Harriet Beecher Stowe

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Harriet Beecher Stowe
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Scrittrici per ragazzi
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Biografia[modifica]

Harriet Beecher Stowe figlia di un ministro calvinista e pastore congregazionista Lyman Beecher, fu allevata con i suoi nove fra fratelli e sorelle, in un'atmosfera di grande religiosità. Nel 1832 il reverendo Beecher si trasferì a Cincinnati, vicino al confine dell'Ohio, per fondarvi un seminario, e vi condusse i figli. Nel 1836 la giovane sposa un collega del padre, Calvin Stowe, eccentrica figura di teologo; il matrimonio sarà allietato da una numerosa prole.

Nonostante gli impegni familiari, Harriet, su cui il nativo New England esercita un invincibile, nostalgico fascino, comincia a scrivere. Esordisce con una serie di bozzetti su «scene e tipi fra i discendenti dei Padri Pellegrini»; questi contributi saranno raccolti e pubblicati nel 1843 sotto il titolo di Mayflower. Seguono alcune operette di economia domestica, raccolte di canzoni e racconti popolari del New England e altri brevi scritti d'occasione. Nel corso di quegli anni la Stowe comincia a nutrire accese simpatie per il movimento antischiavista, sostenuto anche dal padre e dalla cognata, Catherine Beecher. Nel 1850, di ritorno nella Nuova Inghilterra, Harriet, vivamente colpita da una lettera di Catherine, decide di scrivere un romanzo che illustri le tristi condizioni degli schiavi. Tornata nell'Est, pubblicò a puntate sul "National Era"[1] il romanzo La capanna dello zio Tom (Uncle Tom's cabin, 1852) che ebbe una immensa popolarità ed ebbe un ruolo importante nel promuovere la causa abolizionista. Tra i romanzi successivi, che non ebbero la grande notorietà del primo, si ricordano: Dred, racconto della palude desolata (Dred: a tale of the great dismal swamp, 1856, continuazione de La capanna dello zio Tom) e Cittadini d'altri tempi (Oldtown folks, 1869). La Stowe fu anche sostenitrice del vegetarismo e fautrice di iniziative legislative per la protezione degli animali[2].

Opere[modifica]

Tre le sue opere di maggior rilievo troviamo:

Note[modifica]

  1. Giornale di Washington di impronta abolizionista. http://www.britannica.com/EBchecked/topic/404772/The-National-Era
  2. Cfr. Erica Joy Mannucci, La cena di Pitagora, Carocci editore, 2008, p. 100.
  3. in italiano: edizioni Corticelli-Mursia p.474 ISBN9788842537694

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