Immobilizzazioni materiali, immateriali e finanziarie
Immobilizzazioni immateriali e materiali
[modifica]Le immobilizzazioni immateriali sono i costi sostenuti dall' azienda per acquisire i beni intangibili che danno benefici economici nel tempo. Le immobilizzazioni materiali sono i costi sostenuti dall' azienda per acquisire i beni tangibili che danno benefici nel tempo. Anche le immobilizzazioni immateriali e materiali sono soggette ad apposite valutazioni, che si possono distinguere principalmente in:
- ammortamento;
- svalutazioni;
- ripristini di valore.
Badiamo all'ultimo punto: non abbiamo scritto "rivalutazioni", perché un'immobilizzazione può svalutarsi anche fino ad azzerarsi, ma non può mai rivalutarsi sino a superare il limite del valore precedente alla svalutazione. Se abbiamo svalutato un'immobilizzazione da 100 a 90, in seguito il valore di tale immobilizzazione, nel caso in cui la causa che ha portato alla svalutazione sia cessata, non potrà mai superare il valore di 100.
Ammortamento
[modifica]Un'immobilizzazione si riferisce a investimenti effettuati per un periodo abbastanza lungo, comprendente almeno in parte due periodi amministrativi consecutivi. Appare evidente che i costi sono da imputare in base al principio di competenza economica.
Le immobilizzazioni hanno solitamente una durata limitata, ovvero, trascorso un certo periodo, un impianto può risultare inservibile, oppure un brevetto può scadere e così via. Pertanto dovremo spalmare il costo di ogni immobilizzazione su tutti gli esercizi in cui tale immobilizzazione partecipa alla costruzione del reddito di esercizio secondo un processo di ammortamento. Tale processo avviene seguendo un piano, che comprende tre fattori:
- valore da ammortare;
- vita utile dell'immobilizzazione;
- criterio di ammortamento.
Il valore da ammortare si calcola sottraendo al valore dell'immobilizzazione risultante dalla prima iscrizione nei nostri libri il valore che si presume potrà essere realizzato quando l'immobilizzazione giungerà al termine della sua durata (se tale valore è nullo o irrilevante, non si considera), ovviamente stornati dei costi di vendita e rimozione. La stima viene fatta senza contare effetti inflazionistici. Inoltre la vita utile di un'immobilizzazione può variare (non dimentichiamo che si tratta di una stima e come tale non è certa).
Una volta stabilito il valore da ammortare e la vita utile del cespite, bisogna scegliere un criterio di ammortamento. Il più diffuso è quello a quote costanti, ovvero il costo viene ripartito equamente su tutti gli esercizi che rientrano nella vita utile dell'impianto.
Facciamo un esempio: acquistiamo un impianto per un costo complessivo di 10 000 il 1 luglio 200X. Prevediamo una sua vita utile di 10 anni, con valore di realizzo finale non rilevante. Dunque questo impianto sarà nelle nostre disponibilità fino al 1 luglio 200X+10. Al termine del primo anno, il 31 dicembre 200X, provvediamo a iscrivere correttamente il costo relativo all'esercizio 200X: siccome abbiamo utilizzato tale impianto solo per metà dell'anno, il costo relativo all'anno 200X sarà uguale alla metà di quello annuale ovvero [(10 000/10)/2], cioè 500 euro.
dare | a
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avere | +
|
-
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Ammortamento impianto (CE) | Fondo ammortamento impianto (SP) | 500 | 500 |
Il conto "ammortamento impianto" viene chiuso a conto economico, mentre il conto "fondo ammortamento impianto" viene chiuso a stato patrimoniale a parziale rettifica del valore totale dell'impianto, che abbiamo iscritto all'acquisto nelle attività.
L'anno successivo avremo utilizzato l'impianto per tutto l'anno, dunque dovrà essere imputata l'intera quota, cioè:
dare | a
|
avere | +
|
-
|
Ammortamento impianto (CE) | Fondo ammortamento impianto (SP) | 1 000 | 1 000 |
Andiamo a vedere la situazione del conto "Fondo ammortamento impianto":
Impianto (SP)
DARE/+ | AVERE/- |
500 | |
1 000 |
Dunque il conto in questione è destinato a incrementarsi fino a raggiungere il valore dell'impianto, ovvero, il 30 Giugno 20XX+10 avremo la seguente situazione:
(SP)
DARE/+ | AVERE/- |
10 000 |
Impianto (SP)
DARE/+ | AVERE/- |
10 000 |
Svalutazione
[modifica]Le immobilizzazioni possono essere soggette a svalutazioni, ovvero a perdite durevoli di valore. In questo caso, la svalutazione graverà tutta sul conto economico in cui avviene tale svalutazione.
Abbiamo un impianto del valore di 10 000, il cui corrispondente fondo di ammortamento è pari a 6 000. Un incendio distrugge il nostro impianto e pertanto non è più utilizzabile: dobbiamo svalutarlo e far uscire tale macchinario dal nostro patrimonio.
dare | a
|
avere | +
|
-
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Diversi | Impianto (SP) | 10 000 | ||
Fondo ammortamento impianto (SP) | 6 000 | |||
Svalutazione impianto (CE) | 4 000 |
Eliminazione e cessione di un cespite
[modifica]L'uscita di cespiti dal patrimonio dell'impresa può avvenire tramite eliminazione dal processo produttivo o per cessione a terze economie.
Eliminazione dal processo produttivo
[modifica]L'eliminazione dal processo produttivo può essere:
- volontaria: qualora il cespite abbia esaurito la sua vita utile, o è diventato inutilizzabile, obsoleto, eccetera, e non è possibile cederlo a terze economie;
- involontaria: quando avviene un accadimento esogeno che rende un cespite inutilizzabile (incendi, inondazioni, ecc). Se l'impianto è assicurato, il risarcimento accordato dalla compagnia assicurativa va iscritto fra i componenti positivi di reddito.
In entrambi i casi, si provvede con le modalità che abbiamo già visto, ovvero stornando il valore dell'impianto in contropartita al conto del fondo ammortamento. Il residuo entra in un conto denominato "Sopravvenienze passive".
Cessione a terze economie
[modifica]In questo caso il cespite viene ceduto ad altri soggetti: anche in questo caso è necessario applicare la solita scrittura per stornare il valore dell'impianto. Per quanto riguarda il residuo, si possono avere tre casi:
- il corrispettivo pattuito per la vendita è uguale al valore netto contabile (ovvero la differenza fra valore dell'impianto e valore del fondo ammortamento): in questo caso non ci sono problemi.
- il corrispettivo pattuito per la vendita è minore del valore netto contabile: in questo caso si deve registrare una minusvalenza.
- il corrispettivo pattuito per la vendita è maggiore del valore netto contabile: in questo caso si deve registrare una plusvalenza.
Le plusvalenze possono essere rateizzate a fini fiscali, con le seguenti osservazioni:
- la rateizzazione è una facoltà e non un obbligo;
- la rateizzazione può avvenire al massimo in cinque anni, in quote costanti;
- il bene alienato deve essere rimasto nel patrimonio dell'azienda per almeno tre anni.
Immobilizzazioni finanziarie
[modifica]Le immobilizzazioni finanziarie possono subire delle perdite durature di valore e pertanto devono essere soggette a svalutazione, ed è, in generale, abbastanza simile a quanto avviene per gli altri tipi di immobilizzazioni. Le immobilizzazioni vengono iscritte nel nostro patrimonio al costo sostenuto, comprensivo degli oneri accessori, che rimane costante a meno che non si abbiano perdite durature di valore. Queste perdite possono avvenire in caso di dissesto dell'emittente o perché persiste da lungo tempo, oppure in base a nostre valutazione dei risultati dell'esercizio.
Se abbiamo acquistato una partecipazione per un valore di 100 000, e quattro anni dopo riteniamo che il valore di realizzo presunto sia pari a 60 000, dovremo provvedere a svalutare tale partecipazione per 40 000, con la seguente scrittura.
dare | a
|
avere | +
|
-
|
Svalutazione partecipazione (CE) | Partecipazione (SP) | 40 000 | 40 000 |
Se in seguito si ritiene che vi sia stato un riacquisto di valore, ad esempio per 30 000, si avrà una scrittura speculare alla precedente:
dare | a
|
avere | +
|
-
|
Partecipazione (SP) | Rivalutazione partecipazione (CE) | 30 000 | 30 000 |
Partecipazioni classificate nell'attivo immobilizzato
[modifica]Questo tipo di partecipazione possono essere valutate con due modalità:
- metodo del costo rettificato: da adottarsi nel caso in cui dalla partecipazione si attenda un frutto, ovvero quando tali azioni vengono tenute in portafogli solo perché ritenute redditizie e non a fini strategici, ovvero non si vuole intervenire nella gestione;
- metodo del patrimonio netto: da adottarsi qualora la partecipazione sia strategica, ovvero si vuole intervenire nella gestione della partecipata, in modo da considerare tale partecipazione in una logica di gruppo.
Metodo del costo rettificato
[modifica]Si iscrive nell'apposito conto il costo d'acquisto, compresi tutti gli oneri che abbiamo sostenuto per l'acquisizione. Tale costo deve anche tenere conto di eventuali aumenti e riduzioni di capitale, oltre che delle perdite durature di valore. In quest'ultimo caso, gli amministratori dovrebbero inserire in nota integrativa il motivo che ha portato alla stima di queste perdite durature.
Metodo del patrimonio netto
[modifica]Per quanto riguarda le controllate e le collegate, la valutazione può avvenire in base all'intera frazione del patrimonio netto della stessa che risulta dall'ultimo bilancio, relativamente alla quota della nostra partecipazione. Nel caso in cui tale valore, alla prima iscrizione, differisca dal costo d'acquisto, bisognerà provvedere ad adeguata rettifica secondo i principi del bilancio consolidato. La differenza fra i due valori deve essere ammortizzata, mentre le plusvalenze vanno inserite in una apposita riserva non distribuibile.
Non vi è tuttavia equivalenza esatta, infatti il valore inserito nei nostri bilanci deve essere aumentato e diminuito secondo fattori che comunque fanno discostare il patrimonio netto reale della controllata da quello del patrimonio che noi possiamo considerare relativo alla nostra quota. Infatti bisogna considerare:
- i dividendi, che devono essere iscritti a diminuzione del risultato di esercizio, in modo da non iscrivere lo stesso valore due volte;
- gli utili e le perdite da operazioni infragruppo, che vanno eliminate, nel caso degli utili perché non si possono riconoscere utili che in realtà non sono stati realizzati, come sono quelli derivanti da operazioni fra partecipante e partecipata;
- il risultato di esercizio della partecipata deve essere rettificato, considerando la differenza fra valore di acquisto e valore del patrimonio netto contabile, che deve essere ammortata. Inoltre l'utile realizzato dalla partecipata va rettificato, con l'ammortamento che la partecipata avrebbe inserito nel bilancio concordato in sede di negoziazione della partecipazione
- si verificano inoltre, onde rettificare il costo originario d'acquisto:
- aumenti di capitale a pagamento o diminuzione del capitale sociale con rimborso;
- ingresso di nuovi soci, entrati nella partecipata a pagamento con sovrapprezzo con un'operazione che non ha previsto diritto di opzione: la quota, in questo caso, deve essere adeguata alla nuova realtà, ovvero con la quota in nostro possesso e con le modifiche del patrimonio netto;
- alienazione di beni.