Antologia di Brani di Francesco Petrarca (superiori)
Secretum
[modifica]Canzoniere
[modifica]Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono
[modifica]Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono è la prima poesia del Rerum vulgarium fragmenta, cioè del Canzoniere di Francesco Petrarca, e funge da proemio per il resto del poema. È uno dei 317 sonetti dell'opera. La poesia è stata scritta dopo la morte di Laura (probabilmente verso il 1349). I temi principali, tra cui l'amore per Laura, il pentimento, la fugacità delle cose terrene, della vita, saranno trattati nella gran parte delle poesie del Canzoniere.
Testo
[modifica]Testo | Parafrasi |
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Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono |
Voi che udite delle poesie frammentate il suono |
Analisi
[modifica]Il metro della poesia e il sonetto con schema di rime ABBA, ABBA, CDE, CDE. Le quartine presentano rima chiusa o incrociata (ABBA, ABBA), mentre le terzine la rima ripetuta (CDE, CDE). L'io lirico parla in prima persona, coincide con l'autore e si rivolge ai lettori con il voi, che è proprio la prima parola che compare nella poesia. Capiamo che il suo pubblico è generico, Petrarca non dedica l'opera a una determinata categoria di lettori: infatti è scritta in volgare. In particolare, però, si rivolge alle persone che, avendo vissuto l'esperienza dell'amore, possano comprendere il suo "giovenile errore", cioè l'amore per Laura che richiama al peccato. La figura di suono più presente nel testo è l'allitterazione:
- ripetizione della "s" nel I e II verso
- ripetizione di "ri" nel I e II verso
- ripetizione di "va" nel V, VI, VII verso
- ripetizione della "f" nel X verso
- ripetizione della "m" nell'XI verso
- ripetizione della "v" nel XII verso
Note con riferimenti testuali:
- "Voi ch’ascoltate": il testo inizia con "voi", un'apostrofe che fa capire qual è il pubblico a cui è rivolto l'opera.
- "rime sparse": fa riferimento al lavoro di raccogliere le poesie, che inizialmente erano sparse, quindi non ordinate. C'è un collegamento col titolo in latino dell'opera, Rerum vulgarium fragmenta (Frammenti di cose in volgare) e l'animo frammentato del poeta.
- "giovenile errore": ed ecco che esce fuori il senso di colpa di Petrarca, è questo che lo rende diverso dai stilnovisti. Mentre la tradizione lirica amorosa precedente concepiva l'amore come beatificante, Petrarca lo considera forza travolgente, che porta al peccato, ma allo stesso momento non riesce a farne a meno, perciò il suo animo è frammentato.
- "quand’era in parte altr’uom da quel ch’i’ sono": il poeta torna con la mente nel passato per far capire il percorso di formazione della sua anima. Viene introdotto così pure il tema della fugacità della vita, il tempo scorre sempre e non torna più.
- "vario stile": allude alla varietà di stili presenti nel Canzoniere. Infatti è formato da vari componimenti metrici (sonetto, canzone, sestina, ballata e madrigale).
- "piango e ragiono": sono le reazioni del poeta, formano un'endiadi.
- "ove sia chi per prova intenda amore": il poeta si rivolge ai lettori che conoscono cos'è l'amore per esperienza.
- "spero trovar pietà": avviene un brusco cambio di soggetto, che non è più "voi" ma "io", l'autore usa un'anacoluto.
Movesi il vecchierel canuto et biancho
[modifica]È la sedicesima poesia del Canzoniere. Scritta in occasione di un viaggio a Roma nel 1337, rispecchia proprio l'animo di Petrarca che oscilla tra temi sacri e profani. Nella poesia l'amore del poeta per Laura viene paragonata al desiderio di un vecchio pellegrino di vedere la Veronica, panno su cui è impresso il volto di Gesù.
Testo
[modifica]Testo | Parafrasi |
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Movesi il vecchierel canuto et biancho |
L'anziano canuto e pallido si sposta |
Analisi
[modifica]Si può definire l'intero sonetto una similitudine tra un vecchio pellegrino che, lasciando la famiglia, ossia le cose mondane, decide di recarsi a Roma (la Città Santa) per ammirare la Veronica, il panno in cui è restata impressa l'immagine di Cristo, e il poeta stesso che, essendo lontano dall'amata (sempre Laura), cerca di vedere il suo volto nelle donne che incontrava. Come è facile notare, il paragone avviene tra l'amore sacro del pellegrino per Dio e l'amore profano di Petrarca per il suo dio, ossia Laura: infatti l'anima del poeta è scissa tra i due fronti, come fa riferimento il titolo originale dell'opera in cui è raccolta la poesia. La similitudine racchiude pure un'antitesi: nonostante i concetti paragonati siano analoghi, sono pure contraddittori. Il vecchio che decide di abbandonare le cose mondane per dedicarsi alla contemplazione di Dio riuscirà a godere riuscendo nel suo intento, mentre Petrarca sarà destinato a ricercare il suo amore profano senza essere appagato.
Il metro della poesia è il sonetto petrarchesco. Le prime due strofe presentano rime incrociate o chiuse (ABBA. ABBA), mentre le ultime due strofe rime ripetute (CDE, CDE). Di seguito è riportata l'analisi con riferimenti testuali.
- "il vecchierel": come già specificato, si tratta di un pellegrino che si muove verso Roma spinto dal suo amore per Dio e dal desiderio di vedere la Veronica (panno su cui è impressa l'immagine di Cristo).
- "canuto et bianco": si tratta di un'accostamento di due parole di simile significato, con la parafrasi si potrebbe rendere pure dai capelli bianchi, perciò formano un'endiadi.
- "ov’à sua età fornita": presenta un'anastrofe, la struttura corretta della frase parafrasata dovrebbe essere "dove ha vissuto la sua vita".
- "fianco": figura retorica della sineddoche, fianco sta per corpo, nonché una sua parte.
- “rotto dagli anni e dal cammino stanco“: figura retorica del chiasmo.
- “colui/ ch’ancor lassú nel ciel vedere spera”: la frase è una perifrasi di Dio.
- "cosí, lasso, talor vo cerchand’io,": Petrarca annuncia che si comporta alla stessa maniera del pellegrino. Solo da adesso si capisce che la poesia è una similitudine e se ce ne accorge grazie al "così".
- "donna": viene sottinteso Laura che, come sappiamo, non viene quasi mai citata per nome nel Canzoniere, ma sempre celato.
Solo et pensoso i più deserti campi
[modifica]La XXV poesia del Canzoniere è Solo et pensoso i più deserti campi, scritto prima del 16 novembre 1337. Il paesaggio della poesia rispecchia lo stato d'animo del poeta, nasce così il paesaggio-stato d'animo, che influenzerà la produzione lirica postera.
Testo
[modifica]Testo | Parafrasi |
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Solo et pensoso i più deserti campi |
Solo e pensieroso vado percorrendo |
Analisi
[modifica]Solo et pensoso i più deserti campi è un sonetto. Le quartine presentano rime rime chiuse (ABBA, ABBA), mentre le terzine rime ripetute (CDE, CDE). Tra le figure retoriche più presenti nel testo citiamo le seguenti:
- l'allitterazione: nel verso "Solo et pensoso i più deserti campi" viene ripetuta più volte la consonante "s".
- l'enjambement: molte volte la fine dei versi non coincide con la fine della frase.
- polisindeto: in questa espressione "monti et piagge / et fiumi et selve" viene usata la congiunzione "et" più volte per creare la sensazione di affanno che prova il poeta.
- antitesi: "di fuor si legge com’io dentro avampi", questo ne è un esempio. "Fuori" e "dentro" sono due parole in contrapposizione tra di loro. Pure "spenti" del verso 7 e "avampi" del verso 8 sono altri esempi.
Di seguito l'analisi con riferimenti testuali:
- "Solo et pensoso": sono le parole con cui inizia il sonetto, queste introducono i temi della poesia, ossia la solitudine e i pensieri amorosi del poeta. Come sappiamo l'attenzione di Petrarca nel Canzoniere è sempre rivolta verso Laura. Inoltre l'accostamento delle due parole costituisce un'endiadi.
- "i più deserti campi": ecco il paesaggio-stato d'animo che rispecchia la solitudine di Petrarca.
- "tardi et lenti": formano un'endiadi.
- "et gli occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio human l’arena stampi": questi versi ci fanno capire meglio l'angoscia del poeta, che cerca di sfuggire dalla folla, ed ecco che si ci ricollega al tema della solitudine.
- "Altro schermo non trovo che mi scampi": la parola "schermo" in questo caso vuol dire protezione, riparo. Quindi il poeta, nonostante cercasse di scappare, non riesce mai a liberarsi del suo stato di turbamento.
- "monti et piagge / et fiumi et selve": sono elementi del paesaggio che richiamano il topos letterario in questione. Inoltre la ripetizione della congiunzione "et" costituisce un polisindeto.
- "Amor": è la personificazione dell'amore, perciò è scritto con la lettera maiuscola.
- "meco": vuol dire con me.
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
[modifica]Testo
[modifica]Analisi
[modifica]L’oro et le perle e i fior’ vermigli e i bianchi
[modifica]L’oro et le perle e i fior’ vermigli e i bianchi è la XLVI poesia del Canzoniere, scritta prima del 4 novembre 1336. Nel testo il poeta annuncia di essere avversario di uno "specchio", che rappresenta il narcisismo di Laura che, a causa della sua bellezza, si era innamorata di se stessa, respingendo l'amore di Petrarca.
Testo
[modifica]Testo | Parafrasi |
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L’oro et le perle e i fior’ vermigli e i bianchi, |
L'oro e le perle e i fiori rossi e bianchi, |
Analisi
[modifica]Pace non trovo, et non ò da far guerra
[modifica]Testo
[modifica]Analisi
[modifica]Chiare, fresche et dolci acque
[modifica]Chiare, fresche et dolci acque sarà di certo la poesia più famosa del Canzoniere e di Petrarca. Si tratta di una canzone, precisamente la poesia 126 del Canzoniere.
Testo
[modifica]Testo | Parafrasi |
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Chiare, fresche et dolci acque, |
O acque chiare, fresche e dolci, |