Anime morte

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Anime morte
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Letteratura russa
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Anime morte è il titolo di un romanzo di Nikolaj Vasil'evic Gogol' considerato, insieme ai racconti, uno dei suoi capolavori. Pubblicato per la prima volta nel 1842, fu concepito come prima parte di una trilogia, rimasta poi incompiuta.

Prima edizione delle Anime morte, curata personalmente dall'autore.

Trama[modifica]

La narrazione si apre con l'arrivo di Čičikov nella città russa di N--. Egli riesce fin da subito ad attirarsi le simpatie di tutti e a ottenere inviti a feste e raduni che includono personaggi di prestigio nella scena cittadina. Dopo breve tempo inizia il suo pellegrinaggio per l'ancora feudale campagna russa, in compagnia del cocchiere Selifan, alla ricerca di possidenti disposti a cedergli le loro anime morte (servi della gleba morti dopo l'ultimo censimento e per i quali i proprietari continuano a pagare il testatico fino al censimento successivo, dunque ufficialmente ancora vivi e vendibili). Il suo intento è quello di ottenere un grosso capitale ipotecando questi contadini "fantasma". I proprietari terrieri nei quali il protagonista si imbatte sono caricature tragicomiche; molto del divertissement del romanzo risiede nell'interazione tra Čičikov e questi ultimi. Dopo varie peripezie, e dopo aver ottenuto un gran numero di anime morte, Čičikov torna nella città di N-- e riprende la consueta vita sociale. Tuttavia, iniziano a girare voci su una presunta tresca tra lui e la figlia sedicenne del governatore, nonché sui suoi traffici illeciti, voci, queste ultime, che vengono confermate dall'arrivo in città della vedova Korobočka che, quasi pentita della vendita delle anime, arriva in città per chiederne il valore di mercato per assicurarsi di non essere stata frodata. Vedendosi senza scampo, per evitare l'arresto Čičikov decide di fuggire, vanificando ogni suo sforzo. Nel capitolo finale, inoltre, Gogol'ci informa riguardo alla vita trascorsa di Čičikov: in giovinezza fu un diligente studente con uno spiccato senso degli affari; successivamente svolse incarichi minori presso la burocrazia governativa, ma nessuno che lo soddisfacesse pienamente. Si conosce, finalmente, anche il motivo per cui sceglie la via delle anime morte: nella società russa del tempo, chi possedeva più servi della gleba era considerato di più alto rango sociale. Il desiderio di ascesa sociale in effetti rappresenta una costante anche nel suo passato.

Personaggi principali[modifica]

Il libro presenta una vastissima gamma di personaggi, molti dei quali concepiti come macchiette. Tra questi si ricordino:

  • Pavel Ivanovič Čičikov: È il protagonista del romanzo. Egli visita le campagne russe con l'intenzione di comprare "anime morte" dai possidenti. Dal suo biglietto da visita si sa che è consigliere di collegio, ma la sua vita trascorsa e il motivo per cui abbia scelto questa singolare maniera per arricchirsi rimangono un mistero per buona parte del romanzo. È accolto cordialmente al suo arrivo nella città di N. ed esercita da subito un certo fascino sugli abitanti. Viene caratterizzato in larga parte attraverso la descrizione delle sue piccole manie, come raccogliere oggetti anche di poco conto in un cofanetto che porta sempre con sé o vestirsi con frac color mirtillo picchiettato (pur prediligendo anche quelli color grigio fumo di Navarino). Nonostante dapprima appaia -anche allo stesso lettore- come un uomo normale e onesto, virtuoso nella sua mediocrità, dotato di cordialità sufficiente per entrare subito nelle simpatie degli uomini nella alte sfere del potere nella città, nel corso della narrazione si svela come un personaggio estremamente negativo. Il suo nome deriva dalla parola russa per "starnuto".
  • Selifan: È il cocchiere di Čičikov'. Pigro, trasandato e indolente, una sua ubriacatura sarà la causa del soggiorno di Čičikov presso la vedova Korobočka.
  • Manilov: Il primo possidente al quale Čičikov fa visita. Tanto gentile e sentimentale quanto superficiale, padre di due bambini, Temistokljus e Alkìd, dopo una iniziale perplessità venderà le sue anime morte.
  • La vedova Korobočka: La seconda possidente presso la quale Čičikov giunge, di notte. È una donna avida e meschina ma scaltra, infatti si mostra titubante dinanzi alla proposta di cedere le sue anime morte perché teme che Čičikov la voglia ingannare, inducendola a venderle per meno del loro valore effettivo. Ciononostante, decide poi di concludere l'affare. Il suo nome significa "piccola scatola" in russo.
  • Nozdrëv: Il terzo possidente. È un personaggio infido, dalla personalità logorroica, maniacale e tendente alla mitomania. Tenterà di imbrogliare Čičikov persino a dama. Secondo Gogol', chiunque conosce almeno una persona che gli somigli. Il suo nome significa "narice".
  • Sobakevič: Il quarto possidente. Uomo assai più pragmatico e rude di Manilov, dopo un abbondante pranzo acconsente alla vendita delle anime morte nella speranza di ricavarne un futuro profitto.
  • Pljuškin: Il quinto e ultimo possidente a ricevere la visita d'affari di Čičikov. A prima vista, a causa dell'aspetto derelitto, Čičikov lo scambia per una delle serve, e questo sia per il fatto che la sua proprietà è caduta in disgrazia dopo la fuga di sua figlia maggiore con un soldato, la morte della moglie e della figlia minore e l'arruolamento del figlio nell'esercito, sia per la sua esagerata avarizia, che lo porta a vivere ancora più poveramente. È un vecchio con la mania di collezionare inutili cianfrusaglie; Čičikov rifiuterà l'offerta di una fetta di dolce stantìo e riuscirà a ottenere da lui un gran numero di anime morte.

Tematiche principali[modifica]

  • Finzione vs. Realtà: Spesso i personaggi parlano e si comportano in un certo modo, che è lontano dalla loro reale personalità, preferendo esibire una maschera fittizia. Čičikov, per esempio, mostra affabilità e simpatia nei confronti degli abitanti della città di N--, ma tali comportamenti sono semplice affettazione. Egli è in realtà un uomo estremamente calcolatore, capace di modulare il suo comportamento in modo da ottenere ciò a cui mira (in questo modo, si ingrazia le autorità del luogo per meglio ascendere socialmente). Personaggi come l'ambiguo Nozdrëv e gli altri possidenti si comportano allo stesso modo, in quanto mostrano i loro veri sentimenti solo quando sono soli. Nozdrëv è persino in grado di confezionarsi diverse "maschere" a seconda dell'interlocutore del momento, assecondandolo in ciò che egli desidera sentirsi dire. Questo tema è preponderante anche in altre opere russe di questo periodo, come Eugenio Onegin; tuttavia, nelle Anime morte Gogol'sembra voler dire che nulla è naturale quando arriva in Russia.
  • Avidità: Tutti i proprietari terrieri con cui Čičikov contratta l'acquisto delle anime hanno come prima preoccupazione la quantità di denaro che ne riceveranno in cambio. Liberarsi (anche gratuitamente) dei servi "fantasma", per i quali sono ancora tassati, comporterebbe per loro un'agevolazione. Ma Gogol'fa prevalere in loro una bieca avidità, dimodoché preferirebbero continuare a pagare tasse inutilmente che cedere i nomi dei contadini morti senza ricavarne alcun guadagno. L'autore critica così anche questo aspetto della società russa del tempo, stabilendo che la sconsideratezza che certi russi usano in certe situazioni della vita quotidiana è perfettamente accettabile.
  • Materialismo: Gogol'indugia in descrizioni delle proprietà dei vari possidenti per buona parte del romanzo: queste, infatti, enfatizzano particolarmente l'idea che tutto quanto viene descritto (campi, boschi, animali, prodotti della terra, gli stessi servi...) cade sotto la potestà di un singolo individuo. Nella Russia del diciannovesimo secolo, infatti, la posizione sociale era tenuta in altissima considerazione ed era determinata (anche) dalle proprietà di cui un individuo disponeva. Facendo in modo che le descrizioni delle proprietà dei vari possidenti prevalgano sullo sviluppo della storia, l'autore satirizza il bisogno dell'individuo dell'epoca di ostentare la propria ricchezza materiale e mostra gli inconvenienti in cui può incorrere chi considera lo status sociale (e quindi le proprietà possedute) sopra a tutto.
  • Dicerie: La tendenza a inventare e spargere voci contrastanti, nonché il potere che esse hanno sulla realtà, è un altro tema molto presente nell'opera. Vengono infatti messe in circolazione voci talmente inverosimili sul passato di Čičikov da risultare comiche (si arriva a congetturare che egli sia Napoleone in incognito, o un ex ufficiale dell'esercito). In ultima analisi, sarà proprio la forza delle dicerie -coadiuvata dall'intervento finale della Korobočka- a determinarne la fuga dalla città e, conseguentemente, la vanificazione di tutto quanto conseguito fino a quel momento. L'accento viene posto sulla pochezza di quella gente, che si stima autonoma e razionale, ma che poi non fa che credere a voci assurde. Gli abitanti di N--, infatti, dietro all'apparenza innocua e cordiale, non celano altro che una bieca vacuità.

Cenni narratologici[modifica]

La struttura della trama è circolare, e l'iterazione dell'azione di far visita a un possidente ogni volta diverso nella parte centrale (e più corposa) le conferisce un carattere fiabesco. Questa struttura "ad anello" (arrivo in città -> visite ai possidenti -> ritorno in città) sarà infranta dalla fuga finale del protagonista. Gogol'utilizza la tecnica del narratore onnisciente e intrusivo, che tiene le fila della storia, introduce personaggi, fornisce commenti e opinioni personali.

Un "poema in prosa"[modifica]

Fu Puškin a suggerire a Gogol' l'idea su cui è imperniata l'opera, basata su un fatto di cronaca. Gogol' volle farne un poema in prosa che raccontasse la Russia del tempo, scritto in massima parte durante un soggiorno a Roma e strutturato grossomodo come l'Inferno dantesco. Ne diede alle stampe la prima parte e prese a lavorare alla seconda, che però non soddisfaceva le sue aspettative. Caduto in depressione, nel 1852 Gogol' ne bruciò la maggior parte, della quale oggi ci restano pochi e disgiunti capitoli. Lo stesso titolo dell'opera fu oggetto di perplessità, in quanto Anime morte sembrava far trasparire una certa eterodossia in materia religiosa da parte dell'autore (la dottrina Ortodossa stabilisce che l'anima sia immortale). Per sottrarsi alle accuse di eresia, egli preferì "addolcire" il titolo cambiandolo in Le avventure di Čičikov: Anime Morte.

Bibliografia[modifica]