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L'apprendimento del tedesco, come di qualsiasi lingua, è uno sforzo in primo luogo di memoria. La conoscenza di grammatica e sintassi è uno strumento di sicura importanza per orientarsi, sistematizzare le conoscenze apprese ed evidenziare le differenze rispetto all'italiano; ma da sola è di poca utilità. Lo dimostra il paragone fra chi ha imparato una lingua straniera in modo deduttivo senza studiarla (in genere per necessità) e riesce a comunicare, e chi viceversa, pur avendo studiato diligentemente, stenta a esprimersi e a farsi capire per mancanza di pratica.

Difficoltà del tedesco[modifica]

Pronuncia[modifica]

La pronuncia verrà trattata in modo sistematico nella prossima lezione. Tuttavia sarà utile offrirne subito un saggio, a partire da parole e nomi commerciali che lo studente probabilmente conosce già. Tutte le seguenti, tranne Mercedes, sono accentate sulla prima sillaba.

  • Blitz → la «i» in questo caso è breve, quindi ha una pronuncia aperta, quasi «e»: [ə], quindi [bləts]
  • Deutschland → il dittongo «eu» si legge [ɔi], [ʃ] si scrive «sch», ma soprattutto la «d» finale è sorda ([t]): ['dɔitʃlant]
  • Diesel → la «i» seguita dalla «e» ha un suono lungo: [i:], quindi ['di:zɛl]
  • Gestalttheorie → (notare la grafia unita, in italiano si ha spesso Gestalt; notare anche il gruppo «th» in parole d'origine greca) «st» si legge [ʃt], «ie» come sopra: [ge'ʃtalteoʁi]
  • Hinterland
  • Mercedes → la «c», piuttosto rara, se non seguita da «k» si legge in genere [ts]; la «r» in fine di sillaba diventa [ɐ̯], quasi una «a»: [mɛɐ̯'tsede̞:s][1]
  • Nein → lo studente probailmente ha già notato che il dittongo «ei» si legge [ai]: non è un'eccezione, è la regola
  • Leitmotiv → «ei» come sopra, inoltre la «v» in genere si legge [f]: ['laitmotif]
  • Porsche → come in Deutschland, [ʃ] si scrive «sch»; diversamente dal francese, la «e» si pronuncia: ['pɔɐ̯ʃe]
  • Siemens → «ie» come sopra, inoltre la «s» iniziale è sonora (dolce) [z] e la «e» breve è aperta [ɛ], quindi ['zi:mɛns]
  • 'Volkswagen

Consonanti e gruppi consonantici impronunciabili: procuratevi degli audio (quelli appositi per lo studio della lingua hanno il vantaggio d'una pronuncia piú lenta e piú chiara). Noterete che i parlanti madrelingua se li «mangiano», ma fate caso a quali consonanti e a come lo fanno.

Casi e declinazioni[modifica]

Il luogo comune vuole che la difficoltà principale del tedesco siano le declinazioni, e che chi conosca il latino sia molto avvantaggiato. Vediamo brevemente come stanno le cose.

  • I casi del tedesco sono quattro:
  • nominativo (il caso del soggetto)
  • genitivo: di chi? di che cosa? (tipicamente è il complemento di specificazione)
  • dativo: a chi? a che cosa? (tipicamente è il complemento di termine)
  • accusativo: il complemento oggetto, che subisce l'azione se il verbo, transitivo, è di forma attiva.
  • Il tedesco, diversamente dal latino, ha l'articolo, che si declina e quindi concorda col sostantivo in genere, numero e caso.

Come si vede bene, per rendere in italiano il genitivo e il dativo si ricorre alle preposizioni «di» e «a» (di solito articolate: del, dello, della, dei, degli, delle, al, allo...). Nella pronuncia, una preposizione è indistinguibile da un prefisso che modifichi il sostantivo: usando un paragone brutalmente rozzo, è come se l'italiano avesse il marcatore dei casi non dietro (desinenza) ma davanti.

Abbiamo detto che il tedesco ha l'articolo declinato: questo in un certo senso accentua l'analogia, perché anche la preposizione articolata italiana concorda col sostantivo in genere e numero. Basterà ricordare la declinazione dell'articolo determinativo, cioè quattro casi per il singolare e quattro per il plurale (per i tre generi), e si avrà un riferimento mnemonico per lo studio di tutte le declinazioni di sostantivi, aggettivi, pronomi e articoli indeterminativi.

In parole semplici, se memorizziamo che:

  • il → der
  • del → des
  • al → dem e
  • il → der (oggetto)

e cosí via per femminile, neutro e plurale (unico per i tre generi), sarà logico che

des Telefons → «del telefono»

e lo memorizzeremo, per poi dedurre agevolmente che

des [aggettivo] Telefons → «del telefono [aggettivo]»

Tutto questo non vuol dire che si possa fare a meno di studiare. Vuol dire, però, che può esserci un metodo ragionevolmente semplice per affrontare lo studio di casi e declinazioni.

Reggenze[modifica]

Ordine delle parole[modifica]

Una caratteristica particolarmente ostica del tedesco (anche per chi parli un'altra lingua germanica) è certamente l'ordine delle parole nella frase. Ne parleremo dettagliatamente piú avanti, quando tratteremo la sintassi; ma proprio per ciò è utile che lo studente vi presti attenzione fin dapprincipio. Negli esercizî di lettura potranno capitare frasi piú lunghe, per esempio con due o piú complementi, che possono essere, come in italiano, semplici avverbi. Ebbene, è molto consigliabile fare caso all'ordine in cui si susseguono e memorizzarlo; in tal modo la nozione teorica interverrà poi a consolidare un qualcosa di già intuito, non a complicare un quadro di partenza errato.

Nello svolgere esercizi, lo studente eviti per ora di costruire periodi complessi, con proposizioni subordinate o con piú complementi (di modo o maniera, di tempo, di luogo...) retti dallo stesso verbo. Per i complementi d'uso molto frequente (oggetto, di specificazione e di termine, resi di solito con l'accusativo, il genitivo e il dativo) basterà in genere prendere spunto dagli esempi forniti o dalle letture proposte.

(Anche l'italiano ha delle preferenze per l'ordine dei complementi: «le ho dato il suo» è diverso da «il suo l'ho dato a lei» che è piú enfatico; si consideri anche che il possessivo «suo» potrebbe riferirsi o meno alla stessa persona. L'italiano ammette queste forzature sottolineando il complemento oggetto con un pronome enfatico, come anche nella frase «Il gatto l'ho chiamato io», che rovescia l'ordine soggetto-verbo-oggetto. Se però sentiamo «*il suo ho dato a lei» o «*il gatto ho chiamato io»[2] senza virgole e senza intento enfatico, siamo di fronte a una sintassi atipica, che ci aiuta un po' a capire come e perché il tedesco ammetta solo determinati modi di strutturare il periodo. Si noti anche che «a lei» può andare sia prima, sia dopo il verbo, mentre il pronome «le» può stare solo prima del verbo).

Note[modifica]

  1. In realtà è un nome di persona spagnolo (María de las mercedes, ossia delle grazie); la pronuncia spagnola è [mer'θeðes], ma abbiamo riportato quella usata in tedesco.
  2. Con qualche virgola in piú la frase diventa piú accettabile: alla domada «Chi chiamavate?», fatta con tono di rimprovero, uno degl'interpellati potrebbe rispondere risentito: «Il gatto, ho chiamato, io». È un esempio di massima enfasi: al parlante preme evidenziare il complemento oggetto «gatto», inoltre vuole sottolineare che parla proprio di sé stesso e non di altri, quindi ribadisce il soggetto dopo il verbo. Ma sono casi limite.