John Locke
John Locke (1632 - 1704) è stato uno dei massimi teorici della Felicità, della divisione dei poteri e della proprietà. È inoltre considerato il padre dell'empirismo; è bene tuttavia considerare che il concetto di esperienza che egli teorizza è tutto incluso nel più ampio concetto di ragione.
Breve Biografia
[modifica]Figlio di un medio proprietario terriero, seguì gli studi universitari a Oxford, ma l'ambiente non gli riuscì particolarmente congeniale. Nel 1664 scrive gli "Essays on the Law of Nature", che rimasero inediti fino al 1954. Nel 1666 iniziò lo studio della medicina, che gli avrebbe consentito di restare all'università senza prendere gli ordini religiosi, e conobbe Anthony Cooper, il futuro conte di Shaftesbury, che lo accolse in casa, dapprima come medico, poi come tutore del figlio e lo introdusse nel mondo dell'alta politica londinese. Locke diventò il braccio destro di Shaftesbury e fu incaricato di molte questioni politiche tra le più complesse.
I trattati sul Governo
[modifica]In questa sua importantissima opera Locke respinge le teorie che, come quella della monarchia di diritto divino mascheravano, nel pensiero e nei fatti, la vera natura dei rapporti politico-sociali. I due trattati sul Governo di Locke furono scritti circa un decennio prima che la Gloriosa Rivoluzione (1688-1689) avesse inizio: l'opera fu scritta all'incirca nel 1679-80. Non bisogna trascurare, inoltre, che Locke negò sempre di essere l'autore del testo, data la sua consapevolezza del carattere radicalmente “rivoluzionario” di quanto aveva scritto.
- Il Primo dei due trattati è utilizzato per confutare le tesi di Robert Filmer, espresse nel "Patriarca": secondo Filmer, la Bibbia rappresenta la fonte della massima autorità e da tale testo egli trae tutta la concatenazione logica della sua argomentazione. "Dio conferì ad Adamo il diritto di dominare la razza originaria, l'autorità paterna nasce quindi in Adamo, continua nei patriarchi fino al diluvio universale, si perpetua in Noè, nei suoi figli e nei re fino al periodo della cattività in Egitto. Quando Dio concede nuovamente un re agli ebrei, Egli stabilisce l'antico diritto alla successione patrilineare del governo. L'attuale re è il discendente dei patriarchi e di conseguenza è il legittimo sovrano".
- Filmer, cercando nella Bibbia la fonte dell'autorità detenuta dal patriarca del clan, sostiene che il re eredita il diritto di esercitare il dominio assoluto a prescindere dai mutamenti avvenuti nella società.
- La Risposta di Locke nel primo trattato: Locke, ironicamente, rileva che Dio comanda di onorare il padre e la madre, ma Filmer omette ogni riferimento all'autorità materna. L'autore del Patriarcha non dava alcun peso al matriarcato, nonostante nella storia, specialmente in quella inglese, non fossero mancati esempi di monarchi di sesso femminile. Locke, inoltre accusa Filmer di non definire mai chiaramente il concetto di autorità paterna e soprattutto di non dimostrare come questa si trasmetta nell'autorità regia. Per Locke era fondamentalmente impossibile asserire che l'attuale re sia un discendente di Adamo; altrettanto arduo era sostenere che la “patria potestà” di Adamo rappresentasse un potere assoluto in base al quale fosse possibile esercitare il diritto di vita e di morte sui figli.
- Riflessione sulla legge di natura: non può essere semplicemente iscritta nel cuore e considerata innata. La ragione acquista la consapevolezza della legge di natura, dei suoi dettami, attraverso l'esperienza (empirismo). Locke è cristiano e contrario a qualunque forma di riduzione fideistica del ruolo della ragione.
Sovranità limitata
[modifica]In Locke assistiamo ad una generale dissoluzione del concetto stesso di sovranità (vedere Jean Bodin). Come deve funzionare una comunità politica? Locke non mostra dubbi sul fatto che l'unanimità dovrebbe essere il criterio principe, tuttavia, data l'impraticabilità tecnica di questa soluzione, egli conclude che il principio di maggioranza debba essere considerato una “legge naturale”, dettato della “giusta ragione” e veicolo attraverso il quale la società si muove,cambia e progredisce. La maggioranza ha il potere di agire e deliberare come se fosse il tutto.
Per Locke il potere non è e non può essere concentrato nelle mani di un'unica entità, né tanto meno è irrevocabile, assoluto e indivisibile. Il potere supremo è il potere legislativo. Supremo non perché senza limiti, ma perché quello posto al vertice della piramide dei poteri, il più importante. È il potere di predisporre ed emanare leggi e appartiene al popolo che lo conferisce per delega ad una figura preposta ad adempierlo. Subordinato al potere legislativo, c'è il potere esecutivo, in capo al sovrano ed atto a eseguire le leggi stesse. Successivamente Locke individua altri due poteri ascrivibili ai precedenti: il potere giudiziario e il potere federativo (politica estera). Il primo, rientrante nel potere legislativo, è preposto al rispetto della legge, la quale deve essere unica per tutti e deve far sì che tutti siano uguali di fronte ad essa e che ci sia certezza del diritto (principio di legalità). Quindi il potere legislativo esplica due funzioni: quella di emanare leggi e quella di farle rispettare. Il potere federativo rientra nel potere esecutivo e prevede la possibilità di muovere guerra verso altri Stati e di stipulare accordi di pace.
Felicità
[modifica]Si tratta di un valore supremo che domina le azioni degli uomini e addirittura di Dio:
“Lo stesso Dio onnipotente si trova necessitato ad essere felice”.
Locke l'ha formulata come una teoria dell'agire umano: l'uomo mira ad essere felice.
La ricerca della felicità è quindi il sommo bene che rende libere la volontà e le azioni dell'uomo. L'uomo è tanto più libero quanto più il suo cammino verso la felicità è saldo.
Infatti, “la felicità consiste in ciò che allieta e soddisfa l'intelletto, l'infelicità in ciò che lo sconvolge o lo tormenta”.
E come si trova la felicità? “La moralità è ciò che regola le azioni dell'uomo per ottenere la felicità”.
Ma essa è anche una delle solide basi sulle quali poggia l'edificio della proprietà privata, perché, sebbene la comunione dei beni non abbia nulla di ingiustificato in sé, tuttavia, afferma Locke, “se tutto fosse in comune, ne conseguirebbero necessariamente il bisogno, la rapina e la forza; in tali condizioni, è evidente, non può darsi la felicità”.
Felicità e Governo
[modifica]E allora cosa deve fare il governo per promuovere la felicità dei cittadini? L'obbligo è quello di intervenire contro i violatori dell'ordine naturale per restaurare la sicurezza, la precondizione per il perseguimento della felicità, e nulla di più.
Proprietà come libertà e diritti naturali
[modifica]Locke è il filosofo della proprietà: ma che cosa è per Locke? Egli non utilizza il termine in maniera univoca nel Secondo trattato: mentre spesso è sinonimo di beni immobili, in più occasioni diventa il termine riassuntivo di tutti i diritti naturali dell'uomo.
Già nel 1664 Locke aveva individuato il fulcro della propria analisi politica: la proprietà e la legge di natura.
“La più salda garanzia della proprietà privata di ciascuno risiede nella legge di natura, senza il cui rispetto è impossibile per chicchessia essere padrone dei propri beni e badare al proprio interesse”.
Dal fatto che la terra è originariamente data da Dio ad Adamo e poi a tutti i suoi discendenti consegue che essa è stata data in comune a tutti gli uomini. Tuttavia, ciò che non è mai stato in comunione è la proprietà di sé. Allo stato di natura gli uomini vivono pacificamente e razionalmente, ma non hanno la possibilità di proteggere la propria proprietà. Qui vengono introdotti da Locke i concetti di libertà, diritto e Stato Civile, una unione tra individui.
Altri progetti
[modifica]- Wikisource contiene una pagina dedicata a John Locke
- Wikiquote contiene citazioni di o su John Locke
- Wikibooks contiene testi o manuali su John Locke
- Wikipedia contiene informazioni su John Locke
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su John Locke