Vai al contenuto

Standard urbanistici (urbanistica)

Da Wikiversità, l'apprendimento libero.
appunti
appunti
Standard urbanistici (urbanistica)
Tipo di risorsa Tipo: appunti
Materia di appartenenza Materia: Urbanistica

Gli standard urbanistici sono stabiliti per la prima volta nella legge ponte, in particolare nella legge sono stabiliti dei valori minimi e quindi in molte realtà regionali, per il principio dell'indipendenza di queste, si possono trovare standard urbanistici diversi.

Gli standard che solitamente si trattano sono riferiti a territori con popolazione superiore ai 10.000 abitanti, in particolare in Liguria per le Zone A, B e C sono previsti 18m2/abitante. In tutte e tre le zone sono stati adottati gli stessi standard, per il principio contenuto nella costituzione nel quale si afferma che non vi devono essere discriminazioni tra gli individui, anche se nella pratica questi non si verificano, in particolare nelle Zone A (centri storici) ormai completamente edificate. Gli standard in tal caso indicano un traguardo da raggiungere, o comunque al quale riferirsi in caso di nuovi progetti, ponendo una sorta di obbligo morale al progettista e divenendo quindi più un indirizzo perdendo il carattere teutonico. Va ricordato inoltre che rispettando il valore degli standard non viene completamente soddisfatta la legge, in quanto entra in gioco anche il parametro distributivo che si identifica in particolare nel raggio di gravitazione (massimo percorso che ragionevolmente può fare chi fruisce di un determinato servizio, circa 200m che non sono un dato cogente ma che forniscono un orientamento in fase progettuale). Sappiamo che nel PRG abbiamo un indice di edificabilità espresso in m3/m2 o in m2/m2. Si hanno poi indici territoriali e indici fondiari.

Il primo si riferisce all'intera area edificabile, mentre il secondo riguarda l'indice calcolato sul sedime sul quale effettivamente si può costruire, depurato dalle infrastrutture. Al variare dell'indice di edificabilità varia la situazione in cui ci si trova: ES 1. consideriamo che ogni abitante deve disporre di 100 m3/abitante e di avere un indice di 1m3/m2 e un terreno di 1 ettaro (10.000 m2). Tale terreno potrà ospitare 100 abitanti (10.000/100) per ognuno dei quali andranno previsti 18 m2/abit. di standard e 7 m2/abit. per le infrastrutture. Si avrà perciò in definitiva un terreno edificabile pari a 10.000 – 1800 – 700 = 7.500 m2. ES 2. considerando ora di avere gli stessi dati dell'esempio precedente, ma un indice di edificabilità pari a 4m3/m2 si avrà la possibilità di edificare 40.000 m2 e quindi l'edificio potrà ospitare 400 abitanti per i quali dovranno essere previsti sempre 18 m2/abit. di standard e 7 m2/abit. per le infrastrutture.

Risulta che il terreno libero per edificare gli edifici sarà pari a 10.000 – 7.200 – 2.800 = 0 m2 Dal punto di vista matematico risulta quindi che non si ha più terreno disponibile per l'edificazione. Nonostante questo nella pratica si hanno indici di edificabilità ben più elevati (7,8 m3/m2), questo si spiega in quanto gli edifici pubblici (scuole, asili, chiese) e i parchi previsti negli standard non devono essere realizzati direttamente sul lotto edificabile ma vengono aggregati in nelle Zone F ed inoltre i m2 necessari non sono valutati come sedime a terra degli edifici, ma sono realizzabili su più piani e quindi occupano porzioni di territorio minore.

Per quanto riguarda invece la voce parco urbano, presente negli standard, si intende uno spazio verde con carattere ludico, sportivo e ricreativo, fruibile all'interno della città, diverso invece dai parchi protetti che sono visti come risorsa unica e non riproducibile, spesso situati in zone molto lontane dalla città e dal costruito.

Gli standard inoltre devono essere verificati a livello di quartiere e non ad un livello più ampio, in quanto se cosi fosse alcune zone potrebbero essere poste in condizioni sfavorevoli.

Per rispettare gli standard va anche ricordato che oltre all'aspetto quantitativo, deve essere soddisfatto anche quello qualitativo.