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Leucippo e Democrito (superiori)

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Leucippo e Democrito (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Filosofia per le superiori 1
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Secondo le fonti antiche il primo filosofo a formulare tesi atomistiche fu Leucippo, originario probabilmente di Mileto e allievo di Parmenide e Zenone. Tuttavia delle due opere che gli vengono attribuite non ci è giunto pressoché niente. Maggiori informazioni abbiamo invece del suo allievo Democrito (460? - c. 370 a.C.). Originario di Abdera in Tracia, visse più di cento anni e fu contemporaneo di Socrate. Di famiglia agiata, si dedicò esclusivamente allo studio e compì viaggi in Egitto, Asia Minore e Persia. Si interessò di molti ambiti del sapere, ma delle sue innumerevoli opere possediamo solo pochi frammenti.

Gli atomi e le loro proprietà

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Per gli atomisti il movimento non è un'illusione, ma una realtà resa possibile dal fatto che oltre all'essere esiste qualcosa di diverso da esso: il vuoto, cioè il non essere, inteso come uno spazio nel quale gli enti non trovano ostacoli e possono quindi muoversi. I corpi possono essere divisi in parti sempre più piccole, frapponendo tra una e l'altra uno spazio vuoto. Dal punto vista fisico però la realtà non può essere divisa all'infinito, perché alla base vi sono elementi primi non ulteriormente divisibili, gli a-tomi (cioè, appunto, «non-divisibili»). Questi tuttavia sono divisibili all'infinito in senso matematico, poiché si possono rapportare gli uni agli altri attraverso numeri irrazionali (per esempio Democrito afferma che un atomo può avere un volume pari a un terzo di un altro).[1]

Gli atomi sono eterni, ingenerati, imperituri, immutabili e «pieni d'essere», cioè non contengono al loro interno spazi vuoti. Si differenziano tra loro solo per

  • forma (intesa come forma intuibile dall'intelletto e non visibile con gli occhi),
  • grandezza (cioè il volume),
  • posizione (che può essere relativa, cioè rispetto agli altri atomi, o assoluta, cioè rispetto al vuoto).

Non hanno invece qualità come colore o odore. Le loro caratteristiche primarie sono pertanto geometriche, e da queste derivano le altre.

Le cose sensibili si creano dall'aggregazione e dalla scomposizione degli atomi, dovute all'urto delle particelle tra loro durante il movimento. In questi casi gli atomi possono dare origine a un moto vorticoso, che richiama altri atomi e origina in questo modo nuovi mondi. Democrito ha una visione deterministica dell'universo: gli atomi sono destinati a incontrarsi o non incontrarsi per via della direzione del loro movimento, e non può accadere il contrario.

Le caratteristiche delle cose, a loro volta, dipendono dalla forma, dalla grandezza e dall'ordine degli atomi che le compongono. A queste, esistenti per natura, si affiancano altre proprietà «soggettive», dovute a impressioni che agiscono sui nostri organi di senso, come ad esempio i colori o la temperatura. La prima è una forma di conoscenza genuina, mentre la seconda è oscura: «Opinione il dolce, opinione l'amaro, opinione il caldo, opinione il freddo, opinione il dolore; verità gli atomi e il vuoto».[2] Mentre infatti gli atomi sono immutabili, le cose sensibili sono soggette a trasformazione, e tutte le mutazioni sono spiegabili per via meccanica attraverso lo spostamento degli atomi da uno spazio all'altro.[3]

La conoscenza

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Democrito spiega la percezione delle cose sensibili partendo dal presupposto che anche l'anima è composta da atomi, corpuscoli particolari di natura ignea, sferici ed estremamente mobili. Gli atomi provenienti dal mondo esterno entrano in contatto con quelli dei nostri organi di senso, creando uno stampo che riflette le caratteristiche dell'oggetto. Anche la vista è spiegata attraverso un contatto fisico: continuamente atomi che riproducono la struttura dell'oggetto si staccano e riempiono l'aria circostante. La percezione è quindi un'interazione tra uomo e realtà.

Per il filosofo la percezione è sempre vera, poiché si tratta di un rapporto tra soggetto e oggetto. Tuttavia questa ci mostra come sono le cose per noi, e non consente di conoscere la cosa in sé. Alla convenzionalità e relatività della percezione si contrappone la conoscenza intellettivo-razionale, mediante la quale si accerta la verità delle cose, per giungere alla quale si deve andare oltre la verità sensibile delle cose. Attraverso processi mentali è possibile separare una qualità di un oggetto dalle altre, intuirla nella sua purezza e stabilire relazioni con altre qualità di ordine sensibile e intelligibile. L'intelletto quindi non può conoscere prescindendo dal sensibile.[4]

Politica ed etica

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Come la realtà, anche la società è composta da singoli elementi che si uniscono per azione di una forza esterna, ma senza dare vita a una vera unità. Dalla situazione di alegalità iniziale, gli uomini furono spinti a vivere insieme dal timore delle fiere, riconoscendo l'utilità del mutuo soccorso in caso di pericolo. La legge è quindi garanzia del maggior piacere e minor dolore per l'individuo.[5]

Anche in etica Democrito è mosso da assunti individualistici, secondo i quali l'individuo ricerca sempre una precaria felicità. Il concetto portante è quello dell'euthymìa, tranquillità dell'anima, intesa come esercizio di controllo e razionalizzazione dei desideri. Eliminare il thymòs significa eliminare la vita stessa, perciò è necessario renderlo buono per guadagnare la serenità di vita. Non compare, invece, alcun dio che controlli la realtà, quindi i progressi dell'uomo nel campo del sapere e della tecnica sono frutto del suo lavoro.

Note

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  1. Cioffi et al., pag. 155
  2. DK 69 B 9
  3. Cioffi et al., pag. 157
  4. Cioffi et al., pag. 158
  5. Cioffi et al., pag. 159