Politica aristotelica (superiori)
La filosofia politica di Aristotele e Thomas Hobbes
Come l'etica, anche la politica è una scienza pratica, che riguarda il comportamento dell'uomo. Aristotele sostiene che la politica sia un processo naturale e che l'uomo, in quanto "zoòn politikòn" (ovvero animale politico), sia in grado di autocoordinarsi in società. Le famiglie, dunque, in modo autonomo e naturale si aggregano a formare prima dei villaggi e poi dei veri e propri Stati. L'uomo per natura sta insieme ad altri uomini e, a differenza delle belve o degli dei, ha bisogno di entrare in una comunità e non si basta da solo. Questo tipo di modello potrebbe essere definito naturalistico. Intorno al 1600 si inizia a immaginare invece uno stato di natura, precedente allo stato civile, che, rivelandosi instabile perché dominato da anarchia e violenza, viene sostituito dallo Stato civile. Tutti, infatti, nello stato di natura hanno il diritto su tutto perché non ci sono leggi che regolano i diritti e ciò porta ogni uomo a voler emergere sugli altri. Per questo motivo nacque un nuovo tipo di modello: il modello contrattualistico, con cui gli uomini stipularono un patto sociale e si associarono sottomettendosi al potere politico, che avrebbe ridistribuito i diritti. L'esponente più celebre del modello contrattuallistico è il filosofo britannico Thomas Hobbes, che sostiene che lo Stato di natura è dannoso per l'uomo perché porta ad una guerra di tutti contro tutti ("bellum omnium contra omnes").
La classificazione delle forme di Stato
Aristotele classifica le forme di Stato in base al tipo di interesse dei governanti e al numero dei governanti.Se al potere c'è una sola persona, si parla di monarchia e di Stato buono quando si agisce in vista del bene di tutti e si parla di tirannia e di Stato degenerato quando chi è al potere bada solo ai propri interessi. Nel caso in cui ci sia un gruppo di persone che governa c'è una aristocrazia quando lo Stato si preoccupa degli interessi di tutta la popolazione e c'è una oligarchia quando bada al bene di un gruppo ristretto di persone. Infine la forma di Stato considerata la migliore da Aristotele è la polithia , che si ha quando il potere è distribuito tra tante persone e c'è la collaborazione con la comunità, realizzando così gli interessi di tutti i cittadini. La forma opposta alla polithia è la democrazia, che ha una concezione diversa rispetto a quella che intendiamo noi oggi. Si intende che ci sia una partecipazione al potere diffusa, con la presenza di fazioni che si scontrano all'interno della città e lo scopo è realizzare gli interessi solo di un gruppo di persone.
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