La res publica

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La res publica
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Diritto romano

Fine della monarchia etrusca[modifica]

L'astio dei patrizi nei confronti dei re etruschi sfociò nella congiura che pose fine al regnum con la cacciata di T. Superbo, intorno al 509 a. C. Un ruolo essenziale fu ricoperto dall'esercito, i cui comandanti dei due reparti presero temporaneamente il comando, con il consenso del popolo e della tradizione, ai quali si rivolgevano quando non era possibile la normale elezione del capo politico. Con la nomina dei consoli Bruto e Collatino, fu istituito l'imperium consulare annuo.

Conflitto patrizio-plebeo[modifica]

vi furono numerosi tentativi dei capi politici di coinvolgere di più i plebei nella vita politica della città, mediante provvedimenti a loro favorevoli: per esempio, il diritto di provocare il giudizio popolare riconosciuto ad ogni cittadino condannato, o la riduzione a 300 dei senatori con l'immissione di plebei, l'esposizione dell'occupazione plebea dei beni confiscati ai tiranni. Ciò non fu sufficiente a mitigare il malcontento plebeo, dovuto alle discriminazioni sul piano costituzionale(cariche politiche, sacerdotali, ager publicus)con l'impossibilita di gestire la res pubblica. Si sfocio in un violento conflitto. Nel 498 in occasione della guerra tra Roma e i Latini, i plebei condizionarono la loro partecipazione ad un provvedimento di rimessione dei debiti, che fu disatteso. I plebei si rifugiarono sul monte sacro (aventino?). Da questa secessione, furono riconosciuti loro in seguito importanti diritti che riguardano i poteri del tribuno e la possibilità di convocare una propria assemblea, consilium plebis tributum

I tribuni non erano né magistrati né dotati di imperio né potevano trarre auspicia né convocare i comitia o il senato. Potevano porre il veto, pero il rischio di abusi era limitato dall'elevato numero di tribuni, in modo che le loro iniziative godessero di ampio consenso. Erano coadiuvati dagli edili, che con loro si riunivano nel concilium e che deliberava su ogni argomento di interesse pubblico, attraverso il pebliscitum, strumento di pressione politica che esprimeva il punto di vista della maggioranza della popolazione.

Nel 451 venne costituito un collegio di decemviri con poteri illimitati con il compito di redigere un corpus di leggi scritte su 10 tavole, che furono affisse nel foro e sottoposte all'approvazione dei comizi centuriati. Un secondo decenvirato misto fece approvare altre due tavole e una serie di provvedimenti contro il ceto plebeo, bollate da cicerone come iniquae (divieto di connubio interclasse). Il tentativo di una gestione comune della res publica falli perché non c'erano ancora gli adeguati presupposti di maturità e fu necessario porre immediatamente fine a tale esperimento Le leggi delle 12 tavole riconobbero ai plebei ulteriore diritti: valore generale dei pebliscita, esclusione dalla protezione cittadina di chi avesse offeso i tribuni e gli edili, divieto di costituire magistrature non esposte a provocatio. I principi posti da tali tavole furono considerati dai romani il fondamento del loro ordinamento.

Gli anni che seguirono furono turbolenti; nel 445 venne abolito il divieto di connubium, primo passo verso l'integrazione fra i due ordini sociali. Successivamente venne tolto il divieto per i plebei di sumere auspicia, a causa del quale non potevano accedere alle cariche pubbliche. Nel 367 per la prima volta fu ammesso un plebeo alla suprema magistratura, attraverso la lex Laterana. Fu riconosciuta la possibilità di accedere alla dittatura, censura, ai collegi sacerdotali nonché al senato (senza le prerogative dell'interregnum e auctoritas). Ai comitia tributa venne riconosciuto valore costituzionale tramite la lex valeria Horatia 449(che rendeva vincolanti le deliberazioni precedenti per tutti i cives) e la lex Hortensia 287(per le delibere anche future). Ci vollero secoli affinché la parità fosse completa, ma almeno furono tolte le più gravi discriminazioni. Si decise di affidare il governo a tribuni militum consulari potestate, capi militari investiti di poteri consolari.

L'egemonia italica e mediterranea[modifica]

per tutto il quanto e quarto secolo Roma fu impegnata in numerosi conflitti che dopo alterne vicende le consentirono di estendere il proprio dominio su nuove terre, periodo che si concluse con lo scioglimento della lega latina nel 338 e con l'imposizione di Roma come prima potenza del Mediterraneo. Conquista mercati e territori sempre più vasti, restando sempre una comunità politica legata ad un'economia profondamente rurale e a modelli di vita austeri e tradizionali. Le guerre ebbero reflussi sul piano economico e dell'organizzazione dell'assetto territoriale ed istituzionale di Roma. Si resero necessarie vie di comunicazione più agevoli sicure e rapide; aumento il processo di urbanizzazione: l'ager romanus, espandendosi, divenne luogo nel quale si collocarono comunità di tipo cittadino che avevano perduto l'autonomia politica (municipia) o fondate a scopi militari (coloniae) o ancora costituivano spontanee organizzazioni minori (conciliabula, fora, vici).

Gli abitanti dell'urbs si distinguevano in liberi o schiavi, cives o stranieri, patrizi o plebei, ingenui o liberti, uomini o donne. Gli stranieri comunque potevano intrattenere relazioni economiche con i romani rilevanti per il diritto. Tutti aveano una protezione sul piano criminale, nel quale gli schiavi erano possibili autori di illeciti. La disciplina della cittadinanza diviene sempre più compressa.