Letteratura berbera dal Medio Evo

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Letteratura berbera dal Medio Evo
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Lingua berbera

Tradizioni letterarie scritte (a partire dal medioevo)[modifica]

Una letteratura berbera durante il medioevo si sviluppò soprattutto in due aree del Nordafrica: nella parte centro-orientale, il mondo delle comunità ibadite (soprattutto Algeria, Libia e Tunisia); nella parte occidentale, un po' in tutto il Marocco, dove una tradizione scritta si protrasse senza soluzione di continuità fino ai giorni nostri.

Letteratura orientale (ibadita)[modifica]

Purtroppo, la letteratura berbera di area ibadita ci è giunta quasi interamente in traduzione, perché a partire da un certo momento si sviluppò un movimento tendente a tradurre in arabo la grande quantità di opere scritte originariamente in berbero (si trattava quasi esclusivamente, a quanto se ne sa, di opere a carattere religioso). In particolare, si sa che la 'aqida ("catechismo"), che ancor oggi è la base dell'insegnamento religioso degli ibaditi, venne composta originariamente in berbero e fu tradotta in arabo intorno al IX secolo dell'egira da Abu Hafs 'Amr b. Jami'a.

Secondo il Siyar di Chemmakhi, un solo autore, Abu Sahl detto El Farsi ("il persiano", perché rostemide per parte materna) avrebbe composto in berbero dodici libri di poesie (contenenti consigli, esortazioni, memorie e narrazioni storiche), che però vennero distrutti dai dissidenti nukkariti. Ciononostante, sembra che, raccogliendo ciò che la gente ricordava a memoria, sarebbe stato ricostituito un libro di 24 capitoli (peraltro oggi perduto).

Dal momento che molte biblioteche pubbliche e private del Nordafrica sono tuttora inesplorate, non è escluso che in futuro si possa ritrovare qualche testo originale ritenuto perduto. Per il momento, di tutta questa letteratura in berbero rimangono solo poco più di una ventina di frasi (perlopiù citazioni di poesie o di altre frasi memorabili) all'interno di opere per il resto interamente tradotte in arabo. Tali testi, individuati per la prima volta da Tadeusz Lewicki (1934), sono stati in seguito esaminati da vari studiosi, ultimo dei quali Ouahmi Ould-Braham (1988).

Un'opera che a quanto sembra non è andata (interamente) perduta e che pare destinata ad una prossima pubblicazione è il commento alla Mudawwana di Abū Ghānim al-Khurāsānī scritto in berbero dallo sheikh Abu Zakaria di Yefren nel IX secolo dell'egira. Questo testo era stato ritrovato da Motylinski che si accingeva a pubblicarlo ma morì prematuramente e non poté portare a compimento il lavoro. Sembra però che il manoscritto non sia andato perduto e che la sua pubblicazione sia in preparazione. Fino ad ora è stato pubblicato solo un interessante lessico (Bossoutrot 1900), composto da Messaoud b. Salah b. Abd el Ala, in cui sono raccolti numerosi termini berberi (soprattutto di ambito religioso) che compaiono in questo commento alla Mudawwana e rischiavano di non venire più compresi dai berberi ibaditi del XIX secolo, nonché qualche breve estratto, consistente in poche frasi con tentativi di traduzione[1].

Letteratura occidentale (marocchina)[modifica]

Prima pagina di un manoscritto berbero del XVIII secolo (Marocco)

Solo in tempi recenti si è cominciato a conoscere e studiare la letteratura scritta berbera del Marocco. Fino alla fine degli anni '80 si conoscevano a stento un paio di opere del più celebre autore del XVIII secolo, Muhammad Awzal. Nel 1989 alcuni studiosi olandesi ebbero accesso alla ricca raccolta di manoscritti di Arsène Roux conservati ad Aix-en-Provence e diedero l'avvio a studi sistematici non solo sui testi contenuti colà, ma anche nella biblioteca universitaria di Leida, nella Nazionale di Parigi e in svariate biblioteche, pubbliche e private, del Marocco. È soprattutto grazie ai lavori di Nico van den Boogert (in particolare 1997 e 1998) che si è venuti a conoscenza della ricchezza e dell'antichità di questo patrimonio letterario.

Un elenco degli argomenti di questa letteratura, abbozzato da van den Boogert (1997: 70 ss.), comprende:

  • Testi in poesia
    • Manuali di fiqh "giurisprudenza islamica": tra gli autori, oltre ai più noti Muhammad Awzal (1670-1748/9) e Aznag (m. 1597), si ricordano Dawud b. Abd Allah al-Tamsawati (XVIII sec.), al-Hasan b. Brahim al-Arusi (epoca indeterminata), al-Madani b. Muhammad al-Tughmawi (XIX sec.), Ali b. Ahmmad al-Darqawi (m. 1910);
    • Nnasiha "Consigli" (testi di istruzione ed esortazione), forse il genere più prolifico: oltre a numerosi testi anonimi (a volte anche importanti, di centinaia di versi), si ricordano le opere di Ahmad b. Abdarrahman al-Timli (1815/6-1909), al-Hasan b. Ahmad al-Timli (1814/5-1890/1), Abdarrahman b. Ibrahim al-Tighargharti (m. 1862/3), Ali b. Muhammad al-Garsifi (inizi XX sec.?), Muhammad b. Muhammad al-Hana'i (m. 1878);
    • Panegirici (tulgha o lmedh) in lode di Maometto o di pii personaggi: al-Bushikriyya di Muhammad b. Abd Allah al-Bushikri (m. 1865/6); una celebre traduzione della Burda "Poema del mantello" di al-Busiri fatta da Abd Allah b. Yahya al-Hamidi (XVIII sec.); un poema sulla celebrazione del mawlid "natale" del Profeta ad opera del già citato al-Madani b. Muhammad al-Tughmawi (XIX sec.); oltre a numerose altre composizioni, tra cui spiccano diverse opere in lode del fondatore della confraternita della Tidjaniya;
    • Tradizioni del profeta: molte tradizioni (hadith) vennero tradotte in berbero, e vennero anche costituite delle antologie, le due maggiori delle quali sono anonime; tra i testi di autore conosciuto si ricorda una traduzione delle Quaranta tradizioni di al-Nawawi ad opera del già ricordato al-Madani b. Muhammad al-Tughmawi;
    • Testi di vario genere: regole di confraternite, traduzioni di testi di misticismo, testi di alchimia e divinazione (uno è attribuito a al-Matugi, XVI secolo, ma sembra di epoca più tarda), poemi di vario tipo: uno in stile "maccheronico" che mischia arabo e berbero, di al-Taghatini (m. 1669/70), alcuni "poemi alfabetici" in cui ogni verso inizia per una lettera dell'alfabeto, ecc.
    • Testi di evidente tradizione orale messa poi per iscritto: storie e leggende di argomento religioso; poesie sull'uso e sull'abuso del , poesie relative ad eventi storici.
  • Testi in prosa
    • Lessici, dizionari, solitamente utilizzati per permettere la consultazione di testi in arabo a Berberi che poco praticavano tale lingua. Se ne conoscono molti, il più antico dei quali, opera di Ibn Tumart risale al 1145 e deve attingere a una tradizione ancora più antica. Mentre l'edizione di questo importante testo è ancora in corso, N. van den Boogert (1998) ha già pubblicato un lessico di al-Hilali (completato nel 1665/6) ed un altro, anonimo, del XVIII secolo;
    • Commentari di opere di diritto, di cui il più voluminoso ("probabilmente il più lungo testo scritto berbero esistente" secondo van den Boogert: più di 1000 pagine) è il commento di al-Hasan b. Mubarak al-Tammuddizti (1844-1899) all'opera di Awzl al-Hawd, che contiene anche molte glosse per rendere meglio comprensibile questo testo scritto in uno "stile arcaico";
    • Trattati di medicina: se ne conoscono almeno due, uno attribuito a Muhammad b. 'Ali al-Ba'qili (XVI sec.) ed uno ad Husayn b. 'Ali al-Shawshawi (m. 1493);
    • Traduzioni di testi in prosa, la più famosa delle quali è la traduzione della Sirat al-Nabi "Vita del Profeta" eseguita da 'Abd Allah b. 'Ali al-Darqawi nel 1942;
    • Lettere e documenti vari di cui è difficile stimare il numero e valutare l'importanza.
  1. Motylinski (1907): 16 frasi; U-Madi (s.d.): 3 frasi; Ould-Braham (2008): 6 frasi; quest'ultimo articolo contiene anche una riproduzione fotografica della prima e dell'ultima pagina di uno dei manoscritti esistenti.