Patologia vegetale

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Patologia vegetale
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Botanica

La Patologia vegetale, o fitopatologia, è la branca della botanica che studia le malattie provocate da agenti parassiti animali, vegetali, fungini, batterici, virali, viroidali, fitoplasmici e le alterazioni delle piante dovute ad agenti di inquinamento e/o climatici (clima) e/o pedologici (pedologia) e/o nutrizionali.

Le avversità responsabili delle malattie delle piante appartengono a categorie diverse, potendo essere dei fattori naturali (temperatura, luce, umidità) non ottimali oppure degli organismi.

Convenzionalmente vengono suddivise nei seguenti gruppi:

Difesa dalle avversità[modifica]

Le patologie vegetali possono essere prevenute o limitate negli effetti dannosi, con interventi agronomici e di difesa dal freddo che si affiancano ai sistemi di lotta meccanici e chimici; i sistemi meccanici consistono nell'asportazione delle parti del vegetale colpite dalla malattia, nell'eliminazione diretta dei fitofagi con vari espedienti e nell'energica spazzolatura delle superfici interessate da attacchi superficiali di insetti o crittogame; gli interventi chimici invece consistono nel somministrare fitofarmaci appropriati, in funzione dell'agente patogeno da combattere e di scelte tecnico-economiche. Avremo anticrittogamici per i funghi, insetticidi per la lotta agli insetti, acaricidi contro gli acari, nematocidi contro i nematodi, erbicidi per le piante parassite o infestanti, ratticidi per i roditori.

Aspetti agronomici[modifica]

La Patologia vegetale, o Fitopatologia, in quanto disciplina che studia le alterazioni della morfologia e della fisiologia delle piante, quando è applicata alle piante agrarie si occupa soprattutto dei fattori che causano di riduzione della produttività.

Secondo le cause di ciascuna alterazione essa si connette alla Fisiologia vegetale, per le alterazioni dovute a carenze dei fattori biotici (luce, acqua, elementi chimici del suolo), alla Virologia, per le alterazioni prodotte da virus, alla Batteriologia, per quelle prodotte da batteri, alla Micologia, per quelle provocate da funghi microscopici (le crittogame), tre branche della Microbiologia, e all'Entomologia, per le alterazioni provocate da insetti. Si connette, quindi, alla Fitoiatria, che individua i mezzi di cura, fisici o chimici, e alla Fitofarmacia, che suggerisce le sostanze chimiche in grado di eliminare gli effetti di un fenomeno patologico

La storia[modifica]

Dai secoli più remoti gli agricoltori hanno cercato di ricorrere, contro i danni ai raccolti prodotti dalle alterazioni delle piante coltivate, a pratiche magiche o superstiziose. Il fondatore della fitopatologia moderna, il fiorentino Giovanni Targioni Tozzetti, nella propria opera fondamentale, l'Alimurgia, propone un colorito elenco di pratiche in uso al suo tempo, tra le quali quella di bruciare scorpioni vivi, annotando, icastico, che "farebbero il medesimo effetto anche morti", e quella di ardere un corno sinistro di bove, che uno scrittore di magia ha suggerito dietro consiglio, precisa, dell'arcidiavolo Berizio, che il naturalista fiorentino commenta rilevando che "avrebbe uguale virtù anche il destro". Sembrano due commenti ovvi, non lo sono per lo storico della scienza, che misura l'immensità del distacco intellettuale che occorre, nel 1767, per irridere le pratiche magiche, dopo la soglia del Duemila ancora praticate, con piena credulità, da nuovi adepti della magia rurale.

Giovanni Targioni Tozzetti crea la disciplina decifrando la causa della terribile carestia che infierisce, nell'Italia centrale, tra il 1765 ed il 1767, che individua nell'agente della "ruggine" del frumento, la Puccinia graminis. Individuato il parassita del grano estende, nell'Orto botanico fiorentino, le ricerche ad altre piante, e individua una decina di parassiti crittogamici diversi. Mentre il phisicus fiorentino esegue le proprie osservazioni all'Orto fiorentino un altro dotto del Granducato, il trentino Felice Fontana scopre la medesima crittogama nel proprio studio all'Università di Pisa [1]

La scoperta, confermata da due grandi naturalisti in uno stato dalle vivaci relazioni colturali, parrebbe dover accendere la competizione di nuove ricerche tra i naturalisti d'Europa. Invece, al di là della parallela scoperta, in Francia dell'agente della "carie" del frumento da parte di un ingegnere minerario, Mathieu de Tillet [2], e nonostante che l'opera di Fontana sia divulgata, a Londra, da sir Joseph Banks, il grande mecenate di studi botanici, trascorrerà quasi un secolo perché lo studio delle crittogame entri tra le discipline praticate nelle università europee. Nel lungo intervallo dotti onorati del titolo di scienziati affrontano lo studio delle malattie delle piante ricalcando i trattati di patologia umana, cercando di inquadrare le anomalie dello sviluppo delle piante, cioè, mediante concetti tipici della classificazione delle malattie degli organismi superiori, quali l'"indigestione", l'"astenia", l'"esaurimento", la "congestione" e l'"anemia". Si impegnano, nella prima metà dell'Ottocento, a classificare decine di "malattie" delle piante secondo la sintomatologia semeiotica due agronomi italiani che qualche storico della letteratura classifica grandi naturalisti, Filippo Re [3] e Carlo Berti Pichat, entrambi, singolarmente, docenti a Bologna[4]

A metà dell'Ottocento sono due calamità di gravità senza precedenti a imporre alla nuova scienza biologica di affrontare lo studio delle crittogame, l'infezione della patata, in Irlanda, da parte di un parassita americano, la peronospora, che nei tre anni seguenti il 1843 determina oltre un milioni di morti, e l'oidio della vite, che manifestatosi per la prima volta, in una serra inglese, nel 1842, si allarga rapidamente a tutti i vigneti europei minacciandone la distruzione. Campione delle scoperte che condurranno all'identificazione dei parassiti, quindi all'individuazione di sostanze chimiche anticrittogamiche è, dopo i precorri menti dell'italiano Agostino Bassi, il tedesco Anton de Bary, che apre una strada che in pochi anni percorrono a gara, identificando parassiti diversi, Julius Kuhn, Joseph Berkeley, Carl Mortz Sorauer e René Louis Toulasne. I primi mezzi di lotta possiamo ricordare, sono lo zolfo colloidale, l'ossido di rame e il solfato di calce. È grazie a quei primi rimedi che l'Europa poté continuare a coltivare frumento e patate, e a bere vino [5]

Note[modifica]

  1. Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie, vol. II, 1987, pagg. 227-249
  2. Idem, Ibidem, vol. II, 1987 pagg. 127-138
  3. Antonio Saltini, Scienza e tecnica agricola alle soglie del Novecento, in Accademia nazionale di agricoltura, L'agricoltura verso il terzo millennio attraverso i grandi mutamenti del XX secolo, Acc. Naz di Agr., Bologna 2002
  4. Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie, vol. IV, 1989, pagg. 99-119
  5. Idem, Ibidem, vol III, 1989, pagg. 279-290, vol IV, 1989, pagg. 459-475

Bibliografia[modifica]