Modello sistemico
Il modello sistemico è un metodo organizzativo di assistenza sociale derivato dalla teoria dei sistemi.
Cenni storici
[modifica]Il concetto di sistema fu derivato dalla biologia e ben presto applicato alle organizzazioni prima da Ludwig Van Bertolaffy e poi da Talcott Parsons. Secondo la teoria dei sistemi nel corso dei tempi, le discipline scientifiche si sono andate sempre più a differenziare, causando però una perdita di dati tra l'una e l'altra, con danno per la scienza, una semplice analogia è offerta dalla tavola periodica degli elementi dove la sviluppo euristico è infinito, dove si evince una sempre maggiore differenziazione. A tale progresso inteso come frammentazione che porta al processo di specializzazione, gli autori negli anni settanta proposero una struttura sociale che potesse recuperare la frammentazione perduta. In base alla teoria dei sistemi, infatti, si intende il processo inteso come regolarità e la struttura intesa come interazione tra attori sociali.
Al congresso nazionale dell'Associazione Nazionale Assistenti Sociali di Rimini nel 1970, infatti emersero le medesime esigenze già avvertite sin dal 1968, periodo contrassegnato da estremismi e condizionamenti delle ideologie utopistiche che «si esprimono nel rifiuto del tecnicismo[1] e nella necessità di impegnarsi nella lotta politica»[2].
Le numerose riforme realizzate negli anni settanta (decentramento, aborto, divorzio, etc.) tuttavia non corrisposero ad un avanzamento professionale del servizio sociale, tanto da attribuire «una rivoluzione del servizio sociale in Italia»[3] specialmente nell'organizzazione dove i punti di riferimento non sono più le istituzioni bensì i «partiti e i sindacati»[4]. Viene così alla luce la differenza che caratterizza la fase moderna (1920-1960) che insisteva sul ruolo professionale del assistente sociale e la fase post moderna (1970-2000) che individua il processo d'aiuto nel mutamento del sistema economico e politico.
Gli obblighi a lungo termine furono definiti dai progetti pluriennali mentre quelli a breve termine dai piani strategici in Italia, tuttavia nessuno di questi trovò applicabilità (es. Progetto 80) almeno fino agli anni novanta quando l'introduzione del welfare mix permise al progettazione sociale e la concentrazione pubblico e privato.
Principi e fondamenti del modello sistemico
[modifica]Nella teoria dei sistemi si intende l'organizzazione come un sistema artificiale di un collettivo di attori sociali o di più collettivi che ognuno in base a scelte razionali oppure limitate. Nella struttura la teoria dei sistemi individua un micro-ambiente cioè l'organizzazione e il proprio interno, l'area prossimale cioè l'interfaccia di collegamento con l'esterno e il macro-ambiente cioè lo spazio esterno all'organizzazione. Sono così a formarsi dei sub-sistemi e dei super-sistemi chiusi o aperti che trasformano input (risorse) in output (prodotti verso l'esterno.
L'area prossimale acquista maggiore importanza in quanto permette di acquisire la serie di vincoli sociali che sono necessari per la sopravvivenza dell'organizzazione quali sicurezza sociale, salario, straordinario, previdenza, igiene, prezzi, etc. Si evince che sul piano della attualità che tale modello e al fine di raggiungere tutti questi obiettivi occorre ripensare totalmente il servizio sociale e in particolare il ruolo di assistente sociale che in tal senso assume un carattere politico teso alla rivendicazione dei diritti sociali specialmente in un'epoca di contestazione alle istituzioni tradizionali.
Sul piano dell'analisi dei modelli di organizzazione e direzione è posta una particolare enfasi sul potere e sulla necessità di distribuzione equa e democratica tramite la progettazione, oltre alla sempre più divaricazione tra organizzazione rappresentata dalla socio e amministrazione regolata dalla dirigenza: «i principali fattori del modello sistemico, infatti, sono l'equilibrio e la reciprocità»[5].
In un sistema caratterizzato da equilibri costanti, le azioni dei collettivi risultano prevedibili e scontati cioè «delle abitudini che si attivano in automatico»[6] fino al punto da ridurre al minimo il margine di scelta individuale giunto per il carattere processuale e procedurale del aiuto sociale; siccome l'organizzazione è fondata sa sub-sistemi e super-sistemi, le diverse di differenze di obiettivi sono spesso fonte di conflitti fra essi che, sebbene nell'ottica marxista rappresentano il mutamento organizzativo, in effetti ne causano la disfunzione (entropia) nel macro, e il burn out nel micro. Si comprende di come e perché tale sistema sia stato abbandonato e sostituito negli anni '90 dal lavoro di rete.
Note
[modifica]- ↑ Secondo la teoria dei sistemi il micro-ambiente risulta condizionato dalla tecnica e della disposizione del capitale fisso tanto da mettere a rischio le condizioni fisiche di lavoro v. Pignatto A., Regazzo C., Organizzazione e qualità nei servizio socio-sanitari, Roma, Carocci, 2002, p. 50
- ↑ Buracchio D., Tiberio A., (2001) Società e servizio sociale, Milano, Angeli, p. 32
- ↑ Buracchio D., Tiberio A., (2001) Società e servizio sociale, Milano, Angeli, p. 34
- ↑ Ivi, p. 33
- ↑ Tersine R.J. (1974), System theory in modern organization, Managerial planning, nov-dic, in "Problemi di gestione", 6, p.13
- ↑ Folgheraiter F., (1998) Teoria e modelli del lavoro di rete, Milano, Angeli, p. 242
Bibliografia
[modifica]- Campanini A., Luppi F., (1999) Servizio sociale e modello sistemico, Roma, Carocci.