Pomologia

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Pomologia
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Coltivazioni arboree
Albicocco

La Pomologia è la disciplina che classifica, distinguendo i tempi di maturazione, quindi il carattere precoce o tardivo, le dimensioni dei frutti, il colore dell'epidermide e della polpa, la resistenza della pianta alle avversità, le centinaia di varietà degli alberi da frutto: pere, mele, susine, pesche, ciliegie, fichi, arance, limoni e mandarini propagate, da almeno quattromila anni, attraverso l'innesto.

Storia[modifica]

Fino dall'età del bronzo l'uomo si accorse che dai semi degli alberi fruttiferi posti al margine dei propri campi era impossibile ottenere piante che producessero frutti identici a quelli dei genitori. Cercando come riprodurre i frutti di particolare gradevolezza di un particolare albero l'agricoltore scoprì l'innesto, una forma di propagazione “vegetativa”, che impedisce, biologicamente, il rimescolamento dei cromosomi e riproduce organismi che non possono considerarsi nuovi viventi, ma parti separate della pianta da cui sono state prelevate le “marze”, i segmenti vivi innestati su pianta diversa.

Melo

La prima espressione dell'esistenza di una passione per la gamma più ricca di frutto ci è fornita dall' Odissea, quando, sbarcato a Itaca, per farsi riconoscere dal padre Ulisse gli ricorda le diverse varietà di frutta che gli aveva donato e che avevano costituito il suo orto di fanciullo: 13 varietà di pero, 10 di melo, 40 di fico, 50 di uva [1] Nel mondo latino il vigneto e l'oliveto divengono impianti specializzati indipendenti, l'hortus continua a unire frutta e ortaggi, e l'hortus, si noti è un giardino, non un orto, come provano “orti” famosi, come quelli di Sallustio e quelli di Nerone.

Non si tratta solo di applicazioni pratiche, ma anche di studi sistematici.

Il latino Columella propone un elenco di quasi 40 varietà di uva, di alcune delle quali illustra con precisione i caratteri biologici e organolettici [2]. Per l'Italia propone, nel Cinquecento, ricchi cataloghi pomologici Agostino Gallo, che elenca 12 varietà di pero, 11 di melo, 9 di susine [3] , mentre la grande tradizione pomologica francese ha inizio con il capolavoro di Olivier de Serres, l'autore ugonotto che pubblica, l'anno 1600, il Theatre d'agriculture et menage des champs, una delle parti più ampie del quale è dedicato alla frutticoltura, con l'illustrazione di un ricco catalogo varietale [4].

Nel Seicento scrivono opere sulla frutticoltura, con brevi annotazioni pomologiche, il francese Jean de la Quintinye [5], sovrintendente al giardino di Versailles, e l'inglese John Evelyn. L'età d'oro della pomologia si compie tra la metà del Settecento e quella del secolo successivo, quando vedono la luce tutti gli atlanti pomologici delle nazioni europee: Henri Duhamel du Monceau classifica i frutti dei giardini patrizi della Francia, Johann Mayer quelli della Germania centrale, Mathias Roessler quelli della Boemia, Johann Kraft quelli dell'Austria, George Brookshaw e William Hooker quelli dell'Inghilterra.

L'Italia partecipa alla stagione pomologica internazionale con la Pomona di Giorgio Gallesio, singolare figura degli anni del dominio francese, quando Gallesio scrive i propri libri in francese e li dedica, con servilismo, al proprio superiore, il conte Chabrol de Volvic, per lamentare, caduto Napoleone, di essere stato “costretto” a scrivere in una lingua “non sua”. Gallesio pubblica a Firenze, dove sussiste un'antica tradizione di raffigurazione pittorica e plastica delle varietà di frutta, la Pomona italiana, di cui non riesce a completare il disegno per i dissapori con l'editore, Giovanni Rosini, mancando, così, di includere nel lavoro le varietà di agrumi, oggetto dei suoi studi più originali. L'opera costituisce, comunque, il primo catalogo delle varietà di frutta italiane [6].

Nel Seicento scrivono opere sulla frutticoltura, con brevi annotazioni pomologiche, il francese Jean de la Quintinye [5], sovrintendente al giardino di Versailles, e l'inglese John Evelyn. L'età d'oro della pomologia si compie tra la metà del Settecento e quella del secolo successivo, quando vedono la luce tutti gli atlanti pomologici delle nazioni europee: Henri Duhamel du Monceau classifica i frutti dei giardini patrizi della Francia, Johann Mayer quelli della Germania centrale, Mathias Roessler quelli della Boemia, Johann Kraft quelli dell'Austria, George Brookshaw e William Hooker quelli dell'Inghilterra.

Il sorgere della frutticultura[modifica]

Va notato che "Frutticoltura" è una tipica parola moderna, che esprime un concetto praticamente sconosciuto al pensiero agronomico antico. Nelle civiltà mediterranee, infatti, non si parla mai di frutteto, ma di hortus, uno spazio cintato da un muro entro il quale si coltivano alberi fruttiferi, olivi e viti, ai cui piedi il terreno è lavorato a beneficio degli alberi, ma anche degli ortaggi, sistematicamente coltivati tra gli alberi.

Un noto pomologo italiano, Girolamo Molon,[7] compie approfonditi studi in materia.

Nella propria relazione Molon avverte economisti e agricoltori che la frutticoltura italiana è assolutamente arretrata, per la molteplicità di varietà prive di autentiche qualità, per le forme di allevamento irrazionali, per i circuiti commerciali primordiali.

L'affermazione e il declino della frutticultura italiana[modifica]

Sul finire degli anni 50 la frutticultura italiana ha una decisa affermazione a livello europeo, con una svolta verso una concezione industriale soprattutto in tre re province, Ferrara, Ravenna e Forlì pronte, ampliando l'esito di esperienze pionieristiche isolate dei decenni precedenti, a creare una grande frutticoltura moderna. Ferrara, si può rilevare, mostrerà una frutticoltura strutturata in grandi aziende, con decine di ettari ciascuna, e decine di operai, Ravenna e Forlì presenteranno una frutticoltura piuttosto basata sulla piccola azienda familiare, che troverà la propria efficienza riunendosi in grandi cooperative. È il sorgere di una grande frutticoltura italiana, che sarà settore di punta dell'agricoltura europea per tre decenni.

Secondo alcuni studiosi[1], la sua crisi inizierà proprio dal tramonto della frutticoltura ferrarese, un tramonto dovuto all'accesa conflittualità sindacale, la crisi si estenderà, lentamente, a province e settori diversi, coinvolgendo, oggi, le pesche romagnole, gli agrumi siciliani, l'uva pugliese, in un quadro che se consente all'Italia di proporsi ancora come primo produttore di frutta europeo, mostra quel primato cedere, ogni ano, sui mercati interni o su quelli esteri, il numero delle aziende frutticole contrarsi, le cooperative confrontarsi con difficoltà sempre maggiori con le concorrenti spagnole, con i produttori del Sudamerica, dell'Asia e dell'Africa.

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 Antonio Saltini, Storia delle scienze agrarie, vol. I, 1984 pagg. 7-18 Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "Ulisse" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. Idem, ibidem, vol. I, 1984 pagg. 69-88
  3. Idem, ibidem, vol. I, 1984 pagg. 319-331
  4. Idem, ibidem, vol. I, 1984 pagg. 449-468
  5. 5,0 5,1 Idem, ibidem, vol. II, 1987 pagg. 33-48
  6. Idem, ibidem, vol. II, 1987 pagg. 615-631
  7. Antonio Saltini, "Il viaggio in America: la frutticoltura nel confronto mercantile mondiale", in Girolamo Molon 1860-1937. L'ampelografia e la pomologia, Vicenza, 1998)
Nespolo comune

Voci correlate[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Augustin Sageret Pomologie physiologique Gallica.
  • Johann H. Knoop - Pomologie, 1758
  • Henri L. Duhamel du Monceau, Traité des arbres fruitiers, avec leur figure, Paris 1768
  • Johann Prokop Mayer, Pomona Franconica Nurnberg 1776-1801
  • Mathias Roessler, Pomona bohemica, 1759
  • Johann Kraft, Pomona austrisca, 1790-96
  • George Brookshaw, Pomona britannica, London 1812
  • William Hooker, Pomona londinensis, London 1819
  • Hadrian Diel - Versuch einer systematischen Beschreibung der in Deutschland gewöhnlichen Kernobstsorten, 21 Hefte 1799-1819,
  • Idem Auszug daraus in fünf Bänden 1829-33;
  • Idem Systematisches Verzeichniß der vorzüglichsten in Deutschland vorhandenen Obstsorten, 1818,
  • Idemmit zwei Fortsetzungen 1829-33.
  • Antonio Saltini, Giogio Gallesio in Istituto dell'enciclopedia italiana, Dizionario biografico degli italiani, vol. LI, 1998
  • Antonio Saltini, Lucia Tongiorgi Tomasi, Giorgio Gallesio, Una certezza acquisita nella biografia degli enigmi, in Atti dell'Accademia dei Georgofili, I, II, III, IV 1994
  • Girolamo Molon, Bibliografia orticola, Milano 1927

Collegamenti esterni[modifica]