Positivismo (superiori)
Nella prima metà dell'Ottocento, sull'onda dell'esaltazione del progresso scientifico, nasce in Francia il movimento del Positivismo. Questa corrente di pensiero, trainata dalle rivoluzioni industriali[1], si diffonde nella seconda metà del secolo a livello europeo e mondiale influenzando anche la nascita di movimenti letterari come il verismo in Italia e il naturalismo in Francia.
Il Positivismo non si configura come un pensiero filosofico organizzato in un sistema definito, come per esempio la filosofia idealistica, ma piuttosto come un movimento per certi aspetti simile all'Illuminismo, di cui condivide la fiducia nella scienza e nel progresso scientifico-tecnologico, e per altri affine alla concezione romantica della storia che vede nella progressiva affermazione della ragione la base del progresso o evoluzione sociale.
Contesto storico-sociale
[modifica]Nel Positivismo si possono distinguere due fasi.
Nella prima metà del XIX secolo, a iniziare dal periodo della Restaurazione il Positivismo si presenta come il progetto di superamento della crisi politica e culturale seguita all'Illuminismo e alla Rivoluzione francese, tramite un programma politico antiliberale.[2]
In questo periodo il Positivismo è messo in ombra dalla preminente cultura romantica e dalla filosofia dell'Idealismo, ma è proprio in questi anni che nasce il termine Positivismo ad opera di Henri de Saint-Simon, che lo usò per la prima volta nell'opera Catechismo degli industriali (1823-1824) e che venne diffuso da Auguste Comte quando nel 1830 pubblicò il primo volume del Corso di filosofia positiva.
Nella seconda metà dell'Ottocento il Positivismo rappresenta l'elaborazione ideologica di una borghesia industriale e progressista per cui, in particolare in Inghilterra, ma anche nel resto d'Europa, trova corrispondenze con l'affermazione del pensiero economico del liberismo.[3]
È in questa fase che il Positivismo, messa da parte la filosofia idealistica considerata come un'inutile astrazione metafisica, si caratterizza per la fiducia nel progresso scientifico e per il tentativo di applicare il metodo scientifico a tutte le sfere della conoscenza e della vita umana.
Il Positivismo diviene la cultura predominante della classe borghese. Secondo Ludovico Geymonat infatti, sebbene non possa stabilirsi una rigida identità tra Positivismo e borghesia, in quanto essa ha incoraggiato il Positivismo ma per certi aspetti lo ha anche contrastato, non vi è dubbio che il Positivismo della seconda metà dell' 800, ha rappresentato anche e in modo rilevante gli ideali borghesi quali l'ottimismo nei confronti della moderna società industriale[4] e il riformismo politico in opposizione al conservatorismo e nello stesso tempo al rivoluzionarismo marxista fortemente critico nei confronti del moderno sistema industriale che non teneva conto dei "costi umani" collegati allo sviluppo economico. Non a caso il Positivismo si diffonde soprattutto nei paesi più progrediti industrialmente mentre è limitatamente presente in quelli meno sviluppati come l'Italia.[5]
Il Positivismo si sviluppa in un periodo in cui l'Europa, dopo la guerra di Crimea e quella franco-prussiana sta attraversando un periodo di pace che favorisce la borghesia nell'espansione coloniale in Africa e in Asia e nella contemporanea evoluzione del capitalismo industriale in un fenomeno economico internazionale.
C'è una profonda trasformazione anche nei modi di vita della città, dove si verificano, in pochi anni, cambiamenti più incisivi di quelli avvenuti nei secoli precedenti con le innovazioni tecnologiche dell'uso della macchina a vapore, dell'elettricità, delle ferrovie che mutano profondamente non solo le dimensioni spazio-temporali ma anche quelle intellettuali. Tutto questo porterà nei primi anni del '900 a quella esaltazione delle "magnifiche sorti e progressive"<refGiacomo Leopardi, La ginestra, v. 51</ref> raggiunte dall'Europa della Belle epoque che si avvia al crollo delle illusioni nel baratro della prima guerra mondiale.
Positivismo e Illuminismo: affinità e differenze
[modifica]Per certi aspetti il Positivismo appare una originale riproposta del programma illuministico con cui presenta delle affinità quali:
- la fiducia nella ragione e nel sapere al servizio dell'uomo come mezzi per conseguire la "pubblica felicità"[6], obiettivo questo fallito dagli illuministi per cui i positivisti si propongono di portare ordine, tramite il metodo scientifico applicato in ogni campo delle conoscenze umane, per una riorganizzazione globale della società resa caotica dalle rivoluzioni che l'hanno sconvolta.
- esaltazione della scienza vista in contrapposizione alla metafisica: il metodo scientifico avrebbe dovuto sostituire la metafisica nella storia del pensiero[7].
- una visione laica e tutta immanente della vita dell'uomo in contrasto con i pensatori cattolici.
Nello stesso tempo il Positivismo si caratterizza per incisive differenze con l'Illuminismo:
- mentre gli illuministi combattevano contro la tradizione metafisica e religiosa e i privilegi dell'aristocrazia in una visione del mondo ancora dominante, i positivisti, che pure si oppongono a quella tradizione che ostacola la razionalizzazione della cultura e della società, agiscono contro posizioni anacronistiche e in nome di un atteggiamento culturale che è già consolidato in una società borghese stabilmente al potere con una mentalità scientifica e laica ormai largamente condivisa.
- mentre il riformismo illuminista tendeva a tradursi in una rivoluzione, come fu poi quella francese, il riformismo positivista è antirivoluzionario e, pur contrastando la vecchia tradizione, è ostile alle nuove forze rivoluzionarie del proletariato e alla pretesa scientificità dell'ideologia socialista.
- mentre gli illuministi, come Kant, ancora si preoccupano di dare una giustificazione teorica del valore limitato di verità delle scienze, i positivisti la danno per scontata e puntano a una "visione scientifica globale del mondo" cadendo nella metafisica di un'interpretazione unica e totale della realtà.
- gli illuministi ricorrono alla scienza, pur con il suo limite, contro la metafisica e la religione, i positivisti rendono la scienza una metafisica di certezze assolute con la fondazione di una nuova religione scientifica[8].
I vari aspetti del Positivismo
[modifica]Assumendo come spartiacque le teorie di Charles Darwin, secondo la tradizione, il Positivismo è stato diviso in due correnti fondamentali:
- Positivismo sociale, nella prima metà del XIX secolo, che ha come rappresentanti Henri de Saint-Simon, Auguste Comte e John Stuart Mill
- Positivismo evoluzionista si sviluppa nella seconda metà del XIX secolo con Herbert Spencer, il materialismo tedesco e Roberto Ardigò.
Oggi si preferisce identificare i vari aspetti del Positivismo attraverso i contesti nazionali per cui si ha un Positivismo francese, inglese, tedesco e italiano.
I due criteri in realtà non sono divergenti ma si fondono tra loro poiché le varie identità nazionali del pensiero positivista costituiscono lo sfondo su cui si sviluppano, nella prima metà dell' '800, la concezione di una scienza come risanatrice dei mali sociali, la quale, nella seconda metà del secolo, dopo la formulazione della teoria dell'evoluzione di Darwin, viene estesa in maniera totalizzante a strumento di interpretazione della storia dell'intera umanità.
La diffusione del Positivismo
[modifica]Il Positivismo ebbe per le sue concezioni più importanti, una dimensione internazionale: la biologia darwiniana, si diffuse in Europa e in America settentrionale, e le nascenti scienze della sociologia, psicologia, antropologia diedero avvio in Occidente a nuovi settori di studio dell'uomo; ma anche per gli aspetti minori e negativi, come la fiducia acritica e superficiale nella scienza, il pensiero positivista ebbe vasta risonanza sino a divenire un fenomeno di costume per la borghesia colta occidentale.
Come osserva Nicola Abbagnano: «Nonostante questa profonda incidenza culturale, il Positivismo... ha finito per sembrare un nuovo dogmatismo, avente la pretesa di racchiudere l'uomo negli schemi riduttivi della scienza. Anzi, il Positivismo... è apparso come una nuova metafisica della scienza... Tutto ciò spiega la massiccia "reazione antipositivistica" che ha caratterizzato la filosofia degli ultimi decenni dell'Ottocento e degli inizi del Novecento.» A questa reazione ha contribuito lo sviluppo stesso delle scienze avvenuto proprio in contrasto con «il quadro gnoseologico ed epistemologico del Positivismo»[9]
Il Positivismo s'innestò su tradizioni culturali e filosofiche nazionali profondamente differenti:
- in Francia riprese la tradizione razionalistica che va da Cartesio all'Illuminismo sensista ed assunse specialmente l'aspetto di filosofia sociale (Henri de Saint-Simon, Charles Fourier, Proudhon, Auguste Comte, Émile Littré);
- in Inghilterra si inserisce nel filone empirista e utilitarista con Malthus, David Ricardo, Jeremy Bentham|Bentham, James Mill, John Stuart Mill;
- in Italia il Positivismo ebbe uno sviluppo minore e i campi in cui si applicò, come nella scuola e nell'analisi della criminalità (Cesare Lombroso), mostrano come ancora fossero incisivi i problemi di integrazione nazionale e sociale che l'Italia dovette affrontare dopo l'unificazione. Tra i filosofi seguaci del Positivismo in Italia ci furono Carlo Cattaneo e Roberto Ardigò. Il Positivismo ebbe anche influenza sulle concezioni pedagogiche di Aristide Gabelli ed in seguito di Maria Montessori.
- in Germania il Positivismo assume carattere fortemente materialistico e specialistico come reazione alle tendenze idealistiche e totalizzanti della filosofia accademica.
Altri progetti
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Note
[modifica]- ↑ Cfr. voce "Positivismo" in Enciclopedia Garzanti di Filosofia, 1981
- ↑ «Ciò che caratterizza il Positivismo ottocentesco è, in primo luogo, la consapevolezza di una profonda crisi storica che ha investito la società europea e che comporta una rottura inseparabile con il passato e le istituzioni tradizionali» (in P. Rossi, Positivismo e società industriale (antologia), Loescher, Torino 1973, p.9)
- ↑ N.Urbinati, Le civili libertà. Positivismo e liberalismo nella Italia unita, Marsilio (collana Saggi. Critica), 1991
- ↑ P.Rossi, op.cit. p.10 e sgg
- ↑ L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico-scientifico Editore: Garzanti Libri 1978, p.455 Collana: Collezione maggiore
- ↑ Ludovico Antonio Muratori, Della pubblica felicità, Donzelli editore 1996
- ↑ A. Comte, Corso di filosofia positiva, a cura di Franco Ferrarotti, Utet, Torino 1967, 2 voll. Lezione cinquantasettesima, vol. II, pp.481-482
- ↑ Nell'ultimo periodo, all'incirca dal 1850 al 1857, dell'opera di Comte, nel Catechismo positivista, si evidenziano alcuni aspetti, già del resto presenti nella produzione precedente, di un progetto di una religione positiva dove vengono trasposti gli elementi dottrinali, etici e liturgici della tradizione cattolica.(Vedi alla voce Comte, Enciclopedia Garzanti della filosofia)
- ↑ Nicola Abbagnano, Protagonisti e testi della filosofia, Volume III, Paravia 1999 p. 420
Bibliografia
[modifica]- L. Geymonat, Storia del pensiero filosofico-scientifico Editore: Garzanti Libri 1978, Collana: Collezione maggiore ISBN 88-11-25036-6
- A. Comte, Corso di filosofia positiva, a cura di Franco Ferrarotti, Utet, Torino 1967, 2 voll.
- P. Rossi, Positivismo e società industriale (antologia), Loescher, Torino 1973
- L. Geymonat, Il problema della conoscenza nel positivismo, Bocca, Torino 1931
- N. Urbinati, Le civili libertà. Positivismo e liberalismo nella Italia unita, Marsilio (collana Saggi. Critica), 1991 ISBN 978-88-317-5435-4
- L. Kolakowski, la filosofia del Positivismo, Laterza, Bari 1974