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Sapere segreto vs sapere pubblico

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Storia della scienza > Sapere segreto vs sapere pubblico


lezione
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Sapere segreto vs sapere pubblico
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia della scienza
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

La comunicazione e la diffusione del sapere non sono sempre state avvertite come valori. Il sapere dal tardo Quattrocento fino alla metà del Seicento era un patrimonio per pochi dal momento in cui la società era contraddistinta da due tipi di categorie: gli ignoranti, quindi coloro a cui non era destinata la conoscenza del sapere, e i dotti, gli eletti in grado di cogliere la conoscenza della verità resa segreta da quella concezione ermetica del sapere. Tale concezione è fortemente espressa nei quattordici trattati del Corpus hermeticum dove tutta la grande eredità magico-astrologica del pensiero antico e medievale veniva inserita in un vasto quadro platonico-ermetico.

Ed è proprio grazie alla magia e all'esoterismo che tutto viene spiegato e giustificato, la natura non è solo materia continua ed omogenea ma è un tutto vivente che ha un'anima piena di demoni e dei, questo tutto vivente converte le piante nei capelli e peli del mondo, le rocce nelle sue ossa, le acque le sue vene e l'uomo è al suo centro ed ha il compito di cogliere le segrete corrispondenze che ci sono tra le divinità e il mondo, poi c'è il mago, colui che è in grado di conoscere catene di corrispondenze che discendono dall'alto e sa costruire una catena di anelli che sono stretti l'uno all'altro tramite l'amore.

Il linguaggio dell'alchimia è ambiguo, allusivo pieno di metafore, analogie e allusioni che lo rendono difficile da interpretare e quindi da diffondere, solo gli eletti, i dotti possono conoscere la verità di quei segreti, trasmettendoli ne con scritti e ne con lettere ma da spirito a spirito mediante la comunicazione che diviene lo strumento privilegiato.

Per i dieci secoli del Medioevo, secoli che hanno caratterizzato questa tipologia di pensiero, le figure dominanti erano il santo, il monaco, il medico, il professore universitario, il militare, l'artigiano e appunto il mago. Fra la metà del Cinquecento e la metà del Seicento si aggiunsero nuove figure come il meccanico, il filosofo naturale e il libero sperimentatore che cominciarono a rivoluzionare questo pensiero segreto, giudicando gli alchimisti incapaci di codificare i mezzi dando importanza solo alle finalità.

Cominciarono a scomparire le differenze fra gli uomini e ad eguagliare le loro intelligenze, la verità infatti non doveva essere legata alla autorevolezza della persona che la enunciava ma solo alla dimostrazione scientifica evidenziata dagli esperimenti. Il linguaggio non doveva essere più allusivo ma chiaro e semplice.

Con l'arrivo di colossi come Gilbert, Hobbes, Bacone, Leibniz si arrivò a vedere nella scienza un miglioramento per tutti e non solo del singolo, il metodo degli studi passava dall'essere occulto all'essere comune in grado, così, da dare la possibilità a chi lo volesse di conoscere quel sapere fino ad allora reso segreto. Si aprì una vera e propria lotta a favore di un sapere universale, comprensibile a tutti perché da tutti comunicabile e costruibile, non si parlerà più di diversità ma solo di libertà di diffondere e conoscere la scienza.