Lorenzo Da Ponte (superiori)
Tra i librettisti italiani del Settecento merita una particolare menzione Lorenzo Da Ponte. Attivo alla fine del secolo, collaborò con vari musicisti alla corte di Vienna e in seguito ebbe una vita avventurosa, che lo condusse negli Stati Uniti. A lui si devono i testi di importanti opere di Mozart, attraverso le quali i modelli letterari della tradizione italiana si diffusero in tutta Europa.
La vita
[modifica]Lorenzo Da Ponte nasce Ceneda (poi Vittorio Veneto) il 10 marzo 1749 da una famiglia ebrea, figlio di Geremia Conegliano e Ghella Pincherle. Nel 1763 il padre, rimasto vedovo e desideroso di sposare una giovane cristiana, fa convertire tutta la famiglia, che prende il nome del vescovo che li aveva battezzati. Dopo la morte del vescovo (1768) lascia il seminario di Ceneda per quello di Portogruaro, dove viene ordinato sacerdote nel marzo 1773. Subito dopo si trasferisce a Venezia, dove però si dimostra libertino e spregiudicato e il 17 dicembre 1779 viene bandito per quindici anni dalla Repubblica di Venezia. Si trasferisce prima a Gorizia e poi a Dresda, dove il "poeta della corte sassone" Caterino Mazzolà, che più tardi lavorerà alla Clemenza di Tito, lo inizia alla sua nuova attività.
Giunto a Vienna nel 1781, per interessamento di Antonio Salieri diventa poeta di corte dell'imperatore Giuseppe II. Va ricordato che in quegli anni era quasi d'obbligo che le opere avessero il libretto in italiano. Da Ponte si dimostra in grado di comporre per vari musicisti una quarantina di libretti di successo in italiano, ma anche in francese e in tedesco. È di questi anni la collaborazione con Mozart per la creazione di tre capolavori: Le nozze di Figaro (1786) dalla commedia di Beaumarchais, Don Giovanni (1787) e Così fan tutte (1790). Dopo la morte di Giuseppe II nel 1790, Da Ponte cade in disgrazia e nel 1791 si deve allontanare da Vienna.
Si dirige inizialmente a Praga, dove ritrova Giacomo Casanova e poi a Dresda. Dall'autunno 1792 al 1801 vive a Londra dove scrive libretti per una compagnia operistica italiana e fa per dieci stagioni (1794-1804) l'impresario del King's Theatre allestendo 28 prime. Si sposa inoltre con Nancy Grahl, di vent'anni più giovane. L'attività di impresario si risolve in un disastro finanziario, che Da Ponte addebiterà nelle sue memorie al suo compagno di affari Taylor. In ogni caso il precipitare degli eventi lo induce a lasciare il paese per trasferirsi negli Stati Uniti, seguito in breve dalla famiglia.
Inizialmente si stabilisce a New York, per trasferirsi poi a Filadelfia (dove fa l'insegnante di lingua e il negoziante) e, infine e definitivamente, a New York. Qui apre una libreria e si dedica all'insegnamento della lingua e della letteratura italiana, fino a divenire nel 1825 il primo professore di letteratura italiana nella storia del Columbia College (oggi Columbia University), che ha sede a Manhattan. Sempre nel 1825 organizza la prima americana del Don Giovanni e da quel momento cerca, ma con scarso successo, di promuovere la costituzione di un primo teatro operistico, promuovendo anche una tournée della nipote Giulia Da Ponte in cui vengono per la prima volta in USA proposte le musiche di Gioacchino Rossini.
Dal 1823 al 1827 pubblica le sue Memorie in tre volumi; una loro stesura definitiva viene redatta dal 1829 al 1830. Nel 1828, a 79 anni di età, viene naturalizzato cittadino degli Stati Uniti d'America. Muore a New York il 17 agosto 1838. Come già Mozart, anche il suo luogo di sepoltura non è noto: sepolto nel vecchio cimitero cattolico di Manhattan dietro la Old Saint Patrick's Cathedral di Mulberry Street (nella Little Italy), i suoi resti si mescolarono ad altri quando, nel 1848, le salme furono trasferite al nuovo cimitero del Calvario a Queens, dove oggi lo ricorda un cenotafio.
Come era costume dell'epoca, le opere di Da Ponte sono quasi tutte adattamenti di testi pre-esistenti, tranne due eccezioni. Ad esempio, "Le nozze di Figaro", sono basate su una trama di Pierre Beaumarchais, come "Axur re d'Ormus", scritta per Salieri. Le due eccezioni sono "L'arbore di Diana", e "Così fan tutte", un lavoro originale scritto inizialmente con Salieri e terminato con Mozart.
I libretti per Mozart
[modifica]Con la sua attività di librettista, Lorenzo Da Ponte diffuse in tutta Europa i modelli della tradizione settecentesca italiana. Il periodo più prolifico e di maggiore successo nella sua carriera fu durante il lungo soggiorno a Vienna (1783-1791), quando realizzò per Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791) tre opere in italiano: Le nozze di figaro, il Don Giovanni e Così fan tutte. Queste, oltre a essere ricordate tra le opere più celebri del compositore austriaco e tra i vertici della musica mondiale, rappresentano una delle più significative immagini della cultura italiana. Il genio musicale di Mozart trova nel linguaggio di Da Ponte un elemento duttile, che fa tesoro di quello sentimentale di [[../Pietro Metastasio|Metastasio]] arricchendolo con sfumature tratte dalla tradizione poetica italiana. Le opere italiane di Mozart in un certo senso anticipano le rivoluzioni della fine del secolo e il crollo del sistema di valori dell'Antico Regime, ma allo stesso tempo fanno emergere un equilibrio razionale e sentimentale, che si colloca al di là della violenza della rivoluzione.[1]
Per leggere su Wikisource il testo originale, vedi Le nozze di Figaro
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Dall'omonima commedia in francese di Beaumarchais scritta solo due anni prima (1784) è tratto il libretto delle Nozze di Figaro, opera in quattro atti rappresentata la prima volta a Vienna il 1º maggio 1786. La vicenda, che destò scandalo (la stessa commedia di Beaumarchais era stata censurata), ruota attorno alla distruzione dei valori e delle ipocrisie tipiche del mondo nobiliare. Da Ponte semplifica la trama della commedia originale e compone un libretto che funge da sostegno della struttura musicale, animato da una gioia distruttiva. Rivoluzionario è anche il ruolo del protagonista Figaro, un barbiere, che restituisce dignità alla figura teatrale del servo.[2]
Per leggere su Wikisource il testo originale, vedi Don Giovanni
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Il mito di don Giovanni, già in voga nella letteratura teatrale del Seicento, è al centro de Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, opera in due atti rappresentata per la prima volta a Praga il 29 ottobre 1787. La trama narra di don Giovanni, spregiudicato libertino dedito ai piaceri materiali e indifferente alla morale e ai principi sociali, che sfida la statua del Commendatore da lui stesso ucciso, padre di una delle donne che ha ingannato, invitandolo a cena: la statua accetterà l'invito e alla fine trascinerà nella morte il protagonista come punizione per i suoi misfatti. L'opera da un lato mostra il rapporto tra libertinaggio e dominio signorile (riscontrabile nelle relazioni tra don Giovanni, il servo Leporello e le altre figure a lui subalterne), dall'altro attraverso i personaggi femminili della storia e i loro conflitti sorge un punto di vista nuovo, che ricerca tenerezza e felicità.[3]
Così fan tutte ossia La scuola degli amanti, infine, è un dramma giocoso in due atti rappresentato a Vienna il 26 gennaio 1790. La tradizione della commedia sentimentale trova qui nuova espressione. Dalla vicenda di Guglielmo e Ferrando, che per provare la fedeltà delle loro amate Fiordiligi e Dorabella fingono di partire per la guerra e si travestono da cavalieri albanesi per tentare di sedurle, viene messo in evidenza come nell'esperienza amorosa non vi siano certezze: le due donne cedono ai "nuovi" corteggiatori, ma i due giovani amanti alla fine le perdonano, consci che «così fan tutte». Il sentimento amoroso richiede quindi che si sappia accettare questi limiti, senza pretendere l'assoluta fedeltà, speranza che si rivela in sé vana.[1]
Note
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