Epatite A

Da Wikiversità, l'apprendimento libero.
lezione
lezione
Epatite A
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Gastroenterologia

L'epatite A è una malattia infettiva del fegato, causata dal virus dell'epatite A (HAV).

La trasmissione è oro-fecale. Si manifesta esclusivamente in forma acute, dato che al contrario dell'epatite B e dell'epatite C non può cronicizzare e tende per sua natura a guarire spontaneamente.

Epidemiologia[modifica]

Sono stati stimati all'incirca 60 milioni di casi a livello globale. La prevalenza del virus è maggiore nei paesi in via di sviluppo a causa delle ridotte condizioni igienico-sanitarie: in vari paesi tropicali e sub-tropicali la malattia è endemica, e tende a colpire soprattutto bambini e giovani adulti.

In Europa negli ultimi anni si è registrata un'epidemia nella comunità omosessuale dovuta a rapporti sessuali non protetti.

In Italia l'incidenza dell'epatite A è di circa 3 casi per 100000 abitanti, maggiore al Sud rispetto al Nord. Tuttavia in alcune aree la percentuale della popolazione con riscontro di anticorpi anti-HAV raggiunge l'80% (vale a dire che molti soggetti sono stati infettati dal virus ma pochi hanno sviluppato la malattia e presentato dei sintomi).

Virologia[modifica]

L'HAV è un virus appartenente alla famiglia delle Picornaviridae, dotato di un singolo filamento di RNA a polarità positiva e privo di envelope.

La trasmissione avviene per via oro-fecale, tramite contatto diretto tra persone o l'ingestione di cibi o liquidi contaminati. Il 40% dei casi nei paesi sviluppati è ricondotto al consumo di molluschi contenenti il virus, il 25% a viaggi in aree endemiche, il 20% a contatto stretto e reiterato con soggetto infetto (generalmente un parente), mentre pochi sono i casi dovuti a contatto con estraneo o per via parenterale (ad esempio per contatto con sangue o strumenti infetti).

Il virus una volta ingerito resiste ai succhi gastrici, attraversa la mucosa intestinale e raggiunge per via ematica il circolo portale, entrando negli epatocici e nelle cellule di Kupffer. All'interno delle cellule epatiche il virus avvia la replicazione: una RNA polimerasi RNA-dipendente sintetizza a partire dal filamento a polarità positiva una copia di RNA a polarità negativa, che farà da stampo per tutte le altre copie dell'RNA. Gli RNA messaggeri virali sfruttano i ribosomi cellulari per tradurre le proteine del virus, entrando in competizione con i mRNA endogeni: tale competizione tuttavia non danneggia in maniera apprezzabile la cellula, infatti il danno epatico conseguente all'infezione non è dovuto al virus in sé ma alla reazione da parte del sistema immunitario.

Clinica[modifica]

L'incubazione del virus può durare da 2 settimane a un mese: al termine di tale periodo possono comparire inizialmente sintomi aspecifici come malessere, astenia, sonnolenza, nausea e così via. Tale fase prodromica rappresenta il periodo durante il quale il soggetto raggiunge le sue massime capacità di contagiosità e diffusione del virus.

Dopo una o più settimane ai prodromi può seguire un ittero franco, che può perdurare per alcune settimane salvo poi scomparire non appena la risposta dell'organismo alla malattia si rende efficace, fino alla guarigione.

L'infezione può avere carattere recidivante, con periodi di remissione intervallati da episodi acuti che possono perdurare per qualche mese fino alla completa guarigione.

Raramente (spesso in correlazione al genotipo 1b e nei soggetti giovani) si può assistere alla comparsa di epatite fulminante, caratterizzata dalla rapida comparsa di sintomi e danno epatico nell'arco di una settimana (o entro 4 al massimo) con febbre, vomito, repentino innalzamento degli indici di funzionalità epatica (bilirubina, AST e ALT, aumento INR), sindrome epato-renale (aumento di urea e creatinina e oliguria) ed encefalopatia epatica. L'epatite fulminante determina l'accesso immediato e la precedenza nella lista d'attesa dei trapianti di fegato, che in genere rappresenta l'unica terapia possibile di questa evenienza.

Diagnosi[modifica]

La diagnosi di epatite viene effettuata tramite riscontro nel siero di anticorpi anti-HAV, la cui produzione inizia dopo circa 4 settimane sotto forma di IgM durante la fase acuta e di IgG durante quella di risoluzione della malattia: queste ultime rimangono poi individuabili per tutta la vita.

Pochi giorni dopo l'infezione nel circolo ematico è possibile isolare tramite PCR l'RNA virale (HAV-RNA), che indica la presenza del virus ed una sua attiva replicazione: tuttavia tale indagine viene raramente eseguita nella pratica clinica, essendo alquanto costosa e di scarsa rilevanza a fini diagnostici e terapeutici (soprattutto in relazione alla scarsa pericolosità del virus e alle ottime probabilità di risoluzione spontanea dell'infezione).

Terapia e prevenzione[modifica]

Non esiste una terapia indicata per l'epatite A, dato che come ripetuto più volte la guarigione è generalmente spontanea. I soggetti vanno semplicemente messi a riposo (ovviamente indicando ai parenti di fare attenzione ad evitare comportamenti che potrebbero portare alla trasmissione del virus) suggerendo di evitare alcolici e cibi ricchi di grassi.

La vaccinazione è lo strumento più efficace di prevenzione e viene somministrata in due dosi a distanza di 6 o 12 mesi. Il vaccino è efficace per circa 10 anni.

La sieroprofilassi con iniezione di immunoglobuline viene consigliata in caso di viaggio o permanenza in aree endemiche, e ai parenti di individui colpiti dall'infezione. Esiste anche la possibilità di eseguirla anche in caso di sospetto contagio. La sieroprofilassi dura all'incirca 6 mesi.