Il trattato di Roma (politica agroalimentare)
Quando si firmò il trattato di Roma nel 1957 si introdusse un capitolo sull’agricoltura e la pesca. L’art. 39 fissava gli obiettivi della PAC:
- Incrementare la produttività dell’agricoltura: il settore agricolo negli anni del dopoguerra era un settore arretrato, dove la meccanizzazione era molto limitata, dare degli incentivi voleva dire promuovere la produttività (resa x ettaro per le colture vegetali; resa x capo allevato per i prodotti animali) e sviluppare il progresso tecnico, assicurando lo sviluppo razionale della produzione agricola come pure un impiego migliore dei fattori di produzione, in particolare della manodopera.
- Assicurare un tenore di vita equo alla popolazione agricola grazie in particolare al miglioramento del reddito individuale di coloro che lavorano nell’agricoltura: le aree rurali erano le aree meno sviluppate del paese e vi era grande povertà specialmente per i lavoratori agricoli.
- Stabilizzare i mercati: è evidente che i mercati agroalimentari siano mercati estremamente volatili, con un’estrema variabilità dei prezzi. Questo è un indice in base 100, questo vuol dire che quando leggiamo 200 il prezzo è raddoppiato. Quindi stiamo parlando di prezzi che raddoppiano e si dimezzano, e vediamo che lo fanno di anno in anno. Nei mercati mondiali queste oscillazioni negli ultimi anni si sono enormemente ampliate. Il problema della volatilità dei prezzi è un problema cruciale ed è un problema a cui le politiche cercano di dare una risposta. Quindi stabilizzare i mercati è sempre stato un obiettivo della politica agricola, rendere i prezzi più stabili nel tempo.
- Garantire la sicurezza degli approvvigionamenti: in italiano si usa l’addizione sicurezza alimentare per indicare due cose diverse (food security = garantire la disponibilità di cibo sufficiente per garantire l’autosufficienza alimentare; food safety = sicurezza dal punto di vista nutrizionale degli alimenti); la sicurezza degli approvvigionamenti è quella del primo tipo, nel dopoguerra era ancora considerato un obiettivo strategico; negli anni ’50 i paesi erano importatori netti di alimenti, cioè non producevano a sufficienza quello che serviva per nutrire la popolazione di allora, ed era un problema a causa dei dazi, ecc.; oggi approvvigionarsi di cibo, essere quindi importatori netti, non è più un problema, anche perché c’è libera circolazione di merci.
- Assicurare prezzi ragionevoli nelle consegne ai consumatori.
Scrivere nella stessa lista di obiettivi da raggiungere: stabilizzare i mercati e mantenere alto il tenore di vita della popolazione, che vuol dire tenere alti i prezzi della materia prima, questo implica che i prezzi finali siano alti. Quindi l’obiettivo 5 è incompatibile con quelli precedenti. La politica agroalimentare dell’UE ha avuto come conseguenza, dato che era orientata a mantenere alti i prezzi dei prodotti agricoli, i consumatori europei hanno pagato i prodotti finali in modo enormemente più caro dei consumatori di altri paesi. Negli anni ’90 fare il purista e andare negli Stati Uniti voleva dire entrare in un supermercato e vedere il latte e la carne che costavano la metà rispetto al nostro paese. Oggi queste differenze non sono più così drammatiche ma questi sono stati gli effetti delle politiche agroalimentari.
Una politica di prezzi e di mercati
[modifica]A partire dagli anni ’60 si sono organizzate le Organizzazioni Comuni di Mercato (OCM) per i principali prodotti (cereali, latte e suoi derivati, carni bovine, vino, olio) abbattendo le barriere esistenti. Questa fu la più grande innovazione dell’UE: il commercio prima (dai ’50 agli ’80) era caratterizzato da dazi, tariffe e barriere di ogni tipo, quindi con un alto livello protezionistico; quindi la prima cosa fu quella di abbattere le barriere doganali e far circolare liberamente all’interno dell’UE tutti i prodotti agro – alimentari. La libera circolazione di tutte le merci fu data solo nel 1992. Al tempo stesso però ci fu un atteggiamento aggressivo sul mercato interno e internazionale e questo voleva dire stabilire dei prezzi minimi garantiti per i prodotti agricoli e politiche commerciali di alti dazi verso i paesi fuori dall’unione europea, per mantenere i prezzi sul mercato interno più alti possibile. Quindi la PAC ebbe queste caratteristiche: liberalizzare i prodotti all’interno dell’UE e erigere barriere aggressive verso i prodotti che venivano da fuori. La PAC fu anche il primo esperimento di finanziamento comune di una politica UE (che a quel tempo voleva dire favorire i più forti produttori ed esportatori degli UE – 6). Finanziare una forte politica agricola comune voleva dire trasferire fondi dai due paesi con l’agricoltura più debole (Italia e Germania, soprattutto a causa della guerra) a quelli più forti (Francia e Olanda). Questo vuol dire che Italia e Germania erano i paesi che ci perdevano di più da una politica agricola comune.