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Problemi dell'autorità

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Problemi dell'autorità
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Filosofia del diritto
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 75%

I soggetti dell'autorità

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Chi può essere soggetto di autorità? Nel rapporto sono coinvolte persone, al punto che lo Stato è stato personificato. Hobbes ha molta cura di stabilire che esistono persone naturali e persone artificiali: è una finzione.

Gli enti impersonali, invece, non si atteggiano a persona, eppure possono entrare in una relazione autoritativa, anzi secondo Weber è tipica del diritto ma non della politica. La persona ficta è la persona autorizzata.

La relazione autoritativa

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La relazione autoritativa, essendo un principio esterno d'azione è un limite all’autonomia, per la quale ognuno è legge a se stesso: il soggetto risulta eteronomo.

Dall’Illuminismo, si fa dominante il tema del conflitto fra libertà e autorità. Per gli illuministi la ragione umana capisce quali sono le regole attraverso le quali è giusto/opportuno/necessario guidare l’azione comune. L’uomo capisce per se stesso le regole di condotta. L’individuo è legge a se stesso: questo è il contenuto minimo del principio di autonomia.

È una reazione all’oscurantismo medievale e l’idea dell’eteronomia da parte di altri uomini o Dio. Sapere aude! afferma Kant.

È in questo conflitto che si gioca la dignità umana. Noi siamo condizionati da questa evoluzione del pensiero umano che si è proposta in questi termini, senza in prima analisi pensare che questa tensione possa essere non-violenta. Il contrattualismo pensa, per esempio, che il potere autoritativo statale emani dal consenso sociale originario. L’eteronomia, per Hobbes, deriva da una mia cessione di diritti, il che mi sottomette. C’è qualcosa di violento nell’autorità, e il contrattualismo è una risposta a ciò. Soprattutto in contesti di autorità epistemica, d’altra parte, evoluzione filosofica illuministica ha subito una differenziazione nell’epistemologia contemporanea. Da Popper si capisce che non possiamo conoscere senza l’apporto dell’autorità dei testi, scienziati ecc., tutte le conoscenze derivano da qualche relazione autoritaria. Nel campo giuridico e politico è ancora necessario l’approfondimento dell’autorità come mezzo per ottenere dei beni. Non è solo una limitazione mortificante, soprattutto nel campo della coordinazione: è anche amplificazione delle capacità dell’individuo.

Paradossi dell’autorità

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Uno dei paradossi dell’autorità è che non c’è autorità se non c’è chi si subordina ad essa: è una relazione. È questa l’idea dietro al rapporto fra autorità e consenso (riconoscerla come tale) è necessario affinché l'autorità raggiunga i suoi fini. Ma ovviamente non esiste come autorità solo quella che viene riconosciuta come tale.

Questo problema in ambito politico richiama la questione dell’efficacia dell’autorità (Alf Ross, Robert Alexy): è giuridico un ordinamento che non viene seguito da nessuno? No, la desuetudine è un fenomeno giuridico molto lento ma efficace. Non essere obbedita è una delle cause di abrogazione di una norma e può succedere anche ad interi ordinamenti! È necessaria una sostanziale obbedienza da parte dei consociati nel complesso. D’altra parte il sistema richiede obbedienza senza chiedere consenso.

Il problema della legittimità

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Il problema della legittimità riguarda il titolo che l’autorità esibisce nel suo normale svolgimento: essa riguarda il tema delle concezioni formali e sostanziali dell’autorità. Ha il titolo per essere autorità o no?

Il tipico titolo dell’autorità politica è l’elezione democratica, o essere autorizzata. È una problematica riguardante l’origine, complicata dal fenomeno costituzionale della legittimità. Tradizionalmente il problema della legittimità era collegato all’origine dell'autorità, oggi negli stati Costituzionali la legittimità è collegata anche alle modalità del suo esercizio, infatti l’illegittima sorge anche quando un organo, che ha un titolo (origine) valido, svolge in modo illegittimo le sue funzioni (verifica in itinere).

Autorità e potere

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L’autorità deve distinguersi tra mera forza e persuasione. Non è solo potere di condizionare l’agire dell’altro e non è solo proposta di convincimento.

Weber ha analizzato il rapporto tra autorità e potere. Il potere sta laddove qualcosa o qualcuno è capace di ottenere obbedienza. C'è autorità solo se è legittimo il potere: per una relazione autoritativa ci vuole la capacità di ottenere obbedienza non con la forza, ma col titolo valido, con una ragione. Ci vuole un criterio di legittimità del potere. Nello studio delle forme storiche di potere Weber individua tre criteri di legittimazione del potere.

  • Il potere tradizionale è un potere legittimo perché la tradizione ha individuato in una figura l’autorità, per esempio la monarchia e le dinastie.
  • Il potere carismatico è quello dei rivoluzionari: potere legittimato da alcuni per il carisma.
  • Secondo Weber queste forme sono superate perché lo stato moderno ha adottato il criterio legale-razionale: è legittimo il potere che deriva attraverso un processo giuridico e risponde ad esigenze di razionalizzazione. È il potere riconosciuto agli organi dello Stato.

Quando si parla di poteri legittimi, è difficile distinguere da essi l’autorità, forse non ha neanche senso.

L’autorità: dal potere normativo discende l'autorità giuridica: potere di fare regole fondato su regole (idea circolare). Vale il primato delle regole (della decisione nell’autorità politica). Ci sono decisioni fondate su regole.

I sistemi giuridici contemporanei sono un mix di autorità giuridica e politica. È difficile distinguere se è la regola a fondare la decisione o viceversa.