Sumeri/La cultura

Da Wikiversità, l'apprendimento libero.
(Reindirizzamento da Sumeri/La cutura)
lezione
lezione
Sumeri/La cultura
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico

La cultura[modifica]

Lingua e scrittura[modifica]

Esempio di scrittura cuneiforme

Il Sumero è una lingua isolata, cioè non è collegato a nessun altro linguaggio conosciuto. Ci sono stati molti tentativi mai riusciti di connettere il Sumero ad altre lingue, specialmente del gruppo uraloaltaico. È una lingua agglutinante, ossia i morfemi (unità di parola) vengono messi insieme per creare parole.

È anche conosciuta per essere la prima

Le prime iscrizioni sono in forma pittografica, la cui stilizzazione porterà alla scrittura cuneiforme.

Una produzione di testi estremamente ampia (centinaia di migliaia di scritti) in lingua Sumera sono sopravvissuti; per lo più in tavole d'argilla. Il Sumero utilizza una scrittura cuneiforme, ed è la forma di scrittura conosciuta più antica. Alcuni tipi di testi Sumeri includono lettere personali, lettere di affari e transazioni, ricevute, liste lessicali, leggi, inni e preghiere, incantesimi magici, e testi scientifici comprendenti matematica, astronomia e medicina. Le iscrizioni monumentali e testi su diversi oggetti come statue, mattoni, chiodi e ciotole sono anche molto comuni. Molti testi esistono in copie multiple perché erano ripetutamente trascritti dagli scribi per esercitazione, talvolta anche in un sumero arcaico come ossequio delle tradizioni.

Nella forma più arcaica il sumero si presenta come un insieme graficamente ben organizzato di segni (un migliaio circa) a carattere pittografico, sì che ogni segno è indicativo di un oggetto o di un concetto. L'originario aspetto pittografico si evolve poi attraverso i secoli, stilizzandosi sempre più, fino a raggiungere una linearità pressoché standard dei segni, riducendone notevolmente il numero, ed arricchendoli (elemento fondamentale) anche di un valore puramente fonetico. I testi sumerici più antichi presentano una scrittura che va da destra verso sinistra, e dall'alto verso il basso. In seguito, ma solo intorno al XV secolo a.C. in epoca cassita, e per ragioni del tutto sconosciute, subirà una profonda trasformazione, e la scrittura cuneiforme sarà diretta da sinistra verso destra, e dall'alto verso il basso, come la nostra. Essa ha subito quindi una rotazione in senso antiorario. Nessuna ragione tecnica può spiegare questa nuova impostazione, né la forma dello stilo (usato per secoli nel verso verticale), né il problema di un eventuale cancellazione dei segni dovuta al passaggio della mano dello scriba sull'argilla ancora fresca (perché il verso delle tavole, scritto sempre con direzione opposta al recto, avrebbe presentato lo stesso inconveniente), né altri motivi già da tempo proposti. Il fenomeno è ancora oggi sub iudice[1]. Leggere e capire un testo sumerico risulta difficile anche per gli esperti. I documenti più problematici sono i testi più arcaici, che spesso sono privi di morfemi, o non rispettano pienamente la successione grammaticale dei lessemi, rendendo spesso ambigua l'interpretazione logica del discorso. L'evoluzione dei segni cuneiformi, dal carattere pittografico e ideografico al valore fonetico, ha fatto sì che questo tipo di scrittura, in forme semplificate, sia stata utilizzato per la notazione di varie lingue, come l'hittita, il hurrita, l'ugaritico, in varie aree del Vicino Oriente antico (Medio Oriente) e della Penisola Arabica, fin quasi alla vigilia dell'avvento dell'Islam.

Letteratura[modifica]

I Sumeri crearono la più antica letteratura di cui abbiamo notizia. Tra i principali generi letterari vi erano poemi mitologici, poemi epici (il più famoso dei quali è l'Epopea di Gilgamesh), inni regali, inni religiosi. Alla letteratura sumera appartiene anche il più antico autore di cui abbiamo notizia: la sacerdotessa Enheduanna.

Architettura[modifica]

La pianura del Tigri-Eufrate era carente di minerali e alberi e le strutture architettoniche sumere erano quindi costruite con mattoni di argilla, canne, e bitume, senza l'uso di malta o cemento.

Le costruzioni private e pubbliche dovevano apparire di colore bruno scuro e senza finestre (per combattere la calura estiva e per poter difendersi meglio in caso di attacco). Queste costruzioni si deterioravano facilmente, quindi venivano periodicamente distrutte, livellate e ricostruite nello stesso punto. Questo costante ricostruire, aumentò gradualmente il livello delle città, che finirono per diventare più elevate rispetto alle circostanti pianure. Queste colline che risultavano, sono dette tell e si trovavano spesso nell'antico Medio Oriente.

Le più famose costruzioni sumere, e in generale mesopotamiche, erano le ziqqurat, ampie piattaforme terrazzate, costruite con mattoni e strati di canne, alte fino a sessanta e più metri, e che supportavano una cella templare. La Biblica Torre di Babele rappresenta, con tutta probabilità, la descrizione ideale e letteraria della ziqquarat della città di Babilonia, famosa in tutto il mondo antico, e descritta anche da Erodoto.

I sigilli cilindrici dei sumeri erano di varia tipologia; attestavano il contenuto, il produttore, la zona di provenienza e la quantità delle merce, esattamente come ora il vino italiano d.o.c.; inoltre, dipingono case costruite con le canne, non diversamente da quelle costruite dagli Arabi delle Paludi dell'Iraq meridionale, nello Shatt-al-Arab, fino a tempi recenti.

I templi e i palazzi sumeri, facevano uso di materiali e tecniche più avanzate, come contrafforti, e nicchie, ed erano variamente decorati, a volte con mezze colonne, e mosaico di chiodi d'argilla la cui testa era colorata.

I Sumeri, inoltre, erano molto abili nello scavo e nella utilizzazione dei canali ad uso di irrigazione. Famoso è anche il ricordo del cosiddetto giardino pensile, che nella città di Babilonia avrebbe abbellito il palazzo di Nabucodonosor II: sulle volte di mattoni, massicce e alte, sarebbe stata trasportata una grande quantità di terra su cui coltivare piante e fiori.

Musica[modifica]

Sembra che i Sumeri amassero molto la musica. Molti testi fanno specifico riferimento a tradizioni musicali e dimostrano chiaramente che i Sumeri utilizzavano simboli specifici per registrare alcune componenti musicali, come l'intonazione, centinaia di anni prima della nascita della civiltà greca, spesso accreditata come la prima cultura che ha sviluppato testi riguardanti la musica. Inoltre, l'ampia testimonianza iconografica permette di riconoscere i vari strumenti musicali utilizzati all'epoca, fra i quali si notano strumenti a corda, a fiato e a percussione[2].

Vari strumenti musicali sono stati rinvenuti in Mesopotamia, soprattutto nel cimitero Reale di Ur (metà del III millennio a.C.), dove spiccano arpe, liuti, lire, strumenti a fiato, rappresentati da tubicini d'argento dotati di foro sul corpo, e forse tamburi. Questi strumenti erano solitamente realizzati in legno, osso o anche metallo.

In particolare si fanno apprezzare le arpe (zagsal) che esistevano almeno in tre diversi tipi. Nel cimitero Reale di Ur ne sono state rinvenute due: di legno, decorate con intarsi e fregi in oro, madreperla, lapislazzuli e conchiglia. Alcuni ritrovamenti sembrano inoltre dimostrare che già a partire dal III millennio a.C. venissero usate anche le trombe come strumento musicale[2].

La scoperta di numerosi strumenti musicali nelle tombe reali e l'illustrazione di musicisti nell'arte sumera fa quindi ritenere che la musica, ma anche la danza, avesse un ruolo molto importante nella vita religiosa e civica di Sumer. In effetti, come testimoniano testi neosumerici, gruppi di musicisti svolgevano attività musicali all'interno del tempio, accompagnando le cerimonie religiose[3]. La musica nella cultura sumerica aveva una funzione più che altro pratica ed era intimamente legata ai riti religiosi. Molto probabilmente veniva suonata solo in specifiche situazioni e non era ancora diffuso il concetto di musica suonata solo per puro divertimento.

Note[modifica]

  1. S.A.Picchioni, The Direction of Cuneiform Writing, in Studi Orientali e Linguistici, II, Bologna, 1984-85, 11-26
  2. 2,0 2,1 Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag.228
  3. Enrico Ascalone, Mesopotamia. Assiri, sumeri e babilonesi, pag.229