Come si legge l'Alfabeto Fonetico Internazionale IPA

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Come si legge l'Alfabeto Fonetico Internazionale IPA
Tipo di risorsa Tipo: lezione
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Dato che questa è una lezione introduttiva, gli argomenti non saranno trattati in modo sistematico né approfondito.

Molto spesso si tendono a ignorare quei curiosi simboli che spesso e volentieri accompagnano le parole del dizionario e che servono a dare un'idea della corretta pronuncia. Il motivo principale è che non si sa come leggerli.

Si tratta delle trascrizioni nell'Alfabeto fonetico dell'Associazione fonetica internazionale (IPA).

Prendiamo come esempio l'Italiano, una lingua dalla pronuncia regolare e a noi sicuramente familiare.

Parentesi[modifica]

Partiamo dalle parentesi. Quando si tratta di rappresentare la pronuncia di una lingua standard, si useranno le barre diagonali // e parleremo quindi di trascrizione fonematica poiché scriveremo i fonemi, cioè unità di suono astratte conformi alla variante aulica (o standard) di ogni lingua. Esempio: la pronuncia standard della parola casa è /ˈkasa/

Ma, come è ben noto ai parlanti dell'italiano, la pronuncia cambia a seconda della variante regionale. Parleremo dunque di trascrizione fonetica, tra parentesi quadre [], quando si vuole descrivere la pronuncia come effettivamente realizzata in modo piú accurato. Per esempio, la parola casa può essere pronunciata, a seconda della regione, [ˈka:za], [ˈkasɐ], [ˈkasə] e cosí via..

Quando, nonostante le differenze della pronuncia, il significato della parola rimane il medesimo, vuol dire che abbiamo a che fare con varianti dello stesso fonema, detti allofoni (per esempio la «r» moscia e la gorgia toscana). Invece in presenza di una coppia minima (una coppia di parole che differisce solo per un suono) come cane / pane, «c» e «p» sono due fonemi perché rendono diverso il significato della parola.

Vocali dell'italiano[modifica]

Vocali dell'italiano
Anteriori Centrali posteriori
alte (chiuse) i u
medio-alte e o
medio-basse ɛ ɔ
basse (aperte) a
Diagramma delle vocali italiane

L'italiano ha sette vocali, anche se nello scritto sembrano solo cinque. La «e» e la «o» infatti hanno entrambe una versione aperta e una chiusa che danno luogo a quattro vocali, ossia quattro suoni ben distinti che avranno ciascuno un simbolo corrispondente, due dei quali sono identici alle lettere che usiamo normalmente.

/e/ chiusa, /ɛ/ aperta:

mela / cielo

/o/ chiusa, /ɔ/ aperta

ombra / suora

Si tratta di fonemi (non di allofoni) perché danno luogo a coppie minime come:

pesca /'pɛska/ (frutto), /'peska/ (attività)
botte /'bɔtte/ (colpi), /'botte/ (recipiente)

/ɔ/ ed /ɛ/ si trovano solo in sillaba accentata.

/a/[modifica]

È una vocale centrale di massima apertura, non arrotondata (aprocheila).

/ɛ/[modifica]

È una vocale anteriore semiaperta, non arrotondata (aprocheila, come tutte le vocali anteriori).

/e/[modifica]

È una vocale anteriore semichiusa, non arrotondata (aprocheila, come tutte le vocali anteriori).

/i/[modifica]

È una vocale anteriore di massima chiusura, non arrotondata (aprocheila, come tutte le vocali anteriori).

/ɔ/[modifica]

È una vocale posteriore semiaperta, arrotondata (procheila, come tutte le vocali posteriori)

/o/[modifica]

È una vocale posteriore semichiusa, arrotondata (procheila, come tutte le vocali posteriori).

/u/[modifica]

È una vocale posteriore di massima chiusura, arrotondata (procheila, come tutte le vocali posteriori).

Consonanti dell'italiano[modifica]

Come prima cosa si deve introdurre il concetto di consonanti sorde e sonore. Mettendoci una mano sulle corde vocali, possiamo subito accorgerci della differenza ad esempio tra /p/ e /b/. Questi infatti non sono due suoni distinti come si potrebbe pensare, ma diciamo che sono due facce della stessa medaglia, il primo è sordo dal momento che le corde vocali non vibrano mentre il secondo al contrario è sonoro. I suoni seguenti sono scritti in coppia: la sorda precede la sonora.

Occlusive[modifica]

Nelle consonanti occlusive il flusso d'aria viene interrotto.

  • /p/ - /b/ ....con entrambe le labbra (bilabiale)
  • /t̪/ - /d̪/ ....con la punta della lingua contro i denti (dentale)

Il segno sotto questi simboli sta a indicare che si tratta di un suono dentale.

  • /k/ - /g/ ....con il dorso della lingua contro il velo del palato (velare)

Nell'italiano scritto questi suoni sono realizzati come «ca», «co», «cu», «che» e «chi».

L'aria viene poi rilasciata all'improvviso creando una piccola esplosione. Infatti le occlusive si chiamano anche plosive.

Fricative[modifica]

Nelle fricative la cavità orale si restringe ma non si chiude completamente, producendo un rumore di frizione.

  • /f/ - /v/ ....con denti superiori contro il labbro inferiore (labio-dentale)
  • /s/ - /z/ ....con la punta della lingua contro i denti ma senza toccarli (dentale)

In italiano /z/ si trova, per esempio, nella parola "rasoio". Non equivale alla lettera "z" dell'alfabeto.

  • /ʃ/ - /ʒ/ ....con la parte anteriore della lingua appena dietro gli alveoli senza contatto (post-alveolare)

Nell'italiano scritto /ʃʃ/ (sempre geminata, cioè doppia)[1] è reso coi gruppi «sci» e «sce», mentre /ʒ/ esiste solo in parole di origine straniera come garage (adattamento italiano /ga'raʒ/); è la «gi» «ge» intervocalica del toscano.

Affricate[modifica]

Nelle affricate il flusso d'aria è interrotto come in un'occlusiva, poi rilasciata lentamente come una fricativa. Alcuni considerano queste due coppie come un semplice accostamento tra una occlusiva e una fricativa e non come una classe di suoni indipendente.

  • /t͡s/-/d͡z/ .....(dentale)

/t͡s/ è la «z» di zampa; /d͡z/ è la «z» di zanzara

  • /t͡ʃ/-/d͡ʒ/ .....(post-alveolare)

Nell'italiano scritto /t͡ʃ/ è resa con «ci», «ce», «cie», «cia», «cio», «ciu»; /d͡ʒ/ è resa con «gi», «ge», «gia», «gio», «giu».

Nasali[modifica]

Nelle nasali l'aria esce dalla cavità nasale.

In italiano ci sono varie consonanti nasali, ma nello scritto si riducono a una semplice «m», «n» o «gn».

  • nella parola bambino, la /b/ è bilabiale, e di conseguenza lo sarà anche la nasale /m/.
  • nella parola anfora, la /f/ è labio-dentale, e di conseguenza lo sarà anche la nasale /ɱ/ (scritta «n»).
  • nella parola dente, la /t/ è dentale, e di conseguenza lo sarà anche la nasale /n/.
  • nella parola "banca", la /k/ è velare, e di conseguenza lo sarà anche la nasale /ŋ/.
  • in parole come «gnocco», «regno», «gnomo» è presente la nasale palatale /ɲ/ (in italiano sempre geminata: /ɲɲ/).

Vibranti[modifica]

  • Alveolare /r/

Approssimanti Laterali[modifica]

  • /l/ e /ʎ/

In italiano /ʎ/ (dopo una vocale è sempre geminato: /ʎʎ/) è reso col gruppo «gli»

Approssimanti[modifica]

  • /j/ e /w/

Per passare subito alla vocale accentata, sono suoni detti così velocemente da sembrare consonanti. Corrispondono alla «i» e alla «u» presenti nei dittonghi ascendenti, cioè composti da una semiconsonante seguita da vocale accentata. Sono presenti per esempio nelle parole ieri /'jɛri/ e uova /'wɔva/.

L'uso dell'espressione «dittongo ascendente», invalsa da tempo, è oggi controversa, perché non consiste veramente di due vocali e pertanto non è tecnicamente un dittongo.

Se si tratta invece di un dittongo discendente, cioè d'una vocale accentata seguita da una semivocale, come nelle parole «sei» e «daino», si scrivono semplicemente le vocali «i» e «u»: /'sɛi/, /'daino/.

Sillabe, doppie e accento[modifica]

Passiamo ora alla trascrizione dell'italiano.

  • Dato che la distinzione tra nasali non è importante nella lingua italiana, se non per /m/, /n/ e /ɲ/, le restanti due nasali, ovvero /ɱ/ e /ŋ/, non saranno trascritte come tali ma semplicemente come /n/.
  • L'accento principale si mette prima della sillaba accentata, in alto (ha la forma di un apice, simile all'apostrofo). Se la parola ha più di un accento per via della sua lunghezza, l'accento secondario, più debole, andrà scritto in basso, sempre prima della sillaba accentata.
  • Quando le sillabe finiscono in vocale sono dette sillabe aperte e sono di solito accentate se la sillaba è interna, cioè non si trova alla fine della parola. In questo caso la vocale è in genere aperta (nel caso di una /e/ o di una /o/) e tende a essere lunga. Per scrivere la lunghezza di un suono (anche delle consonanti doppie) si mettono i due punti « : » dopo di esso.

Per esempio la parola cane è composta da due sillabe «ca-ne», entrambe aperte perché finiscono in vocale. Ma la sillaba «ca» è una sillaba interna e quindi accentata: la vocale sarà lunga.

La parola "cane" trascritta ['ka:ne] o /'kane/

La parola "suora" trascritta ['suɔ:ra] o come /'swɔra/

La parola "gnomo" trascritta [ˈɲɔ:mo] o come /ˈɲɔmo/

La parola "cuoco" trascritta [ˈkuɔ:ko] o come /'kwɔko/

Come vediamo, la trascrizione fonetica tiene conto della lunghezza delle vocali ma non delle approssimanti, mentre la trascrizione fonematica tiene conto delle approssimanti ma non della lunghezza delle vocali.

Trascrizione delle geminate[modifica]

Le consonanti geminate (doppie) si scrivono in due modi:

bocca si può trascrivere ['bokka] oppure ['bok:a].

Se la sillaba accentata inizia con una doppia si scrive in due modi:

"boccone" trascritta come [bok'ko:ne]oppure come [bo'k:o:ne] "tazzina" trascritta come [tat'tsi:na] oppure come [ta't:si:na]

In italiano [ts] e [dz], e come abbiamo accennato anche [ɲ], [ʎ] e [ʃ], quando si trovano tra due vocali sono sempre geminate.

Trascrizione in lingue diverse dall'italiano[modifica]

Partendo dalle nozioni appena imparate relative all'italiano, possiamo ora prendere in esame altre lingue per ampliare la nostra conoscenza dei simboli fonetici.

Tedesco[modifica]

Il tedesco ha una pronuncia piuttosto regolare come l'italiano.
I suoni del tedesco standard che mancano nella lingua italiana sono:

Consonanti

  • Fricativa velare sorda [x]

detto Ach-Laut è il suono del ch tedesco dopo le vocali a/o/u, come per esempio acht (otto)
Provate a dire il suono [k] senza bloccare il flusso d'aria ma restringendolo e buttando fuori l'aria.

  • Fricativa palatale sorda [ç]

detto Ich-Laut è il suono del ch tedesco dopo le vocali i/u
È simile al suono [ʃ] ma si deve tirare indietro il più possibile il dorso della lingua.

  • [h]

È aspirata

  • Vibrante uvulare [ʀ]

Simile a [r], ma facendo vibrare l'ugola contro la parte posteriore della lingua.

  • Fricativa uvulare sonora [ʁ]

Simile a [ʀ] ma senza vibrazione, solo frizione d'aria.

Vocali

  • ö

<lunga> [øː]- <breve> (aperta) [œ]
Per pronunciarla bisongna dire una «e» e contemporaneamente arrotondare le labbra come per una «o».

  • ü

<lunga> [yː]- <breve> (aperta) [ʏ]
Si deve dire una «i» e contemporaneamente arrotondare le labbra come per una «u».

  • Vocale indistinta Schwa [ə]

Quando proviamo a pronunciare per esempio la lettera «b» senza dire «bi» ma solo la consonante. quel suono indistinto che segue la consonante è [ə]

Dittonghi

  • [aʊ]
  • [ɔʏ]

Saremo ora in grado di capire come vanno pronunciate correttamente le parole.

  • Brötchen [ˈbrø:tçən] «panino»
  • Schwester [ˈʃvɛstɐ[2]] «sorella»
  • Schreiben [ˈʃraɪbən] «scrivere»
  • Verstand [fɛɐ̯ˈʃtant] «intelligenza»

Inglese[modifica]

L'inglese ha una pronuncia abbastanza irregolare. La lettura generalmente è di poco aiuto per la pronuncia, soprattutto delle vocali, che andrà memorizzata per ogni parola.

Vocali[modifica]

Consonanti

  • /t/-/d/ occlusiva alveolare (e non dentale)

La punta della lingua si trova in una posizione più arretrata rispetto a quando pronunciamo la "t" e "d" italiana.

  • /θ/-/ð/ fricativa dentale

Corrispondono al "th" inglese di "think" e "this"

  • /ɹ/ approssimante alveolare

È la tipica "r" non vibrante inglese.

  • /ŋ/ nasale velare

Anche se l'abbiamo già incontrata parlando dell'italiano, è importante sottolineare che sebbene in inglese è seguita da [k] o [g], in realtà dovrà essere pronunciato solo il suono [ŋ]
Quindi ad esempio la tipica terminazione "-ing" sarà pronunciata [ɪŋ] e non [ɪŋg]

Dittonghi[modifica]

Note[modifica]

  1. La /ʃ/ si trova in parecchie varianti regionali; per esempio in toscano «ci» e «ce», precedute da vocale, sono pronunciate [ʃi] e [ʃe]: acido ['a:ʃido].
  2. la [r] si vocalizza: da consonante diventa una vocale simile alla [a]

Così come la "c" deaffricata toscana, in alcune varianti regionali esistono rari casi di parole dove è lo stesso gruppo "sc" ad avere una pronuncia [ʃ] scempia, probabilmente dovuto a un fenomeno di mediazione tra lo [ʃʃ] geminato italiano e la forma dialettale locale dove si incontra [s] al suo posto: ex. pronuncia abruzzese di "prosciutto"