Erodoto: differenze tra le versioni
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Versione delle 15:39, 9 dic 2017
Erodoto è ritenuto il "padre della storia" in quanto, nella sua opera delle "Storie" che in greco significa inchiesta, cerca di individuare le cause che hanno portato alla guerra fra le poleis unite della Grecia e l'impero persiano ponendosi in una prospettiva storica, utilizzando l'inchiesta e diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori.
È considerato anche il "padre dell'etnografia" grazie alle sue descrizioni dei popoli cosiddetti barbari (Persiani, Egiziani, Medi e Sciti) che, seppur con molte inesattezze, mostrano un pensiero aperto ed una grande capacità d'osservazione. Questa apertura mentale e curiosità verso culture non greche può essere spiegato pensando al luogo di nascita dello storico. Alicarnasso era, infatti, una città greca dalle varie tradizioni ed in forte contatto con il mondo barbaro. La stessa biografia dello storico porta il segno di questo intreccio di culture.
Biografia
Nato da una famiglia aristocratica di Alicarnasso, in Asia minore, proveniente da una famiglia nobile con sangue per metà greco e per metà asiatico. La madre, Dryò, era infatti greca mentre il padre, Lyxes, asiatico. Visse così nella sua città di nascita sino a quando, dopo aver partecipato ad una sollevazione contro il tiranno Ligdami II (che si faceva chiamare "Gran re"), fu costretto all'esilio sull'isola di Samo. Ritornò in patria intorno al 455 a.C. vedendo così la cacciata, forse collaborandovi, di Ligdami II. Nel 454 a.C. la città entrò nella sfera di influenza ateniese, divenendo tributaria della città dell'Attica.
Dopo poco tempo, partì per viaggi che gli permisero di visitare gran parte dei luoghi toccati dal Mediterraneo orientale, in particolar modo l'Egitto dove, affascinato da quella civiltà, rimase per quattro mesi. Scopo dei viaggi fu probabilmente la raccolta di materiali destinati a confluire nella sua opera. Dal 447 a.C. soggiornò ad Atene, dove conobbe Pericle, il poeta tragico Sofocle, l'architetto Ippodamo di Mileto, ed i sofisti Eutidemo e Protagora; nel 445 a.C., partecipò alle Panatenee, in cui lesse pubblicamente la sua opera (percependo inoltre dieci talenti).
Poi si stabilì nella colonia panellenica di Thurii (in Magna Grecia, sul luogo dell'antica Sibari), alla cui fondazione collaborò, intorno al 444 a.C. La tradizione vuole che vi morisse negli anni successivi allo scoppio della Guerra del Peloponneso, convenzionalmente nel 425 a.C. In realtà luogo, data e circostanze della sua morte rimangono ancora sconosciute.
Poco altro si sa della vita privata dello storico.
«... Assordante sarà lo schianto quando i due schiaramenti verranno a contatto, scudo contro scudo... Non retrocederanno di un solo passo davanti alla pioggia di colpi nemici, anzi, avanzeranno, fino a quando l'elmo mitigherà la guerra [Erodoto, Storie, Seconda Guerra Persiana]» |
Il pensiero di Erodoto
Per capire bene la grande rivoluzione operata da Erodoto, considerato, secondo il luogo comune, come padre della storiografia, bisogna fare alcune premesse. Innanzitutto il concetto di storia in antica Grecia era leggermente diverso da quello che noi intendiamo oggi: ossia una sequenza cronologica di avvenimenti descritta in modo obiettivo e con metodo scientifico, tanto che per molto tempo il padre della storiografia fu considerato Tucidide, per quanto riguarda la scientificità della narrazione.
Nella Grecia Antica, infatti, la storia era considerata anzitutto come magistra vitae. La finalità di Erodoto era quindi, come è possibile notare anche dalla premessa, di raccontare «gesta degli eroi», anche se poi tale premessa sarà solo parzialmente mantenuta. Quindi l'ottica con la quale Erodoto considera gli avvenimenti, i valori della storia e le azioni umane è analoga a quella dominante nel mondo dell'epos (epica), in cui gli uomini agivano spinti da quello stesso desiderio di gloria e di ricordo che lo storico considera nel proemio il fine ultimo della sua fatica. Anche se egli ricerca negli eventi le loro cause, premette l'esistenza di una divinità che lui stesso definisce terribile e sconvolgente, a cui l'uditorio greco era già abituato; non per nulla la sua opera era destinata ad una pubblica lettura, per cui il suo stile adottava espressioni formulari, sempre cercando di rimanere a suo modo impersonale e oggettivo (anche se in ciò non è del tutto attendibile, non per la sua coscienza, ma per la maturazione delle ideologie dell'epoca).
Nonostante attinga da questo materiale e soprattutto sia influenzato dall'elegia guerresca e gnomica (si ricordi a tal proposito la figura del cittadino combattente pronto al sacrificio della vita per il bene della collettività proposta da Callino e Tirteo) ed anche dalla logografia (un termine che significa propriamente "scrittura in prosa", i cui autori raccolsero in opere organicamente strutturate descrizioni di paesi stranieri, leggende locali eroiche, etc.), Erodoto sarà il primo che cercherà un elemento ordinatore nella sua ricerca, che evidenzia nel rapporto causa-effetto. La storia non è considerata da Erodoto come una semplice serie di avvenimenti che si susseguono nel tempo, ma come un insieme di fatti collegati fra loro da una rete di rapporti logici, complessa, ma comunque ben intelligibile.
I principi chiave su cui si fonda la metodologia erodotea sono:
- ἀκοή: l'Udito (e quindi in senso lato l'aver sentito).
- ὄψις: la Vista (e quindi l'aver visto).
- γνώμη: la Ragione (e quindi la riflessione sulle testimonianze raccolte).
Erodoto dichiara quindi espressamente che lui ha un metodo e che i suoi racconti sono veridici. In realtà Erodoto accosta in maniera asistematica dati autentici a fatti palesemente fabulosi: il fine era quello di far divertire gli spettatori. Erodoto è quindi ancora a una via di mezzo fra il logografo e lo storico: è un narratore. Si può tuttavia ritenere Erodoto il padre della storiografia perché ci sono degli assunti metodici corretti. È però fondamentale tenere ben presente le finalità epico-narrative, la scarsa criticità e la quasi totale assenza di ricerca scientifica delle fonti.
Erodoto introduce nel suo pensiero anche quella che noi oggi potremmo chiamare filosofia della storia\filosofia della storia. Secondo Erodoto, infatti, protagonista della storia è la divinità, che è garante dell'ordine universale ed è quindi una divinità conservatrice. Nell'attimo stesso in cui l'ordine viene compromesso la divinità interviene, in base a quel principio che l'autore definisce come φθόνος τῶν θεῶν (invidia degli dei). Tale principio filosofico si basa su una concezione arcaica della divinità: nella Grecia antica, gli dei possedevano attributi piuttosto "umani", ed erano piuttosto gelosi della propria gloria e del proprio potere. L'uomo che ottiene troppa fortuna, dunque, incorre nella loro φθόνος, invidia, e viene conseguentemente ucciso o privato della propria gloria. Egli deve quindi adeguarsi alla loro volontà, cercando di capirla con le divinazioni, gli oracoli e l'oneiromanzia (interpretazione dei sogni! interpretazione dei sogni). Quella di Erodoto non è degradazione cabalistica, ma è uno schema mentale di asservimento alla divinità, tipico dell'età arcaica.
La questione erodotea
Poiché l'opera originale di Erodoto fu rivista ed espunta arbitrariamente dai grammatici alessandrini, i filologi e gli studiosi di letteratura greca si sono posti il problema di individuare la struttura e il carattere originali dell'opera.
Le premesse sostanziali su cui si fonda il dibattito riguardano le discrasie prospettiche e il frammentismo storico che coinvolgono l'intera opera erodotea.
Una prima ipotesi sistemerebbe l'opera mettendo prima le guerre persiane e poi i λόγoι (discorsi) introduttivi.
Jacobi, nel 1913, ipotizzò che in origine l'opera fosse stata composta in chiave acroamatica (destinata cioè alla pubblica lettura, in discorsi separati) e che poi Erodoto, venuto a contatto con l'ideologia periclea, abbia fuso assieme tutti i vari discorsi. De Sanctis teorizzò invece che Erodoto avesse raccontato la storia dal punto di vista dei Persiani e che, di conseguenza, abbia presentato i vari popoli da essi incontrati.
Infine, l'ipotesi unitarista afferma che Erodoto raccontò la storia delle colonie greche secondo un'ottica universalistica, rappresentando lo scontro fra Oriente e Occidente. I sostenitori di tale ipotesi mettono in luce l'episodio iniziale dell'opera, l'assoggettamento delle colonie greche da parte di Creso (560 a.C.), e l'episodio finale, la liberazione di Sesto, ultima città greca in mano ai Persiani.
Le Storie
L'opera "Storie" (in greco Ἰστορἴαι Istoriai) è divisa in 9 libri: si tratta di una divisione operata dai grammatici alessandrini (in età ellenistica, III sec. a.C.).
I primi quattro libri sono suddivisi in:
- introduzione mitologica (arcaiologhia)
- logos lidico (dove si parla del re Creso e si fa quindi riferimento alle colonie greche assoggettate (560 a.C.))
- logos persiano
- logos egizio
- logos scitico
- logos libico
Il proemio: Nel proemio, indicato il proprio nome e quello della città natale, Erodoto presenta l'opera, illustrandone lo scopo generale e il tema:
(GRC)
«Ἠροδὀτου Ἁλικαρνησσέος ἰστορίης άπόδεξις ἤδε, ὠς μήτε τὰ γενόμενα ἐξ ἁνθρώπων τᾧ χρόνῳ ἑξίηλα γένηται, μήτε ἔργα μεγάλα τε καὶ θωμαστά, τὰ μὲν Ἔλλησι, τὰ δὲ βαρβάροισι ὰποδεχθέντα, ὰκλεᾶ γένηται, τά τε ἂλλα καὶ δι'ἢν αἰτίην ὲπολέμησαν ὰλλήλοισι» |
(IT)
«Questa è l'esposizione delle ricerche di Erodoto di Alicarnasso, perché gli eventi umani non svaniscano con il tempo e le imprese grandi e meravigliose, compiute sia dai Greci che dai barbari, non restino senza fama; in particolare, per quale causa essi si fecero la guerra.» |
(Erodoto, Storie, I, 1.) |
Il quinto libro parla del periodo che va dalla rivolta ionica alla dominazione lidico-persiana.
Gli ultimi quattro libri parlano delle guerre persiane.
Il racconto è fatto secondo la modalità narrativa arcaica, poiché segue i criteri di ciclicità (Ring Komposition) e associazione periferica.
La lingua usata è uno ionico quasi personalizzato con delle commistioni arcaizzanti e degli atticismi, con ogni probabilità bellurie aggiunte dai filologi alessandrini (a cui si attribuisce lo scambio di città natia di Erodoto nel proemio).
Testi
In grecos:el: s:el: libro
Bibliografia
- 1997 "Storie" (Iστοριαι), Newton & Compton, Roma, ISBN 88-8183-434-0
Collegamenti esterni
L'opera di Erodoto è fruibile sul web con traduzioni in varie lingue:
- Erodoto. Storie (IT)(accesso gennaio 2008) - Link non più valido (2017-12-09)
- Erodoto. Storie (IT)(accesso gennaio 2008) - link non più valido (2017-12-09)
- Livius.org(iper) testo erodoteo tradotto ed annotato in inglese. (EN) (accesso gennaio 2008)
- Perseus.org: (iper) testo erodoteo tradotto ed annotato in inglese (EN) (accesso luglio 2007)
- disponibile anche in greco: [1]
Bibliografia
- Reinhold Bichler, Robert Rollinger: Herodot. Olms, Hildesheim u. a. 2000. (Das derzeitige Standardwerk) ISBN 3-487-10931-X
- Bruno Bleckmann (Hrsg.): Herodot und die Epoche der Perserkriege. Realitäten und Fiktionen. Köln 2007, ISBN 978-3-412-08406-6
- Carolyn Dewald und John Marincola (Hrsgg.): The Cambridge Companion to Herodotus, Cambridge University Press, Cambridge, New York, Melbourne 2006
- H. Erbse: Fiktion und Wahrheit im Werk Herodots. Vandenhoeck und Ruprecht, Göttingen 1991.
- Thorwald C. Franke: Mit Herodot auf den Spuren von Atlantis, Norderstedt 2006. ISBN 3-833-46511-5
- James A. S. Evans: Herodotus, explorer of the past. Three essays. Princeton 1991.
- Detlev Fehling: Die Quellenangaben bei Herodot. Berlin, New York 1971. (Eine ebenso einflussreiche wie umstrittene Arbeit, die die These vertritt, Herodot habe die referierten Daten fingiert bzw. erfunden und die angeblichen Forschungsreisen nie unternommen.)
- John Hart: Herodotus and Greek history. London 1993.
- Walter Marg (Hrsg.): Herodot. Eine Auswahl aus der neueren Forschung. Wege der Forschung. Bd 26. Darmstadt 1982 (3. Aufl.).
- Martin Hose: Am Anfang war die Lüge? Herodot, der "Vater der Geschichtsschreibung". in: Martin Hose (Hrsg.): Große Texte alter Kulturen. Wiss. Buchges., Darmstadt 2004, S. 153-174. ISBN 3-534-17561-1
- Werner Keller: Da aber staunte Herodot. Zürich 1972. ISBN 3-426-05571-6
- William K. Pritchett: The liar school of Herodotos. Amsterdam 1993.
- Wolfgang Schadewaldt: Die Anfänge der Geschichtsschreibung bei den Griechen. Bd 2. Frankfurt a. M. 1990 (3. Aufl.). (Zur Einführung) ISBN 3-518-27989-0
- Aubrey de Sélincourt: Die Welt Herodots. Wiesbaden 1967.
- Ryszard Kapuściński, Martin Pollack (Übers.): Meine Reisen mit Herodot (Ryszard Kapuściński reist mit dem ersten Reporter der Menschheitsgeschichte um die Welt), 2005. ISBN 3-821-84746-8
- Idem, Mes voyages avec Hérodote, Plon, coll. « Feux croisés », 2004
- Catherine Darbo-Pechanski, Le Discours du particulier. Essai sur l'enquête hérodotéenne, Seuil, coll. « Des travaux », Paris, 1987.
- François Hartog, Le Miroir d'Hérodote, Gallimard, coll. « Folio », Paris, 2001.
- Guy Lachenaud, L'Arc-en-ciel et l'Archer : récits et philosophie de l'histoire chez Hérodote, Presses universitaires de Limoges, Limoges, 2003.
- Pascal Payen, Les Îles nomades. Conquérir et résister dans l'Enquête d'Hérodote, EHESS, Paris, 1997.
- Jacques Lacarrière, En cheminant avec Hérodote, Hachette, coll. « Pluriel », 1982 ( éd. Seghers 1981) ISBN|2-01008-771-2.