Classico Latino: Plauto (superiori)

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Classico Latino: Plauto (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
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Tito Maccio Plauto

Plauto nacque a Sarsina certamente prima del 251 a.C. e morì nel 184 a.C.. Con il suo nome circolano dopo la sua morte circa 130 commedie e sicuramente molte di esse erano spurie. Varrone Reatino, scolaro di Elio Stilone, divise le commedie di Plauto in tre gruppi: novantasicuramente spurie, diciannove di dubbia autenticità, ventuno sicuramente plautine e dette varroniane. La distinzione assunse a valore definitivo al punto tale che solo le ventuno "varroniane" furono ritenute plautine e furono lette e trascritte. I manoscritti ce le tramandano in un ordine quasi alfabetico: 1. Amphitruo, 2. Asinara, 3. Aulularia, 4. Captivi, 5. Curculio, 6. Casina, 7. Cistellaria, 8. Epidicus, 9. Bacchides, 10. Mostellaria, 11. Menaechmi, 12. Miles gloriosus, 13. Mercator, 14. Pseudolus, 15. Poenulus, 16. Persa, 17. Rudens, 18. Stichus, 19. Trinummus, 20. Truculentus e 21. Vidularia. Della Vidularia abbiamo solo frammenti, l' Amphitruo ci è pervenuto lacunoso, l' Aulularia e la Cistellaria incomplete, manca il principio della Bacchides. Le datazioni sono un problema assai controverso. Le commedie plautine sono fabulae palliatae. L'Amphitruo è una parodia mitologica. Plauto si rifà continuamente ai modelli attici della commedia nuova. I suoi autori prediletti sono Filemone e Difilo. La derivazione del modello attico non ostacola però l'orginalità di Plauto che non si limitò semplicemente a vertere il modello greco in latino ma lo innovo sia contenutivamente che tecnicamente cambiando i nomi religiosi, incorporano allusioni alla vita romana, usando la contaminatio, lo stesso coro ancora presente nella commedia attica non è presente in Plauto se non nell'intermezzo corale del Rudens.

Miles gloriosus[modifica]

Tito Maccio Plauto

Miles gloriosus (Il soldato fanfarone anche tradotto Il soldato millantatore, Il soldato vanaglorioso o il soldato spaccone) è una commedia di Plauto scritta tra la fine del III e l'inizio del II secolo a.C.

Il titolo è riferito al soldato Pirgopolinice, un millantatore vanaglorioso, noto per le sue spropositate e infondate vanterie. Ma il soldato verrà punito dal solito servo furbo che, alleato con altri personaggi, permetterà alla ragazza, rapita dal soldato, di ricongiungersi con il suo padrone. In realtà, quasi la metà dei versi escono dalla bocca del servo Palestrione, che è il vero protagonista della scena, con i suoi piani che gli fanno più volte meritare il titolo di architetto.

È la commedia più lunga di Plauto (1437 versi), quella più ricca di dialoghi a scapito delle parti cantate (solo il 5%) e una di quelle con il maggior numero di personaggi (quelli parlanti sono ben dodici).

Trama

Filocomasio, giovane cortigiana, e Pleusicle, cittadino ateniese, sono innamorati. Mentre Pleusicle è ambasciatore a Naupatto, arriva ad Atene Pirgopolinice che rapisce la cortigiana e la porta con sé a Efeso. Sulle tracce dell'amata del padrone si mette subito Palestrione, ma la sua nave viene abbordata dai pirati, che lo vendono proprio a Pirgopolinice. Lo schiavo riesce a far sapere al padrone dove si trova, così Pleusicle arriva a Efeso e viene ospitato da Periplectomeno, un vecchio che era stato ospite ad Atene del padre del ragazzo.

I atto. Artotrogo loda, non senza ironia, Pirgopolinice, che è occupato a vantarsi di fatti mai accaduti, come aver ucciso un elefante con un piccolo pugno. Poi i due si dirigono al foro per dare la paga ad alcuni mercenari assoldati da Pirgopolinice.

II atto. Palestrione espone il soggetto della commedia, e spiega come, forando il muro divisorio tra la casa di Pirgopolinice e di Periplectomeno, riesce a far incontrare furtivamente i due innamorati. Periplectomeno esce imprecando da casa sua: un servo del soldato, rincorrendo una scimmia sul tetto, ha visto i due giovani che si baciavano. Palestrione illustra al vecchio il suo piano, affinché Pirgopolinice non scopra niente: bisogna far credere che a Efeso è giunta la sorella gemella di Filocomasia con il suo innamorato, e che i due risiedono a casa del vecchio. Sceledro esce di casa giurando di aver visto Filocomasia baciarsi con un giovane. Palestrione dimostra allo schiavo che si tratta della sorella gemella della ragazza. Periplectomeno minaccia Sceledro di aver accusato ingiustamente la sua ospite, e gli fa giurare di non dire niente a Pirgopolinice.

III atto. Pleusicle si scusa con Periplectomeno per averlo costretto a prender parte all'inganno. Il vecchio viene lodato dal giovane e da Palestrione che ne espone le virtù, poi conferma come cosa nefasta prendere in moglie una donna dalla ricca dote. Palestrione comunica agli altri due uomini il suo piano, che necessita di due meretrici: una che finga di essere la moglie di Periplectomeno e di essere innamorata di Pirgopolinice. Il vecchio e il giovane se ne vanno, Palestrione chiama Sceledro. Esce Lucrione, siparietto tra i due, poi Lucrione se ne va. Periplectomeno conduce da Palestrione Acroteleuzia e Milfidippa; lo schiavo verifica se il suo piano è stato compreso, le due meretrici si dimostrano all'altezza della situazione.

IV atto. Arriva Pirgopolinice vantandosi del fatto accaduto, Palestrione gli annuncia dell'amore della moglie di Periplectomeno. Il soldato è entusiasta e chiede a Palestrione opinioni su cosa fare di Filocomasia; lo schiavo consiglia di mandarla via: ha saputo che la vecchia madre, insieme alla sorella gemella, sono venute a chiedere di lei. Arriva Milfidippa che funge da ambasciatrice di Acroteleuzia, la donna e lo schiavo ingannano abilmente un Pirgopolinice smanioso e sicuro di sé. Pirgopolinice va a chiedere a Filocomasia di andarsene. Giungono le due meretrici in compagnia del giovane, Palestrione dà le ultime direttive, Pleusicle promette allo schiavo la libertà appena tornati ad Atene, poi se ne vanno. Pirgopolinice esce soddisfatto per il fatto che la sua decisione è stata accolta da Filocomasia, la quale ha acconsentito di essere donata a Palestrione. Arrivano Acroteleuzia e Milfidippa, Pirgopolinice viene invitato a raggiungerla in seguito nella casa del vecchio. Dopo la scomparsa dalla scena delle due donne, arriva Pleusicle, vestito da capitano della nave che deve riportare Filocomasia ad Atene. Sia la ragazza che Palestrione fingono di non voler lasciare il soldato, che li invita alla ragionevolezza. Dalla casa di Periplectomeno esce uno schiavetto, finge di essere un ambasciatore di Acroteleuzia e lo invita a entrare nella casa del vecchio.

V atto. Pirgopolinice viene portato fuori di peso dalla casa di Periplectomeno. Mentre lo bastonano, il vecchio, il cuoco Curione e altri schiavi minacciano di evirarlo. Poi lo lasciano libero facendogli promettere di non meditare rivalse. Arriva Sceledro che racconta al suo padrone di aver visto Filocomasia baciarsi con Pleusicle: il soldato mangia la foglia ormai troppo tardi.

L'argumentum I[modifica]

Delle 21 commedie attribuite a Plauto, ben 19 sono accompagnate da un argumentum acrostico cioè di un compendio metrico le cui iniziali formano il titolo della commedia. Ne sono sprovviste solo la Bachides, il cui argumentum si è perso insieme ai primi versi della commedia, e Vidularia, che ci è giunta frammentaria. Di questi argumenta è ritenuto autore un grammatico, Aurelio Popilio, vissuto nella prima metà del I secolo a.C.. Del Miles gloriosus e di altre quattro commedie (Aulularia, Amphitruo, Mercator e Pseudolus) si tramanda un secondo argumentum, non acrostico, composto da un altro grammatico, Sulpicio Apollinare, nativo di Cartagine ma vissuto a Roma nella seconda metà del II secolo a.C..

Testo in Latino[modifica]

Meretricem Athenis Ephesum miles avehit.
Id dum ero amanti servos nuntiare volt
Legato peregre, ipsus captust in mari
Et eidem illi militi dono datust.
Suum arcessit erum Athenis et forat, 5
Geminis communem clam parietem in aedibus,
Licere ut quiret convenire amantibus.
Obharentis custos hos videt de tegulis:
Ridiculis autem, quasi sit alia, luditur.
Itemque impellit militem Palaestrio 10
Omissam faciat concubinam, quando ei
Senis vicini cupiat uxor nubere.
Ultro abeat orat, donat multa. Ipse in domo
Senis prehensus poenas pro moecho luit.

Traduzione in Italiano[modifica]

Il soldato porta via la meretrice da Atene ad Efeso
mentre il servo vuole annunciare ciò al padrone che (l')amava,
in missione all'estero, ma lui stesso fu catturato in mare
e venne dato in dono a quello stesso soldato.
Fa venire il suo padrone da Atene e buca, 5
di nascosto la parte comune nelle due case gemelle,
richiede che sia possibile per i due amanti incontrarsi.
Un custode li vede dall'alto di un tetto mentre si abbracciano:
ma viene preso in giro con grandi burle, come se fosse un'altra.
Così Palestrione sprona il soldato 10
affinché lasci andar via la concubina, dato che
la moglie del vecchio vicino desidera sposarlo.
La prega di andarsene spontaneamente, le dona molte cose. Egli stesso
sorpreso nella casa del vecchio paga il fio come adultero.

Analisi del Testo[modifica]

1.
Meretricem: È Filocomasia.
Miles: È Pirgopolinice, il protagonista della commedia.
2-4.
Ero amanti: È Pleusicle, amante di Filocomasia prima che fosse condotta via a forze.
Servos: (Servus) È Palestrione, servo di Pleusicle.
Volt: È vult.
Captust: È datust è aferesi per captus est e datus est.
Amantibus: È Pleusicle e Filocomasia.
8-9.
Obhaerentis: (Obhaerentes) È predicativo di hos.
Custos: È Sceledro incaricato di far guardia alla ragazza.
Ridiculis: Predicato stostantivato.
Quasi sit alia: Comparativa ipotetica.
10-12.
Omissam: Ha valore predicativo.
Quando: Usato per quandoquidem (dal momento che).
Senis vicini: È Periplecomeno.
Uxor: È Acroteleuzia, una cortigiana fatta passare per moglie di Periplecomeno.
13-14.
Ultro... multa: Il soggetto di orat e donat è Pirgopolinice, mentre quello di abeat è Filocomasia.
Ipse: È il miles.

Lo spaccone (Atto primo, scena prima, vv. 1-78 - Pirgopolinice, Artotrogo)[modifica]

Questo primo atto, in scena unica, si apre con l'ingresso di Pirgopolinice, seguito da un corteggio di servi e da un parassita, Artotrogo. Si rivela fin dall'inizio la natura dei due personaggi. Il primo, che è il miles a cui è intitolata l'opera, è un soldato fanfarone e vanaglorioso, tanto da credersi l'incarnazione dell'eroe epico in cui si cognugano forza, coraggio e bellezza. Il secondo è un parassita che avendo compreso la natura vanitosa e sempliciotta del miles cerca di sfturrarlo a suo vantaggio. Pur di assicurarsi il pasto quotidiano quindi asseconda le vanaglorie del miles e anzi finge di credere alle sue finte imprese attribuendogliene anche altre. Dal racconto del parassita e dall'effetto gongolante del miles che si vede attribuire atti eroici di cui non era manco a conoscenza nasce l'effetto di grande comicità. E la caricatura non colpisce solo Pirgopolinice come eroe ma anche come conquistatore di donne. Artotrogo gli fa credere che le donne spasimino per lui e che dovunque passi lascia cuori infranti. Il primo atto termina con l'uscita di scena di Pirgopolinice che, come se si destasse da un sogno fantastico, si ricorda di una fantomatica missione affidatagli dal re Seleuco.

Metro: Senari giambici

Testo in Latino[modifica]

PY: Pyrgopolynices; AR: Artotrogus

PY: Curate ut splendor meo sit clupeo clarior
quam solis radii esse olim quom sudumst solent,
ut, ubi usus veniat, contra conserta manu
praestringat oculorum aciem in ácie hostibus.
nam ego hanc machaeram mihi consolari volo, 5
ne lamentetur neve animum despondeat,
quia se iam pridem feriatam gestitem,
quae misera gestit et fratrem facere ex hostibus.
sed ubi Artotrogus hic est?
AR: Stat propter virum 10
fortem atque fortunatum et forma regia;
tum bellatorem... Mars haud ausit dicere
neque aequiperare suas virtutes ad tuas.
PY: Quemne ego servavi in campis Curculioniis,
ubi Bumbomachides Clutomistaridysarchides 15
erat imperator summus, Neptuni nepos?
AR: Memini. nempe illum dicis cum armis aureis,
cuius tu legiones difflavisti spiritu,
quasi ventus folia aut paniculum tectorium.
PY: Istuc quidem edepol nihil est.
AR: Nihil hercle hoc quidemst
praeut alia dicam... quae tu numquam feceris. 20
periuriorem hoc hominem si quis viderit
aut gloriarum pleniorem quam illic est,
me sibi habeto, ego me mancupio dabo;
nisi unum, epityrum estur insanum bene.
PY: Vbi tu es?
AR: Eccum. edepol vel elephanto in India, 25
quo pacto ei pugno praefregisti bracchium.
PY: Quid, bracchium?
AR: Illud dicere volui, femur.
PY: At indíligenter iceram.
AR: Pol si quidem
conisus esses, per corium, per viscera
perque os elephanti transmineret bracchium. 30
PY: Nolo istaec hic nunc.
AR: Ne hercle operae pretium quidemst
mihi te narrare tuas qui virtutes sciam.
venter creat omnis hasce aerumnas: auribus
peraurienda sunt, ne dentes dentiant,
et adsentandumst quidquid hic mentibitur. 35
PY: Quid illúc quod dico?
AR: Ehem, scío iam quid vis dicere.
factum hercle est, memini fieri.
PY: Quid id est?
AR: Quidquid est.
PY: Habes...
AR: Tabellas vis rogare? habeo, et stilum.
PY: Facete advortis tuom animum ad animum meum.
AR: Novisse mores tuos me meditate decet 40
curamque adhibere, ut praeolat mihi quod tu velis.
PY: Ecquid meministi?
AR: Memini: centum in Cilicia
et quinquaginta, centum in Scytholatronia,
triginta Sardos, sexaginta Macedones
sunt homines quos tu occidisti uno die. 45
PY: Quanta istaec hominum summast?
AR: Septem milia.
PY: Tantum esse oportet. recte rationem tenes.
AR: At nullos habeo scriptos: sic memini tamen.
PY: Edepol memoria es optuma.
AR: Offae monent.
PY: Dum tale facies quale adhuc, assiduo edes! 50
Communicabo semper te mensa mea.
AR: Quid ín Cappadocia, ubi tu quingentos simul,
ni hebes machaera foret, uno ictu occideras?
PY: At peditastelli quia erant, sivi viverent.
AR: Quid tibi ego dicam, quód omnes mortales sciunt, 55
Pyrgopolynicem te unum in terra vivere
virtute et forma et factis invictissumum?
amant ted omnes mulieres, neque iniuria,
qui sis tam pulcher; vel illae quae here pallio
me reprehenderunt.
PY: Quid eae dixerunt tibi? 60
AR: Rogitabant: "hicine Achilles est?" inquit mihi.
"immo eius frater" inquam "est". ibi illarum altera
"ergo mecastor pulcher est" inquit mihi
"et liberalis. vide caesaries quam decet.
ne illae sunt fortunatae quae cum isto cubant!". 65
PY: Itane aibant tandem?
AR: Quaen me ambae obsecraverint,
ut te hodie quasi pompam illa praeterducerem?
PY: Nimiast miseria nimis pulchrum esse hominem.
AR: Immo itast.
molestaé sunt: orant, ambiunt, exobsecrant
videre ut liceat, ad sese arcessi iubent, 70
ut tuo non liceat dare operam negotio.
PY: Videtur tempus esse, ut eamus ad forum,
ut in tabellis quos consignavi hic heri
latrones, ibus denumerem stipendium.
nam rex Seleucus me opere oravit maxumo, 75
ut sibi latrones cogerem et conscriberem.
regi hunc diem mihi operam decretumst dare.
AR: Age eamus ergo.
PY: Sequimini, satellites!

Traduzione in Italiano[modifica]

PY: Pirgopolinice; AR: Artotrogo

PY: Abbiate cura che il mio scudo abbia uno splendore
più abbagliante di quanto sono soliti essere i raggi del sole comunemente
quando il cielo è sereno, cosicché, quando ne capita l'uso, venuti alle mani,
abbagli la vista ai nemici dirimpetto nel campo di battaglia.
Infatti io mi voglio consolare questa spada 5
affinché non pianga e non si perda d'animo,
poiché già da tempo la porto abitualmente oziosa,
lei che muore dalla voglia di fare salsicce dei nemici.
Ma dov'è questo Artotrogo?
AR: Sta vicino all'uomo forte 10
e fortunato e di dall'aspetto di un re;
inoltre guerriero... Marte non oserebbe nominarti
né equiparare le sue virtù alle tue.
PY: Parli forse di quello che ha salvato nei campi gorgoglionei
dove era comandante supremo Bumbomachide Clitumistandisarchiche, Nipote di Nettuno? 15
AR: Mi ricordo. Sì, certo tu parli di quello con le armi d'oro,
le cui legioni hai spazzato via con un soffio,
come il vento spazza le foglie e le pannocchie dei tetti.
PY: E per Polluce questo nemmeno è niente.
AR: Per Ercole, questo neppure è niente
in confronto alle altre cose che dirò... che tu non hai ancora fatto. 20
Se qualcuno vedrà un uomo più bugiardo di questo
o più borioso di quello là,
mi tengo per sé, io stesso mi darò a lui come schiavo;
se non per una sola cosa, si mangia (in casa sua) un'insalata di olive dannatamente buona.
PY: Dove stai?
AR: Eccomi, per Polluce, ad esempio 25
hai spezzato il braccio a un elefante in India in qualche modo.
PY: Che cosa, un braccio?
AR: Volevo dire una gamba.
PY: Eppure lo avevo colpito senza farci caso.
AR: Per Polluce, certamente se ti fossi impegnato
il braccio avrebbe attraversato la pelle, le budella e la bocca.
dell'elefante. 30
PY: Ma basta, ora.
AR: Per Ercole, neppure vale la pena che tu mi narri le tue qualità, che conosco.
La pancia provoca tutti questi guai:
divoro con le orecchie affinché i denti non crescano e devo dire di sì
qualunque cosa egli menta. 35
PY: Che stavo dicendo?
AR: Ehm, so già cosa mi vuoi dire, è avvenuto, per Ercole, mi ricordo che è avvenuto
PY: Che cosa?
AR: Qualsiasi cosa...
PY: Hai...
AR: Vuoi chiedere delle tavolette? Ce l'ho, e anche lo stilo.
PY: Adatti con grazia il tuo animo al mio
AR: È mio dovere comprendere a fondo i tuoi desideri e prendermi cura di subodorare
quello che vuoi. 40
PY: E dunque, di cosa di sei ricordato?
AR: Ricordo: centocinquanta in Sicilia, cento in Scizia, trenta a Sardi, sessanta in Macedonia sono gli uomini che tu hai ucciso in un solo giorno. 45
PY: Quanto fa il totale?
AR: Settemila.
PY: Deve essere una simile quantità: sai far bene i conti.
AR: Ma non ho nulla di scritto: infatti mi ricordo così.
PY: Per Polluce, sei di ottima memoria.
AR: I buoni bocconi esercitano la memoria.
PY: Finché ti comporterai tale quale fino a questo momento, mangerai assiduamente, 50
ti farà sempre partecipe della mia mensa.
AR: E poi in Cappadocia, quando tu ne avresti uccisi cinquecento
con un colpo solo se non ti si fosse spuntata la spada.
PY: Ma poiché erano pivelli li ho lasciati vivere.
AR: Perché dirti ciò che tutti i mortali conoscono, cioè che tu Pirgopolinice sei unico, insuperabile 55
in coraggio e in aspetto e in imprese sulla terra.
Ti amano tutte le donne, e non a torto, tu sei così bello; ad esempio quelle che ieri mi hanno tirato per il mantello.
PY: Che cosa ti hanno detto? 60
AR: Mi facevano un sacco di domande "È Achille costui?" mi dice una
"Meglio, è suo fratello" dico io. Allora quell'altra
"Per Castore, è davvero bello" mi dice "e distinto. Guarda la folta capigliatura che gli dona.
Sono davvero fortunate quelle che vanno a letto con lui". 65
PY: Dicevano veramente così?
AR: Non mi hanno tutte e due supplicato
di farti passare oggi, come se tu fossi una processione per di là?
PY: È una vera disgrazia essere belli.
AR: È proprio così.
Sono moleste: pregano, sollecitano, scongiurano
che sia possibile vederti, ti ordinano di venire da loro 70
cosicché non ti è possibile dedicarti alle tue faccende.
PY: Sembra che sia ora di andare al foro
per pagare il soldo a quei soldati che ho segnato qui nei registri.
Infatti il re Selenio con molta insistenza mi ha pregato 75
di raccogliere e arruolargli dei soldati mercenari.
Ho stabilito di dedicarmi la giornata di oggi per questo.
AR: Suvvia, andiamo.
PY: Guardie, seguitemi!

Analisi del Testo[modifica]

1.4
Curate: Pirgopolinice si rivolge ai servi che lo seguono o a quelli rimasti in casa.
Meo sit clipeo: Costruito con il dativo di possesso.
Quam... solent: Proposizione comparativa.
Olim: In correlazione con quom significa allora.
Quom: Forma arcaia per cum.
Sudumst: È sudum est.
Ubi: Oscilla tra il valore ipotetico e quello temporale.
5-8.
Machaeram: Latinizzazione del greco μάχαιρα (spada).
9-12.
Artotrogus: Nome greco che significa roditore di pane.
Forma regia: Ablativo di qualità.
Ausit: Forma arcaica di congiuntivo perfetto di audeo.
13-15.
Quemne: È retto da un sottinteso dicis, e vale eumne dicis quem.
In campis Curculioniis: Luogo immaginario deriva il suo nome da un coleottero che rode il grano, curculio, a cui Plauto gli ha dedicato una commedia.
Bumbomachides Clutomestoridysarchides: Nomi coniati da Plauto con l'intento di far ridere.
Neptuni nepos: Si pensa ad una allusione a Antigono Gonata, re della Macedonia, che amava farsi chiamare figlio di Nettuno, ma sicuramente è pura fantasia di Plauto.
16-18.
Quasi: Ha funzione di ut.
Folia: Accusativo dipendente da un sottinteso difflat.
Paniculum tectorium: Si allude alla copertura di canne dei casolari di campagna.
19-20.
Iustuc: Da istud + ce, dove ce è un'enclitica epidittica (presuppone un gesto di chi parla).
Edepol: Interiezione abbreviata da e deus pollux.
Hercle: Sincope per hercule.
Quidemst: Aferesi per quidem est.
Quae... feceris: Questa espressione e quelle che seguono sono rivolte dal parassita al pubblico.
21-24.
Hoc: Secondo termine di paragone.
Quis: È aliquis, come di norma dopo il si.
Viderit: Futuro anteriore.
Illic: Formato da ille + ce con ce epidittico.
Habeto: Futuro dell'imperativo.
Ei... mancupio: È costruito con il doppio dativo.
Mancupio: Da mancipio è un termine tecnico per indicare l'atto di asservamento.
Epityrum: Pietanza a base di olive e verdure varie su formaggio. Dal greco επί τυρω (su formaggio).
Estur: Forma arcaica per editur.
Insanum: Neutro Avverbiale.
25-26.
Eccum: Da ecce + cum ma qui equivale a ecce + me (eccomi).
Vel: Valore limitativo.
Quid: Sottinteso dicis.
28-30.
Pol: Interiezione (per Polluce).
Si... conius esses... transmineret: Protasi e apodosi di un periodo ipotetico di III tipo.
31-32.
Nolo: Sottinteso audire (non voglio ascoltare) o te memorare (non voglio che tu ricordi).
Istaec: Equivale a ista.
Quidemst: È quidem est.
Qui... sciam: Relativa con valore causale.
33-35.
Hasce: C'è il ce enclitico epidittico.
Auribus: Dativo d'agente.
Ne dentes dentiant: Figura etimoligica sta per affinché i denti non si allunghino per il fatto di non masticare.
Adsentandumst: È adsentandum est.
Mentibitur: Forma arcaica per mentietur.
36-37.
Illuc: È illud.
Ehem: Significa ah, sì.
Herclest: È hercle est.
38.
Tabellas: Tavolette incerate sulle quali si incideva con lo stilo che da una parte era appuntito dall'altra terminava con una spatola per raschiare.
39.
Advortis: È advertis.
40-41.
Praeolat: È congiuntivo da praeolo usato al posto del più comune praeoleo.
42-45.
Cilicia: Regione dell'Asia Minore.
Scytholatronia: Composto creato da Plauto formato dal nome della regione (Scythia) e l'attività dei suoi abitanti (latrones). Dalla Scizia provengono molti mercenari (latrones) perché nelle loro incursioni arraffavano tutto quanto trovavano.
46-48.
Istaec: È ista.
Septem milia: Il parassita non fa la somma delle cifre precedenti ma spara un somma in eccesso per far aumentare la vanagloria del miles.
49.
Memoria... optuma: Ablativo di qualità. Optuma è optima.
50-51.
Talem... qualem: Predicativo di un te sottinteso.
Communicabo: Costruito con il verbo dono cioè con l'accusativo della persona e l'ablativo della cosa.
52-53.
Quid: Espressione ellittica.
Ni: È nisi.
Foret: È esset.
54.
Peditastelli: Diminutivo di peditaster.
Sivi: Perfetto di sino.
55-57.
Quod: Pronome prolettico della infinitiva che segue.
Pyrgopolinicem: Nome inventato e appropriato al personaggio infatti significa colui che vince torri e città.
Virtute et forma et factis: Ablativo di limitazione legati per polisindeto.
58-60.
Qui... pulcher: Relativa causale.
61-65.
Hicine: È hic + la particella negativa ne.
Ibi: Con valore temporale (allora).
Mecastor: (Per Castore) È interazione usata solo dalle donne.
Quam decet: Verbo all'indicativo anche se interrogativa indiretta.
Ne: Valore asseverativo. Corrisponde al greco νή oppure ναί (davvero)
66-67.
Quaem: È quae + l'enclitica asseverativa ne.
Obsecraverint: Il congiuntivo va spiegato con il valore causale della frase.
Pompam: Grammaticalmente è apposizione di te.
Illa: Avverbio di moto per il luogo.
Praeterducerem: È un apax legomenon della lingua latina.
68.
Nimiast: È nimia est.
Esse hominem: Infinitiva soggettiva.
Immo itast: (È proprio così) Itast significa ita est.
69-71.
Ambitum: Termine tecnico che indica l'attitudine ad andare in giro in cerca di voti. Deriva da amb (greco αμφί) + eo (vado in giro).
Arcessi: Infinito passivo con il soggetto (te) sottinteso.
72-76.
Tempus: La reggenza con ut e il congiuntivo in epoca classica è sostituita dall'infinito.
Ad forum: La scena sembra spostarsi dalla Grecia a Roma dove il luogo per gli affari e le pubbliche adunanze era detto foro, e non αγορά come in Grecia.
Latrones: Predicativo di quos.
Ibus: Forma arcaica per eis.
Dinumerem: Il verbo suggerisce l'idea di contare (da dis + numero).
Seleucus: Non si sa quale re di Siria Plauto allude. Se Seleuco I (312-282 a.C.), Seleuco II (242-227 a.C.) oppure Seleuco III (227-224 a.C.). Ma se il nome si trovava già nell'originale greca preso a modello, cioè nell'Αλαζών, commedia quasi sicuramente di Menandro, allora non c'è alcun dubbio che si tratti di Seleuco I.
Opere... maxumo: Può essere considerato superlativo dell'avverbio magnopere.
Maxumo: È maximo.
77-78.
Mihi: Dativo d'agente.
Decretumst: È decretum est.
Eamus: Congiuntivo esortativo.
Satellites: Sono il corteggio di servi con il quale il miles si era presentato sulla scena.