Analisi matematica > Definizione di limite per funzioni reali di variabile reale
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Sia
A
⊆
R
,
A
≠
∅
,
x
0
∈
R
{\displaystyle A\subseteq \mathbb {R} ,A\neq \emptyset ,x_{0}\in \mathbb {R} }
,
H
{\displaystyle H}
un intorno di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
e
I
x
0
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{x_{0}}}
l'insieme degli intorni di
x
0
{\displaystyle x_{0}}
.
Si dice che
x
0
{\displaystyle x_{0}}
è un punto di accumulazione di
A
{\displaystyle A}
se
(
A
∖
{
x
0
}
)
∩
H
≠
0
,
∀
H
∈
I
x
0
{\displaystyle \left(A\setminus \{x_{0}\}\right)\cap H\neq 0,\forall H\in {\mathcal {I}}_{x_{0}}}
quindi
∀
H
∈
I
x
0
∃
x
∈
A
∣
x
∈
H
,
x
≠
x
0
{\displaystyle \forall H\in {\mathcal {I}}_{x_{0}}\exists x\in A\mid x\in H,x\neq x_{0}}
In altri termini, per ogni intorno del punto
x
0
{\displaystyle x_{0}}
, esiste almeno un altro punto di
A
{\displaystyle A}
che non sia
x
0
{\displaystyle x_{0}}
.
Si dice derivato di
A
{\displaystyle A}
l'insieme dei punti di accumulazione di
A
{\displaystyle A}
e si indica con
D
(
A
)
{\displaystyle D(A)}
.
±
∞
{\displaystyle \pm \infty }
punti di accumulazione[ modifica ]
Sia
A
⊆
R
{\displaystyle A\subseteq \mathbb {R} }
. Si dice che
+
∞
{\displaystyle +\infty }
è un punto di accumulazione di
A
{\displaystyle A}
se:
A
∩
L
≠
∅
,
∀
L
∈
I
+
∞
{\displaystyle A\cap L\neq \emptyset ,\forall L\in {\mathcal {I}}_{+\infty }}
In questa definizione evitiamo di specificare
A
∖
{
+
∞
}
{\displaystyle A\setminus \{+\infty \}}
perché
+
∞
{\displaystyle +\infty }
non è un punto di
A
{\displaystyle A}
.
Possiamo dedurre questa interessante osservazione:
Sia
+
∞
{\displaystyle +\infty }
un punto di accumulazione di
A
{\displaystyle A}
. Allora
A
∩
H
≠
∅
,
∀
H
∈
I
+
∞
{\displaystyle A\cap H\neq \emptyset ,\forall H\in {\mathcal {I}}_{+\infty }}
(ricordiamo che
H
=
]
m
,
+
∞
[
,
m
∈
R
{\displaystyle H=]m,+\infty [,m\in \mathbb {R} }
)
se e solo se
A
∩
]
m
,
+
∞
[
≠
∅
,
∀
m
∈
R
{\displaystyle A\cap ]m,+\infty [\neq \emptyset ,\forall m\in \mathbb {R} }
cioè
∀
m
∈
R
∃
x
∈
A
:
x
>
m
{\displaystyle \forall m\in \mathbb {R} \exists x\in A:x>m}
Dunque
A
{\displaystyle A}
non ha maggiorante.
Sia
f
:
A
→
R
,
A
⊆
R
{\displaystyle f:A\to \mathbb {R} ,A\subseteq \mathbb {R} }
. Scrivere
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
λ
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=\lambda }
significa che se
x
{\displaystyle x}
è "vicino" a
x
0
{\displaystyle x_{0}}
allora anche
f
(
x
)
{\displaystyle f(x)}
è vicina a
λ
{\displaystyle \lambda }
.
Questa idea intuitiva ci dice che il limite rappresenta la vicinanza di una funzione ad un determinato valore (sia esso un numero reale o
±
∞
{\displaystyle \pm \infty }
) per
x
{\displaystyle x}
che tende ad un certo valore (anche qui sia esso un numero reale o
±
∞
{\displaystyle \pm \infty }
). Per comodità di notazione scriveremo
R
¯
=
R
∪
{
−
∞
,
+
∞
}
{\displaystyle \mathbb {\bar {R}} =\mathbb {R} \cup \{-\infty ,+\infty \}}
Enunciamo ora la definizione di limite :
Questa è la definizione generale di limite per una funzione. È davvero molto importante e BISOGNA saperla maneggiare con grande naturalezza.
Vediamo ora come si può utilizzare questa definizione e come si trasforma a seconda dei casi.
Caso1:
x
0
∈
R
{\displaystyle x_{0}\in \mathbb {R} }
e limite reale[ modifica ]
In questo caso, con
x
0
{\displaystyle x_{0}}
reale e il limite reale, abbiamo
{
I
λ
=
{
]
λ
−
ε
,
λ
+
ε
[
,
ε
>
0
}
I
x
0
=
{
]
x
0
−
δ
,
x
0
+
δ
[
,
δ
>
0
}
{\displaystyle {\begin{cases}{\mathcal {I}}_{\lambda }=\{]\lambda -\varepsilon ,\lambda +\varepsilon [,\varepsilon >0\}\\{\mathcal {I}}_{x_{0}}=\{]x_{0}-\delta ,x_{0}+\delta [,\delta >0\}\end{cases}}}
Dunque,
lim
x
→
x
0
f
(
x
)
=
λ
{\displaystyle \lim _{x\to x_{0}}f(x)=\lambda }
lo possiamo rappresentare in base alla definizione di limite come
∀
ε
>
0
∃
δ
>
0
:
f
(
x
)
∈
]
λ
−
ε
,
λ
+
ε
[
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
x
∈
]
x
0
−
δ
,
x
0
+
δ
[
{\displaystyle \forall \varepsilon >0\exists \delta >0\ :\ f(x)\in ]\lambda -\varepsilon ,\lambda +\varepsilon [,\forall x\in A\setminus \{x_{0}\},x\in ]x_{0}-\delta ,x_{0}+\delta [}
Ma possiamo giungere anche ad una notazione un po' più compatta. Infatti notiamo che
f
(
x
)
∈
]
λ
−
ε
,
λ
+
ε
[
⇔
]
λ
−
ε
<
f
(
x
)
<
λ
+
ε
[
⇔
−
ε
<
f
(
x
)
−
λ
<
ε
⇔
|
f
(
x
)
−
λ
|
<
ε
{\displaystyle f(x)\in ]\lambda -\varepsilon ,\lambda +\varepsilon [\Leftrightarrow ]\lambda -\varepsilon <f(x)<\lambda +\varepsilon [\Leftrightarrow -\varepsilon <f(x)-\lambda <\varepsilon \Leftrightarrow |f(x)-\lambda |<\varepsilon }
ed allo stesso modo
x
∈
]
x
0
−
δ
,
x
0
+
δ
[
=
x
0
−
δ
<
x
<
x
0
+
δ
=
−
δ
<
x
−
x
0
<
δ
⇔
|
x
−
x
0
|
<
δ
{\displaystyle x\in ]x_{0}-\delta ,x_{0}+\delta [=x_{0}-\delta <x<x_{0}+\delta =-\delta <x-x_{0}<\delta \Leftrightarrow |x-x_{0}|<\delta }
Si ottiene infine, con questa nuova notazione,
∀
ε
>
0
∃
δ
>
0
:
|
f
(
x
)
−
λ
|
<
ε
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
|
x
−
x
0
|
<
δ
{\displaystyle \forall \varepsilon >0\exists \delta >0\ :\ |f(x)-\lambda |<\varepsilon ,\ \forall x\in A\setminus \{x_{0}\},|x-x_{0}|<\delta }
che è la notazione compatta e più operativa che useremo d'ora in avanti.
Caso2:
x
0
∈
R
{\displaystyle x_{0}\in \mathbb {R} }
e limite
+
∞
{\displaystyle +\infty }
[ modifica ]
I rispettivi intervalli sono
I
x
0
=
]
x
0
−
δ
,
x
0
+
δ
[
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{x_{0}}=]x_{0}-\delta ,x_{0}+\delta [}
e
I
+
∞
=
]
y
,
+
∞
[
,
y
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{+\infty }=]y,+\infty [,\ y\in \mathbb {R} }
La definizione di limite diventa per questo caso
∀
y
∈
R
∃
H
∈
I
x
0
:
f
(
x
)
>
y
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
x
∩
I
{\displaystyle \forall y\in \mathbb {R} \exists H\in {\mathcal {I}}_{x_{0}}\ :\ f(x)>y,\ \forall x\in A\setminus \{x_{0}\},x\cap I}
e nella versione operativa
∀
y
∈
R
∃
δ
>
0
:
f
(
x
)
>
y
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
|
x
−
x
0
|
<
δ
{\displaystyle \forall y\in \mathbb {R} \exists \delta >0\ :\ f(x)>y,\ \forall x\in A\setminus \{x_{0}\},|x-x_{0}|<\delta }
Caso3:
x
0
∈
R
{\displaystyle x_{0}\in \mathbb {R} }
e limite
−
∞
{\displaystyle -\infty }
[ modifica ]
I rispettivi intervalli sono
I
x
0
=
]
x
0
−
δ
,
x
0
+
δ
[
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{x_{0}}=]x_{0}-\delta ,x_{0}+\delta [}
e
I
−
∞
=
]
−
∞
,
y
[
,
y
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{-\infty }=]-\infty ,y[,\ y\in \mathbb {R} }
Dunque, la definizione di limite diventa
∀
y
∈
R
∃
H
∈
I
x
0
:
f
(
x
)
<
y
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
x
∩
I
{\displaystyle \forall y\in \mathbb {R} \exists H\in {\mathcal {I}}_{x_{0}}\ :\ f(x)<y,\ \forall x\in A\setminus \{x_{0}\},x\cap I}
e nella versione operativa
∀
y
∈
R
∃
H
δ
>
0
:
f
(
x
)
<
y
,
∀
x
∈
A
∖
{
x
0
}
,
|
x
−
x
0
|
<
δ
{\displaystyle \forall y\in \mathbb {R} \exists H\delta >0\ :\ f(x)<y,\ \forall x\in A\setminus \{x_{0}\},|x-x_{0}|<\delta }
Caso4:
x
0
=
+
∞
{\displaystyle x_{0}=+\infty }
e limite reale[ modifica ]
Procediamo come al solito, con i rispettivi intervalli che sono
I
+
∞
=
]
y
,
+
∞
[
,
y
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{+\infty }=]y,+\infty [,y\in \mathbb {R} }
e
I
λ
=
]
λ
−
ε
,
λ
+
ε
[
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{\lambda }=]\lambda -\varepsilon ,\lambda +\varepsilon [}
La definizione di limite è allora
∀
L
∈
I
λ
∃
y
∈
R
:
f
(
x
)
∈
L
,
∀
x
>
y
{\displaystyle \forall L\in {\mathcal {I}}_{\lambda }\exists y\in \mathbb {R} \ :\ f(x)\in L,\ \forall x>y}
cioè per ogni intervallo del limite, esiste un numero reale
y
{\displaystyle y}
tale che il valore della funzione è vicino al limite quanto si voglia, per un opportuno
x
{\displaystyle x}
abbastanza grande ed in particolare sempre più grande di
y
{\displaystyle y}
(tendente quindi a
+
∞
{\displaystyle +\infty }
).
In versione compatta abbiamo
∀
ε
>
0
∃
y
∈
R
:
|
f
(
x
)
−
λ
|
<
ε
,
∀
x
>
y
{\displaystyle \forall \varepsilon >0\exists y\in \mathbb {R} \ :\ |f(x)-\lambda |<\varepsilon ,\ \forall x>y}
Caso5:
x
0
=
−
∞
{\displaystyle x_{0}=-\infty }
e limite reale[ modifica ]
I
−
∞
=
]
−
∞
,
y
[
,
y
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{-\infty }=]-\infty ,y[,y\in \mathbb {R} }
e
I
λ
=
]
λ
−
ε
,
λ
+
ε
[
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{\lambda }=]\lambda -\varepsilon ,\lambda +\varepsilon [}
La definizione di limite è
∀
L
∈
I
λ
∃
y
∈
R
:
f
(
x
)
∈
L
,
∀
x
<
y
{\displaystyle \forall L\in {\mathcal {I}}_{\lambda }\exists y\in \mathbb {R} \ :\ f(x)\in L,\ \forall x<y}
cioè per ogni intervallo del limite, esiste un numero reale
y
{\displaystyle y}
tale che il valore della funzione è vicino al limite quanto si voglia, per un opportuno
x
{\displaystyle x}
abbastanza piccole ed in particolare sempre più piccolo di
y
{\displaystyle y}
(tendente quindi a
−
∞
{\displaystyle -\infty }
).
In versione compatta abbiamo
∀
ε
>
0
∃
y
∈
R
:
|
f
(
x
)
−
λ
|
<
ε
,
∀
x
<
y
{\displaystyle \forall \varepsilon >0\exists y\in \mathbb {R} \ :\ |f(x)-\lambda |<\varepsilon ,\ \forall x<y}
Caso6:
x
0
,
λ
=
+
∞
{\displaystyle x_{0},\lambda =+\infty }
[ modifica ]
I
x
0
=
I
+
∞
=
]
y
,
+
∞
[
,
y
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{x_{0}}={\mathcal {I}}_{+\infty }=]y,+\infty [,y\in \mathbb {R} }
e
I
λ
=
I
+
∞
=
]
z
,
+
∞
[
,
z
∈
R
{\displaystyle {\mathcal {I}}_{\lambda }={\mathcal {I}}_{+\infty }=]z,+\infty [,z\in \mathbb {R} }
e dunque
∀
y
∈
R
∃
z
∈
R
:
f
(
x
)
>
y
,
∀
x
>
z
{\displaystyle \forall y\in \mathbb {R} \exists z\in \mathbb {R} \ :\ f(x)>y,\ \forall x>z}
Questi sono sostanzialmente i modelli di tutti i casi di limite. Come esercizio provate a fare voi gli altri, cioè nel caso di
x
0
=
−
∞
,
λ
=
+
∞
{\displaystyle x_{0}=-\infty ,\ \lambda =+\infty }
x
0
=
−
∞
,
λ
=
−
∞
{\displaystyle x_{0}=-\infty ,\ \lambda =-\infty }
x
0
=
+
∞
,
λ
=
−
∞
{\displaystyle x_{0}=+\infty ,\ \lambda =-\infty }
.