Mito
L'accezione moderna del termine "mito" inerisce a "racconti tradizionali" che hanno come oggetto dei contenuti di tipo significativo[1], il più delle volte afferenti al campo teogonico e cosmogonico[2], e comunque inerente al sacro e quindi del religioso[3]:
«Il mito esprime un segreto proprio delle origini, che conduce ai confini tra gli uomini e gli dèi.» |
(Jacques Vidal, Mito, in Dizionario delle religioni (a cura di Paul Poupard). Milano, Mondadori, 2007, p. 1232) |
«Il mito si distingue dalla leggenda, dalla fiaba, dalla favola, dalla saga, pur contenendo in varia misura, elementi di ciascuno di questi generi letterari. [...] Tutti questi tipi di racconto hanno in comune il fatto di non essere portatori di quei contenuti di verità che rendono il mito profondamente coinvolgente sul piano esistenziale e religioso» |
(Carlo Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo), Torino, Einaudi, 1993, p.494) |
Il termine moderno "mito" risale al greco μύθος (mýthos).
Va considerato che il termine "mito" (μύθος, mýthos) possiede in Omero ed Esiodo il significato di "racconto", "discorso", "storia" [4]. Un racconto "vero" [5] pronunciato in modo autorevole [6], perché «non c'è nulla di più vero e di più reale di un racconto declamato da un vecchio re saggio» (Giacomo Camuri, Mito in Enciclopedia Filosofica, vol.8, Milano 2006, pag.7492-3). Nella Teogonia è μύθος ciò con cui si rivolgono le dee Muse al pastore Esiodo prima di trasformarlo in "cantore ispirato" [7].
I Romani utilizzano in tal senso il termine fabula (pl. fabulae) che possiede origini nel verbo for, "parlare" di contenuti religiosi[8]. Se fabula per i Romani è quindi il "racconto" di natura tradizionale circondato da un'atmosfera religiosa, esso possiede l'ambivalenza di essere anche il "racconto" leggendario che si oppone a historia[9] il "racconto" fondato storicamente. Ne consegue che il fondamento di verità di una fabula è lasciato all'uditore che ne stabilisce il criterio di attendibilità, questo stabilito dalla tradizione. Così Livio, in Ad Urbe Condita (I), ricorda che tali fabulae fondative non si possono né adfirmare (confermare), né refellere (confutare).
Note
[modifica]- ↑ «Myth is a traditional tale with secondary, partial reference to something of collective importance.» Walter Burkert, Structure and History in Greek Mythology and Ritual. Berkeley, University of California Press, 1979, p.23.
- ↑ Per il livello teocosmogonico cfr. Carlo Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo), Torino, Einaudi, 1993, p.492 e sgg.}}
- ↑ Come "fondamentale indicatore religioso" e come "irruzione della dimensione del sacro" cfr. Carlo Prandi, Mito in Dizionario delle religioni (a cura di Giovanni Filoramo), Torino, Einaudi, 1993, p.494}}
- ↑ Cfr. «per gli antichi greci μύθος era semplicemente "la parola", la "storia", sinonimo di λόγος o ἔπος; un μυθολόγος, è un narratore di storie» Fritz Graf, Il mito in Grecia Bari, Laterza, 2007, 1; cfr. «"suite de paroles qui ont un sens, propos, discours", associé à ἔπος qui désigne le mot, la parole, la forme, en s'en distinguant...» Pierre Chantraine, Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, p. 718
- ↑ μυθολογεύω, Odissea XII, 451; così Chantraine (Dictionnaire Etymologique de la Langue Grecque, 718: «"raconter une histoire (vraie)", dérivation en εύω pour des raisons métriques».
- ↑ Cfr. «in Omero mýthos designa nella maggior parte delle sue attestazioni, un discorso pronunciato in pubblico, in posizione di autorità, da condottieri nell'assemblea o eroi sul campo di battaglia: è un discorso di potere, e impone obbedienza per il prestigio dell'oratore.» Maria Michela Sassi, Gli inizi della filosofia: in Grecia, Torino, Boringhieri, 2009, p.50.
- ↑ Cfr. 23-5: Τόνδε δέ με πρώτιστα θεαὶ πρὸς μῦθον ἔειπον)
- ↑ Deriva *for, il suo valore religioso è messo in evidenza da Émile Benveniste (in Il vocabolario delle istituzioni indoeuropee, vol. II, Torino, Einaudi, 1981, p.386). Dall'arcaico *for deriva anche fatus e fas ma anche fama e facundus; il suo corrispettivo greco antico è phēmi, pháto, ma manca completamente in indoiranico il che lo attesta nell'indoeuropeo di parte centrale (vedi anche l'armeno bay da *bati).
- ↑ Termine e nozione di eredità greca.