Importanza della tecnica
Nella prima lezione di questo corso Ostacoli epistemologici abbiamo accennato il problema delle arti meccaniche e come erano considerate prima della metà del Cinquecento, ho anche sottolineato che avrei dedicato una lezione a parte per questo tema proprio perché lo ritengo una trasformazione determinante per il mondo scientifico. Il periodo in cui questo tema raggiunse una intensità singolare fu tra il 1400 e il 1700, periodo in cui in alcuni libri di macchine e nei trattati degli ingegneri si aprì una nuova concezione del sapere tecnico, un sapere che poteva collaborare con quello scientifico, per renderlo perfetto e inventivo.
Sono stati molti i promotori di questa nuova rappresentazione del sapere tecnico, Palissy, un ceramista francese, si era posto la domanda se un uomo poteva conoscere gli effetti naturali senza aver mai letto libri scritti in latino dei filosofi, e, a questa domanda lui rispondeva che la pratica poteva falsificare le teorie dei filosofi. Quella presa di posizione che Palissy prese nei confronti di quel "primitivismo scientifico" lo porto a scrivere e pubblicare il libro " Discours admirable dove è presente la identificazione della filosofia con l'arte di osservare la natura che deve essere diffusa e può nascere solo dallo studio delle cose che ci circondano respingendo quel sapere libresco della tradizione filosofica.
Norman, un marinaio inglese che si dedicò alla costruzione delle bussole, pubblicò un volume sul magnetismo e sulla inclinazione dell'ago magnetico.Si definiva un unlearned mathematician (matematico non istruito) proprio perché grazie alla sua professione aveva colto osservazioni sul magnete e sull'inclinazione magnetica, riteneva che le ricerche tecniche dedicano il loro scopo alle cose e non alle parole come invece quelle dei filosofi incapaci di apprezzare l'arte meccanica.
Idee di questo tipo ben presto entrarono anche nel mondo filosofico, quel mondo fino ad allora inquinato profondamente da questa concezione del sapere tecnico. Ludovico Vives si distaccò da questo pensiero, che limitava lo sviluppo scientifico ed era la causa di un profondo disagio sociale, in lui troviamo espressi gli stessi concetti di Norman e Palissy, concetti impressi nel De tradendis disciplinis dove Vives invita gli studiosi europei a porgere attenzione ai problemi relativi alle macchine, alla tessitura, all'agricoltura e alla navigazione. Vedeva nel lavoro degli artigiani un modo per conoscere l'origine di tutte le arti, la loro storia, il loro sviluppo e come potevano essere applicate.
Questa esigenza di un sapere nel quale l'osservazione dei fenomeni era fondamentale la troviamo anche in Andrea Vesalio in particolare nel suo testo "De corporis humani fabrica"dove si nota una grande polemica verso la medicina e soprattutto verso due figure, quella del professore che basa il suo sapere solo sulla retorica e quella del chirurgo, disonorato al ceto del macellaio. Secondo Vesalio, il medico dovrebbe interessarsi del lavoro del chirurgo, perché la sua educazione non deve essere solo letteraria ma deve avere anche una preparazione tecnica, il chirurgo, da parte sua, dovrebbe invece approfondire l'arte del parlare per essere in grado poi di esporre la sua formazione professionale.
In Inghilterra, tale concezione si sviluppò grazie a Gilbert il quale puntava soprattutto su un'istruzione tecnica per formare il nuovo tipo di gentiluomo capace di gestire la società inglese. Gilbert tracciò un programma educativo basato appunto su questo tipo di istruzione dove tutte le discipline avevano un fine per formare una professione: la logica, la retorica e gli esercizi di retorica servivano per insegnare all'allievo la competenza di affrontare orazioni politiche e militari, il sapere fisico a carattere tecnico serviva per sviluppare l'abilità nell'uso dell'artiglierie, la geografia e l'astronomia erano insegnate in funzione della navigazione, la medicina per il soccorso dei feriti.
La musica, la danza , la scherma, lingue moderne avevano lo scopo di completare l'educazione del gentiluomo. Il fine ultimo del programma educativo di Gilbert era la formazione di un uomo capace di padroneggiare con le esigenze della società tramite il suo patrimonio tecnico-culturale.
Palissy, Norman, Vives, Vesalio e Gilbert lottano per il riconoscimento della dignità della arti, in loro sono presenti le basi di quello che sarà la nuova scienza, basata sulla collaborazione della tecnica con la scienza, dove gli artigiani, gli ingegneri e tecnici partecipano con gli uomini colti per avviare uno studio costruito sull'osservazione ed esplorazione, non si parlerà più di vili e dotti, di uomini liberi e uomini disonorati dalle attività manuali.
Palissy, Norman, Vives, Vesalio e Gilbert collaboreranno per distruggere il disprezzo che per anni e anni c'è stato verso le attività manuali, disprezzo che approvò anche Aristotele, il quale aveva escluso gli operai meccanici dalla cerchia dei cittadini perché corrotti dalla materia.
L'avviarsi di questa nuova idea di scienza portò cambiamenti su ogni campo, le università e i conventi non erano più gli unici luoghi nei quali si produceva ed elaborava la cultura, erano ora anche le botteghe dei luoghi dove insegnare e carpire il sapere, erano dei veri e propri laboratori industriali dove si formavano pittori, architetti, ingegneri, tecnici e progettatori di macchine, figure che man mano cominciarono ad assumere una posizione di prestigio pari o superiore a quella del medico, del mago e del professore universitario.
L'arte, diventa scienza, e quindi oltre ad impastare i colori, tagliare le pietre, viene insegnata l'anatomia, la prospettiva e la geometria, gli artisti passano dal rango degli artigiani a quello dei borghesi.
La formazione di personaggi come Leonardo da Vinci nasce in ambienti di questo tipo, lui è il simbolo per eccellenza dell'unione tra la pratica e la teoria, quel Leonardo che è riuscito ad unire la filosofia, la pittura, l'architettura portandolo a geniali vedute che ancora oggi sono sorprendentemente apprezzate. Con Leonardo si passa dall'empirismo a sperimentalismo, l'esperienza dà luogo alla ricerca attiva e operativa.
Se l'arte diventa scienza allora dovrà essere comunicata e quindi, ecco, che iniziano a esser pubblicati i primi libri rivolti alla ricerca di soluzioni dei nuovi problemi posti dagli sviluppi rapidi dell'arte mineraria, militare, metallurgica e della navigazione e che oltre a descrivere le macchine esistenti contenevano anche progetti di macchine da costruire. La nascita e la diffusione di questi libri contribuì a fortificare l'idea che una teoria, per poter essere considerata giusta, doveva essere applicata ai fatti.
Il primo libro sulla metallurgia fu stampato e pubblicato nel 1540, l'autore era Biringuccio e il libro prendeva il nome di Pirotechnia, un libro pienamente descrittivo senza l'ombra di frasi retoriche odiate da Biringuccio il quale giudicava l'eloquenza un "mostrar d'esser maestri" e condannava gli alchimisti di tale peccato, i quali nascondevano la loro ignoranza dietro a parole ridondanti e codificate. Grazie ad Agricola iniziarono anche ad essere pubblicati libri che trattavano geologia e mineralogia, ilDe ortu et causis subterraneorum e De natura fossilium furono pubblicati nel 1546, solo dieci anni dopo fu pubblicato il De re metallica che restò per due secoli l'opera fondamentale di tecnica mineraria.
In questa opera si nota la consapevolezza di una profonda crisi culturale dovuta a uno scarso interesse allo studio delle cose e ad un goffo linguaggio scientifico che era andato a sostituirsi, gravando sulla comunicazione, a quello chiaro dell'epoca classica.