Fenomenologia

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Fenomenologia
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia della filosofia contemporanea

Il termine "fenomenologia"[modifica]

Il termine "fenomenologia" è stato usato in vario modo nella storia della filosofia.[1]

In greco "phainomenon" significa "ciò che appare" e quindi una disciplina chiamata "fenomenologia" sarebbe la scienza delle apparenze. Questo però, come vedremo ancora in seguito, dipende dallo status ontologico ed epistemologico assegnato all'apparire. Infatti, l'apparenza è anche mostrarsi, manifestazione. La fenomenologia quindi sarebbe piuttosto una scienza del manifestarsi e quindi in primis una disciplina epistemologica che investiga come conosciamo gli oggetti tramite il loro manifestarsi a noi. Il termine composito "fenomenologia" non si trova però nella filosofia antica, ma appare per la prima volta in chiave tecnica solo nel XVIII secolo.

Il termine "fenomenologia" o "fenomenologico" si trova nell'opera di Friedrich Christoph Oetinger (Philosophie der Alten) e di Johann Heinrich Lambert (Über die Methode, die Metaphysik, Theologie und Moral richtiger zu beweisen, 1762) per il concetto di una Phaenomenologia o optica transcendentalis nel senso di una scienza delle apparenze, contrapposta a quella della verità. Vedesi ad esempio l'opera di Lambert Neues Organon (1764) la cui quarta parte è intitolata "Fenomenologia o scienza delle apprenze" (Lehre vom Schein).

In chiave simile il termine fu usata anche da Kant per indicare la dottrina dei limiti della percezione sensoriale e nell'opposizione del "fenomeno" come mera apparenza dell'oggetto e del "noumeno" come oggetto ideale in sé.

Hegel poi riprende il concetto da Kant definendo la fenomenologia come l'esplorazione dei "fenomeni", che si presentano a noi nell'esperienza conscia, come mezzo per afferrare lo Spirito Assoluto che è dietro il fenomeno. La fenomenologia diventa quindi con Hegel una scienza dell'esperienza e della coscienza, criticando la dottrina Kantiana dell'inconoscibile oggetto in sé e proponendo il modo della coscienza di esperire se stessa e di manifestarsi a se stessa come un caso in cui la conoscenza dell'oggetto in sé è possibile e forma la base per tutte le altre conoscenze. In modo dialettico viene superata la distinzione di principio tra fenomeno e noumeno e il fenomeno diventa un mezzo per arrivare al noumeno.

Quadro storico[modifica]

Dopo il declino dell'idealismo in Germania si svilupparono due movimenti simili, ma opposti: il Neokantismo che auspicava un ritorno a Kant e una corrente più empirista e scientifica che, visto il fallimento del metodo speculativo dell'idealismo, si appellava alla ricerca sperimentale come nuovo modello d'indagine. Questo secondo movimento fu anche influenzato in parte dalla piccola "rinascita Aristotelica" al seguito del lavoro di Trendelenburg (tra l'altro grande critico di Hegel). Tra gli studenti di Trendelenburg e come rappresentante del secondo movimento, troviamo Franz Brentano, autore della Psicologia dal punto di vista Empirico. Sarà all'interno della Scuola di Brentano che nascerà la fenomenologia come la conosciamo oggi e che approfondiremo in questo corso.

Agli inizi del Novecento sulle cattedre di filosofia in Germania venivano nominati anche gli esponenti della nuova scienza sperimentale della psicologia. Dopo il lavoro di Fechner, Weber e Wundt, furono proprio vari studenti della Scuola di Brentano a fondare i primi istituti di ricerca sperimentale in psicologia, mentre ufficialmente tenevano cattedre di filosofia. Sia Brentano, sia Carl Stumpf, uno dei suoi primi allievi, usarono il termine fenomenologia, anche se non come indicazione della loro posizione filosofica. Proprio Brentano e Stumpf furono i maestri di Edmund Husserl, fondatore del movimento fenomenologico.

Cenni biografici su Husserl[modifica]

Husserl, dottore in matematica e poi studente di Brentano, al volgere del secolo pose le fondamenta di una delle correnti filosofiche più influenti del XX secolo: la fenomenologia. Varie tendenze menzionate sopra, si ritrovano nello sviluppo della fenomenologia, ad esempio il rapporto problematico tra filosofia e psicologia nell'indagine della mente e della coscienza e il "ritorno a Kant", riformulando la fenomenologia dal 1913 in poi esplicitamente come disciplina trascendentale. Inizialmente però per Husserl, la fenomenologia è una "psicologia descrittiva", un approccio alla filosofia che assegna primaria rilevanza, in ambito epistemologico, all'esperienza intuitiva, la quale guarda ai fenomeni come punti di partenza per estrarre le caratteristiche essenziali delle esperienze e l'essenza di ciò che sperimentiamo.

Note[modifica]

  1. Si veda Karl Schuhmann "“phänomenologie”: Eine begriffs- geschichtliche reflexion" in Husserl Studies, 1(1):31–68, 1984. nuova ed. in Cees Leijenhorst & Piet Steenbakkers, eds. Karl Schuhmann: Selected Papers on Phenomenology, Kluwer, Dordrecht / Boston / London, 2004, p. 1-33.