Raimondo Montecuccoli

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«Il fine della guerra si è il vincere. Si vince coll'esser superiori e coll'ottener avantaggi sopra il nemico»

(Raimondo Montecuccoli, Discorso della guerra contro il turco)

Il seicento vide l'affermarsi di alcuni grandi capitani che si distinsero nelle numerose guerre

  • in Francia il Turenne
  • Per l'Impero: Montecuccoli ed Eugenio di Savoia.

Raimondo Montecuccoli[modifica]

Biografia[modifica]

Raimondo conte di Montecuccoli (o Montecuculi), Conte dell'Impero, Luogotenente generale e Feldmaresciallo; Signore di Hohenegg, Osterburg, Gleiss e Haindorf; Presidente dell'Imperial Consiglio Aulico Militare; Gran Maresciallo dell'Artiglieria e Fortificazioni; Governatore della Raab e Colonnello-proprietario di un Reggimento di Cavalleria; Reale Consigliere Segreto; Camerlengo e Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro[1] nacque nel castello di Montecuccolo (in provincia di Modena), dal feudatario del borgo, il conte Galeotto, e da Anna Bigi, di buona famiglia ferrarese, dama d'onore della duchessa presso la corte estense.

Nel 1616 il conte Galeotto venne nominato governatore di Brescello, vicino al Po, nel territorio attuale della provincia di Reggio Emilia, e la famiglia vi si trasferì. Deceduto il padre nel 1619, Raimondo fu accolto alla corte del cardinale Alessandro d'Este, vescovo di Reggio e fratello di Cesare, duca di Modena. Il cardinale sognava di avviare il promettente ragazzino alla carriera ecclesiastica e finanziò i suoi studi, con un lascito, anche dopo la propria morte nel 1624.

La carriera militare[modifica]

Ma più che la carriera ecclesiastica, era quella militare ad affascinare il giovane Raimondo che si arruolò nell'esercito imperiale, sotto la protezione di un suo zio, generale d'artiglieria, dal quale apprese velocemente l'arte della guerra.

La valle della Raab vista dal lieve rilievo, l'ultimo colle austriaco, dal quale il Marchese avrebbe comandato la battaglia. Oltre le colline all'orizzonte, in territorio magiaro, era il grande accampamento del Gran Vizir. Foto A. Saltini, Archivio Nuova terra antica

Solo nel 1629 ebbe il grado di alfiere. Da allora, anno dopo anno, scalò tutti i gradi della gerarchia militare fino a ritrovarsi, al momento della morte, "Principe e Conte dell'Impero; luogotenente generale e feldmaresciallo; Signore di Hohenegg, Osterburg, Gleiss e Haindorf; presidente dell'Imperial Consiglio Aulico Militare; Gran Maestro dell'artiglieria e fortificazioni; governatore della regione di Győr e colonnello - proprietario di un reggimento di cavalleria; Reale Consigliere Segreto; camerlengo e cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro".

Montecuccoli partecipò a tutte le campagne militari d'Europa dal 1625 al 1675, dalla Guerra dei Trent'Anni (1618-1648) in poi. Fu nella Guerra di Castro nella Tuscia, 1643 - 1644, vinta sotto il suo comando supremo dagli alleati (Modena - Parma - Firenze - Venezia). Fu comandante supremo nella vittoriosa Campagna di Polonia (1657-1659) e nella Guerra col Turco (1663-1664), conclusasi con la sua celebrata vittoria a capo della coalizione cristiano-imperiale sul fiume Raabcel 1 agosto 1664. Dal 1668 al 1680 fu Presidente del Consiglio di guerra di Corte. Partecipò anche alla Campagna del Reno (Guerra d'Olanda) contro la Francia (1672-1675).

Raimondo Montecuccoli uscì dunque sempre vittorioso da tutte le campagne che condusse come comandante in capo. Oltre che un condottiero, il conte modenese fu anche un notevole scrittore, nonché uomo politico e diplomatico di primo piano, sulla scena europea del XVII secolo. Ebbe grande influenza sulla conversione al cattolicesimo della regina Cristina di Svezia, essendo allo stesso tempo diretto interlocutore della regina, del papa e dell'imperatore.

Montecuccoli ha come scrittore un posto di spicco nella letteratura italiana del Seicento, tanto da essere soprannominato e ricordato come il "moderno Vegezio". Negli scritti, per la maggior parte di argomento militare, si può ritrovare tutta la sua cultura: matematica, architettura, botanica, ed anche storia antica. E vari sono i suoi stili: la poesia, la [w:diaristica]], le preghiere, la corrispondenza. Le sue principali opere, scritte fra il 1640 e il 1670 sono: Delle battaglie, Trattato della guerra, Dell'arte della guerra e Aforismi dell'arte bellica.

Ugo Foscolo pose alla base dell'incisione che apre la sua edizione degli Aforismi l'epigrafe: «Raimondo Montecuccoli. Con gli scritti rese eterno quanto aveva compiuto con le sue gesta».

Il 31 maggio 1657 Raimondo Montecuccoli sposò la principessa Margarethe von Dietrichstein, e ne ebbe in dote la proprietà del feudo di Hohenegg in Austria, il cui castello diventò la sua abitazione preferenziale. Ebbe tre figlie e un figlio; al figlio fu dato il nome di Leopoldo Filippo, essendo stato suo padrino l'imperatore Leopoldo I.

Nel 1675 la guerra dell'Impero asburgico contro la Francia di Luigi XIV, portò Montecuccoli a misurarsi con l'altrettanto celebre maresciallo Turenne, il quale perse il confronto e la vita stessa, nella feroce battaglia di Salzbach. Lo scontro fra i due grandi condottieri fu ricordato con ammirazione da Voltaire e da Napoleone Bonaparte, per le abili mosse e contromosse operate durante la battaglia e ritenute di altissima scuola militare. In seguito alla vittoria, le truppe di Montecuccoli marciarono verso la città di Haguenau, ribellatasi all'autorità francese, costringendo il principe di Condé a togliere l'assedio.

Il ponte del castello di Sàrvar, residenza di Ferenc Nàdasdy, il maggiore dei magnati ungheresi, alfiere in Ungheria della cultura italiana, promotore della rivolta contro Vienna che dopo la vittoria di Montecuccoli ha ceduto due città importanti alla Porta. Scoperta la rivolta, sarà decapitato. Archivio Nuova terra antica

Fu questa l'ultima azione militare del condottiero modenese che, alla fine della campagna, si ritirò a Linz, dove scrisse buona parte delle sue opere sull'arte guerresca e dove morì, a 71 anni, in seguito a un'emorragia. Aveva disposto nel testamento di essere sepolto a Vienna, nella chiesa dei Gesuiti dei Nove Cori Angelici. Ugo Foscolo definì Raimondo Montecuccoli "il maggiore e il più dotto fra i capitani nati in Italia dopo il risorgimento dalla barbarie". Nell'idea del Foscolo la barbarie è il Medio Evo, quindi Raimondo Montecuccoli è indicato come il più grande ed erudito capo militare italiano dell'epoca moderna.

A Raimondo Montecuccoli [1] fu intitolato un celebre incrociatore leggero della Marina Militare[2] (che, con il varo del gemello Muzio Attendolo, divenne anche un tipo della classe "Condottieri"); varato nel 1931, segnalatosi in numerose azioni durante la Seconda guerra mondiale, consegnatosi a Malta dopo l'8 settembre, fu poi nave scuola e venne disarmato nel 1967.

Note[modifica]

  1. Questa è la designazione ufficiale come indicata da Raimondo Luraghi in Le opere di Raimondo Montecuccoli a cura di Raimondo Luraghi, 3 vol, edite a cura dell'USSME, 2ª edizione 2000 (Roma)
  2. Raimondo Montecuccoli - Incrociatore leggero

Bibliografia[modifica]

  • Raimondo Montecuccoli, Le opere di Raimondo Montecuccoli. Tomo I, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, 2000.

Voci correlate[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]