Filippo Juvarra (superiori)

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Filippo Juvarra (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia dell'arte per le superiori 2
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Filippo Juvarra[modifica]

Agostino Masucci, ritratto di Filippo Juvarra

Biografia[modifica]

Filippo Juvarra nasce a Messina il 7 marzo 1678 da Pietro ed Eleonora Tafurri e si forma con il padre. Nel 1703 Juvarra si trasferisce a Roma, dove riesce a coltivare le sue passioni artistiche. Viene accolto dalla famiglia dei Passalacqua, ed è qui che inizia lo studio di diverse opere architettoniche, come quelle di Vitruvio. E’ in questo periodo che Juvarra inizia a dedicarsi ai suoi studi architettonici, sotto l’ala dell’architetto Carlo Fontana; il suo esordio però, avverrà solamente nel 1705,quando vince il primo premio del concorso dell’Accademia di San Luca. Terminato l’anno a Roma, Juvarra torna momentaneamente a Messina, ed è qui che mostrerà le abilità apprese a Roma, tramite il restauro del palazzo Muzio Spadafora e la sistemazione del coretto della chiesa di San Gregorio. L’artista decise nuovamente di recarsi a Roma e successivamente a Lucca.

Dopo la morte di Francesco Fontana, si trasferisce presso la corte degli Ottoboni, dove gli vennero commissionate molte opere come il progetto per l'altare maggiore del santuario di Santa Maria del Fonte, ma non è ancora questo l’evento che definì ufficialmente la sua carriera: è l’incontro con Vittorio Amedeo di Savoia che segnerà definitivamente l’apice. Esso avviene a Messina nel 1714 e tra i due si forma subito uno stretto legame. La prima commissione che gli viene affidata con il titolo di primo architetto a Torino è la basilica intitolata alla Vergine sul colle di Superga (1715) e successivamente la realizzazione della facciata e dello scalone a due rampe di palazzo Madama, la continuazione del progetto della Reggia di Venaria e l’immenso progetto della palazzina di Stupinigi (1729). Anche in ambito religioso, l’architetto realizzò qualcosa di molto importante, ovvero la chiesa di Santa Croce e la chiesa di San Giacomo di Campertogno.

Juvarra lavora anche al di fuori dell’Italia. Come possiamo notare, tra il 1719 e il 1720 progetta il Palazzo Nazionale di Mafra in Portogallo e nel 1735 disegna il Palazzo reale di Madrid per Filippo V a Madrid. Muore improvvisamente a Madrid il 31 gennaio 1736. Nel corso della sua vita gli vengono commissionate molte opere e palazzi a Torino e dintorni, tra cui 4 residenze reali. Viene considerato un architetto versatile, poiché utilizza stili diversi in base alle opere che realizza e spesso rielabora e unisce diversi stili per creare soluzioni originali e spesso superiori ai modelli da cui prende spunto.

Opere[modifica]

Basilica di Superga, Torino

Basilica di Superga[modifica]

La Basilica di Superga nasce per volere del Duca Vittorio Amedeo II, a seguito di un voto fatto alla Madonna delle Grazie nel 1706, durante l’assedio dei Franco-Spagnoli in Piemonte. Essa si trova sulla collina di Superga, a est di Torino. La costruzione del Santuario è affidata all’architetto di Corte, Filippo Juvarra. Per realizzare il complesso sarà demolita la chiesa preesistente e abbassato il colle di quaranta metri. Nel 1717 è posta la prima pietra del Santuario, mentre l'inaugurazione avviene quattordici anni dopo, nel 1731.

Dettaglio dell'interno della Basilica

La basilica può essere considerata un brillante riassunto delle idee correnti unite in modo inaspettato. È chiusa nel lato corto da un monastero rettangolare e si basa su rapporti semplici: il portico è quadrato e il suo lato corrisponde in lunghezza alle mura della chiesa, inoltre il corpo della chiesa, il tamburo e la cupola sono di uguale altezza. Sono presenti grandi aperture negli assi incrociati e cappelle satelliti nelle diagonali. La Basilica unisce due tipi di struttura a cupola: quella circolare su modello del Pantheon e il tipo a croce greca; nonostante il corpo ottagonale la trabeazione circolare riesce ad essere inserita poiché tocca solo il centro dei 4 archi. Anche il pronao è ispirato al Pantheon ed è sorretto da otto colonne corinzie. La cupola è un capolavoro d’avanguardia tecnica, infatti è costituita da due calotte, una interna e una esterna, divise da un'ampia intercapedine. Ai lati del corpo centrale si elevano due campanili, nei quali si riscontra l’influenza del Borromini.

La decorazione deriva dal modello di Francesco Borromini e Gian Lorenzo Bernini e la gamma di colore è tipicamente settecentesca. In Superga sono tumulati alcuni membri della Casa Savoia, tra cui Vittorio Amedeo II, Carlo Emanuele III, Carlo Alberto e VIttorio Emanuele I Le spoglie sono conservate in una cripta sotterranea riccamente decorata, oggi visitabile. Il 4 maggio 1949 avviene la tragedia di Superga: l'aereo che trasporta la squadra del Grande Torino, in ritorno da Lisbona, si schianta sul retro del complesso non lasciando sopravvissuti.

Facciata di Palazzo Reale, Torino

Palazzo Reale[modifica]

Il Palazzo Reale di Torino, la più importante residenza sabauda in Piemonte, fu l’antico e prestigioso centro di potere della famiglia per oltre tre secoli. È collocato nel cuore della città, nella Piazzetta Reale adiacente alla centralissima Piazza Castello.. Oggi questa maestosa reggia mostra con orgoglio la mano di tutti i celebri artisti che vi lavorarono tra il XVII e il XIX secolo.

La partecipazione di Juvarra cominciò quando Vittorio Amedeo II decise di creare, nel 1713, la cosiddetta “zona di comando”, annessa al palazzo e costituita da Segreterie, Uffici, Teatro Regio e Archivi di Stato. L’architetto fu regista di tali interventi, infatti realizzò la manica settentrionale del palazzo, destinata a ospitare al primo piano gli archivi e la biblioteca del re. Juvarra realizzò anche la Scala delle Forbici, costituita da doppie rampe, e il Gabinetto Cinese. La bellissima scala è costituita da un impianto architettonico detto “a tenaglia” che scarica il peso sulle pareti laterali e una rampa centrale superiore che non presenta sostegni laterali in quanto sorretta solamente dagli archi trasversali dei pianerottoli. La scala del Palazzo Reale è soprannominata “Scala delle Forbici” per un particolare che è stato posto da Juvarra in corrispondenza dell’imposta della volta sospesa, dove un paio di forbici tagliano le due trecce laterali incrociate creando una lingua biforcuta. Leggenda narra che questa lingua sia un’allusione e una provocazione di Juvarra alle malelingue di corte che dicevano che l’architetto non sarebbe riuscito nella realizzazione dell’impresa. Il Gabinetto Cinese fu ideato da Juvarra, che acquistò a Roma lacche cinesi autentiche in oro che vennero inserite nel rivestimento parietale, integrate da altre ad imitazione. Esso costituisce una raffinata testimonianza del nuovo gusto per l’esotismo, allora in voga nelle principali corti europee. Una curiosità è che quando si entra in questa sala, nelle lacche della parete destra sono nascosti due piccoli sportelli rotondi che coprono un interfono. Questo strumento permetteva di ascoltare di nascosto le conversazioni della Sala vicina.

Con la fine della monarchia nel 1946 l’edificio venne quasi totalmente abbandonato, molte delle sale furono sigillate, e solo nel 2007 il palazzo venne riaperto al pubblico. Il Palazzo Reale di Torino ora fa parte dei Musei Reali, visitabili gratuitamente la prima domenica di ogni mese.

Scalone Palazzo Madama

Palazzo Madama[modifica]

Realizzato tra il 1718 e il 1721, si trova in Piazza Castello a Torino, e costituisce l’avancorpo dell’antico castello medievale. Juvarra, infatti, decide di applicare alla vecchia struttura di origine romana una scenografica facciata barocca, rinnovando Piazza Castello. Per farlo si ispira soprattutto alla fronte della Reggia di Versailles che dà verso il giardino: come a Versailles, infatti, anche qui la fronte è a terminazione piatta, sormontata da un'aerea balaustra ornata di statue, con un unico ordine di lesene corinzie, che diventano possenti colonne nella campata centrale, che inquadrano finestre arcuate.

Tuttavia qui le auliche forme classicheggianti del prototipo francese sono movimentate dall'abbondante decorazione scultorea, e soprattutto dalle grandi dimensioni delle aperture finestrate, che rendono il prospetto estremamente leggero, quasi privo di masse solide. Il colonnato crea un contrasto chiaroscurale con la parete di fondo, evidenziando la zona centrale anche grazie all' ornamentazione plastica dei basamenti, decorati con trofei militari a bassorilievo. Le ampie finestre in facciata conferiscono maestosità all’esterno dell’edificio e allo stesso tempo, sfruttando la luce naturale del sole, riescono a donare leggerezza e luminosità allo scalone d’onore e alle superfici interne, distinte da eleganti stucchi di ottima fattura, creando un'illuminazione tipicamente settecentesca.

Una volta entrato infatti, il visitatore rimane meravigliato dall'imponenza dell'ampio scalone, profondo dodici metri e sviluppato in due rampe parallele e simmetriche che, dopo un pianerottolo, conducono a un ballatoio affacciato sull'ingresso. L'atrio del pian terreno è composto da leggere volte a vela, che costituiscono anche il sostegno del pianerottolo superiore, che si presenta quindi come uno spazio grandioso, coperto da una maestosa volta cassettonata, in cui le superfici delle pareti, movimentate dalle membrature architettoniche e inondate dalla luce delle finestre, si colorano di tenui tinte pastello.

Palazzina di Stupinigi, Torino
Pianta della Palazzina di caccia di Stupinigi

Palazzina di caccia di Stupinigi[modifica]

La Palazzina di Caccia di Stupinigi è stata realizzata nel 1729 per essere una residenza temporanea, destinata alle feste e alle battute di caccia. In realtà, si presenta come un grandioso edificio barocco, più simile a una reggia che ad una semplice residenza di caccia. La Palazzina di Caccia di Stupinigi è un’opera architettonica di Filippo Juvarra, che realizzò per volere di Vittorio Amedeo II di Savoia. I lavori durarono fino alla fine del XVIII secolo. Nel corso dei secoli molti personaggi storici soggiornarono presso la Palazzina: come ad esempio l’imperatore Giuseppe II, Ferdinando I, Carolina di Borbone e Napoleone Bonaparte.

Questa palazzina deriva dall’unione tra la tradizione francese e italiana, infatti Juvarra prese come modello il castello francese con la scalinata adiacente al vestibolo e la pianta italiana a forma di stella, che però estese ad una dimensione senza precedenti. Inoltre è molto presente l’influenza di elementi nordici.

Il complesso della palazzina, si apre con un piazzale che parte da un viale rettilineo, che arriva dal centro della città di Torino e che è lungo circa 10 km. Essa si presenta con un corpo centrale a pianta ellittica, alleggerito da ampie aperture, e contiene un salone ovale, affrescato con dipinti che richiamano l’arte venatoria pratica a cui era adibita la palazzina. Qui a formare una croce di Sant’Andrea, si aprono quattro bracci che conducono agli appartamenti reali e a quelli degli ospiti, ma soprattutto collegano l’ambiente interno con quello esterno che moltiplica la veduta sui viali alberati e sul piazzale ottagonale. All’interno della struttura è anche presente una cappella dedicata a Sant’Uberto e una galleria di ritratti di alcuni membri della famiglia reale dei Savoia. Inoltre il tema della caccia venne ripreso anche dalle decorazioni degli altri ambienti del palazzo, arredati da sontuoso mobilio in stile Rococò. Una particolare attenzione va anche al parco adiacente alla palazzina, oggi sede del Parco Naturale di Stupinigi e che fu progettato nel 1724 su modello di quello francese, per poi prendere negli anni le fattezze di un giardino all’inglese. Il bellissimo prolungamento verde della regale dimora juvarriana è stato oggi riportato ai disegni originali in cui il Salone delle Feste si affaccia sui grandi viali. La Palazzina di caccia di Stupinigi ed il suo giardino rappresentano quindi un vero e proprio gioiello dell’architettura juvarriana. Inoltre essa fa parte delle residenze Sabaude in Piemonte ed è stata proclamata nel 1997 patrimonio dell’UNESCO. Oggi il complesso del palazzo è visitabile ed è aperto al pubblico.

Collegamenti esterni[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Rudolf Wittkover, Arte e architettura in Italia: 1600-1750, Torino, Einaudi, 2013, ISBN 978-88-06-17708-9.
  • Carlo Bertelli, Invito all'Arte. Edizione Gialla. Per le Scuole superiori. Con e-book. Con espansione online. Vol.2: Dal rinascimento al rococò, Scolastiche Bruno Mondadori, 2017, ISBN 978-88-42-41753-8.