in Malesia). A volte riforma e modernismo musulmano si potevano combinare tra loro e su questa base nacque il movimento Salafiyya in Egitto, e nel Nord Africa dove negli anni 20 divenne la principale espressione ideologica della borghesia mercantile di Fez. La riforma in sintesi nata come indipendente divenne il movimento utilizzato da varie frange della società come risposta alle pressioni europee. Le due principali risposte alla penetrazione europea vennero date quindi dalle intelligenze politiche e dagli ulama. Dove vi era una forte tradizione di subordinazione degli ulama allo stato, come nell'impero ottomano e in Turchia, l'intellighenzia politica guida incontrastata. Dove vi era una struttura più pluralista il dominio coloniale innescò una variegata lotta per il potere. Nella Persia le élite collaborarono con interessi economici stranieri inimicandosi artigiani e mercanti e innescando così un conflitto tra élite statali e quelle religiose. In India si crearono i primi abbozzi dello Stato pakistano mentre l'Indonesia vedeva il confronto tra movimento nazionalista indonesiano, quello musulmano riformatore e quello conservatore. In Algeria invece dopo alcuni tentativi falliti degli anni 20 e 30 prese forza un movimento militare rivoluzionario che portò l'Algeria l'indipendenza.

Note

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  1. Lapidus, op. cit., pp. 3-6.

Bibliografia

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  • Reinhard Schulze, Il mondo islamico nel XX secolo. Politica e società civile, Milano, Feltrinelli, 2004. ISBN 88-07-81788-8.
  • Burhan Ghalioun, Islam e islamismo. La modernità tradita (prefazione di Biancamaria Scarcia Amoretti), Roma, Editori Riuniti, 1998. ISBN 88-359-4554-2.
  • Ira M. Lapidus, Storia delle società islamiche, Torino, Einaudi, 1995, vol. 3º ("I popoli musulmani, secoli XIX-XX"). ISBN 88-06-13739-5.
  • Albert Hourani, Storia dei popoli arabi. Da Maometto ai giorni nostri, Milano, Mondadori, 1992 (in particolare le parti quarta e quinta). ISBN 88-04-34976-X.