Diritto ecclesiastico nel protestantesimo
Diritto ecclesiastico nel protestantesimo
[modifica]La riforma luterana del 1517 portò una frattura dolorisissima all'interno del Cristianesimo e svariate novità nell'ambito religioso ma anche del diritto: tralasciando il primo aspetto non opportuno in questa sede, Lutero aveva elaborato una particolare teoria dei rapporti fra Stato e Chiesa, ovvero la Teoria dei due regni, un "regno spirituale" e uno "secolare", entrambi voluti da Dio ma diversi: il primo è governato da Dio tramite la sua parola, il Vangelo, ed è rivolto essenzialmente al credo e alla coscienza dei cristiani, pertanto non può assolutamente intaccare il secondo, derivato secondo il monaco agostiniano dal peccato e dalla colpa insiti nella società che costringono l'uomo ad organizzarsi e ad usare la forza per tutelare i valori e la propria esistenza. Questi due regni sono uniti, ma prevale nel contesto terreno quello secolare, in quanto la Chiesa nulla ha, secondo Lutero, da pretendere nei confronti dello Stato ed anzi, è quest'ultimo che si deve preoccupare di difenderla e tutelarla. La chiesa diventa così territoriale e di stato, sorretta da un concistoro formato da teologi ed alte personalità di corte.
Da questo avvenimento storico scaturisce un proliferare di nuovi movimenti cristiani impressionante, tra i quali spicca senz'altro quello anglicano in Inghilterra, episodio unico dove il Re si proclama capo di una propria Chiesa nazionale creando una situazione spiccatamente cesaropapista.
Giurisdizionalismo e stato separatista
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