La guerra bianca in Adamello
Con guerra bianca viene definita quella parte della prima guerra mondiale combattuta sulle Alpi tra le truppe del regno d'Italia e dell'impero austro-ungarico.
Il fronte dell'Adamello fu quello, tra i fronti della guerra bianca, a registrare le maggiori battaglie e a sostenere un peso strategico maggiore; per questo si parla di guerra bianca in Adamello quando si vuole parlare specificatamente di questo fronte.
La preparazione della guerra
[modifica]Allo scoppio della guerra nel 1915 il confine italiano non corrispondeva a quello attuale e, al posto di comprendere il Trentino, correva sulla linea tra il monte Adamello e il passo dello Stelvio passando tra montagne divenute famose (il passo del Tonale, il corno Baitone, ecc.).
Proprio per questa rilevanza strategica le due valli lombarde di confine (la Val Camonica e la Valtellina) furono teatro di numerosi e aspri combattimenti; il crollo del fronte avrebbe significato per l'impero austro-ungarico la possibilità di muovere contro Brescia, Bergamo e Milano e, più in generale, verso la pianura Padana; allo stesso modo, il crollo delle linee austriache avrebbe aperto la strada per Trento.
I problemi più gravi per gli eserciti erano il terreno e il clima. Le montagne della zona sono infatti alte e impervie (l'altezza è intorno ai 3.000 metri) e il trasporto di uomini e mezzi era molto difficile (furono prevalentemente impiegati muli ma, per le cime più alte, i soldati dovettero trasportare a spalle anche l'artiglieria); inoltre, durante l'inverno, la temperatura sui ghiacciai scende di molto sotto lo zero col costante pericolo di tormente e valanghe.
Creavano molti pericoli anche la neve che, oltre a portare freddo, causava accecamenti, impediva l'orientamento e nascondeva alla vista i crepacci e la disorganizzazione, visto che i generali di entrambe le linee non avevano nessuna nozione sul combattimento in montagna.
Gli italiani costruirono due linee principali: il Fronte del Montozzo e lo Sbarramento del Tonale i cui compiti, stabiliti dal Comando italiano, dovevano essere quasi esclusivamente difensivi (proprio frontalmente vi erano infatti le linee austriache). Dietro di queste furono costruiti numerosi sbarramenti sulle dorsali per creare seconde e terze linee a rincalzo delle prime.
Al regno d'Italia mancavano però i forti: gli austriaci disponevano di ben cinque forti sul versante trentino (i forti Strino, Velon, Mero, Zaccarana e Presanella) contro un solo forte italiano (il forte Corno d'Aola) sul versante camuno.
La tattica delle linee multiple causò però numerosi problemi dato che molte si rivelarono inefficienti o troppo deboli per resistere mentre altre furono svuotate da inutili attacchi contro quelle austriache.
Il 1915
[modifica]Quando il regno d'Italia dichiarò guerra all'impero austro-ungarico il 24 maggio 1915 gli eserciti schierarono sui monti i rispettivi reparti: gli italiani misero in campo gli Alpini (le truppe speciali di montagna create dal generale Giuseppe Perrucchetti), mentre gli austriaci dovettero "accontentarsi" degli Standschuetze (truppe di civili arruolate in fretta ma composte dai tiratori e dai cacciatori più precisi e abili); nonostante le differenze di addestramento questi ultimi resistettero fino all'arrivo dei rinforzi austriaci impegnati in Galizia.
La prima azione di guerra fu compiuta dal battaglione "Morbegno": questi aveva il compito di attaccare la conca della Presena per cogliere di sorpresa gli austriaci scacciandoli così dalle creste di Monticelli: quando, il 9 giugno 1915, fu effettuato l'attacco gli Alpini furono avvistati in anticipo e furono sottoposti al fuoco dei cecchini nemici che li costrinsero alla ritirata.
Gli austriaci compresero che il punto debole italiano era la scarsa attenzione mostrata verso i ghiacciai e cercarono di sfruttare questo a loro vantaggio. Il 5 luglio attaccarono e colsero di sorpresa il presidio italiano del lago di Campo (situato in val di Daone) sconfiggendolo; il 15 luglio l'attacco si spostò al Rifugio Giuseppe Garibaldi ma i difensori italiani qui riuscirono a resistere.
Sul fronte del Montozzo gli italiani riuscirono invece a conquistare il torrione d'Albiolo; una conquista tuttavia modesta e priva di importanza strategica.
Il 25 agosto fu ripreso l'attacco contro le creste di Monticelli con un esito diverso dal primo attacco: gli alpini stavolta attaccarono di notte grazie ai propri scalatori e sorpresero gli austriaci; una volta occupata la cresta furono subito iniziati i lavori di fortificazione con la costruzione di baracche, camminamenti, tane e la posa del filo spinato.
I generali ordinarono di continuare l'attacco verso il ghiacciaio Presena ma, sia il 14 settembre che il 30 ottobre, gli attacchi furono un fallimento; il regno d'Italia subì una sconfitta anche il 23 settembre, quando, sul fronte del Montozzo, gli austriaci ripresero il Torrione d'Albiolo.
Per tutto l'inverno, a causa anche del clima, le azioni militari si calmarono e non si registrarono combattimenti.
Il 1916
[modifica]Le azioni di guerra furono riprese nella primavera del 1916. Il 12 aprile, il reparto di Alpini sciatori di stanza presso il rifugio Garibaldi attaccò e conquistò la linea austriaca che si snodava tra la Lobbia Alta e il Monte Fumo.
Un altro attacco venne lanciato tra il 29 e il 30 aprile, stavolta verso il Passo di Cavento; il successo fu solo parziale perché gli alpini riuscirono sì ad avanzare ma, a causa dei continui attacchi, subirono molte perdite e non conquistarono tutta la linea nemica. Per la prima volta in questa zona, in aiuto della fanteria, venne utilizzata l'artiglieria pesante.
Ad aggiungere ulteriori problemi agli Alpini c'era l'assoluta mancanza di divise mimetiche invernali che li obbligava a combattere sui ghiacciai in divisa grigio-verde.
La situazione venne sbloccata, agendo in maniera contraria agli ordini ricevuti, tra il 1 e il 4 maggio, grazie all'aggiramento delle linee austriache.
Il fronte dell'Adamello andò tuttavia in stallo dopo la Strafexpedition (la spedizione punitiva austriaca in Trentino) che obbligò i generali a sguarnire il fronte camuno per proteggere quello in cui era avvenuto lo sfondamento.
Per la prima volta gli Alpini, per trasportare le vettovaglie più leggere (alimenti, vino, grappa, ecc.), abbandonarono i fedeli muli per sostituirli con i cani, più veloci e meno necessitosi di cibo.
Il 1917
[modifica]Sui fronti dell'Adamello e del Montozzo il 1917 fu un periodo relativamente calmo.
Le battaglie principali si svolgevano infatti in Veneto e in Friuli (dove scorreva l'Isonzo, che fu teatro di alcuni tra i più violenti combattimenti).
La principale operazione fu la conquista, ad opera italiana, del Corno di Cavento. L'azione, partita dal passo sottostante (conquistato nel 1916), avvenne il 15 giugno e fu un pieno successo degli alpini (stavolta non sorsero problemi di tattica e l'artiglieria pesante colpì i nemici con precisione prima dell'attacco).
Il giorno più triste per i civili che abitavano la zona fu però il 27 settembre quando gli austriaci, per rappresaglia ai bombardamenti italiani, attaccarono con bombe incendiarie e proiettili di grosso calibro l'abitato di Ponte di Legno, distruggendolo completamente e costringendo alla fuga i suoi abitanti.
Sul fronte dell'Adamello, in ottobre, si riuscirono invece a fermare, senza subire gravi perdite, gli austriaci che avanzavano rinfrancati dalla vittoria di Caporetto.
Passato questo periodo gli alpini iniziarono a preparare i piani per la controffensiva.
Il 1918
[modifica]Dopo alcune schermaglie avvenute nei primi mesi del 1918 il regno d'Italia riuscì ad ottenere una vittoria fondamentale per il successo italiano in questa zona: la conquista della Presena.
L'operazione, avvenuta tra il 25 e il 28 maggio, fu la più grande avvenuta in questo settore: vi parteciparono infatti sette battaglioni (Edolo, Monte Cavento, Monte Mandrone, Monte Granero, Monte Rosa, Pallanza, Tolmezzo e Val Brenta), il reparto d'assalto Fiamme Verdi, vari plotoni di Arditi e mitraglieri e circa 200 pezzi di artiglieria. L'attacco italiano portò non solo alla conquista della Presena, ma anche alla presa di altre vette vicine.
Il 13 giugno gli austriaci sferrarono un ultimo attacco per cercare di rompere le linee italiane; con la Lawine Expedition (che tradotto in italiano significa "offensiva valanga") vennero mandate all'attacco tutte le truppe residue. Gli italiani riuscirono a resistere per vari giorni ai costanti attacchi ma, il 19 luglio, sotto la seconda ondata d'attacco, persero il corno di Cavento in quella che sarà l'ultima vittoria austriaca.
Con l'attacco del 13 agosto gli alpini riuscirono, dopo tre anni, a riconquistare il Torrione d'Albiolo, perso agli inizi della guerra nel 1915.
Il 1 novembre vi fu l'attacco finale: gli austriaci non riuscirono, nonostante avessero tentato di combattere, a resistere all'attacco italiano, stavolta lanciato contro il passo del Tonale.
Interi reparti dell'Impero austro-ungarico si arresero e l'esercito italiano poté dilagare conquistando l'intera val di Sole e spianando la strada per Trento; la guerra in Adamello era finita.