Accademia dei Georgofili

Da Wikiversità, l'apprendimento libero.
lezione
lezione
Accademia dei Georgofili
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Storia delle scienze agrarie


Leopoldo II, Granduca di Toscana protettore dell'Accademia dei Georgofili

L'Accademia dei Georgofili è la storica istituzione toscana che da due secoli e mezzo promuove, tra studiosi e proprietari agrari, gli studi di agronomia, selvicoltura, economia e geografia agraria. Nata nell spirito cosmopolita dell'Illuminismo ha annoverato, tra presidenti e accademici, studiosi che hanno saputo ravvivare i legami tra la cultura agraria nazionale e quella internazionale.

Storia[modifica]

La fondazione[modifica]

L'accademia dei Georgofili nasce nel 1753 a Firenze come risposta ad un saggio dell'abate Ubaldo Montelatici, che propose gli orizzonti nuovi della ricerca agronomica e invitò i proprietari e gli studiosi ad unirsi per perseguirli. Con una scelta molto innovativa per i tempi l'obiettivo sociale additato dal dotto religioso fu quello di un orgamismo perfettamente democratico, come dice Montelatici "una perfetta anarchia".

Giovanni Targioni Tozzetti nel 1757 contrappose un programma radicalmente diverso. Nonostante Targioni Tozzetti fosse autore di alcune scoperte di valore preminente, il suo programma, come quello di Montelatici, non propose alcun obiettivo veramente originale, e l'Accademia conobbe i primi fasti non per il merito degli accademici ma grazie al principe che iniziò a sostenerla, Pietro Leopoldo di Lorena, che assumendo, nel 1765, lo scettro del Granducato, fece dell'Accademia uno degli interlocutori preferiti nel varo del programma di riforme, quale principe emblematico dell'Età dei Lumi.

L'Accademia nell'Ottocento[modifica]

Se l'inizio dell'Accademia non fu segnato da attività di rilievo speciale, il sodalizio assurse a vero polo del progresso agrario nazionale nell'Ottocento, quando nel suo alveo si realizzarono i geniali studi sull'aratro di Raffaello Lambruschini e tutta l'attività scientifica e didattica di Cosimo Ridolfi, uno dei massimi agronomi dell'età del Risorgimento. Questo studioso propose la riflessione di maggiore lucidità, sul piano agronomico, geografico, economico e sociale, sul futuro delle terre di collina che sono state per secoli fulcro della società italiana, che Ridolfi comprese, con l'intuito del geografo politico, essere destinate all'emarginazione dall'avvento dell'agricoltura meccanizzata nelle grandi pianure europee.

Oltre agli studi agronomici di Ridolfi, l'Accademia fu fruttuosamente impegnata, nell'Ottocento, sul terreno dell'enologia, costituendo polo di irradiazione della consapevolezza della pessima qualità della grandissima parte dei vini italiani, e della necessità di mutare radicalmente le tecnologie di cantina, su quello degli allevamenti, su quello pomologico, potendosi considerare che nasca nel suo ambito il più importante catalogo delle varietà di frutta della Penisola, la Pomona di Giorgio Gallesio.

L'archivio storico e la biblioteca[modifica]

L'archivio storico copre il periodo 1753-1911, conserva complessivamente oltre 12.000 documenti manoscritti, mentre la biblioteca è fornita di 70.000 volumi.

L'attentato[modifica]

L'Accademia dei Georgofili ha sede nella torre de' Pulci, posto appunto in via dei Georgofili nell'immediate vicinanze degli Uffizi ed è stata oggetto, nella notte tra il 26 e il 27 maggio 1993, di un attentato dove persero la vita cinque persone.

L'acquisizione della biblioteca e dell'archivio fotografico Reda[modifica]

Quattro mesi dopo l'attentato mafioso che aveva distrutto la sede dell'Accademia e annientato la famiglia del custode, il 17 luglio 1993 il Corpo accademico si riuniva solennemente, presente il Ministro dell'agricoltura, in una sala fiorentina per ricordare le vittime e udire dal Presidente la relazione sui lavori di ricostruzione già iniziati. Fu avanzata la proposta, [1] nella circostanza solenne, che il Paese affidasse all'Accademia, in segno di risarcimento e di fiducia nella ragione, la biblioteca e l'archivio fotografico della società Reda, l'editrice della Federconsorzi, allora in corso di liquidazione dopo una procedura concorsuale oggetto di una complessa indagine giudiziaria, perché quello che aveva costituito il patrimonio del più importante organismo della cultura agraria nazionale non venisse disperso, ma fosse a disposizione di tutti gli studiosi affidato alla custodia dell'organismo che meglio di ogni altro ne poteva tutelare il valore di bene di pertinenza nazionale. I rappresentanti delle banche presenti alla riunione accolsero prontamente la proposta e la biblioteca-archivio Reda costituì così l'unico lascito riconoscibile del patrimonio agricolo pubblico costituito dalla Federconsorzi.


Alcuni presidenti[modifica]

Pubblicazioni[modifica]

L'accademia cura tuttora l'edizione della Rivista di storia dell'Agricoltura

Note[modifica]

  1. L'iniziativa nacque nell'ambito di un incarico da parte dal direttore del periodico Airone, Salvatore Giannella, dallo storico e giornalista Antonio Saltini

Voci correlate[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Bottini Luigi, Zucchini Dino, Calvori Pio et al., Accademie e società agrarie italiane, Reale Accademia dei Georgofili, Firenze 1931
  • Giuliani Renzo, La più antica accademia agraria d'Europa ha celebrato 200 anni di vita, in L'Italia agricola, Roma, genn. 1954
  • Marucelli T., Degli studi e delle vicende della Reale Accademia dei Georgofili dal 1854 al 1903.
  • Saltini Antonio, Storia delle scienze agrarie, vol. II, I secoli della rivoluzione agraria, Edagricole, Bologna, 1987, pagg. 197-214
  • Saltini Antonio, Saluto ai Georgofili, 17 lug. 1993, da I Georgofili. Atti dell'Accademia, 1993 vol XL