Da Cesare a Ottaviano
Cesare dittatore
[modifica]Rimasto solo al potere, Cesare realizzò una politica che aveva come obiettivo principale la pacificazione dei profondi contrasti che si erano andati formando in questi anni tra le varie classi sociali romane (nobilitas, cavalieri e i ceti più poveri). A differenza di Silla, Cesare fu generoso con i suoi avversari, infatti non cercò nessuna forma di vendetta. Inoltre per cercare di accaparrarsi il favore dei vari ceti sociali, varò vari provvedimenti:
- Ridusse il numero dei proletari che avevano diritto alla distribuzione gratuita di grano.
- Avviò un piano di lavori pubblici tra cui un nuovo foro (superficie rettangolare, posta al centro delle città romane era il cuore della vita politica, religiosa, commerciale e sociale) e la bonifica delle paludi pontine che avrebbe dato lavoro a molti proletari e disoccupati.
- Distribuì terre a circa 80000 cittadini per riprendere la formazione di colonie al di fuori dell'Italia.
- Estese la cittadinanza romana agli abitanti della Gallia Cisalpina.
- Aumentò i pretori per migliorare l'efficienza dell'amministrazione.
- Riformò il calendario.
Inoltre Cesare fu nominato più volte console senza collega (come Pompeo) e si fece attribuire il titolo di dittatore, prima per dieci anni poi a vita (come Silla), ottenendo anche il diritto di veto e l'inviolabilità che spettava ai tribuni della plebe. Praticamente Cesare conservò tutte le magistrature della repubblica, privandole però di ogni potere, ma non riuscì a costruire una politica nuova; resta anche da dire che i sostenitori della repubblica non gradirono il fatto che tutte le cariche fossero attribuite solo a un'unica persona e non a personaggi distinti, essendo così l'unico in grado di esercitare i poteri, Cesare stava cercando di instaurare una monarchia. Proprio per questi motivi, alle "idi di marzo", cioè il 15 marzo del 44 a.C., Cesare fu assassinato mentre entrava in senato; i congiurati furono: Giunio Bruto, Gaio Casso (due ex pompeiani perdonati da Cesare) e Decimo Bruto ufficiale di Cesare; tutti facevano parte della nobilitas.
Secondo triumvirato
[modifica]Con l'uccisione di Cesare, i congiurati speravano di restaurare il regime pubblicano e di non essere giustiziati; ma il senato si rivelò debole e giunse a un compromesso con i seguaci di Cesare, guidati da Marco Antonio.
I congiurati non sarebbero stati uccisi, tutte le riforme e i cambiamenti voluti da Cesare non sarebbero stati abrogati e Cesare venne divinizzato con il nome di divus Iulius (divino Giulio). Cicerone e il senato decisero però di appoggiare Gaio Ottavio, pronipote e figlio adottivo di Cesare che, per sottolineare la sua discendenza, si fece chiamare: Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Intanto Marco Antonio pretendeva il governo della Gallia Cisalpina, che però era stato assegnato da Cesare a Decimo Bruto, uno dei congiurati; Bruto si rifugiò a Modena, dove fu soccorso dalle legioni mandate dal senato e da Cicerone per sbarazzarsi di Marco Antonio. Così nel 43 a.C. Antonio venne battuto a Modena, si ritirò nella Gallia Narbonense dove fu appoggiato da un altro ufficiale di Cesare: Marco Emilio Lepido.
Nel frattempo Ottaviano fu eletto console, nonostante la giovane età, e con un'apposita legge si vendicò dell'assassinio di Cesare e strinse una alleanza con Marco Antonio e Lepido; cambiò quindi le speranze di Cicerone e il senato di restaurare la repubblica sfruttando la rivalità degli eredi di Cesare.
Così nel 43 a.C. una legge dello stato approvò il secondo triumvirato tra: Ottaviano, Antonio e Lepido; l'accordo prevedeva che i triumviri governassero per cinque anni e in questo arco di tempo preparassero una nuova costituzione, come ai tempi di Silla furono pubblicate le liste di proscrizione che colpirono tutti quelli che avrebbero potuto opporsi ai triumviri, tra cui Cicerone. Ma Bruto e Cassio fuggirono in Oriente, dove radunarono un esercito che venne battuto e si scontrò con quello di Antonio e Ottaviano nel 42 a.C. in Macedonia. Dopo aver cancellato l'opposizione i triumviri si divisero i compiti:
- Lepido ottenne l'Africa
- Antonio l'Oriente e le Gallie
- Ottaviano l'Italia e la Spagna
Lepido, personaggio minore, fu messo da parte con la carica di pontefice massimo, Ottaviano estese il suo potere in Occidente e sconfisse in Sicilia gli ultimi pompeiani guidati da Sesto, figlio di Pompeo, mentre Antonio si impegnava in Oriente.
Proprio Antonio venne affascinato dal mondo egiziano, stringendo una alleanza con Cleopatra, ultima discendente dei Tolomei, con cui si sposò nel 37 a.C., benché fosse già sposato con la sorella di Ottaviano. Queste nozze miravano al controllo politico di tutto l'Oriente con a capo Roma. Antonio organizzò una spedizione contro i Parti, stanziati nel nord della Siria nel 36 a.C., ma dovette accontentarsi solo della conquista dell'Armenia; inoltre in Oriente organizzò una federazione di tipo ellenistica sotto la protezione di Roma; proclamò Cleopatra "regina dei re", che condivideva il trono con Tolomeo Cesare, il presunto figlio avuto dalla relazione con Cesare.
Il fatto che il senato fosse preoccupato che Antonio avrebbe potuto creare un impero orientale indipendente, fu sfruttato da Ottaviano che con un'opera propagandistica conquistò l'appoggio dei cittadini romani i quali, con un giuramento nel 32 a.C., si impegnavano a sostenerlo nella guerra con Antonio. La guerra non fu dichiarata nei confronti di Antonio, ma bensì in quelli di Cleopatra, venne così chiamata Guerra tolemaica; ebbe inizio nel 31 a.C. con una battaglia navale ad Azio, dove Antonio fu sconfitto. Si rifugiò quindi da Cleopatra ad Alessandria e nell'estate del 30 a.C., dopo essere stati nuovamente sconfitti, si tolsero la vita; Ottaviano in questo modo ricompose l'unità dell'impero romano sul Mediterraneo.