L'organizzazione amministrativa

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L'organizzazione amministrativa
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Diritto amministrativo

L'organizzazione della pubblica amministrazione si distingue in enti, organi e uffici.

Gli enti pubblici[modifica]

Le caratteristiche di un ente[modifica]

L'ente pubblico è una persona giuridica creata secondo norme di diritto pubblico che svolge una funzione di pubblico interesse. I caratteri di un ente pubblico sono i seguenti:

  • l'ente pubblico svolge attività collettiva;
  • non possono disporre della propria esistenza, poiché non possono decidere di estinguersi e di modificare la propria attività;
  • l'utilizzo di denaro pubblico;
  • l'autonomia, cioè possono porre in essere regolamenti hanno efficacia per l'ordinamento giuridico;
  • l'autotutela, la possibilità di risolvere conflitti d'interessi e sindacare la validità di un atto;
  • i beni sono assoggettati a regime speciale.

La costituzione di un ente avviene per legge o atto amministrativo. La sua estinzione avviene per legge o atto pubblico, le sue funzioni sono assorbite da un altro ente. Per quanto riguarda le modificazioni di un ente, questi riguardano il mutamento degli scopi, del territorio, delle funzioni o del patrimonio. Gli enti pubblici possono essere privatizzati trasformandosi in persone giuridiche private (per es. in S.P.A. ) Le fasi della privatizzazione sono 2:

  • fase di trasformazione dell'ente in S.P.A. (trasformazione formale)
  • fase di vendita delle azioni (trasformazione sostanziale)

Classificazione degli enti[modifica]

Gli enti si classificano in:

  • base alla finalità da perseguire: enti di promozione, enti di produzione di beni e servizi, enti di erogazione di servizi;
  • base alla modalità di organizzazione: a struttura istituzionale (gli amministratori sono scelti da un ente esterno) e a struttura associativa (i soggetti facenti parte del corpo sociale determinano le decisioni mediante rappresentanti legali;
  • enti territoriali (comuni, province, regioni) e non territoriali;

Le relazioni intersoggettive[modifica]

I tipi di relazioni intersoggettive tra enti sono:

  • strumentalita strutturale e organizzativa: in cui l'ente principale dispone di poteri di ingerenza nei confronti dell'ente secondario;
  • un ente svolge attività rilevante per un altro ente, ma essi sono autonomi tra loro;
  • direzione: dove c'è una situazione di sovraordinazione tra enti, un ente da una direttiva a un altro ente, che è libero di scegliere le modalità più opportune per perseguire gli obiettivi prefissati nella direttiva;
  • vigilanza: che si estrinseca in poteri di controllo e nel potere di sciogliere gli organi dell'ente;
  • avvalimento: che è la possibilità di ente di utilizzare gli uffici di un altro ente.

Gli Organi[modifica]

L'organo di un ente è la struttura della pubblica amministrazione che assume la rappresentanza dell'ente e compie atti giuridici per l'ente. La rappresentanza in questo caso è diversa perché l'organo non è separato dall'ente, perché esso fa parte del'ente. Quindi per la legge l'atto non è dell'organo, ma dell'ente. Gli organi esercitano i poteri dell'ente. A ciascun organo è attribuito un potere

Classificazione degli organi[modifica]

Gli organi si distinguono in:

  • interni ed esterni;
  • centrali e periferici;
  • ordinari e straordinari;
  • permanenti e temporanei;
  • attivi, di controllo e consultivi;
  • rappresentativi e non rappresentativi;
  • con legale rappresentanza, è l'organo che esprime la volonta dell'ente nei rapporti contrattuali e con i terzi;
  • con personalità giuridica, conferita dalla legge;
  • monocratici e collegiali;

Relazioni interorganiche[modifica]

Le relazioni interorganiche sono quelle relazioni che avvengono fra i vari organi all'interno della stessa amministrazione. Le relazioni interorganiche avvengono fra organi di diverso livello, concetto che si basa sulla "sovraordinazione" di un organo rispetto ad un altro "subordinato". Tra le relazioni interorganiche, la gerarchia presenta il massimo grado di intensità, ragion per cui vengono riconosciuti all'organo in posizione di supremazia una serie di poteri specifici, quali il potere di impartire ordini e di assoggettare a controllo l'organo subordinato, di revocare gli atti inopportuni eventualmente adottati da questo, di delegargli l'esercizio di funzioni, di avocarne le competenze.

La gerarchia si esprime, inoltre, nella possibilità di esercitare veri e propri poteri sostitutivi in caso di inerzia dell'organo subordinato. Tale relazione funge, inoltre, da principio di distribuzione delle competenze all'interno dell'organizzazione amministrativa, ed è, in questa prospettiva, caratteristica del modello burocratico tradizionale, prevalentemente strutturato in forma piramidale, come tipicamente si rinviene nell'organizzazione ministeriale. Il principio di gerarchia, che tuttora riveste un ruolo importante nell'articolazione delle funzioni istituzionali, presenta però un'indiscutibile tendenza recessiva in concomitanza del progressivo affermarsi di altri modelli di relazione meno penetranti, quali la direzione e il coordinamento.

La gerarchia trova applicazione anche nel sistema di tutela amministrativa: vi è, infatti, la possibilità di presentare ricorso gerarchico all'autorità superiore dell'organo che ha adottato un atto amministrativo. Tale ricorso, possibile proprio in ragione della posizione di supremazia, viene riconosciuto al destinatario dell'atto amministrativo che si ritenga viziato, il quale può chiederne l'annullamento, sia per motivi di legittimità che di merito.