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La Plebe nella Repubblica Romana

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La Plebe nella Repubblica Romana
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Diritto romano
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Il periodo della Protorepubblica romana è anche il periodo nel quale ci sono stati i più ferventi scontri tra i patrizi e la nascente plebe. Non è improprio dire, come disse Francesco De Martino, che la plebe a Roma era uno "Stato nello Stato".

L'origine della plebe

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La tradizione vuole che la plebe sia nata a causa di Romolo, che, dividendo il popolo tra patres e non, avrebbe di fatto costituito una classe superiore cioè i patres (perché più anziani e da rispettare) e una classe inferiore, che sono proprio i plebei. Tecnicamente Romolo non le ha create, ma si è limitato a riconoscere questa superiorità dei patres, in base a quanto la società aveva già fatto. Diverse sono però le teorie su che cosa si sia basato Romolo per dividere il popolo. Esse si possono dividere in due grossi filoni:

  1. Diversità della stirpe: ciò sarebbe confermato da alcuni testi e dal plebiscito Canuleio del 445 a.C. che permise il matrimonio tra patrizi e plebei, cosa che era considerata come un accoppiamento animale prima. C'è da dire che comunque dopo gli ultimi studi questa tesi è venuta un po' a cadere, a causa delle difficoltà nel capire quali fossero queste stirpi.
  2. Differenza economico-socio-politica: gli etruschi avrebbero arricchito la società così che quando vengono cacciati c'è un generale impoverimento per alcuni che causa queste differenze di classe.

Nulla osta, comunque, alla possibilità, sposata da Nicosia, di fondere le due teorie sopra. Potrebbe essere benissimo che sotto la monarchia la differenza di classe si basasse sulla stirpe, e poi, dopo la cacciata degli Etruschi e la fine della monarchia e la diffusa crisi economica conseguente, la diversità si basasse anche su una matrice economica, poi è stata riportata anche sul piano politico.

Le secessioni della plebe

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L'origine dell'organizzazione della plebe nasce da secessioni. Tre sono le principali secessioni.

La Prima secessione è sul Monte Sacro e creerebbe il primo nucleo di organizzazione della plebe. Secondo Pomponio 17 anni dopo la cacciata di Tarquinio Superbio (Siamo nel 494 a.C. circa) avviene uno scontro sulla distribuzione delle terre. I patrizi non vollero concedere ai plebei le terre che richiedevano. Così i plebei si rifiutarano di scendere in guerra contro i Volsci, ritirandosi sul Monte Sacro. Per sedare la secessione intervenne Meneo Agrippa con il famoso discorso su come la società è un corpo e tutti, sia patrizi sia plebei, sono parti delle stesse membra e senza una di queste parti la società non funzioni. Si arrivò alla concessione dei tribuni plebis, detti tribuni perché erano uno per tribù o perché forse erano eletti dalle tribù. Anche Livio conferma che ai plebei vennero concesse queste magistrature particolari che erano inviolabili (sacrosanctitas) e avevano il diritto di intercedere in favore della plebe contro le decisioni dei consoli (intercessio tribunicia). Nessun patrizio poteva accedere a quella magistratura, solo dal periodo dei Gracchi si inizieranno a fare eccezioni. Essi erano in numero di due, probabilmente sul loro modello anche le magistrature patrizie, quali i consoli, iniziarono ad essere due. Inoltre essi si sceglievano tre colleghi (cooptatio).

La Seconda secessione è sul Monte Aventino e sarebbe accaduta, secondo Livio, nel 471 a.C. e avrebbe portato non solo all'elezione dei tribuni nei comizi tributi (Questo è un errore di Livio dato che si tratta dei concili tributi), ma ci fu anche un allargamento della magistratura ad ulteriori altri tre tribuni.

Un'ulteriore secessione sarebbe avvenuta dopo il decemvirato nel 457 a.C., con un episodio che mise in grave pericolo Roma a causa della guerra con i Sabini e che comportò l'accettazione dell'aumento dei numero di tribuni a 10.

L'organizzazione della plebe

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Abbiamo quindi capito che tutte le secessioni intervenute hanno fatto in modo di creare una'organizzazione, praticamente "parastatale", dedicata ai soli plebei che aveva come suo vertice magistratuale nei Tribuni Plebis.

I tribuni plebis avevano, come abbiamo detto, come tratto caratteristico la loro "inviolabilità", oltre l'intercessio tribunicia che verrà riconosciuta in seguito con legge. Dice Livio che le leggi Valerie-Orazie avevano riconosciuto che coloro i quali avessero offeso i tribuni (ma anche gli edili della plebe e i giudici decemviri) erano dichiarati maledetti e consacrati a Giove e i loro beni erano venduti in beneficenza per il tempio di Cerere, Libera e Libero (Demetra, Dioniso e Persefone).

Vanno ricordati anche gli edili della plebe che, dice Pomponio, avevano tra le loro funzioni la custodia delle leggi, curavano gli edifici, archiviavano e conservavano i plebisciti, amministravano la sostanza della plebe.

Inoltre vanno ricordati i Concilia Plebis Tributa che erano un'assemblea popolare per soli plebei. Si riunivscono per tribù territoriali (4 urbane + 21/22 rustiche che poi diventeranno 4 urbane + 31 rustiche). Originariamente non c'era una differenziazione territoriale, la quale è disposta con il plebiscito Valerone del 471 a.C.. Le funzioni di questa assemblea erano:

  • Funzione elettorale: eleggono solo i magistrati plebei.
  • Funzione deliberativa: emanano i plebisciti (cioè delle deliberazioni della plebe) che dopo la legge Ortensia del 287 - 286 a.C. diventano vincolanti anche per i patrizi e non solo per i plebei.

Le conquiste della plebe

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Varie sono state le conquiste della plebe nel corso dei decenni della Repubblica Romana. Ecco le più importanti:

  • 471 a.C.: Lex Icilia de Aventino publicando con la quale l'Aventino veniva assegnato ai plebei.
  • 451 a.C.: Le Dodici Tavole, con le quali il diritto da diritto orale diventa diritto scritto.
  • 449 a.C.: Le leggi Valerie-Orazie con le quali viene concessa l'involabilità ai tribuni plebis.
  • 444 a.C.: Tribunato Militare.
  • 367 a.C.: Leggi Licinie - Sestie con la parità costituzionale (cioè viene concesso un console ai plebei).
  • 339 a.C.: Leggi Publio-Filones con le quali viene dato un censore ai plebei.
  • 300 a.C.: plebei entrano nei collegi sacerdotali, tra i quali il collegio pontificale e del collegio degli auguri (che già erano svuotati di potere).
  • 287 - 286 a.C.: Lex Ortensia de plebisciti con la quale i plebisciti, dopo un percorso, sono equiparati a leggi e quindi vincolanti anche per i patrizi.