Teatro del Novecento (superiori)
Nel dopoguerra il teatro mantiene una continuità con la produzione dell'epoca precedente. Perde tuttavia di importanza la figura dello scrittore che compone testi teatrali per affidarli a una compagnia: nella drammaturgia del Novecento, l'autore è un uomo di teatro in senso ampio, spesso un attore, che elabora da sé i copioni per gli spettacoli e nella maggior parte dei casi ne cura anche la regia.[1]
In questo scenario si distinguono le opere di autori come Ugo Betti e Diego Fabbri, che nella forma simbolica del processo e dell'indagine affrontano tematiche morali. Importanti sono anche le esperienze drammaturgiche di alcuni scrittori di cui si è già parlato: in questo caso si possono citare Vitaliano Brancati, Ennio Flaiano, Alberto Moravia, Leonardo Sciascia, Pier Paolo Pasolini.[2] Degne di nota sono infine le personalità di Eduardo De Filippo e Dario Fo, Premio Nobel per la letteratura nel 1997.