Età imperiale
Età imperiale
[modifica]Sotto Caligola e Nerone
[modifica]Nell'età imperiale, sotto Caligola e Nerone, un'attività molto importante di critica testuale ci è fornita da Probo, di Berito, ovvero Beyrut, che si esercitò sui testi di Virgilio, Lucrezio, Orazio e altri, offrendo edizioni apprezzate sino ai giorni nostri. Il lavoro precipuo di Probo era di procurare testi molto corretti: di qui l'emendazione scrupolosa e puntuale degli errori testuali, lo scrupolo nell'inserire la corretta interpunzione e i tentativi di sanare punti guasti o incomprensibili.
Probo
[modifica]L'attenzione di Probo alla correttezza testuale è proverbiale; si narra che fosse riuscito a procurarsi per la pubblicazione un testo corretto dallo stesso Virgilio. Legata al nome di Virgilio è sorta una questione riguardo alla dubbia autenticità della “Vita” virgiliana di Probo, da taluni ritenuta autentica, da altri attribuita a uno “pseudoprobo”, che Castorina, dopo un'ampia e dettagliata analisi delle fonti, identifica nel grammatico Servio Varo, autore di un famoso commento dell' “Eneide” (ma su tutta la complessa questione cfr. Paladini-Castorina, “Storia della letteratura latina”, Bologna, Patron, 1972, vol. II, pp. 126 sgg). Commenti linguistici e storici alle orazioni di Cicerone ci sono tramandati da Asconio Pediano, di Padova, famoso soprattutto per il secondo aspetto dei suoi commenti.
Sotto i Flavi
[modifica]Nell'età dei Flavii, un nome che occupa un posto di notevole rilievo nella filologia latina è quello, notissimo, di Quintiliano, che nella sua Institutio Oratoria, si occupa non soltanto di retorica, ma sia pure saltuariamente anche di grammatica.
Svetonio
[modifica]Di non minore rilievo è la figura di Svetonio, che agli studi storici accompagnò quelli grammaticali, come testimonia il De viris illustribus, nel quale oltre 25 libri, sui 36 complessivi dell'opera, sono dedicati a grammatici, retori, poeti e oratori: “De grammaticis et rhetoribus”.
Con Svetonio si conclude la storia della grande filologia antica; a partire dal II secolo d.C. si contano a decine grammatici, retori e soprattutto commentatori scarsamente significativi. Del IV secolo sono però due grandi figure di filologi ai quali si è praticamente rifatto tutto il Medioevo: Donato e Servio. A Donato si devono poderosi commenti di Terenzio e Virgilio, e opere grammaticali, “Ars maior” e “Ars minor”, pensate per la scuola. Servio lega il suo nome ai commenti delle opere virgiliane, e fu autore probabile, come si è detto, di una Vita di Virgilio erroneamente attribuita a Probo.