Gustavo Adolfo Bécquer (superiori)
Gustavo Adolfo Bécquer fu un poeta spagnolo, esponente di punta del cosiddetto Romanticismo tardío della seconda metà dell'Ottocento, più delicato e intimista rispetto al primo Romanticismo nazionalista ed esaltato. La sua opera arriverà a influenzare, nel secolo successivo, anche autori come Juan Ramón Jiménez, Ruben Darío o Antonio Machado.
La vita
[modifica]Gustavo Adolfo Domínguez Bastida nacque a Siviglia nel 1836 da una famiglia di artisti (Bécquer era il cognome degli avi fiamminghi, stabilitisi in Spagna secoli prima). Rimasto orfano in tenera età, ebbe modo di formarsi una cultura letteraria nella ricca biblioteca della madrina, che lo aveva adottato. Non fu però solo la poesia la sua vocazione esclusiva: Bécquer infatti si dedicò anche ad altre forme d'arte, come la musica e la pittura. A diciotto anni si trasferì a Madrid in cerca di fortuna come poeta, dedicandosi contemporaneamente a traduzioni e alla stesura di operette circostanziali per sostentarsi economicamente. Si occupò anche di giornalismo, arrivando addirittura a diventare direttore di un giornale conservatore nel 1860. Strinse amicizia col poeta Augusto Ferrán, traduttore di Heinrich Heine, che fece conoscere a Bécquer (con grandi influenze sulla sua produzione poetica). Nel 1861 si sposò, ma il matrimonio si risolse presto in un fallimento; anche la sua salute si rivelò precaria, costringendolo a passare diversi mesi in un monastero presso Saragozza nel tentativo di lenire i sintomi della tubercolosi. Ciononostante, riuscì ad assicurarsi una posizione economica e sociale favorevole grazie all'amicizia con il ministro González Bravo, che ottenne per lui un impiego statale come censore di romanzi. Nel 1868, con il rovesciamento della regina di Spagna Isabella II, Bécquer perse l'impiego e fu costretto a fuggire a Toledo, dove visse in casa del fratello Valeriano, diventato nel frattempo uno stimato pittore. Gustavo Adolfo Bécquer morì a Madrid nel 1870, a soli trentaquattro anni.
Opere principali
[modifica]Nella sua pur breve vita, questo poeta ci ha lasciato un cospicuo numero di opere, sia in prosa sia in poesia.
Opere in prosa
[modifica]Oltre ai numerosi articoli scritti per El contemporáneo, il giornale di cui divenne direttore, Bécquer fu autore di:
- Epistolari fittizi e romanzati, come le Epistole letterarie a una donna e le Lettere dalla mia cella;
- Testi scritti in una prosa dall'alta qualità descrittiva e pittorica, con afflati gotici non insoliti se si pensa all'interesse dei Romantici per i notturni, le ambientazioni lugubri e le rovine medievali: le Leggende, che rappresentano il più elevato contributo di Bécquer in termini di opere in prosa. Si tratta di racconti situati in un passato miticamente lontano, dall'aria medievale. Fra queste, si ricordino La croce del diavolo, lugubre racconto che ripercorre le origini di un simbolo nefasto, una croce piantata in un masso, presso la quale chiunque si fermi a lodare il Signore subisce una morte atroce, e Il monte delle anime, in cui un giovane rampollo castigliano tenta di conquistarsi l'amore di un'ambigua e stregonesca cugina venuta dalla Francia recandosi a cercare una fascia di seta da lei smarrita su un monte maledetto, teatro di un violentissimo e antichissimo scontro tra i Templari e i nobili signori locali e da allora trappola mortale per chiunque vi si avventuri nella notte dei Morti.
- Un'incompiuta Storia dei templi di Spagna.
Opere in poesia
[modifica]Bécquer è soprattutto ricordato per la sua opera poetica, le Rime, uscite frammentariamente su diversi giornali mentre l'autore era in vita, ma riunite in volume da alcuni amici solo l'anno dopo la sua morte, il 1871, riscuotendo un immediato successo di pubblico. A causa del carattere postumo della raccolta, sussiste il problema dell'ordine di disposizione delle poesie: gli amici seguirono la disposizione voluta dall'autore, tuttavia dalle Rime mancano tre liriche, che invece si ritrovano nel manoscritto, poi andato perduto, che Bécquer aveva avuto intenzione di consegnare al suo protettore González Bravo, interessato a pubblicarlo.
I temi preponderanti nelle Rime sono due: l'amore e la poesia. Si ritrovano anche nella suddivisione tematica per sezioni, che prevede tre macrosequenze:
- La presentazione di principi estetici e poetici generali, che fungono da proemio alla vicenda amorosa sviluppata nelle sezioni seguenti.
- La glorificazione di un amore felice (amor dichoso)
- La caduta nella delusione amorosa (amor desdichado)
L'opera non va intesa come un'autobiografia poetica, bensì piuttosto come l'enunciazione delle idee generali del poeta sull'amore. Persistono elementi romantici, come la presenza di una donna idealizzata, che manca di concretezza ed è ridotta a poco più di un'immagine inafferrabile; romantica è pure l'illusione del poeta, che culmina in un amaro dolore e in un inevitabile senso di solitudine, con frequenti riferimenti al suicidio e alla morte in generale. La novità di questa raccolta di poesie è anche ciò che rende Bécquer un romantico ormai tardivo, avviato sulla strada del Simbolismo: la sua concezione della poesia come mezzo per esprimere realtà ineffabili, idee, emozioni e sentimenti, che possono essere ravvisate anche dietro ai più banali aspetti e oggetti del vivere quotidiano da un occhio "poetico". Manca anche nel poeta la concezione della poesia come manifestazione di una sorta di entusiasmo platonico: il poeta non è invasato dal dio, o dalla sua stessa immaginazione: anzi, senza la ragione (che raduna e riordina immagini e parole come le perle in una collana, per usare un'immagine dello stesso Bécquer) risulta impossibile la stessa attività poetica. Il poeta è l'"invisibile anello", che collega "il mondo dell'idea" e "il mondo della forma".
Altro aspetto innovativo delle Rime è la forma in cui questi componimenti si presentano: Bécquer amalgama magistralmente forme classiche (come il sirventese) e forme popolari (come la copla), mescolando con una certa libertà versi solitamente endecasillabi (a volte anche decasillabi) e settenari. La studiata distribuzione degli accenti e la preferenza per l'assonanza rispetto alla rima conferiscono particolare musicalità alle poesie. Nelle liriche più lunghe si ritrova spesso una rete di rimandi formali, soprattutto parallelismi, che rendono il testo coeso. Infine, spesso i testi si concludono con verso incompleto, spesso accompagnato da puntini di sospensione, che lascia aperta la poesia all'immaginazione del lettore. In ogni caso, l'unità poetica deve essere ricercata nell'intero componimento e non in una singola strofa o addirittura in un singolo verso.