Apollo 11

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Apollo 11
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Scienze per la scuola media 3
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 25%

Apollo 11 fu la missione spaziale che per prima portò gli uomini sulla Luna, gli statunitensi Neil Armstrong e Buzz Aldrin, il 20 luglio 1969 alle 20:18 UTC. Armstrong fu il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell'allunaggio, il 21 luglio alle ore 02:56 UTC. Armstrong trascorse due ore e mezza al di fuori della navicella, Aldrin poco meno. Insieme raccolsero 21,5 kg di materiale lunare che riportarono a Terra. Un terzo membro della missione, Michael Collins, rimase in orbita lunare, pilotando il modulo di Comando che riportò gli astronauti a casa. La missione terminò il 24 luglio, con l'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.

Apollo 11 Launch - GPN-2000-000630

Lanciata da un razzo Saturn V dal Kennedy Space Center, il 16 luglio, Apollo 11 fu la quinta missione con equipaggio del programma Apollo della NASA. La navicella spaziale Apollo era costituita da tre parti: un Modulo di Comando (CM) che ospitava i tre astronauti ed era l'unica parte che rientrava a Terra, un modulo di servizio (SM), che forniva il modulo di comando di propulsione, energia elettrica, ossigeno e acqua, e un Modulo Lunare (LM) per l'atterraggio sulla Luna.

La prima passeggiata lunare fu trasmessa in diretta televisiva per un pubblico mondiale.

Apollo 11 concluse la corsa allo spazio intrapresa dagli Stati Uniti e dall'Unione Sovietica, realizzando l'obiettivo nazionale proposto nel 1961 dal presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy in un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti in cui affermò che: "questo paese deve impegnarsi a realizzare l'obiettivo, prima che finisca questo decennio, di far atterrare un uomo sulla Luna e farlo tornare sano e salvo sulla Terra".

Apollo 11 Launch - GPN-2000-000630

Informazioni generali[modifica]

Equipaggio[modifica]

Posizione Astronauta
Comandante Neil Armstrong

Secondo volo

Pilota del modulo di comando Michael Collins

Secondo volo

Pilota del modulo lunare Buzz Aldrin

Secondo volo

Ciascun membro dell'equipaggio dell'Apollo 11 aveva già compiuto almeno un volo spaziale prima di essere selezionato per la missione; che l'equipaggio fosse composto da soli veterani era accaduto precedentemente solo per l'Apollo 10 e, in seguito, mai più si ripeterà.

Originariamente era previsto che Collins fosse il pilota del modulo di comando dell'Apollo 8, ma fu rimosso dall'incarico in seguito alla necessità di un intervento chirurgico alla schiena e fu sostituito da Jim Lovell, che svolgeva lo stesso compito nell'equipaggio di riserva.

Equipaggio di riserva[modifica]

Posizione Astronauta
Comandante James Lovell
Pilota del modulo di comando William Anders
Pilota del modulo lunare Fred Haise

Personale di supporto[modifica]

  • Charles Duke, Capsule Communicator
  • Ronald Evans
  • Owen K. Garriott
  • Don L. Lind
  • Ken Mattingly
  • Bruce McCandless
  • Harrison Schmitt
  • Bill Pogue
  • Jack Swigert

Direttori di volo[modifica]

  • Cliff Charlesworth (Green Team), per il lancio e per l'EVA
  • Gene Kranz (White Team), allunaggio
  • Glynn Lunney (Black Team), ascesa dalla Luna

Codici di chiamata[modifica]

All'equipaggio delle missioni Apollo era lasciata la possibilità di rinominare le navicelle in uso, ma, dopo che l'equipaggio dell'Apollo 10 aveva optato per Charlie Brown e Snoopy per identificare rispettivamente il Modulo di Comando e il Modulo Lunare, il vice-direttore delle pubbliche relazioni, Julian Scheer, scrisse a George M. Low, direttore del Centro di controllo missione, di suggerire all'equipaggio dell'Apollo 11 nomi più "seri".

Il modulo di comando fu così chiamato Columbia, da Columbiad, il gigantesco cannone che, nel romanzo di Jules Verne Dalla Terra alla Luna (1865), sparava la navicella verso la Luna; Il LEM invece fu chiamato Eagle (Aquila), l'uccello simbolo degli Stati Uniti, rappresentato anche sull'emblema della missione.

Emblema della missione[modifica]

L'emblema della missione fu ideato da Collins, che volle rappresentare simbolicamente un "allunaggio pacifico degli Stati Uniti". Rappresentò quindi un'aquila calva, con un ramo d'ulivo nel becco, che atterrava su un paesaggio lunare e con una vista della Terra in lontananza. Alcuni funzionari della NASA ritennero che gli artigli dell'aquila sembrassero troppo "bellicosi" e dopo qualche discussione, il ramo d'ulivo fu spostato negli artigli. L'equipaggio scelse di non utilizzare il numero romano "XI", ma preferì utilizzare l'"11" arabo, temendo che il primo potesse non essere compreso in alcune nazioni. Inoltre, scelsero di non indicare i loro nomi sull'emblema, affinché esso fosse "rappresentativo di tutti coloro che avevano lavorato per permettere la missione".

Tutti i colori sono naturali, con bordi in blu e giallo oro.

Oggetti ricordo[modifica]

Neil Armstrong, nel suo PPK (Personal Preference Kit) volle tenere un pezzo di legno dell'elica dell'aereo dei fratelli Wright del 1903 e un pezzo di tessuto dall'ala. Inoltre aveva con sé i distintivi di astronauta, arricchiti di diamanti, originariamente donati da Deke Slayton alle vedove dell'equipaggio dell'Apollo 1.

La missione[modifica]

Il lancio e il viaggio verso la Luna[modifica]

Il lancio dell'Apollo 11 con il Saturn V, fa notare l'effetto della Singolarità di Prandtl-Glauert

La Terra vista da Apollo 11 poco dopo aver lasciato l'orbita terrestre (manovra Trans Lunar Injection)

Lo stesso argomento in dettaglio: Presidenza di Richard Nixon § Programma spaziale.

Il lancio dell'Apollo 11 fu seguito, oltre che dalle migliaia di persone che affollavano le autostrade e le spiagge vicino al sito di lancio, da milioni di spettatori televisivi, con il responsabile delle comunicazioni pubbliche della NASA, Jack Re, che forniva il commento. Il Presidente Richard Nixon assistette all'evento dallo Studio Ovale della Casa Bianca.

L'Apollo 11 fu lanciato da un razzo vettore Saturn V dalla piattaforma di lancio 39A, parte del complesso di lancio 39 del Kennedy Space Center, il 16 luglio 1969 alle 13:32:00 UTC ed entrò in orbita terrestre dodici minuti più tardi.. Dopo un'orbita e mezza, il motore PWR J-2 del terzo stadio S-IVB spinse la navetta sulla sua traiettoria verso la Luna grazie alla manovra Trans Lunar Injection (TLI) iniziata alle 16:22:13 UTC. Circa 30 minuti più tardi la coppia modulo di comando/modulo di servizio si separarono dall'ultimo stadio del saturno V e compirono la manovra per agganciarsi al Modulo Lunare rimasto ancora nel suo adattatore posto in cima al terzo stadio. Dopo che il Modulo Lunare fu estratto, il veicolo spaziale combinato continuò il suo viaggio verso la Luna, mentre il terzo stadio ormai abbandonato fu messo in un'orbita eliocentrica.

Il 19 luglio alle 17:21:50 UTC, Apollo 11 passò dietro la Luna e accese il motore in servizio per entrare in orbita lunare. Nelle trenta orbite che effettuarono, l'equipaggio ebbe modo di osservare il luogo previsto per il loro atterraggio nel sud del Mare della Tranquillità (Mare Tranquillitatis) a circa 19 km a sud-ovest del cratere Sabine D (0.67408N, 23.47297E). Il sito di atterraggio era stato scelto in parte perché era ritenuto avente una conformazione relativamente piatta e liscia grazie alle rilevazioni delle sonde automatiche Ranger 8 e Surveyor 5 e perciò non presentava grandi difficoltà nell'allunaggio e nella attività extraveicolari.

L'allunaggio[modifica]

L'Eagle distaccato dal Columbia

Il 20 luglio 1969 il modulo lunare chiamato "Eagle" venne separato dal modulo di comando, detto "Columbia". Collins rimase a bordo del Columbia, mentre l'Eagle con Armstrong e Aldrin scendeva sulla superficie. Dopo un attento controllo visivo, Eagle accese il motore e iniziò la discesa, quando Armstrong e Aldrin notarono che stavano oltrepassando i punti di riferimento sulla superficie lunare quattro secondi prima del previsto, e riportarono che sarebbero atterrati un po’ più a ovest del punto di atterraggio previsto.

Dopo 5 minuti dall’inizio della discesa, a 1800 m sopra la superficie lunare, il computer di navigazione e di guida del modulo lunare catturò l’attenzione dell’equipaggio con una lunga serie di allarmi con codice 1201 e 1202, causati dall'erronea attivazione del rendezvous radar (utile in caso di annullamento dell'atterraggio). All’interno del mission control center di Houston in Texas, l’ingegnere Jack Garman confermò all’ufficiale di guida Steve Bales che era possibile proseguire la discesa in sicurezza, e questa rassicurazione venne ritrasmessa all’equipaggio. Gli allarmi riportavano “executive overflow”, indicando cioè che il computer di guida non poteva completare tutti i suoi task in tempo reale e aveva dovuto posporne alcuni, per evitare di saturare tutta la memoria necessaria per i calcoli dell'allunaggio.

« A causa di un errore nella checklist riportata in un manuale, l’interruttore del radar di rendezvous era stato impostato in una posizione sbagliata. Ciò aveva causato l’invio di comandi fuorvianti al computer. Il risultato fu che al computer venne richiesto di svolgere tutte le sue normali operazioni per l’atterraggio, ricevendo anche un carico supplementare di dati spuri da processare, che avevano però consumato il 15% in più delle sue risorse. Il computer (più precisamente, il suo software), riconobbe che gli era stato richiesto di svolgere più task di quanti ne avrebbe dovuti eseguire. Avvisò quindi della situazione con un allarme, che per gli astronauti doveva essere interpretato come “sono sovraccaricato con più task di quelli che dovrei svolgere in questo momento, manterrò attivi solo quelli importanti (ad esempio quelli necessari per l’atterraggio)”. Infatti il computer era stato programmato per riconoscere molteplici possibili casi di errori. Una serie completa di programmi di ripristino era stato inclusa nel software. L’azione del software, in questo caso, fu di escludere i task a bassa priorità e ripristinare quelli più importanti. Se il computer non avesse riconosciuto questo problema e avviato le opportune azioni di ripristino, dubito che l’allunaggio dell’Apollo 11 avrebbe avuto successo.  »
Apollo 11 Lunar Lander - 5927 NASA

Durante questa fase, gli astronauti si accorsero che il sito dell'allunaggio era molto più roccioso di quanto avessero indicato le fotografie. Armstrong prese il controllo semi-manuale del modulo lunare, che fece allunare alle 20:17:40 UTC (22:17:40 ora italiana) con ancora 25 secondi di carburante.

La NASA, considerata la modesta quantità di carburante rimasta, di gran lunga inferiore rispetto ai precedenti test, aumentò in modo considerevole la quantità di combustibile disponibile sul LEM per i voli successivi.

(EN)

« Houston, Tranquility Base here. The Eagle has landed. »

(IT)

« Houston, qui Base della Tranquillità. L'Eagle è atterrato »

(Storica frase di Neil Armstrong pochi secondi dopo l'atterraggio del modulo lunare.)

Operazioni sulla superficie[modifica]

Gli astronauti progettarono la disposizione delle attrezzature per installare l'Early Apollo Scientific Experiment Package (EASEP) e issare la bandiera americana, studiando il sito dell'allunaggio dalle due finestre triangolari dell'Eagle, che permettevano loro di avere una visione di 60°.

Secondo il programma, Armstrong e Aldrin dopo aver compiuto tutti i controlli previsti avrebbero dovuto riposare per quattro ore all'interno del modulo lunare, eventualmente aiutati a dormire con dei tranquillanti, poi si sarebbero preparati per l'uscita, programmata per le 6:17 UTC (8:17 italiane).. Invece gli astronauti non dormirono. Alle 22:12 UTC (0:12 italiane) Armstrong comunicò la decisione di procedere con la preparazione della prima Attività Extraveicolare, invece di riposare, con queste parole: Il nostro consiglio a questo punto è di programmare l'Attività Extraveicolare, con la vostra approvazione, a partire dalle otto di questa sera, ora di Houston. Approssimativamente fra tre ore. Il dottor Berry, il medico che con la telemetria controllava le condizioni di Armstrong, si disse d'accordo, e così pure il direttore di volo Cliff Charlesworth, e da Houston venne dato l'OK.

La preparazione per l'uscita anticipata però richiese ben più delle tre ore previste da Armstrong. L'astronauta ebbe alcune iniziali difficoltà a uscire dello sportello a causa del suo PLSS (Primary Life Support System, lo zaino agganciato alla tuta spaziale). Infatti secondo il veterano lunare John Young (astronauta statunitense), a una riprogettazione del LM che prevedeva uno sportello più piccolo, non seguì una revisione della PLSS, così si rese difficoltosa l'entrata e l'uscita degli astronauti dallo sportello.

Sei ore e mezza dopo aver toccato il suolo, alle 2:57 UTC (4:57 italiane), Armstrong compì la discesa sulla superficie e fece il suo grande passo per l'umanità. Aldrin lo seguì, e i due astronauti trascorsero 2 ore e 31 minuti a fotografare la superficie lunare e raccogliere campioni di roccia.

Aldrin passeggia sulla Luna

(EN)

« Magnificent desolation. »

(IT)

« Magnifica desolazione »

(Buzz Aldrin appena disceso)

L'Unità di Controllo Remota posta sul casco impediva ad Armstrong di vedersi i piedi. Mentre scendeva la scaletta di nove gradini, Armstrong tirò l'anello che schierò il Modular Equipment Stowage Assembly (MESA) contro il lato dell'Eagle attivando la telecamera della TV. Le prime immagini vennero ricevute al "Goldstone Deep Space Communications Complex" negli USA, ma quelle con miglior definizione si videro a Honeysuckle Creek in Australia. Qualche minuto più tardi le immagini furono mandate anche nel normale circuito televisivo, grazie al radiotelescopio del Parkes Observatory in Australia. Così, malgrado le difficoltà iniziali, le prime immagini in bianco e nero di un uomo sulla Luna vennero viste in diretta da almeno 600 milioni di persone sparse in tutto il mondo.

Dopo una breve descrizione della superficie (very fine grained... almost like a powder cioè "a grana molto fine... quasi come polvere") e aver pronunciato la sua storica frase, Armstrong fece il suo primo passo fuori dall'Eagle e diventò il primo uomo a camminare su un altro corpo celeste. Commentò che muoversi nella gravità lunare, circa un sesto di quella terrestre, era molto più facile che nelle simulazioni effettuate prima del lancio e che l'ideale per spostarsi era "saltare" e non camminare come sulla Terra.

Apollo 11 bootprint 3

Oltre che essere la concretizzazione del sogno di John F. Kennedy di vedere un uomo sulla Luna prima della fine degli anni sessanta, l'Apollo 11 fu un test per tutte le missioni successive Apollo; quindi Armstrong scattò le foto che sarebbero servite ai tecnici sulla Terra a verificare le condizioni del modulo lunare dopo l'allunaggio. Successivamente raccolse il primo campione di terreno lunare, lo pose in una busta che mise nell'apposita tasca della sua tuta. Rimosse la telecamera dal MESA, fece una panoramica e la mise su un treppiede a 12 m dal modulo lunare. Il cavo della telecamera, però, rimase parzialmente arrotolato, rappresentando un pericolo per le attività extraveicolari (EVA).

Aldrin raggiunse Armstrong sulla superficie lunare e testò i metodi migliori per muoversi, compreso il cosiddetto salto del canguro. La disposizione dei pesi nella PLSS creava una tendenza a cadere verso l'indietro, ma nessuno dei due astronauti ebbe seri problemi d'equilibrio. Correre a passi lunghi divenne il metodo per spostarsi preferito dai due astronauti. Aldrin e Armstrong riferirono che dovevano programmare i movimenti da compiere sei o sette passi prima. Il terreno molto fine era anche particolarmente sdrucciolevole. Aldrin rilevò che il muoversi tra la luce solare diretta e l'ombra dell'Eagle non provocava cambiamenti significativi di temperatura all'interno della sua tuta spaziale, invece il casco risultava essere più caldo sotto il Sole.

Gli astronauti piantarono insieme la bandiera degli Stati Uniti, ma la consistenza del terreno non permise di inserirla per più di 20 cm. Successivamente essi ricevettero una chiamata del presidente di allora, Richard Nixon, che egli stesso definì "la storica chiamata fatta dalla Casa Bianca".

Aldrin vicino al Modulo Lunare (LEM).

Il MESA non si rivelò una piattaforma di lavoro stabile, inoltre era all'ombra, e questo rallentò ulteriormente il lavoro. Mentre lavoravano, gli astronauti alzarono della polvere grigia, che andò a sporcare la parte esterna delle loro tute. Posizionarono l'EASEP, che includeva un sismografo passivo e un "retroreflector" (dispositivo composto da celle multi-specchio, orientato in modo da riflettere la luce di un laser puntato dalla Terra verso la Luna). Successivamente Armstrong si allontanò a grandi passi di circa 120 metri dal Modulo Lunare per fotografare il Cratere Orientale mentre Aldrin iniziò la raccolta di materiale lunare. Usò il martello geologico, e questa fu l'unica situazione in cui venne usato dall'Apollo 11. Gli astronauti iniziarono la raccolta di rocce lunari con le palette, ma poiché l'operazione richiedeva molto più tempo del previsto, furono costretti ad abbandonare il lavoro a metà dei 34 minuti previsti.

Durante questo periodo, il "Mission Control" ha usato una frase codificata per avvertire Armstrong che i suoi tassi metabolici erano troppo alti e che avrebbe dovuto rallentare. I tassi rimasero generalmente più bassi di quanto previsto per entrambi gli astronauti durante la camminata, così il "Mission Control" assegnò ad Aldrin e Armstrong 15 minuti in più.

Risalita lunare e ritorno sulla Terra[modifica]

Armstrong vicino al Modulo Lunare (LEM).

Aldrin rientrò nell'Eagle per primo. Con non poche difficoltà, gli astronauti caricarono i film e due sacchi contenenti più di 22 kg di materiale lunare dallo sportello del Modulo Lunare, grazie ad un sistema a puleggia chiamato "Lunar Equipment Conveyor". Poi Armstrong saltò sulla scaletta ed entrò nel LM.

Dopo il trasferimento al Modulo di supporto vitale dell'LM, gli astronauti alleggerirono il modulo gettando fuori i PLSS, le scarpe lunari, una fotocamera Hasselblad ed altra apparecchiatura ed accesero il motore di ascesa per rientrare in orbita. Completata l'ascesa, spensero il motore e raggiunsero Michael Collins a bordo del CM Columbia che si trovava in orbita lunare.

Dopo oltre 2 ore e mezza di attività sulla superficie lunare, si ricongiunsero a Collins sul "Columbia", con un carico di 20,87 kg di rocce lunari. I due moonwalkers lasciarono sulla Luna apparecchiature scientifiche quali un prisma retroriflettente usato per l'esperimento Lunar Laser Ranging. Lasciarono, inoltre, una bandiera americana e una placca con i disegni dei due emisferi terrestri, un'iscrizione, le firme degli astronauti e del presidente Nixon. L'iscrizione recita:

La storica placca sulla scaletta del LEM.

(EN)

« Here Men From Planet Earth

First Set Foot Upon the Moon

July 1969 A.D.

We Came in Peace For All Mankind »

(IT)

« Qui uomini dal pianeta Terra

fecero il primo passo sulla Luna

Luglio 1969 d.C.

Siamo venuti in pace per tutta l'umanità »

Il LM venne rilasciato dopo che i due astronauti si trasferirono sul Columbia. Il LM restò in orbita lunare e si presume che si sia schiantato sul suolo lunare entro un intervallo di tempo tra 1 e 4 mesi.

Ammaraggio e quarantena[modifica]

Il modulo di comando di Apollo 11 poco dopo l'ammaraggio nell'Oceano Pacifico.

Il 24 luglio gli astronauti rientrarono a bordo del modulo di comando Columbia sulla terra poco prima dell'alba (alle 16:51 UTC) ammarando, nell'Oceano Pacifico a 2 660 km ad est dell'Isola di Wake, 380 km a sud dell'Atollo Johnston, a 24 km dalla nave di recupero USS Hornet (Coordinate: 13°19′N 169°09′W).

Alle 16:44 UTC i paracadute parafreno si aprirono e sette minuti dopo il modulo di comando impattò violentemente con l'acqua. Dopo l'ammaraggio il modulo di comando si trovò a testa in giù, ma in soli 10 minuti fu rimesso nella giusta posizione grazie ai galleggianti aperti dagli astronauti. "Tutto va bene, la nostra lista di controllo è completa, aspettiamo i nuotatori", fu l'ultima trasmissione ufficiale di Armstrong dal Columbia. Un subacqueo dall'elicottero della Marina che si trovò sopra di loro attaccò un'àncora al modulo di comando per impedirgli di scivolare. Galleggianti supplementari vennero attaccati alla navetta per stabilizzarla e si posizionarono le zattere per l'estrazione di astronauti. Nonostante si ritenesse estremamente remota la possibilità di riportare eventuali agenti patogeni dalla superficie lunare, venne comunque considerata e dunque la NASA adottò grandi precauzioni nel sito di recupero. I subacquei fornirono agli astronauti degli indumenti di isolamento biologico che indossarono fino a raggiungere le camere di isolamento a bordo della Hornet. Inoltre, gli astronauti vennero sfregati con una soluzione di ipoclorito di sodio e il modulo di comando pulito con betadine per rimuovere qualsiasi polvere lunare che avrebbe potuto essere presente. La zattera contenente i materiali di decontaminazione venne, quindi, affondata intenzionalmente.

Gli astronauti arrivano sulla Hornet indossando gli indumenti di isolamento biologico

Un secondo elicottero Sea King prelevò gli astronauti a uno a uno, e un medico di volo della NASA fece a ciascuno un breve controllo fisico durante il viaggio di poco meno di un chilometro per tornare alla Hornet.

Apollo 11 Practice recovery

Arrivati sulla Hornet, gli astronauti uscirono dall'elicottero, lasciando il medico di volo e i tre membri dell'equipaggio, per dirigersi alla Mobile Quarantine Facility (MQF) dove iniziarono i loro 21 giorni di quarantena. Questa pratica continuò per altre due missioni Apollo: Apollo 12 e Apollo 14, prima che si dimostrasse definitivamente l'assenza di alcun rischio di trasporto di agenti infettivi dalla Luna.

Il Presidente Nixon saluta gli astronauti che si trovano nell'MQF

Il presidente Richard Nixon si trovava a bordo della Hornet per accogliere personalmente gli astronauti sulla Terra ai quali disse: "Come risultato di ciò che avete fatto, il mondo non è mai stato più vicino". Dopo che Nixon partì, la Hornet venne accostata al modulo di comando che venne issato al bordo e collocato vicino al MQF. La Hornet navigò verso Pearl Harbour dove il modulo di comando e il MQF vennero trasportati in aereo verso il Lyndon B. Johnson Space Center.

Secondo la Extra-Terrestrial Exposure Law, gli astronauti vennero messi in quarantena per paura che sulla Luna potessero esservi la presenza di patogeni sconosciuti a cui potessero essere stati esposti durante le loro attività extraveicolari. Tuttavia, dopo quasi tre settimane di confinamento (prima nel MQF e successivamente nel Lunar Receiving Laboratory), gli astronauti non accusarono alcun sintomo o segno di malattia. Così, il 10 agosto 1969 uscirono dalla quarantena.

Resti[modifica]

Il modulo di comando dell'Apollo 11 esposta al National Air and Space Museum

Il sito di allunaggio fotografato da LRO nel 2012

Il Modulo di Comando è in mostra al National Air and Space Museum di Washington.

Nel 2009 il Lunar Reconnaissance Orbiter fotografò i vari siti di allunaggio delle missioni Apollo con risoluzione sufficiente a distinguere lo stadio di discesa del modulo lunare, vari strumenti scientifici e le tracce delle passeggiate lunari.

I 5 motori F-1 del razzo Saturn V sono stati ritrovati da una spedizione privata finanziata da Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com, la cui intenzione è di recuperarne almeno uno da mettere pubblicamente in mostra.

Comunicato stampa di contingenza[modifica]

Negli Archivi Nazionali di Washington, D.C. c'è una copia del seguente comunicato stampa, datato 18 luglio 1969, preparato per il presidente Nixon, che avrebbe dovuto leggerlo in diretta TV nel caso in cui gli astronauti della missione Apollo 11 fossero rimasti bloccati sulla Luna:

« Il destino ha voluto che gli uomini che sono andati sulla Luna per esplorarla in pace, rimarranno sulla Luna per riposare in pace. Questi uomini impavidi, Neil Armstrong ed Edwin Aldrin, sanno che non c'è speranza per il loro recupero. Ma sanno che c'è speranza per l'umanità nel loro sacrificio.

Questi due uomini stanno donando le loro vite per l'obiettivo più nobile dell'umanità: la ricerca della verità e della conoscenza. Si addoloreranno le loro famiglie ed i loro amici; si addolorerà la loro nazione; si addolorerà tutta la gente del mondo; si addolorerà la Madre Terra per avere mandato due dei suoi figli verso l'ignoto.

Nella loro esplorazione, hanno unito le popolazioni del mondo come se fosse una; nel loro sacrificio, hanno legato ancora più strettamente la fratellanza tra gli uomini. Nei giorni antichi, gli uomini hanno guardato le stelle ed hanno visto i loro eroi nelle costellazioni. Oggi, noi facciamo lo stesso, ma i nostri eroi sono uomini in carne e ossa.

Altri seguiranno e certamente troveranno la loro via di casa. La ricerca dell'Uomo non verrà negata. Ma questi uomini erano i primi, e i primi resteranno nei nostri cuori.

Ogni uomo che guarderà la Luna nella notte, saprà che c'è da qualche parte un piccolo angolo che sarà per sempre l'umanità. »

Quest'ultimo pezzo del comunicato è tratto da una poesia del poeta inglese Rupert Brooke chiamata The soldier ("Il soldato"). La poesia inizia:

(EN)

« If I should die, think only this of me:

That there's some corner of a foreign field

That is forever England »

(IT)

« Se muoio, pensate solo questo di me:

che c'è un angolo in un campo straniero

che è per sempre Inghilterra »

(Rupert Brooke, The soldier)

Giubileo della missione[modifica]

Armstrong, Collins e Aldrin ricevuti dal Presidente George W. Bush

Il 20 luglio 2004 la NASA festeggiò il 35º anniversario dell'allunaggio e della missione Apollo 11 con una grande cerimonia commemorativa e con l'incontro, il giorno successivo, degli astronauti ancora in vita e dei più importanti collaboratori del progetto alla Casa Bianca con l'allora Presidente degli Stati Uniti George W. Bush.

Di nuovo il 20 luglio 2009, Armstrong, Aldrin e Collins furono invitati alla Casa Bianca dal presidente Obama, per festeggiare il 40º anniversario dell'allunaggio. Tv e giornali hanno dedicato la giornata intera agli eroi della missione, e proprio in occasione dell'anniversario è stato realizzato un film-documentario che ripercorre la storia dell'Apollo, Moonshot. Alla Casa Bianca i tre astronauti hanno tenuto un discorso nel quale invitano il paese a mandare l'uomo su Marte.