Il diritto alla prova della Brexit
In questa lezione intercorso (Diritto dell'Unione Europea, Diritto internazionale e Diritto comparato) si esaminerà sotto diversi aspetti come il Diritto affronterà la prova dell'evento, potremmo dire secolare, della Brexit. La questione di fatto riguarda vari campi del Diritto (che vanno ben oltre quelli in cui verte questa lezione intercorso). Un avvenimento politicamente drammatico, come la fuoriuscita di uno Stato da una Organizzazione come l'Unione Europea che negli anni è diventata pervasiva in ogni campo del Diritto e non ha potuto non influenzare il Diritto stesso della Nazione uscente, non può non toccare il Diritto Nazionale stesso e inoltre il Diritto Internazionale con la trama dei rapporti internazionali che cambiano e che influenzano non solo le relazioni diplomatiche ma anche la vita dei singoli cittadini. Le questioni sono quindi molteplici e celate ancora da molte incognite. In questa lezione che, come è bene preliminarmente precisare, è frutto di mere supposizioni sulla base di quanto le norme di diritto e la poca prassi passata consentono di poter elaborare, si cercherà:
- Come il Regno Unito si adeguerà al Referendum e quali saranno le procedure in sede europea che si andranno a sviluppare.
- Quali potrebbero essere i Rapporti Regno Unito-UE nel prossimo futuro.
- Cosa comporterà nel Diritto del Regno Unito il non far più parte dell'Unione Europea.
- Quali saranno le conseguenze per i Cittadini Europei nei Rapporti con il Regno Unito.
- Le Prospettive De iure condendo per il Futuro dell'Unione Europea.
Il Referendum che cambierà la Storia d'Europa
[modifica]Per approfondire, vedi su Wikipedia la voce Referendum sulla permanenza del Regno Unito nell'Unione europea. |
23 Giugno 2016. Il Popolo del Regno Unito nell'esercizio della sua Sovranità di Democrazia Diretta decide con un Referendum Consultivo di Uscire dall'Unione Europa. I dati finali diranno che è il 51,9% del popolo britannico a dire "Leave" ed avviarsi sul lungo sentiero che lo porterà a non essere più cittadino dell'Unione Europea.
Come si è arrivati al Referendum? La Storia inizia con le Elezioni Politiche Britanniche del 2015 ed una promessa elettorale fatta dall'allora candidato dei Conservatori alla riconferma per la carica di Premier Britannico. David Cameron, alle strette durante la campagna ad opera degli Anti-Europeisti, promise, attraverso il Manifesto del Partito Conservatore, che una volta eletto il suo Governo si sarebbe impegnato a creare una base giuridica ad un Referendum Consultiva sulla Permanenza nell'Unione Europea. Rieletto, Cameron mantenne la promessa. Una volta ottenuto il Governo inizia a lavorare alla realizzazione della base per il Referendum e si arrivò all'approvazione dell'European Union Referendum Act 2015 ad opera del Parlamento Britannico. A Febbraio del 2016 Cameron tratta con l'Unione una maggiore autonomia per il Regno Unito soprattutto sulla questione delle Prestazioni Previdenziali per i lavoratori cittadini UE in Gran Bretagna. Ottenute queste concessioni Cameron avvia una campagna per il Restare nell'Unione avviandosi così verso il Referendum. Referendum che come sappiamo si è svolto il 23 giugno del 2016.
Non è la prima volta che la Gran Bretagna vota un Referendum sulla permanenza nell'UE. Nel 1975 si tenne già un Referendum simile e allora il popolo decise per il 67% sulla permanenza nella Comunità Europea.
Con la decisione per l'Uscita dall'Unione Europea si apre una fase di incertezza per il futuro del Regno Unito e dell'Europa. La pressione economica delle borse e dei mercati. Il destino dei rapporti tra Regno Unito e Paesi UE. Il diritto dell'Unione Europea. Tanti punti interrogativi e poche, pochissime risposte, per una uscita da un'Organizzazione Atipica come l'Unione Europea, unica nella Storia del Mondo.
L'Adeguamento al Referendum e le Procedure di Uscita dall'UE
[modifica]Per approfondire questo argomento, consulta la pagina Il Trattato sull'Unione Europea. |
Il Risultato Positivo al Referendum non significa l'Automatica fuoriuscita dall'Unione Europea. Prima di tutto il Referendum non è né abrogativo né propositivo, ma è un Referendum consultivo. Questo significa che il Parlamento Britannico non è giuridicamente vincolato al suo risultato. Paradossalmente potrebbe, il Parlamento, non considerare il Referendum e non procedere alle procedure di recessione dal Trattato UE. Chiaramente questo, validamente possibile legalmente, non lo è politicamente. Il non considerare il risultato di un Referendum di tale portata avrebbe un impatto sull'opinione pubblica considerevole e questo è politicamente impossibile che avvenga. Supponendo quindi, molto plausibilmente, che il Parlamento prenda atto del Risultato è molto probabile che il Parlamento emani un "statute" dando mandato al Governo di attivarsi per promuovere le procedure affinché si fuoriesca dall'Unione. Le vie sono duplici. Insieme al mandato il Parlamento Britannico potrebbe già emanare un "statute" con cui dichiara la volontà di lasciare l'Unione, così di fatto autorizzando il Governo a promuovere subito l'attivazione della clausola all'articolo 50 del Trattato sull'Unione Europea. D'altra parte invece il Parlamento potrebbe solo dare mandato affinché il Governo si attivi a Trattare con l'UE accordi preparatori all'uscita. In questo caso, pur non attivando la clausola, si avvierebbe una fase in cui il Regno Unito di fatto è in Europa, non è ancora in fase di uscita, ma sta Trattando già per uscire. Questa fase potrebbe avere una fase ben più lunga rispetto a quella dei due anni prevista nel caso si attivasse fin da subito la clausola dell'articolo 50.
Ma veniamo proprio a questa Clausola. L'Uscita dall'Unione Europea è un Diritto di ogni Stato Membro. Ai sensi dell'articolo 50 del trattato sull'Unione europea: "Ogni Stato membro può decidere di recedere dall'Unione conformemente alle proprie norme costituzionali". Questa clausola, prevista con il Trattato di Lisbona che ha formalmente previsto il Recesso, non è stata però mai usata. Una sorta di precedente c'è stato nel 1984 con la Groenlandia ma la situazione era molto diversa e soprattutto non vi erano ancora i Trattati attuali che hanno reso l'Europa un organismo molto più penetrante nelle legislazioni interne.
La Procedura è lunga e abbastanza articolata. Il Regno Unito notifica al Consiglio europeo la sua intenzione di separarsi dall'Unione e si apre così una fase di negoziato tra l'Unione europea ed essa. Ad accordo raggiunto o a due anni dalla notifica, a meno che lo Stato e il Consiglio europeo siano d'accordo nel prorogare tale termine, i Trattati UE cessano di essere applicabili ad essa. L'accordo è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio e stabilisce le modalità per l'uscita, tra cui un quadro di riferimento per future relazioni dello Stato interessato con l'Unione. L'accordo deve essere approvato dal Consiglio, che lo delibera a maggioranza qualificata, previa approvazione del Parlamento europeo.
Una volta raggiunto l'accordo la Gran Bretagna diventerebbe di fatto uno Stato, più o meno, esterno all'Unione Europea ma di sicuro non più membro. Se mai volesse cercare di ricongiungersi con l'Unione europea sarebbe soggetto alle stesse condizioni di qualsiasi altro paese candidato. E si riaprirebbe per il Regno Unito una lunga procedura che può vedere anche diversi anni prima di arrivare ad approvazione.
I Rapporti Regno Unito-UE dopo il Brexit
[modifica]Per approfondire questo argomento, consulta la pagina I Rapporti dell'UE con gli Stati Extracomunitari. |
Fino alle Procedure formali per l'uscita il percorso del futuro della Gran Bretagna è più o meno certo. La situazione cambia quando bisogna in concreto pensare a che Rapporti potrebbe avere il Regno Unito una volta fuori dall'Unione Europea. I 27 Stati Membri come si comporteranno con l'ex "Alleato" ?
Fatta eccezione per le mere conseguenze di tipo burocratico (cioè l'uscita da tutte le Istituzioni Europei dei Rappresenti del Regno Unito) il resto è forse l'incognita più grande e su cui si possono fare, al momento, solo mere congetture. Non essendoci un precedente storico, e potendo, anche se ci fosse, comunque essere usato solo come parametro virtuale dato che le trattative tra Stato e Consiglio Europeo possono cambiare da caso a caso, non ci resta che immaginare dei "Tipi di Rapporto" che di fatto l'UE già usa con Stati di fatto Non Membri ma Partner Economici e più o meno Politici.
I modelli sono tre:
- Il Modello Svizzera.
- Il Modello SEE.
- Il Modello "Misto".
Per le Ragioni che andremo di poco a spiegare che vedremo che il più probabile è il secondo.
Il Modello Svizzera è un modello la cui formazione è stata lunga anni (più di venti) e che la ha portata ad essere parte di Schengen anche se mai Membra dell'Unione Europea. In sostanza consiste in una Adesione Esterna al Trattato che consente alla Svizzera di usufruire degli accordi per favorire la libera circolazione dei cittadini e la lotta alla criminalità organizzata all'interno dello Spazio Schengen, mediante l'abolizione dei controlli alle persone alle frontiere interne tra gli Stati partecipanti e la costituzione di un sistema comune di controllo alle frontiere esterne. Gli accordi prevedono inoltre una cooperazione giudiziaria e di polizia rafforzata per la lotta alla criminalità, la possibilità per le forze di polizia di intervenire in alcuni casi anche oltre i propri confini (per esempio durante gli inseguimenti di malavitosi) e l'integrazione delle banche dati delle forze di polizia in un database unico, il Sistema di informazione Schengen (SIS). Inoltre, pur non facendo parte del SEE, ha degli accordi con cui è collegata al mercato unico europeo. Questo modello è il meno probabile per il semplice fatto che da Stato Membro il Regno Unito ha già rifiutato di far parte di Schengen ergo sarebbe addirittura un passo indietro per il Regno Unito, se decidesse ora di farvi parte.
Il Modello SEE (da Spazio economico europeo) è un accordo che nasce il 1º gennaio 1994 in seguito a un accordo (firmato il 2 maggio 1992) tra l'Associazione Europea di Libero Scambio (AELS) e l'Unione Europea con lo scopo di permettere ai paesi AELS di partecipare al Mercato Europeo Comune senza dover essere membri dell'Unione. In sostanza lo Spazio si basa su quattro libertà: la libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali. I paesi membri non appartenenti all'UE (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) hanno accettato di attuare una legislazione simile a quella degli Stati membri UE in campi come la politica sociale, la protezione dei consumatori, l'ambiente, le leggi sulle imprese e le statistiche effettuando, di fatto, una legislazione fotocopia. I Regolamenti e Direttive UE che non sono vincolati per loro vengono comunque riportate in leggi statali e rese vincolanti. Questa è forse la strada che potrebbe usare anche il Regno Unito. Esso già fa parte di questo Spazio economico in qualità di Stato Membro. Una volta fuori dovrà prima di tutto entrare a far parte dell'Associazione Europea di Libero Scambio (AELS) (la strada più "facile") per poi trattare con l'UE per l'ingresso in questo Spazio. Una volta dentro di fatto gli effetti della Brexit sono di molto ridotti. Tutto dipenderà poi dalla Volontà di rimanere collegati all'Europa. Non essendoci più vincolo legislativo, infatti, sta all'UK decidere se "fotocopiare" le leggi europee.
Il Modello "Misto" è quello che somma entrambi i due Modelli Precedenti e sarebbe il più completo (è usato da Islanda, Liechtenstein e Norvegia). Per le ragioni di cui al Modello Svizzera è molto probabile che il Regno Unito non lo adotti.
Questi tre modelli chiaramente, come già detto, sono solo eventuali. Di fatto Regno Unito e UE potrebbero realizzare modelli ancora più ibridi rispetto a questi adattandosi alle particolarità del Regno Unito. Molto dipenderà dai negoziati e dalla volontà reciproca e non ci resta che aspettare e vedere gli sviluppi dei negoziati stessi.
Le conseguenze del Brexit nel Diritto Inglese
[modifica]Per approfondire questo argomento, consulta le pagine Le Fonti del Diritto Europeo e Il Common Law Inglese (Diritto Pubblico Comparato). |
Le preoccupazioni per i mercati e per le pressioni che gli stessi potrebbero avere sull'economia inglese e Europea ha distolto l'attenzione dalle conseguenze, giuridiche, e quindi anche sociali, che la Brexit avrà nel Diritto Inglese e nella vita dei singoli cittadini inglesi.
Di fatto l'uscita dall'Unione comporta la fine dell'obbligo internazionale di adeguarsi alle Norme dell'Unione Europea (principalmente Regolamenti e Direttive). Tale obbligo infatti deriva dai Trattati UE. Una volta recesso da essi di fatto non sono più vincolati per il Regno Unito. La situazione è drammaticamente complessa già di per sé, ma per il Regno Unito la questione è ancora più complessa, data la matrice di common law del diritto britannico. Di fatto, nel Regno Unito, la maggioranza di legislazione scritta è figlia del Diritto Europeo. Questo significa che molti dei diritti su cui oggi si fonda la vita degli stessi inglesi è frutta di legislazione di coordinamento e di armonizzazione dell'Unione Europea. Se malauguratamente il Regno Unito non dovesse raggiungere un accordo con la UE che la mantenesse nello Spazio SEE di fatto in capo al Regno Unito non ci sarebbe più un vincolo non solo al ricevimento delle leggi europee future ma anche al mantenimento di quelle passate che, non essendo più "Imposte da Bruxelles", diventano abrogabili come qualsiasi altra legge statale. Questo potrebbe da una parte rompere l'armonizzazione creata in anni tra diretto inglese e gli altri diritti europei, dall'altra far ripiombare il diritto inglese in un diritto a tradizione strettamente consuetudinaria e orale. In sostanza il Common Law potrebbe riprendere il sopravvento in uno Stato che da Tony Blair era invece diventato molto vicino ad uno Stato a Diritto Civile.
Una problematica particolare hanno poi i Regolamenti. Il discorso fatto finora, nella sua drammaticità, giocava molto sulla intelligenza di politica legislativa dei Governi e dei Parlamenti che ci saranno dopo l'Uscita dall'Unione. Questo discorso era relativo strettamente alle Direttive che in quanto tali vanno, in prevalenza, formalizzate in leggi statali ergo vi è almeno una vincolarietà data dalla veste di legge statale interna. Sta poi al Legislatore Nazionale non vanificare tale forza (forza che della legge, "statute", che esiste anche in un regime a base consuetudinaria). Diverso è invece il caso dei Regolamenti. Questi, essendo di fatto automaticamente vincolati per gli Stati Membri, non hanno, solitamente, una veste giuridica interna allo Stato. Venendo meno, quindi, la vincolarietà derivanti dall'essere membro dell'UE per il Regno Unito, di fatto, i Regolamenti non hanno valenza e magicamente scompaiono anche dalle norme interne al Diritto Britannico a gravissimo danno dei cittadini che avevano fatto affidamento su di essi.
Il quadro, come si vede, è potenzialmente drammatico e molto dipenderà dai negoziati che più saranno pervasivi in tutte le varie questioni regolate dal diritto UE, più permetteranno di evitare problemi in diritto.
Non ci saranno conseguenze per quella che è detta la Cooperazione Rafforzata non avendo di fatto il Regno Unito preso parte a nessuna di tali procedure (eccetto il Brevetto Europeo firmato ma non ratificato).
Una conseguenza invece ci sarà per i Cittadini del Regno Unito ed è quella di non essere più cittadini comunitari ma essere di fatto extracomunitari, con tutto quello che significa. La Cittadinanza Ue consentiva infatti:
- Entro l'ordinamento di altri Stati membri UE:
- Libertà di circolazione e di soggiorno di ogni cittadino europeo nel territorio di uno Stato membro (art. 21 TFUE).
- Diritto di voto attivo e passivo nelle elezioni comunali nello Stato membro in cui risiede, alla pari dei cittadini di tale Stato (art. 22 TFUE), e nelle elezioni europee.
- Diritto di petizione davanti al Parlamento Europeo
- Entro l'ordinamento internazionale:
- Tutela diplomatica e consolare nei paesi extra-europei nei quali il suo Stato non è rappresentato da parte delle autorità degli altri Stati membri (art. 23 TFUE).
- Entro la sfera dell'ordinamento comunitario:
- Diritto di petizione al Parlamento europeo (art. 24 c. 2 TFUE).
- Diritto di rivolgersi al mediatore europeo (art. 24 c. 3 TFUE).
- Diritto di scrivere alle istituzioni e ad alcuni organi comunitari in una delle lingue ufficiali della stessa e di ricevere risposta nella stessa lingua (art. 24 c. 4 TFUE).
Gli Stati membri dell'Unione europea usano anche un passaporto comune, di color rosso bordeaux con impresso il nome dello Stato membro, timbro e il titolo "Unione europea" debitamente tradotto.
Ma la Gran Bretagna perde anche i Fondi Strutturali e i Fondi Europei per lo Sviluppo Regionale che sono usati soprattutto in Galles e in Scozia.
La Brexit per i Cittadini Europei nel Regno Unito
[modifica]L'Uscita della Gran Bretagna dall'UE comporta l'uscita dallo Spazio SEE (se non sarà rinegoziata). Questo di fatto comprometterà la permanenza "lavorativa" e di "stabilimento" ma addirittura anche di "Soggiorno", anche se nel Regno Unito già ci sono alcune politiche migratorie diverse dal resto dell'Unione, per i cittadini europei.
Anche qui la situazione si evolverà a seguito degli accordi. Una situazione che va sicuramente segnalata è che il Brexit è in gran parte figlio della repulsione da parte dei britannici dell'Immigrazione, non solo degli extracomunitari ma anche degli stessi altri cittadini europei che in larga parte hanno scelto il Regno Unito come loro casa. Se questa "idea politica" dovesse arrivare ai banchi della maggioranza parlamentare e di Governo chiaramente questo potrebbe influire sui rapporti futuri e spingere l'UK a limitare la libertà di Circolazione, Soggiorno, Stabilimento, Lavorativa, di Movimento di Capitali e così via oggi garantita dai Trattati UE. Nei casi estremi si potrebbe pensare addirittura ad una reistituzione delle frontiere terrestri "forti" cioè con controlli serrati agli ingresso degli "stranieri" tornando indietro nel tempo al 1° Gennaio 1994.
Prospettive De iure condendo per il Futuro dell'Unione Europea
[modifica]Per approfondire questo argomento, consulta la pagina Le Istituzioni e le Funzioni dell'Unione Europea. |
Con questo scenario incerto e a tratti drammatico dovremmo di fatto chiudere il discorso sulla Brexit lasciando più domande che certezze e più paure che speranze.
Scenari del Genere di certo non fanno ben sperare per il Futuro dell'Europa. L'Europa si risveglia sicuramente scossa da questo Referendum e si risveglia con un Futuro Incerto soprattutto a causa degli Euroscettici che in quasi tutti i Paesi dell'Unione iniziano a chiedere Referendum come quello del Regno Unito (vedi Francia e Paesi Bassi).
All'Europa è chiesto un grande lavoro di cambiamento affinché il Sogno dell'Unione di Stati Europei non si trasformi in un fallimento e in un Continente di nuovo diviso. Un cambiamento radicale è chiesto alle Istituzioni Europee verso una maggiore integrazione tra Stati. È giunto forse il momento di rivedere i Trattati e rivedere il Concetto stesso di Europa. Fino ad oggi la prevalenza delle differenze tra Stati hanno prevalso sulla possibilità di una vera integrazione e una svolta politica che in sostanza è mancata ad una Europa che però nelle sue basi ha il grande sogno dell'Europa dei Popoli e delle Nazioni. Si è giunti al più elevato grado di integrazione economica (la moneta unica) ma non politica.
L'Elezione Diretta di un vero Premier a capo di un vero Organo di Governo Europeo. Maggiori Poteri al Parlamento Europeo che sia una vera Assemblea Legislativa. Meno poteri al Consiglio dell'Unione europea in modo da evitare veti degli Stati.
Una volta riformata l'Organizzazione dell'Europa vanno riviste le Funzioni che devono allargarsi non solo all'Economia ma anche alla Difesa Comune, alle Politiche Estere, alle Politiche Sociali. L'Europa insomma si deve unire politicamente. Solo così potrà salvarsi dalla disgregazione.