Utente:Pegasovagante/sandbox/9

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Pegasovagante/sandbox/9
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Uniformologia

Le fonti per la ricerca uniformologica sono principalmente di tre tipi:

  1. fonti testuali (prescrittive e descrittive);
  2. fonti iconografiche;
  3. reperti.

Da un punto di vista metodologico, invece, possiamo distinguerle in primarie, secondarie e terziarie.

Fonti testuali[modifica]

Fonti prescrittive[modifica]

Regolamento per la disciplina delle uniformi delle forze di terra e dei dei funzionarî del Ministero della guerra, Impero austroungarico, 1912

Per i corpi dello stato esistono ed esistevano fonti normative (decreti ministeriali, regolamenti, circolari e cosí via). Esse ci dicono, soprattutto per il passato, come avrebbero dovuto essere le uniformi, quindi non necessariamente come fossero in realtà. Se nella Prussia settecentesca i regolamenti venivano imposti con severità e pedanteria estreme, nella Francia napoleonica il «fuori ordinanza» era onnipresente. Questo accade sia per motivi estetici o pratici, e quindi di estro personale del singolo, sia per difficoltà nelle forniture (famoso il caso degli ampî calzoni marroni o anche rossicci durante la campagna di Spagna) o per far fronte a esigenze non previste (come i capi invernali adottati dagli Alleati durante la guerra di Crimea). Inoltre interpretare queste fonti può richiedere conoscenze lessicali non comuni (per esempio nell'Italia preunitaria la terminologia variava molto da uno stato all'altro, mentre nella Repubblica di Venezia era frequente l'uso del veneziano).
Si dà anche il caso di regolamenti in vigore per un periodo sí breve da poter escludere che siano mai stati osservati, considerando anche solo i tempi delle comunicazioni, quelli amministrativi e quelli delle forniture; oppure in circostanze cosí travagliate (rivoluzioni, guerre, dissesti economici) da renderne difficilissima l'applicazione.
Esistono anche fonti prescrittive di soggetti privati: per esempio le livree dei domestici, soprattutto nei regimi monarchici od oligarchici, sono regolate in ambito araldico. Nelle aziende, ma non solo, si parla di immagine coordinata, che può comprendere anche le divise del personale.

Fonti descrittive[modifica]

Una fonte descrittiva può considerarsi secondaria, in quanto non costituisce essa stessa una realtà oggettiva (come un reperto), sia pure astratta (come una fonte normativa), ma appunto la descrive.

Fonti descrittive coeve[modifica]

Un oggetto sotto gli occhi di tutti non ha necessità d'essere descritto, se non per esigenze tecniche o contabili (esistono, per esempio, modelli e descrizioni compilati dalle sartorie, piú che altro per gli ufficiali che acquistano l'uniforme privatamente; si possono desumere informazioni anche dai documenti relativi alle forniture).

Si possono trovare descrizioni sparse, o anche solo riferimenti a qualche dettaglio specifico, nella memorialistica, nei diarî e nella corrispondenza privata; questi elementi vanno valutati con qualche cautela, soprattutto se scritti a distanza di tempo, e non possono essere generalizzati se non in presenza di riscontri da fonti diverse.

Fonti descrittive posteriori, secondarie e terziarie[modifica]

Fonti iconografiche[modifica]

Disegni coevi[modifica]

Soprattutto per le epoche precedenti alla guerra di Crimea, gli schizzi fatti sul posto rappresentano una fonte preziosa, ma comunque da valutare criticamente. Si va da opere ingenue d'impronta popolare ai disegni di testimoni competenti e con una formazione artistica, come gli ufficiali Faber du Faur e Hamilton Smith.

Stampe[modifica]

Carle Vernet

Opere d'arte[modifica]

Fra gli italiani ricordiamo w:Giovanni Fattori che, pur del tutto scevro da intenti di mera documentazione, pure risulta sempre accurato nelle sue raffigurazioni di militari, anche a decenni di distanza dai fatti che raffigura.

Artisti noti in campo uniformologico[modifica]

Fra i pionieri dell'uniformologia vi furono alcuni artisti le cui ricerche approfondite sono tutt'oggi fondamentali. Vanno ricordati almeno Quinto Cenni, Ottenfeld, il celebre pittore Adolph von Menzel, Job, Édouard Detaille. Non è certo il caso di elencare tutti gl'illustratori (e studiosi) del Novecento; fra i piú noti citeremo w:en:Richard Knötel, Liliane e Fred w:fr:Funcken e w:en:Jan Hoynck van Papendrecht; fra gli italiani, si possono ricordare Ennio e Vittorio Del Giudice.

Fotografie[modifica]

Le fotografie sono solo in parte assimilabili ai reperti; bisogna considerare in primo luogo a che epoca risalgano e che cosa documentino, in base al contesto.

Reperti[modifica]

In sede d'allestimento s'incorre facilmente in anacronismi, trattandosi d'accostare fra loro capi e buffetterie che di solito sono pervenuti singolarmente. È del tutto abituale trovare esposti capi originali frammisti ad altri ricostruiti, per cui il risultato complessivo è da considerarsi un falso storico o appunto una ricostruzione, per quanto accurata.

Reperti originali[modifica]

Bisogna valutarne lo stato di conservazione e, soprattutto nel caso dei materiali tessili, eventuali restauri e integrazioni. Va tenuto presente che il contesto museale (o peggio collezionistico) non è un contesto d'epoca. È bene ricordare che possono deviare sia dalla norma regolamentare (fuori ordinanza), sia dalla prassi maggioritaria, rappresentare cioè casi eccezionali, magari per qualche dettaglio.

Stato di conservazione[modifica]

La conoscenza degli aspetti tecnici esula dallo scopo di queste lezioni; è comunque importante tener presenti alcuni dati elementari.

Materiali organici[modifica]

Le tinte, in particolare dei materiali organici (tessuti, passamanerie, piume, crini ecc.) tendono a sbiadire col tempo, e maggiornmente coi lavaggi e coll'esposizione alla luce e agli agenti atmosferici, a seconda delle loro caratteristiche chimiche. Questo vuol dire che, se da un lato i capi potevano essere piú o meno sbiaditi già all'epoca del loro utilizzo, tendono a esserlo maggiormente a seconda dell'epoca a cui risalgono e delle modalità di conservazione.

Metalli[modifica]

Lo stato di conservazione dei metalli in generale non presenta particolari problemi in campo uniformologico. Fregi, placche, bottoni, ganci e fibbie sono solitamente realizzati in leghe quali il peltro e l'ottone, anche se talvolta possono essere dorati o argentati. Si danno casi dell'impiego di metallo brunito o verniciato, anche nei secoli precedenti al XX: si tratta per lo piú di elmi e di corazze, piú raramente di bottoni. In particolare le placche possono essere fragili e quindi deformate. Ben diverso è il discorso per armi ed equipaggiamento, che però esulano dal nostro ambito.

Restauri e integrazioni[modifica]

Contesto espositivo[modifica]

Ricostruzioni[modifica]

La ricostruzione di un capo o di un accessorio è una fonte come minimo secondaria, piú spesso terziaria.

Ricostruzioni museali[modifica]

Rievocazioni storiche[modifica]

La ricostruzione di singoli capi finalizzata alle rievocazioni storiche è di solito accurata, in quanto un'attività non secondaria di questi gruppi è proprio la ricerca storica amatoriale. Quindi in linea di massima può essere lecito ricorrervi a scopo illustrativo, soprattutto per la divulgazione. Va tenuto presente che negli eventi rievocativi s'incorre facilmente in anacronismi, considerato il costo molto elevato degli oggetti: per esempio potrebbe capitare di vedere fanti di linea francesi indossare lo shakò del 1806 alla battaglia di Austerlitz.

Cinema e teatro[modifica]

Menzioniamo questi generi artistici fra le fonti piú che altro per diffidare dal servirsene. Se per i film di produzione recente può spesso valere quanto detto per le rievocazioni storiche, piú in generale è indicata una certa cautela. Per esempio capita di vedere militari presenziare a ricevimenti in grande uniforme, non in uniforme di società o da sera; lo stesso discorso vale per la libera uscita, l'uniforme da fatica e cosí via. Spesso nei teatri operativi le uniformi sono troppo «da manuale», ossia non riflettono l'usura, le difficoltà di approvvigionamento, le modifiche fuori ordinanza.

Per il teatro il termine «costumi» è del tutto appropriato: quando non prevale una fantasia sfrenata, la ricerca è quasi sempre estremamente sommaria e si piega facilmente ad altre esigenze.

È importante tenere presente che le sartorie teatrali producono (o peggio modificano) una gran quantità d'«uniformi» che, fuori contesto, possono avere un effetto disorientante o anche contaminante, soprattutto a distanza di tempo. Un reperto con particolari improbabili va esaminato con diffidenza: potrebbe non essere originale, o aver subito modifiche improprie.

Note[modifica]


Orientamento bibliografico essenziale[modifica]

L'uniformologia è una materia vasta; la bibliografia è resa vieppiú sterminata dall'essere in gran pare dispersa in una moltitudine di monografie su argomenti assai specialistici di storia militare, per esempio su singoli reparti. Anche le opere maggiori non vengono tradotte di frequente nelle lingue piú diffuse, mentre le traduzioni in italiano sono assai rare.

  • Per un primo contatto colla disciplina è ancora utile Frederick Wilkinson, Uniformi, Mondadori Electa, Milano, 2001, ISBN 8804490446, riedizione de Le uniformi, che si distingue per la traduzione eccellente e la terminologia rigorosa. Le illustrazioni, pur tutte documentate, non sono evidentemente opera di specialisti, ma sono sostanzialmente corrette e l'impatto visivo è gradevole.
  • Per un orientamento suddiviso per epoche, nonché una pronta consultazione, sono assai consigliabili i volumi in francese, illustratissimi, di Liliane e Fred Funcken; in generale sono sbilanciati a favore della Francia e, in misura minore, del Regno unito; sulla Prussia si trovano pagine accurate mentre la trattazione di potenze di primissimo piano come l'impero d'Austria, poi austro-ungarico, e la Russia è generalmente sommaria. Agli altri stati si accenna piuttosto di sfuggita e senza delineare un quadro organico e continuativo. La qualità delle illustrazioni è immensamente migliorata via via che uscivano i varî tomi, anche se il formato ridotto delle tavole rimane un limite per la leggibilità dei dettagli.
  • Una panoramica generale per tutti gli stati (o quasi), ben informata sebbene succinta, è il classico di Richard Knötel Handbuch der Uniformkunde (luogo e data), le cui illustrazioni, in versione a colori, sono ormai disponibili su Commons.
  • Sulle forze armate italiane sono indispensabili i contributi di Ennio e Vittorio Del Giudice, che inoltre hanno illustrato numerose monografie di altri autori.
  • Alcune collane di monografie in italiano sono state pubblicate dall'Editrice militare italiana.
  • Sempre nel campo delle monografie di storia militare, vanno citate quelle in inglese pubblicate dalla Osprey, in particolare la sconfinata collana Men at Arms, talvolta abbreviato in MAA. I libri, poco piú che fascicoli ma di buona qualità editoriale, spaziano da compendî basati su altre pubblicazioni (per gli argomenti piú generali) a vere e proprie ricerche, ma il rigore scientifico è elevatissimo e la qualità, artistica e documentaria, delle illustrazioni è insuperabile.

Collegamenti esterni[modifica]

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