Platone (superiori)

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Platone (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Filosofia per le superiori 1
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 25%

Platone (in greco antico: Πλάτων, Plátōn; Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.), figlio di Aristone del demo di Collito e di Perictione, è stato un filosofo greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.

Vita[modifica]

Platone nacque ad Atene tra il 428 e il 427 a.C. circa da una famiglia aristocratica. Egli frequentò l'eracliteo Cratilo e il parmenideo Ermogene, ma non è certo se la notizia sia reale o se voglia giustificare la sua successiva dottrina, influenzata sotto diversi aspetti dal pensiero dei suoi due grandi predecessori, Eraclito e Parmenide, da lui considerati gli autentici fondatori della filosofia.

Avrebbe partecipato a tre spedizioni militari, durante la guerra del Peloponneso, a Tanagra, a Corinto e a Delio, dal 409 a.C. al 407 a.C., anno in cui, conosciuto Socrate, avrebbe distrutto tutte le sue composizioni poetiche per dedicarsi completamente alla filosofia.[1]

Fondamentale il suo incontro con Socrate che, dopo la parentesi del governo, oligarchico e filo-spartano, dei Trenta tiranni, del quale faceva parte lo zio di Platone Crizia, fu accusato dal nuovo governo democratico di empietà e di corruzione dei giovani e condannato a morte nel 399 a.C.. Nell'Apologia di Socrate l'allievo descrive il processo del maestro, che pronuncia la sua difesa, denuncia la falsità di chi l'accusa di corrompere i giovani e come testimoni della sua condotta menziona un gruppo di suoi amici presenti nel tribunale, tra i quali «Adimànto, figlio di Aristòne, di cui Platone, qui presente, è fratello» .[2]. Tuttavia nel Fedone, il narratore Fedone di Elide riferisce a Echecrate che Platone non era presente alle ultime ore di vita di Socrate.[3] Platone è dunque stranamente assente, forse malato (59b): in realtà, nessun'altra fonte antica parla per quell'epoca di una malattia del filosofo, tanto grave da impedirgli di assistere il maestro nelle ultime ore. Con la sua assenza, Platone forse vuole affermare che il dialogo non sarà una cronaca puntuale della morte di Socrate, quanto piuttosto, come afferma Bruno Centrone, una sua ricostruzione letteraria in linea con lo spirito dialogico del maestro.[4] oppure che egli non voglia compromettersi condividendo l'accusa di ateismo che ha portato Socrate alla morte. Non a caso dopo la scomparsa del maestro i suoi discepoli, compreso Platone, lasciarono Atene per rifugiarsi a Megara.[5] Da qui Platone si recò a Cirene, frequentando il matematico Teodoro di Cirene e ancora in Italia, dai pitagorici Filolao, Eurito e Acrione. Infine si sarebbe recato in Egitto, dove i sacerdoti l'avrebbero guarito da una malattia. Ma la fondatezza della notizia di questi viaggi è molto dubbia.

La fondazione dell'Accademia[modifica]

Nel 387 a.C. Platone è ad Atene; acquistato un parco dedicato ad Academo, vi fonda una scuola che intitola Accademia in onore dell'eroe e la consacra ad Apollo e alle Muse.

Accademia platonica (Mosaico pompeiano)

Sull'esempio opposto a quello della scuola fondata da Isocrate nel 391 a.C. e basata sull'insegnamento della retorica, la scuola di Platone ha le sue radici nella scienza e nel metodo da essa derivato, la dialettica; per questo motivo, l'insegnamento si svolge attraverso dibattiti, a cui partecipano gli stessi allievi, diretti da Platone o dagli allievi più anziani, e conferenze tenute da illustri personaggi di passaggio ad Atene.

In vent'anni, dalla creazione dell'Accademia al 367 a.C., Platone scrive i dialoghi in cui si sforza di determinare le condizioni che permettono la fondazione della scienza; tali sono:

  • il Clitofonte (tuttavia di incerta attribuzione);
  • il Menone (in cui compare per la prima volta l'anamnesi, tramite l'esempio dello schiavo che riesce a dedurre il teorema di Pitagora senza che gli sia mai stato spiegato);
  • il Fedone (in cui sostiene l'immortalità dell'anima);
  • l'Eutidemo; (in cui viene messa in scena una parodia dell'eristica, l'arte sofistica di "battagliare" a parole allo scopo di confutare le tesi avversarie):
  • il Simposio (in cui ogni partecipante dice cos'è, secondo lui, l'amore);
  • la Repubblica (in cui espone la sua forma di governo ideale, che non è, come si potrebbe immaginare, una repubblica);
  • il Cratilo (in cui discute riguardo al linguaggio);
  • il Fedro (in cui presenta la tripartizione dell'anima tramite il mito della biga alata);
  • il Teeteto (in cui discute della fonte della conoscenza)

Opere[modifica]

Dottrina delle idee[modifica]

Al centro delle sue idee c'è proprio la dottrina delle idee, formulata da Platone stesso. Egli respinge il relativismo sofista affermando l'esistenza di una verità assoluta. Secondo Platone la verità non va cercata nelle cose sensibili (che si percepiscono con i sensi), bensì con la ragione. Intuisce che dietro tutto ci siano le idee, che vanno ben oltre i concetti introdotti dal maestro Socrate. Infatti, concetto è frutto della conoscenza sensibile, mentre le idee esistono indipendentemente dalle nostre osservazioni e sono l'essenza di tutte le cose. Per esempio dalle nostre esperienze sappiamo che tutti gli alberi sono diversi, ma hanno delle caratteristiche in comune (tutti hanno tronchi, radici, foglie), allora il concetto di albero sarà "pianta che ha radici, fusto e foglie". Come già annunciato, le idee vanno oltre la conoscenza sensibile, basti pensare di togliere ad un albero le radici e provare a capire se è ancora un albero o no. Secondo il concetto di albero non lo è, ma secondo l'idea sì, poiché non afferma che un albero debba necessariamente essere composto da quei pezzi.

Platone arriva a sostenere che esistono due mondi:

  • mondo sensibile, a cui appartengono i fenomeni percepibili con i sensi.
  • mondo sovrasensibile, a cui appartengono le idee, da cui provengono le cose del mondo sensibile.

Colla dottrina delle idee si apre un nuovo orizzonte della filosofia, la metafisica, che studia il mondo sovrasensibile, ossia oltre la fisica.

Filosofia politica[modifica]

Platone stesso, nella Lettera VII, dichiara il motivo per cui ha deciso di diventare filosofo, cioè la politica, la ricerca di pace tra le persone. Connesso all'interesse politico è anche quello pedagogico-educativo: infatti egli fondò la sua scuola per formare i futuri governanti. Le idee politiche di Platone sono esposte nella "Repubblica", "Politico", "Lettere".

Miti di Platone[modifica]

Note[modifica]

  1. Biografia di Platone.
  2. Platone, Apologia di Socrate, 34a
  3. Platone, Fedone, 59b
  4. Platone, Fedone, trad. di M. Valgimigli, note agg. di B. Centrone, Laterza, Roma-Bari 2000, p. 200, nota 12.
  5. Battista Mondin, Storia della metafisica, Volume 1, Edizioni Studio Domenicano, 1998, p.144