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Basic Life Support

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lezione
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Basic Life Support
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Manovre di primo soccorso
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 25%

Il Basic Life Support (BLS) è un insieme di manovre volte a preservare le funzioni vitali di base di un infortunato, nell'attesa dell'arrivo dei soccorsi sanitari e del suo trasporto in ospedale.

Rappresenta il primo livello di trattamento medico in caso di emergenza, in quanto non richiede particolari qualifiche e può essere praticato da chiunque abbia ricevuto una formazione in tal senso, quindi anche da un semplice cittadino. Da questo punto di vista si distingue dall'Advanced Life Support (ALS), il supporto avanzato alle funzioni vitali, attuabile solo ed esclusivamente da medici e infermieri.

Spesso viene denominato BLS-D, dove D sta per Defibrillation, che identifica una possibile manovra aggiuntiva (ovvero la defibrillazione) attuabile nel caso sia presente un defibrillatore a portata di mano.

La catena della sopravvivenza

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Il BLS rappresenta uno dei quattro anelli della cosiddetta catena della sopravvivenza, ossia tutti quei passaggi indispensabili da eseguire per aumentare le possibilità di sopravvivenza in caso di arresto cardiaco.

Ricordiamo che la catena della sopravvivenza è formata da:

  1. allertamento immediato dei servizi di emergenza (118 o 112);
  2. rianimazione cardio-polmonare precoce;
  3. defibrillazione precoce;
  4. cure da parte del personale sanitario, da attuarsi anch'esse il prima possibile.

Se uno solo di questi anelli viene a mancare, si corre il rischio di ridurre le possibilità di sopravvivenza della vittima.

L'A.B.C.

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La prima parte del BLS è rappresentata dall'analisi dello funzioni vitali di base dell'infortunato.

Questo passaggio viene solitamente chiamato ABC, dalle iniziali dei termini inglesi Airways, Breathing e Circulation, ovvero vie respiratorie, respiro e circolazione, che sono gli aspetti che andremo ad analizzare per capire le condizioni del soggetto.

A - Airway

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Inizieremo col valutare la pervietà delle vie aeree della vittima, ovvero se vi sono ostruzioni al passaggio di aria dalla bocca ai polmoni, cosa che potrebbe impedire una corretta ossigenazione.

Per prima cosa cosa è necessario allentare eventuali indumenti che possono dare costrizione (colletti, bottoni, cravatte, ecc.).

Provvederemo quindi ad aprire la bocca della vittima per evidenziare eventuali oggetti presenti al suo interno, che andranno rimossi: se è presente del liquido, la testa del paziente andrà delicatamente ruotata in modo da permetterne la fuoriuscita.

Passeremo poi ad estendere il capo della vittima, ponendo una mano sulla fronte ed una sul mento ed estendendo la testa delicatamente (ovvero facendola alzare verso l'alto). Questa manovra determina quasi in automatico l'apertura della bocca, che può essere accentuata abbassando delicatamente il mento con le dita, nonché l'abbassamento della lingua, la quale in caso di incoscienza tende per per forza di gravità ad adagiarsi sul palato, impedendo così il passaggio di aria per la bocca.

La posizione di iperestensione va mantenuta per tutte le fasi dell'ABC. L'iperestensione non va assolutamente eseguita nel caso di sospetti traumi cervicali, in quanto muovendo il capo si potrebbe andare a ledere il midollo spinale: in tali evenienze, si può tentare un'iperestensione parziale solo nel caso in cui sia assolutamente necessario tentare di rianimare la vittima.

B - Breathing

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Dopo aver iperesteso la testa della vittima e accertato che le vie respiratorie sono libere, occorre capire se il soggetto sta respirando o meno.

Per acclararlo il soccorritore deve chinare il capo e tenere la propria guancia circa 5 centimetri sopra la bocca della vittima, con lo sguardo rivolto verso il suo torace. In questo modo il soccorritore è in grado di osservare eventuali movimenti del torace (segno che la vittima presumibilmente sta respirando), di udire il rumore dell'aria esalata e sentirla sulla propria guancia.

Questa manovra viene definita GAS, acronimo di Guardo, Ascolto e Sento. Infatti:

  • Guardo il torace, stando attento ad eventuali movimenti;
  • Ascolto l'aria esalata;
  • Sento l'aria sulla mia guancia.

La manovra va eseguita per 10 secondi, possibilmente contando ad alta voce in modo da restare concentrati. Bisogna prestare attenzione a non scambiare eventuali gorgoglii )o altri suoni prodotti dall'infortunato) per dei respiri.

C - Circulation

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Il passaggio successivo è acclarare lo stato della circolazione del soggetto.

Ancor prima di mettere le mani sull'infortunato, possiamo già avere una prima idea dello stato circolatorio del soggetto osservandolo. Ad esempio, se la pelle ha un colorito decisamente pallido possiamo già supporre che la circolazione non sia sufficiente e possa essere compromessa: se invece ha un colorito bluastro (cianotico), il soggetto si trova in un grave stato ipossico (ovvero non respira), il suo sistema cardio-circolatorio non permette uno scambio efficace dei gas e pertanto va rianimato al più prestito.

Passeremo quindi a cercare il polso dell'infortunato. L'analisi del polso ci permette di valutare due parametri:

  1. il battito cardiaco, per cui se il cuore batte o meno;
  2. la pressione sanguigna: normalmente il passaggio del sangue è ben distinguibile, mentre nel caso in cui il soggetto abbia un calo di pressione esso può risultare più sfumato e meno percettibile.

In caso di emergenza generalmente si preferisce andare a cercare il polso carotideo, ponendo delicatamente indice e medio al di sotto dell'angolo della mandibola: sebbene poco utilizzato in altri ambiti sanitari[1], il polso carotideo ha il vantaggio di risultare comunque percettibile anche a pressioni molto basse (anche a 50mmHg di pressione massima) e pertanto risulta preferibile nei contesti di emergenza.

A scopo puramente didattico, si può affermare semplicisticamente che se una persona respira vuol dire che c'é battito cardiaco. Non è detto invece che se c'é battito cardiaco la persona sia in grado di respirare autonomamente (ad esempio in caso di ostruzione delle vie aeree).

Questo concetto permette di introdurre un'altra manovra, detta MO. TO. RE., che può essere eseguita durante le fasi B e C. Si tratta semplicemente di osservare il paziente, cercando:

  1. MOvimenti del corpo;
  2. TOsse;
  3. REspiro.

Se l'infortunato presenta queste caratteristiche, si può essere pressoché certi che il cuore batta, anche se non siamo riusciti a percepire il polso.

Se invece abbiamo completato l'ABC e non abbiamo rinvenuto alcun segno di MO. TO. RE. e di battito cardiaco, siamo legittimati ad iniziare subito la rianimazione cardio-polmonare.

Rianimazione cardio-polmonare

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La rianimazione cardio-polmonare (RCP) è il primo strumento a disposizione durante un arresto cardiaco. Si tratta di una manovra da effettuare con estrema attenzione in quanto può essere traumatica per il paziente, ma assolutamente fondamentale in quanto può rivelarsi salvifica per la vita di molte vittime, e va pertanto iniziata il prima possibile.

La RCP è caratterizzata dall'alternanza di due tipi di manovre:

  • insufflazioni di aria nei polmoni della vittima, da effettuarsi tipicamente tramite una respirazione bocca-bocca;
  • compressioni del torace della vittima, al fine di tentare di far ripartire le contrazioni cardiache.

Queste manovre vanno eseguite finché non si hanno segni di battito cardiaco o MO. TO. RE., o finché il soccorritore che esegue la RCP non è esausto (pertanto nel caso siano presenti più persone conviene darsi il cambio ogni tanto, in modo da distribuire meglio le proprie energie).

Nel corso degli anni si è cercato di stabilire quale sia il miglior protocollo da utilizzare durante la rianimazione cardio-polmonare, al fine di garantire maggiori probabilità di sopravvivenza al paziente: il consensus attuale prevede di effettuare dei cicli di 30 compressioni toraciche seguite da 3 insufflazioni d'aria, e così via.

Le compressioni toraciche hanno il doppio ruolo di permettere una seppur blanda spinta al sangue in circolo, nonché grazie alla spinta meccanica di stimolare il ripristino dell'attività elettrica del cuore. Esse vanno effettuate a due mani e ponendosi in ginocchio a fianco della vittima, in modo da poter imprimere il massimo della forza disponibile anche grazie al proprio tronco.

Le mani vanno poste sul corpo dello sterno: la posizione migliore può essere individuata seguendo l'arcata costale fino alla congiunzione con lo sterno, e ponendosi 2-3 centimetri sopra. Si pone quindi la mano non dominante (ad esempio la sinistra nei destrimani) a piatto sulla parete toracica, e l'altra (che in quanto dominante dovrebbe essere più controllabile anche in termini di forza) sopra di essa.

Tenendo le braccia tese, vanno quindi impresse delle contrazioni al torace, al ritmo di circa 90-100 contrazioni al minuto. Dato che può risultare difficile seguire il giusto ritmo, specie in situazioni concitate di emergenza, viene solitamente consigliato di recitare mnemonicamente una canzone nota che abbia il ritmo richiesto (quella più famosa in questo ambito -considerato anche il titolo- è Stayin' Alive del gruppo pop australiano Bee Gees, ma esistono miriadi di esempi, come Rolling In The Deep di Adele, Sunday Bloody Sunday degli U2 e così via).

Le pressioni vengono genericamente ritenute efficaci quando riescono a far abbassare il torace di circa 4-5 centimetri.

Le insufflazioni servono invece a garantire un minimo livello di ossigenazione[2]: vanno effettuate ognuna nell'arco di circa un secondo. Il contatto bocca-bocca deve essere il più ermetico possibile: ove disponibile si può utilizzare una speciale mascherina dotata di bocchino che permette di insufflare l'aria senza un contatto diretto con la bocca della vittima.

L'insufflazione è verosimilmente efficace quando si è in grado di vedere la parete del torace alzarsi.

Una volta effettuati tre cicli da 30 compressioni seguite da 3 insufflazioni, occorre ripetere l'ABC: se non vi è ancora segno di battito cardiaco, è necessario continuare la rianimazione eseguendo altri tre cicli, controllare di nuovo, e così via.

Defibrillazione

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Per approfondire questo argomento, consulta la pagina Uso del defibrillatore.

Come abbiamo accennato, la D della sigla BLS-D rappresenta la Defibrillation, ossia la defibrillazione. Nel caso in cui sia a portata di mano è sempre consigliabile l'utilizzo del defibrillatore in presenza di ritmi cardiaci fibrillanti e ove la rianimazione cardio-polmonare non abbia avuto al momento buon esito.

Per l'illustrazione delle basi di una corretta defibrillazione, si rimanda alla lezione apposita.

Note

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  1. La ricerca del polso carotideo per la valutazione dello stato cardio-vascolare dei pazienti non viene solitamente effettuata nella normale pratica clinica, in quanto si corre il rischio (per quanto limitato) di causare dei problemi al paziente. Infatti andando a cercare -specie in maniera vigorosa- il polso carotideo si corre il rischio di andare a stimolare il seno carotideo, una struttura dell'arteria carotide deputata al controllo della pressione sanguigna, causando una sincope (ossia una perdita improvvisa della coscienza con svenimento) al paziente. Vi è altresì il rischio, specie nei pazienti di una certa età, che il massaggio dell'arteria carotide possa portare al distacco di eventuali placche aterosclerotiche presenti sulla parete interna dell'arteria stessa: la placca staccatasi può iniziare a seguire il percorso dell'arteria e andare ad incastrarsi all'altezza dei vasi terminali, causando anche un'ischemia cerebrale. Pertanto, solitamente durante le visite di routine si preferisce andare a cercare altri polsi periferici, come il brachiale, il femorale, il popliteo e altri: nei casi di emergenza, invece, i rischi potenziali corsi dall'infortunato hanno ragione di tutto ciò e pertanto si può tranquillamente utilizzare il polso carotideo.
  2. L'aria insufflata dai polmoni di una persona ad un'altra contiene infatti una quantità di ossigeno ancora sufficiente per permettere un livello minimo di ossigenazione alla vittima.