La Capanna dello zio Tom

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La Capanna dello zio Tom
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Scrittrici per ragazzi

«Ah, come sono vere le grandi, le eterne parole: "Non potrà conservarsi libera nessuna nazione in cui la libertà è un privilegio e non un principio"!»

(dalla Prefazione dell'autrice alla prima edizione europea, Andover, 21 settembre 1852, in La capanna dello zio Tom, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 1988)

La capanna dello zio Tom (titolo originale Uncle Tom's Cabin or Life Among the Lowly simply) è un romanzo anti-schiavista scritto dall'americana Harriet Beecher Stowe. Pubblicato nel 1852, in seguito ad un atto legislativo promulgato nel 1850, il Fugitive Slave Law, che decretava un dovere la denuncia degli schiavi fuggiti e la restituzione ai proprietari, il romanzo ebbe un profondo effetto sugli atteggiamenti nei confronti degli afro-americani e la schiavitù negli Stati Uniti e rese più acuto il conflitto che condusse alla guerra civile americana.

Stowe, un'attiva abolizionista, focalizzò il romanzo sul personaggio di Zio Tom e sulla lunga sofferenza degli schiavi neri attorno alla quale si intrecciano le storie di altri personaggi. Il romanzo raffigura la crudele realtà della schiavitù e afferma che l'amore cristiano può superare la distruzione e la riduzione in schiavitù di altri esseri umani.

La capanna dello Zio Tom è stato il romanzo best seller del XIX secolo e molti critici ritengono che esso possa aver alimentato la causa abolizionista del 1850 Nell'anno successivo alla sua pubblicazione, 300.000 copie del libro sono state vendute solo negli Stati Uniti. Il figlio dell'autrice scrisse che quando Abraham Lincoln incontrò la Stowe all'inizio della guerra civile americana dichiarò: Allora questa è la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra.[1]

Il libro, soprattutto per i luoghi dove è ispirato, ha anche contribuito a creare una serie di stereotipi sui neri, molti dei quali durano ancora.

Trama[modifica]

La vicenda si svolge dapprima nel Kentucky, prima dell'abolizione della schiavitù, dove un proprietario di schiavi ricco di umanità, Arthur Shelby, è costretto a vendere ad Haley, un mercante di schiavi dall'animo crudele, due neri della sua servitù. Si tratta dello zio Tom, il suo fidato braccio destro, e di Harry, un bambino di soli cinque anni figlio di Eliza e George Harris, mulatti. Eliza riesce a fuggire con il figlioletto dopo aver attraversato l'Ohio gelato e, malgrado il nuovo padrone dia l'incarico a due loschi individui di catturarla, riesce a mettersi in salvo presso una colonia di Quaccheri accolta dalla famiglia Bird che aveva da poco perso il figlio e in seguito, raggiunta dal marito che era fuggito al suo padrone, andrà a vivere in Canada dove inizieranno una vita nuova e libera.

Tom invece sceglie di rimanere perché ama il suo padrone e comprende che la decisione di venderlo era stata dettata dalla necessità. Dopo aver salutato con grande dolore la moglie Chloe e i figli si lascia mettere le catene e, senza ribellarsi, essendo cristiano e convinto della non-violenza, segue il nuovo padrone.

"No,- disse, - non me ne vado. Vada Eliza è giusto, non sarò io a dire di no, ma hai sentito che ha detto? Se non vende me, dovrà vendere tutti gli altri e tutto andrà in rovina... Il padrone mi ha sempre trovato al mio posto, e sempre mi ci troverà.".

George Shelby, il figlio tredicenne gli promette che un giorno andrà a cercarlo e lo libererà. Nel frattempo un altro schiavo che si trovava in una tenuta vicina a quella di Tom, George Harris, riesce a fuggire e a dirigersi verso il Canada dove pensa sia diretta la moglie con il figlio e dove ha un amico.

Lo zio Tom con Eva St.Claire

Tom viene imbarcato su un piroscafo con il mercante di schiavi e, grazie al suo carattere docile, viene liberato dalle catene. Sul piroscafo viaggia anche la piccola Eva St. Claire, che si affeziona a Tom, e suo padre, Augustine, un proprietario terriero della Louisiana. Un giorno la piccola Eva stava appoggiata al parapetto della nave con il padre, quando, a causa di un improvviso e brusco movimento, perde l'equilibrio e cade in acqua. Tom, gettatosi prontamente riesce a salvarla e così il padre, riconoscente, lo compra. Ma Eva muore e mentre Augustine si appresta a preparare i documenti per ridare la libertà a Tom, viene colpito in una rissa, mentre cerca di dividere i due litiganti, e perde la vita. Tutti i suoi schiavi vengono venduti e così Tom viene comprato da Simon Legree, un proprietario insensibile e cattivo, che possiede una piantagione di cotone sul Red River. Il nuovo padrone vuole fare di lui un aguzzino e al rifiuto di Tom, che non vuole maltrattare i suoi compagni e ha il coraggio di ribellarsi, lo farà uccidere. George Shelby, che è ormai diventato adulto, riesce a ritrovarlo dopo tante ricerche perché, come aveva promesso, lo vuole comprare per poi riscattarlo ma giunge solamente per raccogliere le parole di amore e perdono di Tom morente. Quando il giovane ritornerà nel Kentucky libererà tutti i suoi schiavi.

Fortuna[modifica]

Venne pubblicato a puntate sul giornale di Washington di impronta abolizionista, il "National Era", tra il 1851 e il 1852 e in seguito presso l'editore John P. Hewett in due volumi. Il successo fu immediato e il libro raggiunse il record, per quei tempi, di 300.000 copie in un solo anno.

Naturalmente non vennero risparmiate le critiche che accusavano l'autrice di aver inventato tutto quanto, ma nel 1853 venne pubblicato un testo, scritto dalla stessa Stowe,[2] nel quale la scrittrice riportava ogni fonte e prova della veridicità di quanto ella aveva scritto nel romanzo riguardo alle condizioni degli schiavi.

Il romanzo venne tradotto e pubblicato in tutto il mondo e giunse in Italia nel 1852, poco dopo la pubblicazione americana.

Il declino del romanzo avvenne verso la fine degli anni ottanta e giunse presto all'oblio. Il critico Vito Amoruso[3] scrive a questo proposito:

«Al giudizio negativo e infine all'oblio che hanno accompagnato il libro dopo il clamore iniziale, hanno contribuito certo le numerose versioni teatrali, non dovute alla Beecher Stowe, che hanno reso praticamente irriconoscibile i tratti dei personaggi rispetto all'originale, ne hanno appesantito e ulteriormente slabbrato gli elementi melodrammatici, riducendo personaggi e vicende a degli stereotipi tipici dei minstrel shows, nei quali Topsy, ad esempio cantava canzoni comiche e zio Tom era diventato una maschera grottesca, l'archetipo stesso del nero credulone, mite, servile, a uso e consumo dei bianchi.»

Dal romanzo vennero tratte anche diverse riduzioni teatrali e per la TV, nel 1987, il film di Stan Lathan. La storia è stata anche riportata in un fumetto degli anni trenta che vede come interpreti Topolino, Minnie, Orazio e Clarabella.

Giudizi critici[modifica]

  • Vernon Louis Parrington[4] scrive: "Malgrado gli ovvi difetti di struttura e il sentimentalismo, è un grande documento umano, che lacerò l'atmosfera di protezione attorno alla sacrosanta istituzione, rivelandone la fondamentale ingiustizia".
  • Edmund Wilson[5] scrive: "Esporsi nella maturità alla lettura della Capanna dello zio Tom può dimostrarsi una sconcertante esperienza. È un'opera notevole, molto più di quanto ci sia mai stato dato di sospettare... C'è, in realtà, nella Capanna dello zio Tom, come nel suo successore, Dread, un intero dramma di costume, di attitudini morali, di punti di vista intellettuali che in qualche modo assomiglia a quello che Dickens ha fatto e che Zola avrebbe subito dopo continuato, per quanto riguarda i rapporti fra le classi sociali..."

Note[modifica]

  1. (EN) Charles Edward Stowe, Harriet Beecher Stowe: The Story of Her Life (1911) p. 203.
  2. Stowe, Harriet Beecher. A Key to Uncle Tom's Cabin; Presenting the Original Facts and Documents Upon Which the Story Is Founded. Together with Corroborative Statements Verifying the Truth of the Work. Boston & Cleveland, OH: Jewett, Proctor & Worthington, 1852.
  3. Vito Amoruso, in La capanna dello zio Tom da La letteratura americana moderna. 1861-1915, Editori Laterza, 2000, pag. 17
  4. Vernon Louis Parrington, Storia della cultura americana, Torino, Einaudi, 1969, vol.II, pp.465-472
  5. Edmund Wilson, Patriotic Gore, Studies in the Literature of the American Civil War, New York, Oxford University Press, 1966, pp. 5-8

Edizioni italiane[modifica]

La capanna dello zio Tom edizioni Corticelli-Mursia p. 474 ISBN 9788842537694

Bibliografia[modifica]

  • Gates, Henry Louis; e Appiah, Kwame Anthony. Africana: Arts and Letters: an A-to-Z reference of writers, musicians, and artists of the African American Experience (Arti e letteratura: riunione di scrittori, musicisti e artisti dell'esperienza afro-americana dalla A alla Z), Running Press, 2005.
  • Jordan-Lake, Joy. Whitewashing Uncle Tom's Cabin: Nineteenth-Century Women Novelists Respond to Stowe, Università di Vanderbilt, 2005.
  • Lott, Eric. Love and Theft: Blackface Minstrelsy and the American Working Class. New York: Università di Oxford, 1993.
  • Lowance, Mason I. (jr.); Westbrook, Ellen E.; De Prospo, R., The Stowe Debate: Rhetorical Strategies in Uncle Tom's Cabin (Il dibattito Stowe: Strategie retoriche per il libro "La capanna dello zio Tom"), Università del Massachusetts, 1994.
  • Rosenthal, Debra J. Routledge Literary Sourcebook on Harriet Beecher Stowe's Uncle Tom's Cabin, Routledge, 2003.
  • Sundquist, Eric J., editore New Essays on Uncle Tom's Cabin, Università di Cambridge, 1986.
  • Tompkins, Jane. In Sensational Designs: The Cultural Work of American Fiction, 1790–1860. New York: Oxford UP, 1985.
  • Weinstein, Cindy. The Cambridge Companion to Harriet Beecher Stowe, Università di Cambridge, 2004.
  • Williams, Linda. Playing the Race Card: Melodramas of Black and White from Uncle Tom to O. J. Simpson, Università di Princeton, 2001.