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Storia dello Zoroastrismo

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Storia dello Zoroastrismo
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Zoroastrismo
Immagine rinvenuta a Doura Europos (Siria), risalente al III secolo d.C., che, comunemente, viene intesa come quella del profeta iranico Zarathustra; più probabilmente indica "il Persiano" uno dei sette livelli di iniziazione del culto mitraico romano[1].

Lo zoroastrismo, nel tempo diffusosi soprattutto tra i popoli iranici d'Europa (Sciti e Sarmati, per esempio) e d'Asia, fu la religione favorita dalle due grandi dinastie dell'antica Persia, gli Achemenidi e i Sasanidi. Comunque, poiché non sono sopravvissute fonti scritte persiane contemporanee di quel periodo, è difficile descrivere la natura dell'antico zoroastrismo in dettaglio.

La descrizione di Erodoto della religione persiana include alcune caratteristiche proprie dello zoroastrismo, come l'esposizione dei morti. I re achemenidi riconobbero la loro devozione ad Ahura Mazda nelle iscrizioni; comunque essi furono anche partecipi dei rituali religiosi locali a Babilonia e in Egitto, e aiutarono gli Israeliti a ritornare nella loro terra natìa, ricostruendo i loro templi, fatti che sembrano escludere che ci fosse stata da parte loro un'imposizione dell'ortodossia religiosa sui sudditi. Secondo tradizioni tarde, molti dei sacri testi andarono perduti quando Alessandro Magno distrusse Persepoli e rovesciò il regno achemenide negli anni successivi al 330 a.C.

È opinione comune che i tre saggi che vennero dall'Impero persiano per portare doni a Gesù Cristo fossero Magi zoroastriani.

Quando la dinastia sasanide prese il potere in Persia nel 228 d.C., essa promosse l'adozione della religione zoroastriana. Molte fonti cristiane di quel periodo informano che i re sasanidi perseguitarono i cristiani in Persia. Comunque non sembra che il Cristianesimo sia stato proibito come religione nel periodo preso in esame.

L'Iscrizione di Behistun (periodo achemenide, nell'odierno Iran)

Molti storici ritengono che i Sasanidi perseguitarono in un primo momento il Cristianesimo perché considerarono i cristiani come potenziali alleati del loro acerrimo nemico, l'Impero romano. Ma il cristianesimo antico vide anche il distacco da Roma di alcune chiese orientali. Una di queste, la chiesa nestoriana, che si pose in conflitto con le dottrine accettate a Roma e Costantinopoli, fu tollerata e, a volte, addirittura favorita dalla dinastia imperiale. Quando l'impero sasanide si impossessava di province romane vi costruiva spesso templi del fuoco. Inoltre divenne popolare la credenza che Ahura Mazda e Angra Mainyu fossero figli del dio del tempo Zurvan; tale credenza si diffuse nei secoli successivi, e diede origine alla corrente religiosa dello zurvanismo.

A partire dal VI secolo lo zoroastrismo si espanse nella Cina settentrionale, attraverso la Via della seta, ottenendo uno status di ufficialità in alcuni Stati cinesi. Templi zoroastriani rimasero fino almeno al 1130 circa nelle regioni del Kaifeng e Zhenjiang, ma dal XIII secolo la religione perse gradualmente importanza nel panorama religioso cinese.

Nel VII secolo la dinastia sasanide fu abbattuta dagli Arabi musulmani e gli zoroastriani ottennero lo status di "Popolo del Libro" (arabo Ahl al-Kitab) da parte del secondo Califfo ʿOmar. Comunque, l'uso dell'Avesta antico e delle lingue persiane fu proibito. I conquistatori islamici considerarono gli insegnamenti di Zoroastro come un culto politeistico. Lo zoroastrismo, che una volta era stato una religione dominante in una regione che andava dall'Anatolia al Golfo Persico e all'Asia centrale, non ebbe come alleato un potere militare straniero, come fu l'Impero bizantino per il Cristianesimo, e lentamente perse la sua influenza.

Nell'VIII secolo un gran numero di iranici devoti al culto zoroastriano emigrò in India, dove trovò rifugio presso Jadav Rana, un re indù dell'attuale provincia del Gujarat, ma a condizione che essi si astenessero da attività missionarie e si sposassero solamente tra loro. Anche se tali restrizioni sono vecchie di secoli, ancora oggi i Parsi (così si chiamano in India i devoti dello zoroastrismo), non fanno proselitismo e sono endogamici.


Note

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  1. Jenny Rose, Zoroastrianism: An Introduction. Londra, Tauris, 2011, p. 235