Letteratura berbera più recente

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Letteratura berbera più recente
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Lingua berbera

Letteratura più recente[modifica]

Le vicende della letteratura berbera più recente, che tende a passare dai generi tradizionali a quelli diffusi nel resto del mondo è strettamente legata al passaggio allo scritto del berbero ed all'evoluzione dell'editoria in berbero. Per questo, attualmente esiste una certa sproporzione nella produzione tra le regioni in cui questi processi sono più avanzati (l'Algeria, e in particolare la Cabilia, in cui il berbero è insegnato nelle scuole dal 1995) e le regioni in cui esso è invece più arretrato (i paesi in cui la lingua berbera è ignorata o proscritta: Tunisia, Libia, Egitto).

Poesie, novelle, romanzi[modifica]

Anche se prosegue vivace in molte zone (soprattutto rurali) del Nordafrica una produzione poetica "tradizionale" fondamentalmente orale (che oggi gode anche del supporto di dischi, cassette e videocassette), negli ultimi decenni è nata e si va diffondendo una produzione poetica contemporanea che si adegua ai canoni della cultura scritta del resto del mondo. Parallelamente a questo processo, si è anche già costituito un lessico specializzato per i diversi generi: ungal "romanzo", tullizt "novella", tamedyazt "poesia", amezgun "teatro", tizlitt "canzone", tasuqilt "traduzione", ecc. È stato coniato anche un termine tasekla "letteratura", a partire da asekkil ("lettera dell'alfabeto").

Numerose sono ora le raccolte di poesie messe per iscritto dall'autore senza passare attraverso la recitazione. Non esiste comunque un netto spartiacque tra un tipo di poesia e l'altro. Basti pensare che un poeta sicuramente moderno come Ben Mohamed in Cabilia ha egli stesso inciso una cassetta in cui recitava le sue poesie, molte delle quali sono oltretutto state musicate e cantate da Idir.

Molti considerano Si Mohand (1848-1905) il primo poeta berbero in senso moderno. Anche se la sua produzione fu in gran parte orale, egli incarnò la figura del poeta moderno, solo con la propria poesia ed emarginato rispetto ad una società in corsa verso il "progresso" e priva di valori tradizionali, il che lo poneva al di fuori dello schema classico del poeta tradizionale, che invece era saldamente integrato nella società in cui operava.

La poesia contemporanea viene oggi denominata tamdyazt, con un termine che in molte regioni berbere è neologismo, e che in certe altre (soprattutto nel Marocco centrale) indicava un tipo particolare di composizione (un lungo poema), eseguito da un poeta/cantore, amdyaz (oggi quest'ultimo termine è adottato per significare "poeta" tout-court).

Il romanzo, denominato con un neologismo ungal, si è sviluppato finora soprattutto in Cabilia. Già nel 1946 Belaid Ait Ali, uno dei primi autori di lunghi testi in prosa, scrisse quello che molti considerano già un vero e proprio romanzo: Lwali n wedrar "Il santo della montagna" (un quaderno di 136 pagine, diviso in 10 capitoli). Ciononostante, il primo "romanzo" cabilo viene di solito considerato Asfel "Il sacrificio", pubblicato nel 1981 da Rachid Aliche (autore in seguito anche di Faffa (ungal) “Faffa (romanzo)”, 1986), che fu seguito nel 1983 da Askuti "Il boy-scout" di Said Sadi, cui molti altri fecero seguito, con intensità crescente, al punto che M. A. Salhi (2006) ha contato 25 romanzi cabili pubblicati fino a tutto il 2004.

Tra i romanzieri più prolifici si segnalano Amar Mezdad, autore di una trilogia: Iḍ d wass, “La notte e il giorno” (1990: il primo pubblicato in Algeria dopo la liberalizzazione della stampa), Tagrest urγu "L'inverno dell'orco" (2001) e Ass-enni "Oggigiorno" (2006) e Salem Zenia, autore di Tafrara "L'aurora" (1995) e Ighil d wefru "La violenza (del potere) e il coltello (dei terroristi)" (2002).

Notevole la presenza, oltre ai romanzi composti in cabilo, anche di traduzioni da testi di altre lingue (non solo romanzi ma anche saggi e novelle). In particolare, molto attivo in questo campo è Mohand Ait Ighil, autore di cinque volumi di traduzioni, tra cui Tchekhov s teqbaylit (tullizin) "Cechov in cabilo (novelle)" (2003).

Canzoni[modifica]

Cinema, teatro[modifica]

Nell'ambito degli sforzi per integrare le espressioni della cultura berbera contemporanea nella cultura universale rientra anche la nascita di un teatro e di un cinema in berbero, anche se queste espressioni artistiche, che necessitano di locali, finanziamenti e attrezzature, hanno fin qui goduto di scarso aiuto da parte delle istanze pubbliche dei paesi berberofoni, col risultato che molti lavori teatrali sono rimasti inediti o hanno potuto essere rappresentati solo nei paesi d'emigrazione (in particolare la Francia), mentre il numero di film realizzati è ancora nel complesso molto scarso. .

Teatro[modifica]

In ambito teatrale, la personalità che più di ogni altra ha contribuito alla creazione di un teatro berbero è stato il cabilo Abdellah Mohia (1950-2004), autore di innumerevoli pièces teatrali, perlopiù nate come adattamento di opere di autori europei (Molière, Pirandello, Brecht, Beckett, Jarry...) e non solo (Lu Xun), ma che di fatto si configurano quasi sempre come opere originali, su spunto di altri autori.

Anche un altro grande autore algerino, Kateb Yacine, che perlopiù scriveva i propri testi in arabo dialettale o in francese, ha ispirato e seguito con favore la traduzione in berbero di alcuni suoi lavori come "Mohammed prends ta valise", tradotto col titolo Ddem abaliz-ik a Muh ! da una troupe di studenti che con essa vinse un premio al Festival di Cartagine nel 1973, nonché "Tighri n tlawin ("La voix des femmes") e "La guerre de 2000 ans", messe in scena da gruppi di studenti dell'università di Tizi-Ouzou verso la fine degli anni '70.

Numerosi lavori sono rimasti inediti e a volte mai rappresentati, come le opere teatrali di Hamane Abdella, che cominciò a scrivere in prigione, nel 1958.

Cinema[modifica]

Una produzione cinematografica in berbero è già iniziata, almeno in alcune regioni berberofone, anche se al momento data la estrema scarsità di risorse si tratta di una produzione ancora alquanto sporadica.

Cinema cabilo[modifica]

Anche se tuttora in assoluto poco prolifico, il cinema in lingua cabila è particolarmente attento alla qualità delle pellicole. Tra le produzioni in questa lingua si segnala:

  • Amachaho ("C'era una volta", 1995), regista Belkacem Hadjadj, sulla falsariga di una fiaba tradizionale, mostra -con il suo finale tragico- la spietatezza che a volte caratterizzava il codice di comportamento tradizionale. Un film molto poetico, che ha vinto il premio del pubblico al 6° Festival del Cinema Africano a Milano nel 1996
  • Tawrirt Ittwattun ("La collina dimenticata"), trasposizione su pellicola dell'omonima opera letteraria (La colline oubliée) di Mouloud Mammeri.(prima uscita: Parigi 19 febbraio 1997) regista Abderrahmane Bouguermouh, con Djamila Amzal, Mohand Chabane, Samia Abtout, Abderrahmane Kamal.
  • Adrar n Baya ("La montagna di Baya"), 1997, di Azzedine Meddour (8 maggio 1947-16 maggio 2000), con Djamila Amzal, Abderrahmane Debiane, Ali Ighil Ali, Ouardia Kessi.
  • Mariage par annonce "Matrimonio via inserzione") di Ali Djenadi (n. 1926, attore-sceneggiatore) e Mehmel Amrouche (regista), (anteriore al 1999), che affronta un tema caldo della società algerina, il matrimonio, per il quale si sta passando da una fase tradizionale (in cui i matrimoni erano combinati senza che nemmeno gli sposi si conoscessero) ad una più moderna, in cui possono avere un ruolo anche le inserzioni matrimoniali.
  • Il tutore della signora ministro di Djamila Amzal (2004), un cortometraggio (26') sulle umiliazioni della donna in Algeria, sottoposta ad un codice della famiglia medioevale.
  • Si Mohand Ou M'hand, l'insoumis di Lyazid Khodja (2004), che trae spunto dalla vita travagliata del poeta bohémien Si Mohand Ou-Mhend.
Cinema marocchino[modifica]

Più numerose le produzioni cinematografiche in berbero del Marocco, soprattutto in tashelhit. Iniziata negli anni '90, la produzione ha superato le trenta pellicole in un decennio. Anche se il livello qualitativo non è sempre costante, il pubblico ha premiato lo sforzo dei produttori (molto attivi anche nella realizzazione di cassette), col risultato di favorire la crescita professionale dei realizzatori. Le prime fiction di successo sono stati Tamghart Ourgh di Lahoucine Bizgarne e "Boutfonaste" di Agouram Archach.

I temi messi in evidenza sono quelli del vissuto quotidiano della società, sia nel mondo tribale tradizionale sia alle prese con la modernità nelle grandi città. Il genere predominante è la commedia leggera, ma non mancano le produzioni francamente comiche o perfino quelle horror.

Tra i titoli si segnalano: Tigugilt ("L'orfana"), Assgass ambarki ("Buon anno"), Ghassad Dunit, Azkka Likhert ("Domani l'aldilà"), Imzwag (in tre parti), Tagodi ("La sventura"), Tassast ("Il problema"), Tihya (biografia della cantante Fatima Tabaamrant, unico film sottotitolato in francese), Tislit Ijlan (in due episodi), Tiyiti n' wadane, Moker, ecc.

Altre regioni[modifica]

Nel resto del mondo berbero le produzioni sono ancora sporadiche, ma non del tutto assenti. Si segnalano in particolare:

  • Marocco Centrale (lingua tamazight): Quand le soleil fait tomber les moineaux ("Quando il sole che picchia fa cadere i passeri" 1999), di Hassan Legzouli. È il primo medio-metraggio realizzato in Marocco da questo autore già attivo in Europa. In esso viene descritta, sulla falsariga di vicende realmente avvenute, la vita di un villaggio del Medio Atlante.
  • Aurès (Nord dell'Algeria, lingua tashawit): Il primo e finora unico film in tashawit è La maison jaune ("La casa gialla", 2007, 85'), di Hakkar Amor, con Aya Hamdi, Tounès Ait, Amor Hakkar, Bissa-Ratiba Ghomrassi, Inès Benzaim. È stato presentato in prima mondiale al festival di Locarno nell'agosto 2007.

Grammatiche, dizionari di neologismi, ecc.[modifica]

Con il passaggio allo scritto di una lingua rimasta per secoli dominio dell'oralità, un grande vuto da colmare è quello del lessico delle scienze e delle tecnologie. Gran parte degli sforzi della pianificazione linguistica del berbero negli ultimi quarant'anni è dedicata alla questione dei neologismi necessari per esprimere, in particolare nello scritto, i concetti più moderni per i quali la lingua parlata non dispone di corrispondenze adeguate.

Il primo ambito individuato da Mouloud Mammeri, precursore di questi studi, è stato quello del "metalinguaggio", ovverosia la terminologia linguistica necessaria per parlare della lingua. Nacque così, nel 1967, la Tajerrumt n tmazight (tantala taqbaylit), ossia "Grammatica berbera (dialetto cabilo)": la prima grammatica del berbero in berbero. Il nome stesso per indicare la "grammatica" tajerrumt, oltre a rimandare per assonanza alla parola europea corrispondente, è stato ispirato al nome del grammatico berbero medioevale Ibn Ajarrum. Oramai quasi tutti i termini introdotti in quest'opera sono entrati nell'uso corrente.

Sempre a iniziativa di Mouloud Mammeri si deve il primo lessico di neologismi, Amawal, anche se egli non fu che l'ispiratore di questo lavoro, che venne condotto da alcuni studenti dei suoi corsi semi-clandestini di berbero all'università di Algeri negli anni '60. Anche se molti neologismi dell'Amawal sono oramai di uso comune, quest'opera presentò numerosi difetti (ad esempio un ricorso esagerato a termini tuareg, assolutamente non intelligibili per il cabilo medio), e una buona parte del suo lessico non è di fatto stata accolta nell'uso.